Maurice Maeterlinck
Maurice Polydore Marie Bernard Maeterlinck (1862 – 1949), poeta, commediografo e saggista belga.
Citazioni di Maurice Maeterlinck
modifica- L'intelligenza dei vecchi è una macchina che funziona nel vuoto.[1]
- Non appena le enunciamo, stranamente priviamo le cose del loro valore. Crediamo di esserci immersi fino al fondo degli abissi, e quando ritorniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle pallide punte delle nostre dita non assomiglia più al mare da cui proviene. Ci illudiamo di aver scoperto in una caverna tesori meravigliosi, e quando ritorniamo alla luce del giorno non ne riportiamo che pietre false e schegge di vetro; e tuttavia, nell'oscurità il tesoro continua a brillare immutato.[2]
- Nulla giova alla felicità come sostituire il lavoro alle preoccupazioni.[3]
La vita delle tèrmiti
modificaSi contano da milleduecento a millecinquecento specie di tèrmiti. Le più conosciute sono il Termes Bellicosus, che edifica imponenti monticelli, il Nemorosus, il Lucifugus, che ha fatto un'apparizione in Europa, l' Incertus, il Vulgaris, il Coptotermes, il Bornensise il Mangensis, che hanno dei soldati a siringa, il Rhinotermes, il Termes Planus, il Tenuis, il Malayanus, il Viator, una delle pochissime tèrmiti che vivono qualche volta allo scoperto e traversano le giungle, in lunghe file, con i soldati che inquadrano gli operai-facchini, il Termes Longipes, il Foraminifer, il Sulphureus, il Gestroi, che attacca di proposito gli alberi vivi e i cui guerrieri sono feroci, il Termes Carbonarius, i cui soldati ritmano in una maniera particolarissima il martellamento misterioso sul quale ritorneremo, il Termes Latericus, il Dives, il Gilvus, l' Azarelllii, il Transluces, lo Speciosus, il Comis, il Laticornis, il Bervicornis, il Regulapennis, l' Atripennis, l' Ovipennis, il Regularis, l' Inanis, il Latifrons, il Filicornis, il Sordidus che abitano nell'isola di Borneo, il Laborator della Malacca, il Capritermes, le cui mandibole, fatte a corna di caprone, scattano come molle e proiettano l'insetto a venti o trenta centimetri di distanza, il Termopsis, il Calotermes, che sono le più arretrate; e centinaia d'altre la cui enumerazione sarebbe fastidiosa.
Citazioni
modifica- Noi non abbiamo esempi, nei nostri annali, di una repubblica realmente democratica che abbia resistito più di qualche anno senza decomporsi e scomparire nella sconfitta o nella tirannia; giacché le nostre folle hanno, in politica, il naso del cane, che ama solo i cattivi odori. Esse non scelgono che i meno buoni, e il loro fiuto in questo è quasi infallibile. (p. 93)
- Le più belle morali umane sono tutte fondate sull'idea che bisogna lottare e soffrire per purificarsi, elevarsi, perfezionarsi. Ma nessuna tenta di spiegare perché sia necessario di ricominciare senza tregua. Dove va, dunque, in quali abissi infiniti si perde, da eternità senza limiti, ciò che in noi si è elevato, e non ha lasciato vestigia? (p. 112)
- Quali che siano la durata e l'ampiezza dei nostri movimenti, noi – immobili tra due infiniti – restiamo sempre allo stesso punto nello spazio e nel tempo. (p. 113)
- È puerile domandarsi dove vanno le cose e i mondi. In nessun luogo vanno: sono arrivati. (p. 113)
- [...] l'intelligenza è la facoltà mediante la quale noi comprendiamo finalmente che tutto è incomprensibile: e guardiamo le cose dal fondo dell'illusione umana. (p. 115)
- Quel che dice la scienza, è la natura o l'universo che glielo detta; non può essere un'altra voce, no, non può essere altro; e la cosa non è rassicurante. Noi siamo oggi fin troppo portati a non ascoltar che la scienza, in questioni che escono dal suo dominio. (p. 117)
- Nell'immenso isolamento, nell'immensa ignoranza in cui ci dibattiamo non abbiamo altro modello, altro punto di riferimento, altra guida, altro padrone che la natura; e la voce che ci consiglia a volte di allontanarci da lei, di rivoltarci contro di lei, è ancor da lei che ci viene. Cosa faremo, dove andremo, se non l'ascoltassimo? (p. 117)
- Quasi tutti ammettono, non potendo fare altrimenti, che la maggior parte degli istinti hanno origine in un atto ragionato e cosciente; ma perché si ostinano a trasformare in atti automatici tutto quel che segue a questo primo atto? Se ve n'è uno, è probabilissimo che ve ne siano molti: o tutto, o nulla. (p. 134)
- Non mi arresterò di più davanti all'ipotesi del Bergson; secondo lui l'istinto non fa che continuare il lavoro attraverso il quale la vita organizza la natura. Ciò che è una verità evidente o una tautologia, giacché la vita e la natura sono in fondo due nomi di una stessa incognita: ma questa verità troppo evidente, negli sviluppi che dà l'autore di Materia e Memoria e dell' Evoluzione creatrice, è spesso gradevole. (p. 134-135)
Citazioni su Maurice Maeterlinck
modifica- Di là dal fato di Eschilo, di Dante, di Shakespeare, c'è il fato di Maeterlinck. È altro. La tragedia non riscoppia dall'azione umana soltanto e soprattutto, né dal conflitto di pensieri, come nel teatro d'Ibsen; né è generata solo dall'urto dell'io contro il formidabile io della Legge. La tragedia di Maeterlinck è in fondo alle anime, nella sorte che essa, dalla nascita, portano in sé; quando non irrompe dall'incontro d'un istinto passivo e adinamico con le primordiali leggi dell'Essere e della Vita.
