Ilario Castagner

dirigente sportivo, allenatore di calcio e calciatore italiano (1940-2023)

Ilario Castagner (1940 – 2023), calciatore e allenatore di calcio italiano.

Ilario Castagner, anni 60

Citazioni di Ilario Castagner

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Posso dire di essere stato un allenatore giovanissimo... preferivo fare l'allenatore giovane piuttosto che il giocatore... vecchio.[1]
  • [...] occorre sempre attaccare, bisogna sempre premere l'avversario... Calcio totale... Non bisogna pensare esclusivamente alla difesa... Calcio totalmente offensivo. Ecco, queste mie idee, io le ho messe subito in pratica a Perugia: sono arrivato, ho scelto i giocatori che volevo, giocatori, soprattutto che sapessero correre, correre molto... I dirigenti mi hanno aiutato, mi hanno ascoltato... Ed ho messo su una squadretta che, in teoria, avrebbe dovuto soltanto salvarsi... poi, invece, ha vinto il campionato... Sempre portando avanti il "verbo" che predicavo io, attaccare.[1]
  • Philippe [Philippe Coutinho] ha dimostrato dei grandi colpi. Già Benitez lo aveva fatto giocare subito, quindi aveva visto delle qualità importanti che poi l'anno scorso non sono potute emergere. Per questo è stato mandato in Spagna, lì è stata la svolta. Lui ha dimostrato di vedere il gioco e di avere delle giocate da fuoriclasse; fa gol e li fa fare [...].[2]

Intervista di Filippo Nassetti, panorama.it, 18 dicembre 2015.

  • [Sull'esperienza al Milan] Con il presidente Farina non condividevo granché. Il mio era un Milan che amava il gioco sulle fasce per poi crossare al centro e il primo anno in area avevamo un giocatore abile nel colpo di testa come Aldo Serena. Era in prestito e chiesi al presidente di riscattarlo, lui invece preferì prendere Luther Blisset. Attaccante inglese che non parlava italiano e presto entrò in depressione.
  • [Su Karl-Heinz Rummenigge] Che giocatore il tedesco! Grande tecnica, senso etico e affabilità.
  • A tutti i miei presidenti e dirigenti ho sempre chiesto di pianificare un precampionato con impegni crescenti, così da rafforzare la consapevolezza della squadra e dare subito una buona impressione ai tifosi.

Intervista di Massimiliano Castellani, avvenire.it, 19 novembre 2016.

  • L'anno dell'imbattibilità del mio Perugia [nel campionato di Serie A 1978-1979] se non avessimo perso per infortunio Franco Vannini probabilmente il Milan di Liedholm non avrebbe conquistato lo scudetto della stella e noi saremmo stati la prima provinciale in tricolore nella storia del calcio italiano. Senza Vannini invece il Perugia cominciò a infilare pareggi in serie: alla fine furono 19, contro i dieci del Milan, arrivammo secondi (44 a 41) quando ancora la vittoria valeva due punti.
  • [«Quando andò alla guida dei rossoneri erano tutt'altro che il club più titolato al mondo, stavano in serie B...»] Sì ma il Milan era comunque la storia del calcio. Fu il mio amico Silvano Ramaccioni, ds del Milan a convincere il presidente Giussy Farina a prendermi. Ramaccioni era stato ds del Perugia e con lui condividevo da sempre la passione per il calcio e per i quadri di Alberto Burri. Allestimmo una squadra che giocava un calcio spettacolare. Record di gol segnati, 77, di cui 27 realizzati grazie alle incursioni dei tre di centrocampo: Battistini, Pasinato e Verza. A San Siro venivano in cinquantamila a vedere quella squadra che faceva girare la palla che era un piacere.
  • [«Via [...] da Milano dove in pratica aveva gettato le basi per il futuro di entrambe le future corazzate: l'Inter dello scudetto dei record di Trapattoni e il Milan stellare di Sacchi»] Penso di aver sempre fatto al meglio il mio dovere di allenatore. Al Milan cominciai a provare il fuorigioco mascherato che Gerets poi mi disse che lo aveva fatto introdurre nella sua nazionale belga. All'Inter feci rendere al massimo quel fuoriclasse di Rummenigge in coppia con Altobelli. La riprova della bontà delle mie scelte l'ebbi nell'86, quando ero rimasto senza squadra e cominciai a fare il commentatore in tv. Per Telemontecarlo andai nel ritiro della Nazionale a Roccaraso: beh dei 23 azzurri convocati da Enzo Bearzot ne avevo allenati 13.
  • [Su Luther Blissett] Al Milan era arrivato dal Watford con il titolo di Scarpa d'oro, miglior capocannoniere europeo. Il problema di Blissett fu quello di non essersi ambientato, non imparò l'italiano e a Milanello guardava i campi con la tristezza di un uccellino in gabbia. La comunicazione è importante nel calcio [...]

