Italo Siciliano
critico letterario, accademico e francesista italiano (1895-1980)
Italo Siciliano (1895 – 1980), critico letterario e accademico italiano.
Teatro francese
modifica- Hugo non era Népomucène Lemercier, ma non era nemmeno Shakespeare. Pensandosi autentica rappresentazione della vita il suo «grottesco» resta per lo più nel convenzionale delle antitesi che non raggiungono il punto d'incontro in cui l'arte si fonde con la vita ed in cui l'immaginazione risolve in poesia i contrasti della realtà e la dialettica dei contrari: onde volgare perizia e linguaggio sontuoso procedono di conserva e in discordia fra umorismo e involontario ridicolo, fra la ricerca del sublime e la goffa trovata, fra il volo lirico e la caduta nella prosa. Hugo non era Shakespeare, ma non era nemmeno Népomucène Lemercier, E il puerile colpo di scena si accompagna volentieri alla sorpresa del verso felice e della rima ricca, la fantasia vagabonda scopre a volte il vago paesaggio della fiaba, mentre l'assurdo intreccio si riscatta nel frammento e nelle gratuità del bel canto. Il poeta delle luci e delle ombre ha fatto anche del teatro uno di quei suoi amati mostri ai quali carenze ed eccessi impediscono di raggiungere il miracolo. (p. 11)
- Gli uomini e i biografi, le donne che in tempi diversi lo conobbero più da vicino (la fredda George Sand, la buona Louise Allan-Despréaux) sono concordi nel dirci che in Musset c'erano due uomini, il cinico e l'entusiasta, il tenero e il violento, il delizioso «causeur» e il nevrastenico insopportabile. (p. 92)
- Figlio felice della fine del secolo e fortunato volgarizzatore di idee comuni, [Maurice Maeterlinck] è forse il più caratteristico rappresentante della «belle époque», o della zona crepuscolare nella quale – fra eccessi vitalistici e vacanze di buon gusto – vivono in lieta tolleranza gli Spettri di Ibsen e i fantasmi di Eusapia Paladino, il messianismo tolstoiano e la borghese euforia, l'estetica decadente e lo stile liberty. (p. 133)
- [...] Jean Anouilh è vissuto e vive quasi esclusivamente nel teatro e per il teatro. La cronaca non sa nulla, o quasi, dell'uomo discreto (e di scialba apparenza) e di una vita nella quale non accadde probabilmente nulla. (p. 317)
- Capovolgendo il rapporto fra essenza ed esistenza (dando cioè a questa la precedenza e il primato su quella), il filosofo tedesco [Martin Heidegger] vede l'essere chiuso interamente nel suo esistere che è realtà di tutti gli attributi, che trova solo in sé l'essenza, l'immanenza e la trascendenza insieme con la necessità di manifestarsi – e di farsi – in un mondo per se stesso inesistente, nel finito di un tempo escluso dall'eterno. (p. 450)
- Il Surrealismo visse la sua età eroica fra le due guerre, in permanente stato rivoluzionario, invecchiando anch'esso fra scismi e diserzioni, finendo anch'esso per riportare il «battello ebro» nel porto della tribù o nel placido fiume della storia. Non riuscì a «risolvere i principali problemi della vita», si mise addirittura a cantare il «bel canto», la patria e l'amore, ma riuscì a guadagnarsi un brillante posto nel mondo delle arti e delle lettere con pittori come Dalì, Max Ernst, Miro, con vivaci scrittori come Breton e Aragon, con autentici poeti come Eluard e René Char, con originali romanzieri come Julien Gracq. Solo il teatro sembrava refrattario alle sue metafisiche concrezioni, ma anche queste finiranno per conquistare la ribalta e la platea quando troveranno l'uomo del momento, o l'esperto che porta il senso dello spettacolo nella rappresentazione del non-senso. (p. 498)
Bibliografia
modificaItalo Siciliano, Teatro francese, vol. III - da Victor Hugo a Ionesco, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1959.
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