Khmer rossi

seguaci di Pol Pot

Citazioni sui Khmer rossi e il Partito Comunista di Kampuchea, detto anche Angkar.

Bandiera della Kampuchea Democratica, stato fondato dai Khmer Rossi

Citazioni

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  • Avevamo il coraggio di dare la nostra vita per proteggere la nostra nazione. Diversamente la nostra nazione sarebbe scomparsa e il nostro popolo avrebbe incontrato grosse difficoltà. (Nuon Chea)
  • Ma chi erano veramente i Khmer rossi? Assassini sanguinari, accecati dall'ideologia marxista-leninista, dicevano i diplomatici americani e gli agenti della Cia... Ma noi non ci facevamo influenzare… Ricordo benissimo di aver girato in mezzo a quelle decine di cadaveri, sgozzati, impalati, maciullati, cercando di convincermi che non potevano essere stati uccisi dai guerriglieri, che magari quella gente era rimasta vittima dei bombardamenti americani e poi era stata messa lì, usata, per così dire, in modo da farci credere alla storia del massacro comunista. (Tiziano Terzani)
  • Perché stanno uccidendo o causando la morte dei loro propri compatrioti? Non centinaia, non migliaia, non centinaia di migliaia, ma parecchi milioni? Quali sono i loro obiettivi? quale scopo può giustificare la miseria, la sofferenza e la strage che i comunisti stanno infliggendo al loro popolo oggi? (Lon Nol)
  • Se l'altra parte vincesse, ucciderebbero tutte le persone istruite; i professori, gli artisti e gli intellettuali, e questo sarebbe un passo verso la barbarie. (Lon Nol)
  • Distruggendo la nostra cultura e rendendoci schiavi, i Khmer Rossi cambiarono milioni di esseri umani normali, felici, in qualcosa di più simile ad animali. Essi trasformarono persone come me in ladri astuti e selvaggi.
  • La verità era che sotto i comunisti il paese stava molto peggio di quanto fosse mai stato nel corso della mia vita. Non avevamo elettricità. Né orologi o automobili. Né medicine moderne. Né scuole. Né culto religioso. Pochissimo cibo. E vivevamo nella perenne paura dei soldati.
  • Per ogni racconto che si sentiva sulle atrocità dei Khmer Rossi, ce n'erano diverse sul regime di Lon Nol − perlopiù massacri di civili di etnia vietnamita che i soldati di Lon Nol sembravano odiare più di quelli di etnia cinese. Ogni giorno si sentivano storie di soldati governativi che rubavano polli e bestiame ai civili in campagna, o che disponevano posti di blocco per raccogliere bonjours. Ma non si sentiva mai che dei Khmer Rossi rubassero qualcosa, anche solo un pezzo di carta o un chicco di riso. Si diceva che i guerriglieri si attenessero ad un codice di comportamento rigoroso ed onorevole − erano assolutamente vietati il gioco d'azzardo, gli abusi sui contadini e, soprattutto, la corruzione. Dopo il fetore del regime di Lon Nol, i comunisti apparivano come una brezza fresca, pulita.
  • I Khmer Rossi elaborarono una costituzione per la loro nuova Cambogia «democratica». L'articolo venti della costituzione diceva che ogni cambogiano aveva il diritto di praticare qualsiasi religione (piena libertà di culto religioso), e che i cambogiani avevano il diritto di non praticare qualsiasi religione. Ma qualsiasi religione che fosse «errata» o «dannosa» per la Cambogia era assolutamente vietata. È ciò che il presidente Mao, i cui insegnamenti i Khmer Rossi seguirono fino ai loro più barbarici estremi, avrebbe forse chiamato una «contraddizione». La maggior parte dei cambogiani sono buddisti, e il buddismo ispira i gentili, i passivi, e venera l'armonia tra gli esseri umani e la loro terra, non la supremazia su di essa. I Khmer Rossi decisero di porre fine a questa tradizione in quasi una sola nottata.