Dall'intervista di Mario Mariano e Daniele Sborzacchi a Umbria24; citato in umbria24.it, 19 dicembre 2018.

  • Oggi c'è la VAR, e ancora non si riesce a stabilire se una decisione arbitrale sia giusta o sbagliata, ma quando il rapporto tra addetti ai lavori era più diretto, ricordo che gli arbitri addirittura chiedevano a noi allenatori al termine della partita di andare a riferire quali fossero state le decisioni non condivise.
  • [Sulle differenze tra calcio passato e moderno] La differenza più evidente [...] è la velocità del gioco, che costringe i calciatori ad avere altrettanti fotogrammi veloci nella propria testa, per avere una visione globale dell'azione, ad intuire un attimo prima dell'esecuzione la giocata giusta.
  • Nel calcio non conta il passato, ma quello che si riesce a raccogliere nel presente.

Citazioni non datate

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  • Per me D'Attoma è rimasto e resterà sempre il presidente. Un uomo eccezionale, che anche durante la malattia aveva saputo conservare intatta tutta la sua forza morale. Addirittura parlando ai suoi giocatori qualche tempo fa, disse che loro dovevano vincere la loro battaglia, perché lui ce l'avrebbe messa tutta per vincere la sua.[3]

Citazioni su Ilario Castagner

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  • Castagner parlava pochissimo, anche la riunione pre partita durava cinque minuti. Ero abituato diversamente e non mi sentivo a mio agio [i primi tempi a Perugia]. Non nego che quel biondino mi stava sulle scatole. Ma come, non fai giocare uno che ha sempre giocato, che ha fatto goal in serie A anche contro gli squadroni, che ha onorato la maglia del Torino, che ha giocato in nazionale? Caro Ilario proprio non ci siamo... [...] Non lo dico certo ora che non c’è più. Negli anni glielo ho ricordato 100 volte. Ho dovuto passare dall'altra parte per capirlo e con umiltà ho riconosciuto che ero io a sbagliare. Lui doveva pensare alla squadra, a mantenere la categoria. Non poteva concentrarsi su di me. [...] Avevo come un velo davanti agli occhi, non potevo essere obbiettivo. A Ilario ho chiesto scusa e siamo entrati in sintonia. In questi anni ci siamo sentiti spesso, anche fino a pochi mesi fa. Scherzando gli dicevo che la sola cosa che non gli perdonavo era quella partita in più per arrivare alle 250 in A. E lui mi diceva: Aldo me lo potevi chiedere, io non guardavo certo le statistiche dei calciatori. Abbiamo sorriso e ricordato spesso quegli anni irripetibili. (Aldo Agroppi)
  • Castagner si è dimostrato un compagno, più che un comandante. (Franco Vannini)
  • Nella memoria di cuoio, Ilario Castagner è sinonimo di Grifo, il simbolo della sua "creatura". Il Perugia dei miracoli, imbattuto per 30 partite su trenta nella stagione di Serie A 1978-'79, quella del clamoroso secondo posto dietro al Milan. Una squadra messa in piedi negli anni '70 dal geniale presidente Franco D'Attoma, l'uomo che [...] "brevettò" il primo sponsor sulle maglie (Pasta Ponte) di una formazione italiana. Tutto questo e altro ancora, era la piccola Olanda dell'Umbria guidata dall'Ilario, che nella sua tana dava spettacolo e soprattutto castigava le grandi. (Massimiliano Castellani)
  • Per me è stato un'istituzione, il simbolo di Perugia e di quel Perugia dei record che non verrà mai dimenticato. E poi è stato un allenatore e un uomo di cultura, valori, eleganza e educazione incredibili. Personalmente, un amico di tante serate. (Fabrizio Ravanelli)
  • Sportivamente è stato il più importante allenatore della storia del Perugia, il più bravo di tutti, il più iconico, quello che ha portato a far conoscere calcisticamente la città. Ma ciò è riduttivo: nel corso del tempo ho conosciuto una persona straordinaria, un signore, un uomo che mi voleva bene. [...] ora si usa il termine visionario per allenatori come Ilario ma lui lo era per davvero. Era un Perugia che giocava all'olandese, come si diceva all'epoca, e poteva contare su un gruppo di grandi uomini che lui ha saputo plasmare e mettere in condizione di far grande il Perugia e Perugia. (Serse Cosmi)
  1. a b Dall'intervista di Luca Liguori, La «love story» di Renzo Castagner, Guerin Sportivo nº 37, 10-16 settembre 1975, p. 16.
  2. Da un'intervista a ilsussidiario.net, citato in Fabrizio Romano, Castagner: "Cou, colpi da fuoriclasse. La svolta...", fcinternews.it, 5 ottobre 2012.
  3. Citato in Jacopo Pascone, Franco D'Attoma, il presidentissimo del Perugia dei miracoli, guerinsportivo.it, 7 maggio 2021.

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