Vladimir Žabotinskij

politico russo

Vladimir Evgen’evič Žabotinskij o Jabotinskij (1880 – 1940), sionista, scrittore, oratore e soldato russo.

Vladimir Žabotinskij nel 1914

Citazioni di Vladimir Žabotinskij modifica

  • È impossibile sognare un accordo volontario fra noi [ebrei] e gli arabi [...] Non ora e non in un futuro prevedibile [...]. Ogni nazione, civile o primitiva, considera la propria terra come il suo focolare nazionale, dove vuole stare, come unico proprietario della terra, per sempre. Una tale nazione non consentirà mai spontaneamente a che vi siano nuovi proprietari terrieri, nemmeno a una società. Ogni nazione aborigena combatterà i nuovi coloni fino a quando ci sarà speranza di liberarsi di loro. Così si comportano e così si comporteranno gli arabi [della Palestina] fino a quando ci sarà nei loro cuori un barlume di speranza di poter impedire la trasformazione della Palestina in Erez Israel[1].[2]
  • Quand'ero bambino Odessa era ancora la regina e agli attracchi fumaioli e alberi maestri svettavano come una foresta; in seguito si diradarono, ma io voglio tutto così, com'era nella mia infanzia: una foresta e ovunque grida di marinai, barcaioli, scaricatori, e se si potesse udire, risuonerebbe la più dolce canzone dell'umanità: la melodia di cento lingue diverse.[3]

Citazioni su Vladimir Žabotinskij modifica

  • [Per proteggere dai predoni le nuove colonie ebraiche in Palestina] Ci voleva, però, qualcosa di più, ed entrò in scena un uomo all'altezza di questo compito: Vladimir Jabotinskij (1880-1940). Come Herzl, era uno scrittore amante del teatro e veniva dalla più romantica delle città ebraiche: Odessa. [...]. Jabotinskij, cosa non rara per un ebreo di Odessa, parlava il russo, il tedesco, l'inglese, il francese e l'yiddish, oltre che naturalmente, l'ebraico. Come la maggior parte degli ebrei di Odessa – Trockij ne fu un altro esempio – era un oratore straordinario. (Paul Johnson)
  • Per lui la prima cosa da realizzare nel modo più assoluto era fare entrare in Palestina il maggior numero possibile di ebrei nel più breve tempo possibile, così da poterli organizzare politicamente e militarmente per assumere il controllo dello Stato. Certo era giusto, come sosteneva Weizmann, portare avanti progetti specifici nel campo dell'istruzione e dell'economia. Ma il numero doveva avere la precedenza. Era anche giusto, come insisteva Ben Gurion, colonizzare la terra, ma il numero doveva avere la precedenza. Jabotinskij considerava con disprezzo l'idea, in cui credevano fermamente sia Weizman sia Ben Gurion, che si dovesse fare una distizione fra tipi di immigranti. (Paul Johnson)

Note modifica

  1. In ebraico Terra d'Israele.
  2. Da On the Iron Wall, 1923; citato in Paul Johnson, Storia degli ebrei (A History of the Jews), traduzione di Eleonora Vita Heger, TEA Storica, Editori Associati, Milano, 1994, p. 499.
  3. Da I cinque, a cura di Marina Sbrizzai, consulenza scientifica di Mila Nortman, Campanotto, Udine, 2018. ISBN 978-88-456-1640-2. Citato in Com'era leggendaria e multietnica Odessa, moked.it, 11 dicembre 2018.

Filmografia modifica

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