  • Fornire viveri ai Khmer Rossi è in linea con l'appoggio occidentale per Pol Pot. Il mese scorso, l'assemblea generale dell'Onu assistette allo spettacolo straordinario delle democrazie occidentali, inclusi l'America e la Gran Bretagna, votare per continuare il riconoscimento del regime defunto che loro stessi riconoscono come i carnefici più efficienti dopo Hitler.
  • Nell'ideologia dei Khmer Rossi, il comunismo veniva appena menzionato. Invece, c'era «Angka», ovvero «l'Organizzazione», che insisteva sulla schiavitù in una società agraria senza città o macchine.
  • Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto in modo del tutto sproporzionato rispetto ai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono nella capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente, ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e i combattimenti erano finalmente terminati. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la forza entro un ora dal loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e gli zoppi abbandonati ai margini della strada, e tutti in marcia sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, quale non si era mai vista prima. I nuovi leader della Cambogia chiamarono il 1975 l'«Anno zero», l'alba di un'era in cui non ci sarebbero state famiglie, né sentimenti, né espressioni d'amore o di sofferenza, né medicine, né ospedali, né scuole, né libri, né istruzione, né vacanze, né musica, né canzoni, né posta, né moneta: solo fatica e morte.
  • Prima dei bombardamenti, i Khmer Rossi erano stati un culto maoista senza base popolare. I bombardamenti fecero da catalizzatore. Quello che Nixon e Kissinger avevano iniziato, venne completato da Pol Pot.
  • Sebbene il governo dei Khmer Rossi cessò di esistere nel gennaio del 1979, quando l’esercito vietnamita lo scacciò, i suoi rappresentanti continuarono a occupare il settore della Cambogia di pertinenza delle Nazioni Unite. Il loro diritto ad agire in tal modo venne difeso e promosso da Washington come un prolungamento della Guerra Fredda, come un meccanismo della vendetta americana contro il Vietnam, e come parte della sua nuova alleanza con la Cina (principale finanzaiatore di Pol Pot e vecchio nemico del Vietnam).
 
Teschi delle vittime dei Khmer Rossi
  • Angkar distruggerà tutti i suoi nemici, visibili e invisibili!
  • Angkar è il padre e la madre di tutti i ragazzi e le ragazze, e anche di tutti i giovani uomini e delle giovani donne. Angkar ha bisogno di uomini e donne giovani forti per andare a lavorare in un altro campo. La rivoluzione non è solamente in questo villaggio. Sta avendo luogo in tutta la Kampuchea. Angkar sa cos'è meglio per ognuno di noi.
  • Angkar è onnipotente. Angkar è il saggio, è il liberatore del popolo khmer. Voi siete tutti figli di Angkar. L'argilla si modella quando è morbida. Solo voi bambini siete senza macchia.
  • Angkar ha molti occhi. Non gli si sfugge mai niente.
  • Angkar rifiuta tutto quello che proviene dalla società imperialista e feudale. Gli oggetti stranieri corrompono l'anima del popolo di questo paese. Dovete rinunciare a ogni proprietà personale. Liberatevi dal vostro modo egoista di pensare. Angkar adesso si prenderà cura di tutti voi. Angkar vi proteggerà. Angkar è la vostra famiglia adesso.
  • Fratelli e sorelle! I soldi non vi servono più. Nella nuova Cambogia, non ci saranno banche, né commercio, né proprietà privata. Niente ricchi e niente poveri. Niente classi. Siamo tutti uguali.
  • – Gli americani ci hanno bombardato per anni qui. Hanno distrutto la mia casa e ucciso il poco bestiame che avevo.
    – Sì, è per questo motivo che io sostengo la rivoluzione dei Khmer Rossi. Vogliamo una nuova Cambogia. Questo è il nostro paese, la terra e l'acqua sono nostre.
  • Quando saremo tutti vestiti nella stessa maniera, ci libereremo dalla corrotta vanità occidentale.
 
Pol Pot
  • Abbiamo adoperato metodi illegali come base siccome, di norma, fare la rivoluzione è «illegale». Non c'è nessuna legge delle classi sfruttatrici che autorizza la rivoluzione.
