Odessa

città in Ucraina

Citazioni su Odessa e gli odessiti.

  • Era una magnifica giornata di primavera quando arrivai. Per la prima volta vedevo una grande città. Non era una metropoli russa qualsiasi: in primo luogo aveva un porto, e inoltre la maggior parte delle strade e dei giardini, come già avevo udito, era stata progettata, in tutto e per tutto, su modelli europei. Forse Odessa non poteva essere paragonata a Pietroburgo, quella Pietroburgo che viveva nella mia immaginazione. Ma anche Odessa era una grande, gigantesca città. Era sul mare. Aveva un porto. (Joseph Roth)
  • Nella lontananza della bruma si curva l'azzurro | e alle spalle del fiume è adagiata sul mare dorato Odessa la mia città | lei incontra la canzone e accompagna le canzoni | Odessa Mamma mia città natale || Ah! Odessa perla sul mare | Ah! Odessa tu hai saputo di molte pene | Ah! Odessa amata estrema terra del mio sud | Vivi Odessa e fiorisci || Nel mondo esiste un popolo speciale che vive a Odessa || e dovunque ti capiti di incontrare questo popolo, lui canta allegro | a chiunque chiediate vi risponderanno: "ma sono gli odessiti, la nostra Mamma ci ha partoriti così" || A Odessa c'è un faro, splende sempre per tutti | e dice: "fermati marinaio, vieni da me | qui le porte sono sempre aperte || i boccali sono sempre pieni | e le donne ballano fino all'alba. (canto popolare ucraino)
  • Non credo che Odessa sia filo-russa. È vero che qui si parla russo, qui c'è parte del patrimonio culturale russo, ma questa non è una debolezza, si tratta di una grande risorsa. Odessa è un grande marchio internazionale. È un luogo molto importante sia per la cultura ucraina che per quella russa. Credo che la sua storia andrebbe capitalizzata, messa a frutto. (Mikheil Saak'ashvili)
  • Odessa è stata una città con uno specialissimo carattere ebraico, a cavallo fra la metà dell'Ottocento e i primi quattro decenni del Novecento metà della sua popolazione era composta da ebrei.
    Unici fra gli ebrei ashkenaziti a vivere sul mare, sorta di napoletani dell'ebraismo, hanno dato vita ad un umorismo esplosivo che ne caratterizza lo spirito e la genialità. Babel' li ha cantati nel suo altro capolavoro I racconti di Odessa. L'opera costituisce un'elegia commossa, ironica e appassionata su un "popolo" senza paragoni disperso dalle violenze della Storia che non ama le storie. Io nell'animo mi sento un ebreo odessita. (Moni Ovadia)
  • Odessa non appartiene solo all'Ucraina. Non è solo una creatura degli zar. Mai sarà soddisfatta di essere un punto strategico su carte di uno stato maggiore, una tappa verso i mari del sud. Essa appartiene all'umanità, come Marsiglia di cui è la sorella orientale. È un porto proiettato verso la vita che mette in collegamento il freddo e il caldo. Il suo nome è come Tangeri o Sinferopoli, l'abbiamo sognata prima di conoscerla. Odessa, «sono città!», come quel poema di Rimbaud che sembra descriverla prima di averla vista. Odessa, ci siamo nati o ci rinasceremo un giorno. (Camille de Toledo)
  • Odessa resta una città profondamente internazionale per storia, posizione geografica, economia e cultura: lo era al tempo degli zar e anche sotto il regime sovietico. Una città costruita da greci, ebrei, italiani, francesi, polacchi, genti dell’est e dell’ovest, oltre 120 nazionalità. Di russo c’è il documento di fondazione voluto dall’imperatrice Caterina e negli ultimi trent’anni ci sono stati i turisti russi che hanno monopolizzato spiagge, alberghi, agenzie di viaggi e tutta l’industria del tempo libero. Ma in questo Odessa non è molto diversa da Cervinia, Courchevel o Malta. Se anche prima c’erano dei simpatizzanti per Putin, oggi sono spariti e semmai restano sparuti vecchi nostalgici. Del resto, da noi ci sono anche pochi nazionalisti ucraini che inneggiano al mito di Stepan Bandera, diversamente da Kiev o Leopoli. (Hennadyj Truchanov)
  • Quand'ero bambino Odessa era ancora la regina e agli attracchi fumaioli e alberi maestri svettavano come una foresta; in seguito si diradarono, ma io voglio tutto così, com'era nella mia infanzia: una foresta e ovunque grida di marinai, barcaioli, scaricatori, e se si potesse udire, risuonerebbe la più dolce canzone dell'umanità: la melodia di cento lingue diverse. (Vladimir Žabotinskij)
  • Un grande porto (voluto, agli inizi dell'Ottocento dal generale di origine spagnola José de Ribas/Osip Deribas) brulicante di navi e merci; una bella scalinata (costruita nel 1841 dall'architetto italiano Franz Boffo) talmente scenografica da sembrare fatta apposta per girarci un film come La corazzata Potëmkin, con la famosa e inquietante carrozzina che scende giù; le centinaia di maestose acacie, importate da Vienna nei primi dell'Ottocento, che ornano i grandi boulevard. Questi tre aspetti erano e, nonostante tutto sono, le caratteristiche più evidenti di Odessa. La "perla del Mar Nero" è, come la vicina Istanbul, un ponte verso l'Oriente. Appoggiata col suo porto su un mare che è chiuso come un grande lago, tranquillo ma che si agita improvvisamente facendo perdere facilmente la Trebisonda. Odessa ha alle spalle le immense distese di grano dell'Ucraina e oltre, più a est, le distese dell'Asia. Città di importanza capitale per i commerci, gli scambi, i passaggi delle genti. Odessa è letteratura pura, eleganza oggi decaduta, e quindi malinconicamente ancora più bella. (Francesco Cataluccio)
  • Una città a misura d'uomo, dove l'opera è arrivata prima dell'acqua potabile. Odessa ama l'arte e le feste. Ci sono più monumenti a scrittori che in qualsiasi città abbia visitato. (Il'ja Kaminskij)
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