Nicola Cusano
Nicola Cusano (1401 – 1464), cardinale, teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo tedesco.
Citazioni di Nicola Cusano
modifica- La cattolica fede è, che noi preghiamo un Dio in tre persone.[1]
- La ragione è la parola dell'intelligenza che in essa si specchia come in un'immagine.[2]
- La Verità [...] è l'unico fine cui egli[3] tende e che, in quanto eterna, eternamente pasce l'intelletto. Questa Verità che pasce l'intelletto non è altro che il Verbo stesso.[4]
- Non c’è stella dalla quale siamo autorizzati a escludere l’esistenza di esseri, sia pure diversi da noi.[5]
- Ogni potestà tanto spirituale, come temporale si occulta potenzialmente nel popolo: quegli per grazia divina preferito, che per comune consenso viene scelto.[6]
- Se l'immagine dell'orologio rappresenta il Sé dell'eternità, il movimento dell'orologio descrive una concatenazione. L'eternità racchiude e sviluppa la concatenazione, e il concetto di orologio, che l'eternità, racchiude e sviluppa perfettamente tutte le cose.[7]
- So che tutto ciò che so non è Dio, e che tutto ciò che io posso concepire non ha con Lui somiglianza.[8]
De docta ignorantia
modificaIn tutte le cose vediamo che sussiste per un dono divino un desiderio naturale di essere nel modo migliore che la condizione della loro natura consente e le vediamo operare a questo fine e disporre degli strumenti adatti. La connaturata facoltà di giudizio che risponde al proposito di conoscere, fa che questo appetito non sia vano e possa raggiungere, nell'amato peso, la quiete della propria natura. Se fosse altrimenti, ciò accadrebbe per accidente, come quando la malattia trae in inganno il gusto o l'opinione la ragione. Diciamo, perciò, che l'intelletto sano e libero conosce il vero che senza posa desidera raggiungere indagando e perlustrando tutte le cose, e lo stringe in un amoroso amplesso, non dubitando che sia verissimo ciò da cui nessuna mente sana può dissentire.
Citazioni
modifica- Tutti coloro che ricercano, giudicano le cose incerte comparandole e proporzionandole con un presupposto che sia certo. (libro I, cap. 1)
- La verità non ha né gradi, né in più né in meno, e consiste in qualcosa di indivisibile. [...] Perciò l'intelletto, che non è la verità, non riesce mai a comprenderla in maniera tanto precisa da non poterla comprendere in modo più preciso, all'infinito; [...] ha con la verità un rapporto simile a quello del poligono col circolo: il poligono inscritto, quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile al circolo, ma non si renderà mai uguale ad esso, anche se moltiplicherà all'infinito i propri angoli, a meno che non si risolva in identità col circolo. (libro I, 2-10)
- Ogni ricerca consiste, dunque, in una proporzione comparante, che è facile o difficile. Ma l'infinito, in quanto infinito, poiché si sottrae ad ogni proporzione, ci è sconosciuto. [...] Il numero include in sé tutto ciò che può essere proporzionato. Il numero, che costituisce la proporzione, non c'è soltanto nell'ambito della quantità, ma c'è anche in tutte le altre cose che, in qualsiasi modo, possono convenire o differire tra loro. [...] Per questo, forse, Pitagora pensava che tutto esiste, ha consistenza ed è intelligibile in virtù dei numeri. [...] La precisione, però, nelle combinazioni fra le cose corporee ed una proporzione perfetta fra il fra il noto e l'ignoto è superiore alle capacità della ragione umana, per cui sembrava a Socrate di non conoscere null'altro che la propria ignoranza. [...] allora vuol dire che noi desideriamo sapere di non sapere, dato che il desiderio di sapere, che è in noi, non dev'essere vano. E se potremo conseguirlo appieno, avremo raggiunto una dotta ignoranza. La cosa più perfetta che un uomo quanto mai interessato al sapere potrà conseguire nella sua dottrina è la consapevolezza piena di quell'ignoranza che gli è propria. E tanto più egli sarà dotto, quanto più si saprà ignorante [...]. (libro I, cap. 1 e 3)
- Se avesse un centro, il mondo avrebbe anche una circonferenza [...] e avrebbe dei limiti in rapporto a qualcos'altro e, al di fuori del mondo vi sarebbero altri luoghi ancora. [...] e non è possibile che esistano una sfera o un circolo veri in senso assoluto, che non se ne possano dare di più veri [...] Inoltre non vi sono nel cielo poli immobili e fissi. [...] Non vi è nessuna stella della sfera ottava che descriva con la rivoluzione della sfera un circolo massimo, perché bisognerebbe che essa fosse equidistante dai poli, che non vi sono. [...] E poiché non possiamo avvertire il movimento se non in relazione a qualcosa di fisso, ossia i poli o i centri, e siamo costretti a presupporli quando computiamo le misure dei moti, per questo motivo ci aggiriamo fra congetture, e in tutte le misure scopriamo errori [...] È così manifesto che la Terra si muove. [...] Anzi, né il Sole, né la Luna, né la Terra, né alcun' altra sfera, sebbene a noi sembri diversamente, possono descrivere un vero circolo nel loro moto [...] inoltre, questi corpi non si muovono in tutti ì momenti del tempo d'un movimento uguale e preciso, e non descrivono un circolo apparente sempre uguale, anche se queste differenze non si mostrino a noi. [...] Dovunque uno si trovi, gli sembra di stare al centro. (libro II, cap. XI)