  • Il nostro popolo è unito col Partito. È soddisfatto del regime collettivista di cui gode tutti i benefici, soprattutto i proletari, che costituiscono più del 90% della popolazione.
  • Il Partito è il vero rappresentante delle classi povere. Se non è così, se il Partito sfrutta e schiaccia il popolo, il popolo si ribellerà e lo rifiuterà.
  • Il Partito, il popolo, e l'impavido Esercito Rivoluzionario di Kampuchea amano la loro patria più delle loro stesse vite, e hanno inflitto una sconfitta pesante e ignominiosa, senza precedenti nella storia, agli aggressori imperialisti statunitensi e ai loro lacchè.
  • La forza fondamentale della nostra rivoluzione sta nei contadini. La situazione nel nostro paese è diversa da quella dei paesi industriali; gli operai non erano la forza principale dietro la nostra rivoluzione. Inizialmente, fummo anche attivi fra gli operai. Dal 1955, eravamo riusciti a organizzare il movimento degli operai in tutto il paese. Il compagno che lavora come segretario assisstente del Partito fu incaricato di guidare questo movimento. La nostra classe operaia però era numericamente bassa. Il movimento era attivo in ogni fabbrica, ma non poteva resistere alla repressione del nemico. Ogni volta che il movimento si ribellava, veniva presto distrutto. Il movimento riemergeva e il nemico lo distruggeva di nuovo.
  • La nostra ambizione è di edificare una società in cui la felicità, la prosperità e l'uguaglianza prevalga per tutti, una società dove non ci sono né sfruttati né sfruttatori, e dove ognuno partecipa alla produzione e alla difesa nazionale.
  • La situazione generale della rivoluzione socialista in Kampuchea è, tutto sommato, buona. Abbiamo gettato le basi del nostro socialismo collettivista, e li stiamo continuamente migliorando mentre li consolidiamo e li sviluppiamo.
  • Ovunque, dobbiamo sempre esaminarci. Non solo il Partito lo deve fare, ma anche ogni organizzazione, ogni quadro, ogni membro del Partito, ogni responsabile delle fabbriche, nei porti, nei servizi energici, nelle saline.
  • Ovunque, nelle zone più remote, nelle profondità delle foreste e sulle montagne, lungo le pianure e nelle città, la solenne proclamazione del Partito verrà salutata con grida di gioia.
  • Senza la partecipazione del suo popolo, la rivoluzione kampucheana non avrebbe vinto. Non ci sarebbe stato il 17 april 1975.
 
Letto di ferro usato dai Khmer Rossi per torturare i prigionieri nella prigione Tuol Sleng
  • Abbiamo fatto un bel po' d'istruzione fra i quadri sull'importanza di servire il popolo, sull'essere altruisti e sul mantenere sempre la disciplina. Questa istruzione comunista aiutò dopo a sostenere i membri del Partito durante i periodi difficili.
  • Grazie all'impavida unità, profonda devozione e fedeltà del popolo kampucheano verso il regime colettivista, grazie alla sua lotta per difendere e sviluppare con successo ed entusiasmo in un movimento rivoluzionario immenso e appassionato, il futuro della Kampuchea Democratica non può essere nient'altro che brillante.
  • La corruzione, la privazione e la dissolutezza sono state totalmente eliminate, e hanno fatto largo a una nuova e stabile società conforme alle vere tradizioni nazionali del nostro popolo.
  • La situazione del nostro paese è eccellente.
    Il popolo kampucheano, che fu sfruttato, brutalizzato, oppresso, detestato e trascinato nel fango per così tanto tempo, ha messo fine a questo periodo oscuro per sempre. Attraverso la gloriosa vittoria dell'aprile 17 1975, che segna la totale e definitiva liberazione di Kampuchea, il nostro popolo, nella sua capacità di padrone del paese, ha impugnato il diritto di decidere per se stesso il suo proprio destino e quello della patria.
  • Molte cooperative stanno fiorendo; quasi tutte sono prospere. Tutto ciò si è avverato sotto la guida del Partito, che è vicinissimo alle masse del popolo. Sotto la sua guida, sono sicuro che riusciremo a risolvere tutte delle molte difficoltà che tutt'ora ci troviamo di fronte.
