Potere temporale
sovranità esercitata dal papa sullo Stato Pontificio (756-1870)
Citazioni sul potere temporale.
Citazioni
modifica- Brighino e manovrino pure a lor talento i gesuiti, ma non recheranno mai alla Chiesa l'onta di fargli autenticare colla parola infallibile e incorruttibile le loro vertigini. Il papa non darà mai a credere ai fedeli, come verbo di vita, che il dominio temporale è necessario al pontificato, in quella guisa che non dichiarerà essere articolo di fede che sua è la villeggiatura di Castelgandolfo. Sono diverse le proporzioni, ma l'effetto e la materia è la medesima. (Francesco Liverani)
- Come negli Stati laicali i borghesi, così nell'ecclesiastico i prelati governano, e il monopolio di questi riesce tanto più odioso quanto più inetto e ripugnante alla santità del loro grado. Laonde, a ridurre il molto in poco, dalla mischianza dei due ordini nata nei bassi tempi provennero i traviamenti di Roma moderna, e il temporale abusato è rovina dello spirituale. (Vincenzo Gioberti)
- Di tutte le burrasche che la chiesa di Roma ebbe in passato ad attraversare, la più dura, per fermo, è stata l'ultima cui le è toccato di soggiacere, ed ogni cosa costringe a supporre non senza una divina predisposizione. A paragone della caduta del dominio temporale gli stessi sbattimenti, le stesse estreme irreparabili iatture cagionatele dalla Riforma religiosa impallidiscono. E se per via della Riforma, arrendendosi alle impellenti necessità, essa dovette procedere alla Controriforma, anche ciò fu parva cosa a confronto delle alterazioni nei modi suoi di estrinsecarsi e di agire nel mondo, e non meno pure nella sua compagine morale, le quali da quella caduta, secondo ogni più plausibile previsione umana, ci era da aspettare che provenissero. Spogliata della potestà politica onde s'era da secoli e secoli abituata a disporre, e le si era tanto avviticchiata che nel concetto suo le sembrava, come le sembra tuttavia, di non potersene staccare; ridotta per sostenersi, per farsi ancora valere nell'agone della vita, a non fare assegnamento sopra altro sussidio all'infuori delle armi spirituali e dell'autorità religiosa; esposta ai fiotti incessanti di un sistema di libertà politica e sociale cui aveva sempre repugnato; accaneggiata dappresso da una critica implacabile, infrenabile: la chiesa di Roma s'è vista da un momento all'altro collocata in condizioni affatto diverse da quelle in cui avea vissuto, se non proprio dalla sua fondazione, sin dal più remoto medio evo. (Raffaele Mariano)
- Il concetto classico del Potere temporale come «sacro deposito» che un pontefice deve trasmettere all'altro e, al tempo stesso, come mezzo necessario per assicurare la indipendenza e il potere spirituale del pontificato, si costituisce definitivamente nel secolo XIX. Separatamente da esso, i teologi avevano elaborato l'altro concetto della Chiesa come «società perfetta», cioè completa e integrale, che perciò aveva diritto di esercitare, in riguardo agli interessi religiosi, soprattutto alla tutela dell'ortodossia, un potere non soltanto spirituale, ma anche giuridico, materiale, coercitivo. Il concetto della separazione fra Chiesa e Stato, dell'assoluta distinzione fra potere spirituale e coercizione giuridica, non accettato dalla Chiesa nei secoli passati, viene ora respinto più che mai, proprio quando la società civile più inclina a farlo suo. La Chiesa intende rimanere organizzazione visibile, giuridica, pienamente capace di emanare leggi ed imporne la osservanza, di concludere accordi coi governi di pieno valore giuridico, vincolanti cioè questi governi nell'esercizio del loro potere esteriore. (Luigi Salvatorelli)
- Il Papato [...] spoglio di potere temporale, non scema nell'ordine spirituale di vigoria, ma ne acquista; e diventa libero già perciò solo, che è sciolto da' peggiori vincoli che n'hanno impedito l'andare. E ciò di cui è impacciato ora [dopo la presa di Roma del 1870], non è l'aver per sola libertà sua, ma l'averne troppa. Pur cosi vecchio, in una vita così nuova, è come i bambini, i quali, la prima volta che i genitori li lasciano andar soli, non si contentano di camminare; vanno cantando per via. Ma è una libertà, intendiamoci, la sua di ora, il cui esercizio richiede un'intera mutazione di abitudini secolari; una libertà, che dimanda un rinnovato ardore di fede e di apostolato. (Ruggiero Bonghi)
- Intorno al potere temporale dei Papi convien distinguere il fatto, dal desiderio: la cosa com'è, dalla cosa come si vorrebbe che fosse. Sono i due antipodi, o a meglio dire una dualità di antagonismo: una parte che giura nel poter temporale, l'altra che ricisamente lo niega. Alla prima appartiene vuoi la molta ed astuta gesuitaja che è in mala fede; vuoi la greggia dei ciechi cattolici che è in buona fede. Alla seconda s'innumerano sia quelli che combattono logicamente ed onestamente tutt'intiero il fatale potere, e nella quale io mi glorio di essere uno; sia quelli che nol combattano che a metà, per secondi fini e farisaicamente, i quali presumerebbero farsi appellare i neo-cattolici, quando in reailità hannosi a chiamare i giuda-cattolici. (Alessandro Gavazzi)