Ecco perché le creature di Maeterlinck non pensano nè agiscono, ma sentono. (Gino Gori)
- Figlio felice della fine del secolo e fortunato volgarizzatore di idee comuni, è forse il più caratteristico rappresentante della «belle époque», o della zona crepuscolare nella quale – fra eccessi vitalistici e vacanze di buon gusto – vivono in lieta tolleranza gli Spettri di Ibsen e i fantasmi di Eusapia Paladino[4], il messianismo tolstoiano e la borghese euforia, l'estetica decadente e lo stile liberty. (Italo Siciliano)
- La specialità di Maeterlinck nella letteratura contemporanea è la manipolazione del mistero ad uso delle anime delicate. Egli crea dei piccoli enigmi per darne poi tre o quattro soluzioni contemporanee; suscita delle piccole angoscie; gioca coi brividi e coi sussulti; prepara degli angoli di oscurità per potervi passeggiare con un lanternino in mano e l'indice sui labbri; inventa dei problemi terribili per scioglierli nel modo più amabile. È una specie di Puck austero; un clown puritano; uno gnomo religioso. (Giovanni Papini)
- Maurizio Maeterlinck, ch'è abbastanza mediocre come poeta, non ha neppure, a dispetto dei suoi adulatori francesi e tedeschi, una grande attitudine alla metafisica. È un occultista da salotto, un moralista per signore anziane, un filosofo sciroppato, un religioso senza fede, uno scienziato senza chiarezza, un poeta senza immaginazione, un casuista di coscienze disoccupate, un fachiro di prodigi domestici. Leggerlo dopo un grande filosofo è lo stesso che fumare una pipa d'oppio dopo un'ascensione in montagna – leggerlo dopo un grande poeta è come bere una tazza di camomilla dopo un bicchiere di vino vecchio. (Giovanni Papini)
- Poeta di forma squisita, di concetti sottili e tenui ma non superficiali, di sensibilità ardente ma fina, egli attua con rara proprietà alcune delle tendenze più singolari dell'arte contemporanea: l'analisi estrema delle sensazioni e dei loro riflessi nel campo psichico, l'amorosa attenzione ai valori estetici e l'espressione delicatamente raffinata di essi e – ancora – la visione dell'animo umano sotto il velo di forme simboliche, la cui diafana impersonalità si presta meglio d'ogni figura dalla sicura linea e dal forte rilievo al lavoro dell'artista che vuol rappresentare ogni mistero senza scoprirlo, che vuol tentare ogni tenue recondita piega senza strapparne un lembo, che cerca di penetrare ogni oscuro recesso e d'interpretarne il segreto senza turbare con troppo vive luci la sacra intimità dell'anima. (Fernando Liuzzi)
- Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a difenderla: la voce di Vittor Hugo. Il gran poeta affermò che l'autore dei Fleurs du mal aveva arricchito il campo delle commozioni artistiche di un frisson nouveau. Indubbiamente altrettanto si può dire di Maurizio Maeterlinck, dei suoi versi e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: La Sagesse et la Destinée. (Federico De Roberto)
- Solo un belga, il Maeterlinck, è riuscito a dare al simbolismo un carattere e una impronta, che se non possono aspirare all'onore dell'originalità, possono almeno diventare argomento di intellettuale curiosità. Solo un belga poté fare dell'arte con gli elementi critici del simbolismo. E per questo egli ebbe, oltre che per la lingua, immediato diritto di cittadinanza nella letteratura francese. (Vincenzo Morello)
Note
modifica- ↑ Da L'inquietudine della nostra morale, 171; citato in Domenico Ciampoli, Dizionari di citazioni italiane e tradotte: citazioni francesi, Carabba, Lanciano, 1912, p. 753, § 7810.
- ↑ Citato in Robert Musil, Il giovane Törless, traduzione di Andrea Landolfi, NET, introduzione di Italo Alighiero Chiusano, 1991.
- ↑ Citato in Selezione dal Reader's Digest, giugno 1973.
- ↑ Eusapia Palladino, o Paladino (1854 – 1918), spiritista e medium italiana.
Bibliografia
modifica- Maurice Maeterlinck, La vita delle tèrmiti (La vie des termites), traduzione di Enrico Piceni, BMM, 1950.
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