Massimo Baldini (filosofo)
Massimo Baldini (1947 – 2008), filosofo italiano.
Elogio del silenzio e della parola. I filosofi, i mistici e i poeti
modificaNella galassia elettrica ed elettronica, prima le parole e poi le immagini hanno fatto bancarotta. Le parole parlanti si sono fatte sempre più rare e le parole parlate sempre più frequenti. La chiacchiera («un'arte della parola – scrive Ebner[1]– senza cuore e senza amore» ha tracimato. Le parole ormai, per dirla con Lec, sono divenute dei "necrologi del pensiero". E tutto ciò, da qualche tempo, vale anche per le immagini. «Il ventesimo secolo – scrive Christian Bobin – parla all'occhio, e siccome la vista è uno dei sensi più incostanti, bisogna urlare, strillare con luci violente, colori assordanti, immagini sconfortanti a forza di essere allegre, immagini sporche a forza d'essere pulite, svuotate di ogni ombra e di ogni dispiacere. Immagini inconsolabilmente gaie.»
Citazioni
modifica- Il tema del silenzio può essere attuale o inattuale. Mai di moda. Ed oggi, nonostante ciò che di primo acchito si può pensare da parte di molti, è indubbiamente attuale. Forse più di quanto lo sia mai stato. «Man mano che diminuisce il presidio del linguaggio – ha notato Susan Sontag – aumenta quello del silenzio». E i nostri sono tempi in cui il linguaggio è visto come qualcosa di corrotto. «In nessun secolo – ha scritto Ignazio Silone in Pane e vino – la parola è stata così pervertita, come ora lo è, dal suo scopo naturale che è quello di far comunicare gli uomini. Parlare e ingannare, (spesso anche ingannandosi), sono ora quasi sinonimi». Il disamore per la parola, che è quanto mai diffuso, nasce dalla constatazione che il nostro e l'altrui parlare sono divenuti per lo più fatti meramente palatali, chiacchiere impersonali e banali. (da Il silenzio e la parola, pp. 83-84)
- Il silenzio, inoltre, valorizza la testimonianza. Il silenzio non prova, non argomenta, non dimostra, testimonia soltanto. Eppure, nonostante questo, ma forse proprio per questo, possiede una forza insolita. «Perché gridi così forte?» dice Dio a Mosè. Eppure Mosè taceva. «Tanto – commentava Kierkegaard – può il silenzio gridare al cielo». (da Il silenzio e la parola, 93)
- L'ossimoro è preferito dal mistico perché gli consente di esprimere qualcosa di ineffabile, perché è lo strumento migliore per parlare del non dicibile, perché nel mondo della dualità crea la coincidentia oppositorum, che Nicola Cusano (1401-1464), nel contesto della sua teologia del Verbo incarnato, riteneva quasi la definizione meno imperfetta di Dio. Il mistico, nel suo parlare di Dio, punteggiato da improprietas, di voces obscurae, horridae, inauditae, cerca mediante un accumulo parossistico di ossimori di sfiorare linguisticamente il divino. (da La mistica e i mistici, p. 187)
«L'accuratezza – ha scritto Housman – è un dovere non una virtù». Ciò vale per gli storici come per i giornalisti. Pertanto lodare uno storico (o un giornalista) «per la sua accuratezza equivale a lodare un architetto per il fatto di servirsi, nel costruire gli edifici, di legname ben stagionato o di cemento adeguatamente mescolato. Si tratta di una condizione necessaria della sua opera, non già della sua funzione essenziale».
Note
modificaBibliografia
modifica- Massimo Baldini, Elogio del silenzio e della parola I filosofi, i mistici e i poeti, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2005. ISBN 88-498-1129-2
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