- Perché il Sommo Pontefice possa avere quella libertà che assicuri al mondo cattolico l'indipendenza del padre dei fedeli, non rimane che neutralizzare un territorio, e farlo pienamente ed assolutamente libero, con garanzia, con intervento degli stati cattolici. Non è la città di Roma ch'io proporrei, perché nessuno ha dritto di condannare gli eredi degli antichi romani a morire di sterilità, a sparire dalla storia, a servire da schiavi. Non sia mai che il paese che vide per tanti secoli i trionfatori del mondo salire sul Campidoglio, che ha combattuto per undici secoli contro gli sforzi dei Papi anelanti al dominio temporale che spiegò tante forze vitali per sollevare l'Europa al nuovo risorgimento, sia designato a servire di decorazione e di casa al papato. Se la giustizia avesse a trionfare pienamente, i pontefici dovrebbero avere a stanza la Citta Leonina; e l'altra Roma dovrebbe appartenere ai Romani e all'Italia. (Achille Gennarelli)
- Ricordisi Vostra Santità che la grandezza della Chiesa è nelle arme spirituali, e che le sue arme temporali valsono sempre poco. (Francesco Guicciardini)
- Senza il potere temporale de' Papi il mondo politico non poteva camminare, e quanto più siffatto potere sarà attivo, meno guerre vi saranno. (Joseph de Maistre)
- Donde scaturirono sinora tanti guasti alla vigna del Signore? Dal potere temporale dei papi esclusivamente, fonte perenne di corruzione, d'ambizione, di scismi, e di guerre. Oh sì, Iddio bene conosceva il cuore della sua creatura; e previde nella sua increata sapienza che le ricchezze avrebbero tralignata la istituzione del sacerdozio; e per questo Ei volle ed impose severamente la povertà ai ministri del santuario; comandò che vivessero di elemosina, e satisfatti i loro primi bisogni, il rimanente dividessero ai poveri. Ma l'uomo volle rendersi superiore a Dio; ed ogni cosa precipitò in rovina; salva però restando l'arca sublime della fede ch'è imperitura.
- Il potere adunque temporale di Papi anziché giovare all'indipendenza dello spirituale, le nuoce. E noi lo abbiam veduto quante volte il Pontefice nascose le chiavi del regno celeste, per mostrare lo scettro del regno mondano: noi lo abbiam veduto, quante volte il Vicario di Cristo patteggiò con la propria coscienza per ricordarsi di esser principe della terra: noi lo abbiam veduto, quante volte i diritti dei popoli cattolici furono conculcati e manomessi barbaramente dalle potenze scettrate; e il Padre della Cristianità lungi dal soccorrerli, li calpestò invece, o tacque, o timida suonò la sua parola per ossequio alle basse esigenze del potere temporale.
- Non dalla legge Mosaica, non dall'Evangelo, né dalle dottrine dei SS. Padri risulta alcuna facoltà d'imperio data da Cristo a Pietro; anzi leggiamo in essi d'aver Iddio comandato ai sacerdoti di vivere d'elemosina e col lavoro delle proprie mani.
Fu la dottrina sofistica della Curia Romana l'attribuire ai Papi un principio d'imperio civile, stravolgendo all'uopo il chiaro senso della, legge per la quale i Pontefici han potestà spirituale in terra; e sforzandosi a levare il Papa al di sopra di Cristo, che tal facoltà non assunse mai, né la trasmise a Pietro. Imperrocché Gesù Cristo stesso volle obbedire alle leggi del governo politico, ed insegnò agli Apostoli che il governare politicamente fosse dei reggitori della terra, e non suo, onde Pietro predicando una tal legge, esclamava: Deum timete, regem honorificate.
- Fedeli a questo giuramento [di fedeltà] essi [i cattolici di Germania[1]] innalzano oggi con forza le loro voci, come i loro fratelli nella Fede sparsi in tutto il mondo, per protestare in favore dell'esercizio libero ed indipendente dell'autorità spirituale del loro Capo comune; poiché riconoscono che la piena indipendenza della Santa Sede è d'importanza capitale pel libero esercizio dei diritti e dei doveri reciproci tra il capo ed i membri della Chiesa; sanno che la perfetta libertà e la forza d'azione nei membri sono il risultato nell'indipendenza assoluta del capo. Sarebbe mai possibile compiere come si deve la più alta missione che sia nel mondo; adempire ai sublimi doveri di Sommo Pontefice della Cristianità, che consiste nell'acquisto delle anime per farne figli di Dio, se questo potere divino dovesse sottostare a potenze nemiche? No! Il centro della cattolicità, a cagione dei grandi interessi cattolici, deve restare al di fuori di tutte le condizioni, che potrebbero legare la sua attività e diminuire la sua forza.
