L'angelo azzurro (film 1930)
film del 1930 diretto da Josef von Sternberg
L'angelo azzurro
La Dietrich in una foto pubblicitaria del film
Titolo originale |
Der blaue Engel |
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Lingua originale | tedesco e inglese |
Paese | Germania |
Anno | 1930 |
Genere | drammatico |
Regia | Josef von Sternberg |
Soggetto | Heinrich Mann (romanzo) |
Sceneggiatura | Carl Zuckmayer, Karl Vollmöller, Robert Liebmann |
Produttore | Erich Pommer |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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L'angelo azzurro, film tedesco del 1930 con Marlene Dietrich ed Emil Jannings, regia di Josef von Sternberg.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Sapevo che sarebbe tornato. Da me ritornano tutti. (Lola)
- Proprio non ti capisco, eppure sei un professore! Perderti per una donna... (Kiepert)
Citazioni su L'angelo azzurro
modifica- Capolavoro del primo cinema tedesco sonoro, trasformò in star una poco nota cantante e attrice (che aveva già partecipato a 17 film dal 1923), arricchì l'immaginario collettivo di un nuovo mito di donna fatale, non lontano dalla Lulu di Wedekind, segnò l'inizio del sodalizio Sternberg-Dietrich, durato altri 7 film a Hollywood. Il turgido istrionismo masochistico di Jannings s'oppone alla pura "apparenza" quasi grafica della Dietrich. (il Morandini)
- Il film è del 1930. È il grande momento della Germania, della Repubblica di Weimar che rappresenta la più alta manifestazione culturale del nostro secolo. Un vero fenomeno, una sorta di Rinascimento del diciannovesimo secolo. Letteratura, teatro, pittura, design, scienze, cinema: Weimar detta nuove regole al mondo. Sono invenzioni fondamentali i cui segni rimangono vivi e attivi anche nel nostro tempo. Una delle parole chiave è "espressionismo". Un gruppo di autori di lingua tedesca come Lang, Murnau e von Sternberg trova questa nuova forma, mediata dalle arti figurative, importantissima, decisiva. Molti di questi autori, dopo il 1933, con l'avvento di Hitler, abbandoneranno il loro paese portando la corrente in tutto il mondo civile, soprattutto in America. Marlene Dietrich arrivava nel momento più opportuno, a rappresentare qualcosa di ben più vasto di una parte in un film. Catalizzava fisicamente quella tendenza. Ne era, forse inconsapevolmente, una sorta di sintesi. Veniva da ruoli insignificanti e si trovò titolare di un personaggio, Lola Lola, che avrebbe costruito un precedente imprescindibile tramandato per decenni dalla stessa Dietrich e imitato con assoluta trasparenza. I grandi segni erano: cappello a cilindro, calze e giarrettiere nere, boa di piume. Di suo l'attrice ci mise una voce roca e profonda, una carnagione bianchissima di contrasto e due gambe notevoli. (il Farinotti)
- Il nazismo era alle porte. Il suo arrivo, lo spirito del tempo che lo avrebbe generato si sentono nell’aria dell’Angelo azzurro. Il film di Josef von Sternberg è uno squarcio del declino di una nazione, della crisi di una società, del tramonto di un sistema di valori. I frequentatori del malfamato locale notturno che dà il titolo al film sono un’umanità volgare e rozza. (Walter Veltroni)
- Indimenticabile quando canta (a cavalcioni di una sedia) Ich bin die fesche Lola, la Dietrich è però limitata da un personaggio abbastanza convenzionale che solo la sua sensualità riesce a far dimenticare. Molto più composita la prova di Jannings che nel descrivere il decadimento morale di un uomo tocca, nelle scene finali, i vertici delle sue grandi interpretazioni mute (come L'ultima risata). (Il Mereghetti)
- Un autoritario "Herr Professor" (Emil Jannings) s'innamora d'una cantante di tabarin, Lola-Lola (Marlene Dietrich), perde la sua posizione per sposarla, si riduce a vendere le foto della moglie negli intervalli e perfino a comparire come clown che lancia un atroce chicchirichì. Cerca di strangolare la moglie, infedele, e ha infine coscienza di tutta la sua decadenza, ritrovando la cittadina dove insegnava e l'aula, in cui muore. Pommer chiamò Sternberg a Berlino per dirigere un soggetto fatto su misura per Jannings, divo numero uno alla UFA: la decadenza di un borghese sui cinquanta. (Georges Sadoul)
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