  • Negli ultimi tre anni o di più, il nostro popolo è riuscito a difendere e salvaguardare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale del paese. È riuscito a risolvere i problemi post-bellici pesanti e importanti, come quelli del cibo, ma senza fare come Vietnam che chiede elemosine da tutti.
  • Solo la lotta armata, capeggiata dal Partito, avrebbe potuto darci il potere politico.
  • Vivevamo nella foresta e non avevamo delle vere scorte di cibo. Dipendevamo dalle tribù locali, che erano minoranze nazionali e guerrieri impavidi, per portarci i viveri dai villaggi. Talvolta, venivano catturati dal nemico, in tal caso non avevamo niente da mangiare. [...] In tal caso, dependevamo sul bambù che cresceva nella foresta per una settimana o più. Ma non perdemmo mai la speranza. Sapevamo che gli uomini delle tribù non ci avrebbero mai traditi. Non avrebbero rivelato niente sulle nostre basi ai reazionari, anche sotto tortura.
  • Avevano tre misure per ottenere il loro sogno di creare una nuova società: l'evacuazione totale della popolazione da Phnom Penh e da altre città alla campagna; la creazione dell'esercito più forte, più impavido e più efficiente del mondo, e la liquidazione di tutti gli elementi corrotti e testardi che ostacolavano la società e che non potevano essere trasformati nel nuovo tipo di kampucheano.
  • Come Stalin nel Cremlino, i Khmer Rossi vedevano nemici ovunque. Gli intellettuali che non erano come loro erano intellettualmente corrotti, e andavano sterminati. Dissero che bisognava uccidere i principi, perché erano gli oppressori del popolo. Io non ho oppresso il popolo. Per esso ho costruito scuole, università e ospedali. Non avevano alcuna ragione per odiare la monarchia, ma questi comunisti cambogiani sapevano che per ottenere il potere avrebbero dovuto uccidere i principi e tutti i capi monarchici. Dopo averli sterminati, hanno ucciso i repubblicani non-monarchici, i borghesi, i contadini ricchi, i mercanti ricchi, gli industriali; tutti coloro che il gruppo di Pol Pot decise erano nemici dei poveri, perché per essere ricchi avevano dovuto sfruttare i poveri. In certi paesi comunisti, li avevano messi in campi di concentramento per rieducarli, ma i comunisti in Cambogia dissero, «No, questa gente non può essere rieducata. Non possiamo cambiarle le loro idee o i loro cuori; devono essere sterminati.»
  • I Khmer Rossi conclusero che il popolo cambogiano fosse pigro, e che non poteva diventare una grande potenza come prima se non avesse cambiato il suo stile di vita. Così, per creare una nuova società, hanno dovuto distruggere la nostra civiltà e le nostre tradizioni. Cercarono anche di annientare il Buddismo, poiché il Buddismo dice, «Vi prego, siate tolleranti; vi prego, non fate la guerra; fate la pace.» Il Buddismo era adatto a creare guerrieri forti.
  • I Khmer Rossi non volevano essere semplicemente dei comunisti; volevano essere estremisti. La loro filosofia era un misto di nazismo e di rivoluzionarismo culturale cinese. Volevano che la Cambogia avesse un nome nella storia, renderla ancora più potente di quanto fosse nel periodo di Angkor, tra il nono e dodicesimo secolo, quando l'antico regno di Cambogia dominava tutta questa parte del mondo. Dicevano inoltre che per avere una nazione grande, tutti dovevano essere impavidi, come il popolo di Sparta nella Grecia antica. Avevano buone ragioni per pensare di riuscire. Il loro ragionamento era questo: siccome abbiamo sconfitto gli americani e siamo riusciti a avere il miglior esercito del mondo, perché dovremmo fallire nei nostri tentativi di rendere il resto della nazione puro, impavido e esperto come il nostro esercito?
  • Il regime dei Khmer Rossi era severo, come lo stalinismo. Sono sicuro che era pianificato fino in fondo dai capi: Pol Pot, Ieng Sary, Ta Mok e gli altri erano i responsabili per la politica del genocidio.