- Il nemico d'ogni ordine sociale e religioso, la Rivoluzione, vorrebbe fare del Papa, del legittimo Successore di S. Pietro, un'ombra di autorità simile a quella di Costantinopoli; e perciò essa crede di dovergli togliere prima di tutto la sua sovranità, perché spera che la distruzione di questa verrà immediatamente seguita dalla rovina del Principato spirituale.
- In qual modo sarebbe possibile la corrispondenza dei Vescovi con Roma, cotanto necessaria pel buon governo della Chiesa, se il Papa fosse suddito? Quali insulti non avrebbe dovuto subire la Chiesa nella persona dei suoi Pastori, se, per esempio, per recarsi a Roma alla definizione del domma dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima, i Vescovi fossero stati costretti di chiedere il permesso ai volontari di Garibaldi posti alla guardia delle frontiere o delle porte di Roma? Con quale libertà i Vescovi potrebbero adempire al loro sacro dovere d'informare personalmente il Papa al Vaticano sullo stato delle loro diocesi, e di sottoporre all'esame di lui gli atti dei Concili provinciali, se un Mazzini, un Cipriani[2], un Bon-Compagni[3], od altro simile sedesse in trono in Campidoglio? V'ha di più. In qual modo la Chiesa potrebbe essere fedele alla missione affidatale da Gesù Cristo: Ite ad ammaestrare tutti i popoli ecc., se le gare politiche e la ragione di Stato s'unissero coll'odio, di cui il cristianesimo è l'oggetto, per impedire la propagazione dell fede cattolica? Quale accoglienza troverebbero i Missionari cattolici nelle varie parti del mondo, se Roma, che li manda, fosse dipendente, e se essi medesimi venissero considerati come emissari di una propaganda politica, anziché apostoli del Vangelo celeste?
- Invano i suoi impudenti difensori, persistendo a confondere le quistioni di dogma e le quistioni d'istoria, vogliono trasformare in istituzione divina un dominio essenzialmente umano; essi non fanno che umiliare la religione e compromettere la Chiesa, identificandola con cose mutabili e imperiture. Il potere temporale dei papi non è che una istituzione politica; ei stesso s'è formato successivamente con dei doni e delle annessioni; è stato l'oggetto di numerose trasformazioni; e volere stabilire che esso fa parte essenziale e dommatica della Chiesa, equivarrebbe a dire che tutte le volte che subisce dei cambiamenti, tutte le volte che è diminuito o aumentato, la Chiesa stessa passi per le medesime modificazioni. Non si potrebbe nulla concepire di più offensivo per la religione, e di più fatale per la Chiesa che questa solidarietà, ed è per questo che noi dicevamo, che la prolungazione dello stato attuale fa ancora assai più male al papato, che all'Italia.
- No, non è l'unità d'Italia, ma quella della Chiesa che corre i maggiori pericoli. Coloro che difendono ancora il papato temporale sono i fautori più attivi delle Chiese nazionali. Vedendo che l'onore di possedere nel loro seno il capo della Chiesa fa di loro i vassalli di tutte le nazioni, vedendo che la dominazione politica dei papi è difesa, non più neanche in nome de' trattati, ma in nome di una specie di dogma; vedendo proclamare, come dottrina cattolica che la loro servitù è indispensabile alla libertà spirituale del sommo pontefice, è impossibile che gl'Italiani non giungano a confondere nella stessa inimicizia il prete ed il re e ad accusare la religione stessa di tutto il male commesso in suo nome.
- Se il potere temporale dei papi fosse soccombuto sotto la forza o sotto le armi o sotto una conquista straniera, si sarebbe potuto dire che non gli fosse mancato che una protezione; ma egli muore di questa stessa protezione, e la prova non è che più splendida. Alle invasioni straniere di altri tempi sono succedute da 50 anni le protezioni straniere, e l'inanità di queste due grandi parole, indipendenza e sovranità, è divenuta visibile per il mondo intero, dappoiché i papi si sono mostrati ugualmente impotenti a difendere l'una contro i loro nemici e a mantener l'altra sui loro propri sudditi. Questo potere cadrà dunque, come cadono tutte le istituzioni terrene, che hanno avuto la loro ragione d'essere e che sono esaurite; che hanno potuto essere un giorno benefizi e che sono divenute flagelli.
Note
modifica- ↑ L'arcivescovo De Luca fu nunzio apostolico in Baviera e in Austria.
- ↑ Amilcare Cipriani.
- ↑ Carlo Bon Compagni di Mombello.
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