- Tutti i dottori più sapienti, più degni del divino e più santi si sono accordati nel dire che gli enti visibili sono veramente immagini degli invisibili, e che il creatore si può in modo perspicuo conoscere nelle creature quasi come in uno specchio e per enigma.[9]
Citazioni su Nicola Cusano
modifica- Col libro De Concordantia Catholica il Cusano mostrava la profonda conoscenza de' Concili, attinta ai fonti, no da raccolte abbreviate, come egli stesso avverte. Ed alle notizie storiche accoppia quell'organismo sistematico, cui già si mostrava inclinata fin d'allora la sua mente speculativa. La Chiesa per lui è un organismo: il sacerdozio n'è l'anima; il sacro Impero n'è il corpo; e di tutt'e tre discorre nei tre libri, in cui è divisa l'opera. (Francesco Fiorentino)
- Egli rimase celebre nella storia per aver adottati i principi della filosofia platonica, e sopratutto per aver risuscitato, per il primo, il sistema pitagorico del movimento della Terra intorno al Sole, precorrendo così Copernico e Galilei. (Gaetano Fazzari)
- Ha molto conosciuto e visto questo galantuomo ed è veramente uno de particularissimi ingegni ch'abbiano spirato sotto questo aria; ma, quanto a l'apprension de la verità, ha fatto qual nuotatore da tempestosi flutti ormesso alto or basso; perché non vedea il lume continuo, aperto e chiaro, e non nuotava come in piano e tranquillo ma interrottamente e con certi intervalli. La raggion di questo è che lui non avea evacuati tutti gli falsi principii de quali era imbibito dalla commune dottrina [peripatetica] onde era partito. (Giordano Bruno)
- Il Cusano ed il Piccolomini sono due uomini che, diversi d'ingegno, e d'inclinazioni, si rassomigliano in ciò, che hanno inaugurata quella corrente, in virtù di cui il pensiero tedesco e l'italiano sono venuti in reciproca comunicazione. Per mezzo del Cusano fluiva in Italia la speculazione germanica; e per mezzo del Piccolomini rifluiva in Germania l'Umanesimo. (Francesco Fiorentino)
- L'ossimoro è preferito dal mistico perché gli consente di esprimere qualcosa di ineffabile, perché è lo strumento migliore per parlare del non dicibile, perché nel mondo della dualità crea la coincidentia oppositorum, che Nicola Cusano (1401-1464), nel contesto della sua teologia del Verbo incarnato, riteneva quasi la definizione meno imperfetta di Dio. Il mistico, nel suo parlare di Dio, punteggiato da improprietas, di voces obscurae, horridae, inauditae, cerca mediante un accumulo parossistico di ossimori di sfiorare linguisticamente il divino. (Massimo Baldini (filosofo))
- La sostanza del pensiero di Cusano è sopratturro cristiana e platonica. E il termine "sostanza" viene usato qui in senso proprio e rigoroso. Infatti nel sistema di Cusano il platonismo costituisce un elemento sostanziale e non semplicemente formale ed espressivo. (Battista Mondin)
- 'L'unione degli opposti' (coincidentia oppositorum) era per Nicola Cusano la meno imperfetta definizione di Dio. (Alain Daniélou)
- Mentre lo impegnavano quotidianamente difficili riforme conventuali, complesse missioni diplomatiche, nonché asperrime battaglie militari con duchi e badesse, Nicola Cusano impegnava la sua mente cercando di indagare il principio ultimo e ineffabile dell'universo. Così egli, vescovo-principe rinascimentale versato nelle lotte intestine alla sua diocesi tirolese, era anzitutto il filosofo mistico che comprendeva l'incomprensibile natura divina come l'infinito in cui ogni potenza è atto, l'Uno in cui tutti i contrari coincidono.[10] (Cesare Catà)
Note
modifica- ↑ Da una predica a Coblenza nel 1431; citato in Fiorentino, p. 19.
- ↑ Da Sulle congetture.
- ↑ L'uomo.
- ↑ Da La pace nella fede, II, in Opere religiose, a cura di Pio Gaia, UTET, 1971.
- ↑ Citato in Roberto Pinotti, UFO: il fattore contatto, Edizioni Mondadori, 10 mag 2016, p. 12. ISBN 9788852073205
- ↑ Citato in Fiorentino, p. 15.
- ↑ Da Visione di Dio; citato in Marie-Louise von Franz, Psiche e materia, Bollati Boringheri, 1992, p. 205. ISBN 978-88-339-0712-3
- ↑ Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 96. ISBN 9788858014165
- ↑ Citato in Daniele Corradetti Metafisica del numero, Argonautiche, p. 11. ISBN 978-88-95299-16-7
- ↑ Da La Croce e l'Inconcepibile: il pensiero di Nicola Cusano tra filosofia e predicazione, Quodlibet/EUM, Macerata, 2008.
Bibliografia
modifica- Nicolò Cusano, La dotta ignoranza, in Opere filosofiche, a cura di Graziella Federici-Vescovini, Utet, 1972.
- Francesco Fiorentino, Il Risorgimento filosofico nel Quattrocento.
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