  • Sapete, la situazione in Cambogia sotto Pol Pot non era poi così male per tutti. I Khmer Rossi avevano i loro sostenitori. Prendevano cura dei contadini poveri e dei giovani che avevano separato dai loro genitori. C'è ora una nuova generazione che non sa tanto sugli orrori dei Khmer Rossi. Ora sono le nuove reclute.
  • L'Angkar dice "Coloro che si sono resi colpevoli di bella vita negli anni di grande lotta e non si sono preoccupati delle sofferenze dei poveri, devono confessarlo, perché questo è l'anno zero, e bisogna cominciare tutto da capo." Ho una paura terribile, Sydney. Devo far finta di non capire né il francese, né l'inglese. Non devo avere un passato, Sydney. Questo è l'anno zero. Niente è successo prima d'ora.
  • Quelli che confessano all'Angkar svaniscono nel nulla, ma nessuno osa domandare che fine abbiano fatto. Qui, soltanto i muti sopravvivono.
  • Qui ripetono continuamente che Dio è morto. Dicono che il loro partito, che chiamano Angkar, provvederà a tutto quello che ci occorre. Il capo sostiene che l'Angkar ha accertato l'esistenza di una nuova brutta malattia, definita la "malattia dei ricordi", cioè il continuo riferimento del pensiero alla vita in Cambogia prima della rivoluzione. Lui dice che siamo circondati dai nemici, ma il nemico è anche dentro di noi. Non ci si deve fidare di nessuno. Sostiene che bisogna essere come i buoi e non avere pensieri altro che per il partito: non amare nessuno tranne l'Angkar. Si muore di fame, ma non permettono di coltivare niente. Dobbiamo onorare i compagni bambini, le cui menti non sono contaminate dai ricordi del passato.
  • Gli interrogatori venivano condotti con metodi molto simili a quelli adottati dai nazisti. Le vittime erano fotografate e le loro dichiarazioni erano sommariamente verbalizzate e archiviate. Gli strumenti di tortura non avrebbero sfigurato al confronto di quelli delle SS e della Gestapo. I torturatori erano spesso ragazzi di dieci-quindici anni, provenienti da tribù primitive, addestrati a compiere le azioni più atroci nei confronti dei prigionieri, o di chiunque venisse indicato come sospetto. E sospetti erano tutti coloro che per la loro estrazione sociale o per l'educazione occidentale ricevuta potevano essere ritenuti potenziali nemici di Angkar.
  • Hanno ammazzato un cambogiano su sette, hanno proibito la convivenza familiare. Hanno abolito il denaro e la vita urbana niente più città perché centri di corruzione e hanno cercato di eliminare gli intellettuali, nel senso più esteso del termine.
  • Non c'è famiglia che non abbia avuto qualcuno ucciso dai khmeri rossi o morto in seguito agli stenti imposti dai khmeri rossi. I khmeri rossi sopravvivono come un incubo incancellabile. E costituiscono ancora una minaccia concreta. Sono indistruttibili.
  • Quando pensano ai khmeri rossi che come i gnomi malefici insidiano ancora la pace precaria, ho l'impressione che i cambogiani li considerino come la parte selvaggia di se stessi. Come l'altra metà della loro anima, quella cattiva, rifugiatasi sulle montagne e pronta a scendere per seminare terrore, e per insidiare la metà buona rimasta a valle.
  • Sognano di realizzare nella remota Cambogia una società perfetta. Per rianimare l'antica civiltà khmer (fiorente all'epoca di Carlo Magno) puntano su una rivoluzione adeguata alle realtà del loro paese. E vogliono evitare gli errori commessi dai rivoluzionari occidentali. I quali erano falliti o stavano fallendo perché non avevano liberato radicalmente le loro società dalle classi borghesi, dalle loro tradizioni e dalle loro culture.
  • Anche se l'Angkar dice che nella Kampuchea Democratica siamo tutti uguali, noi non lo siamo. Viviamo e siamo trattati come schiavi. Per il nostro orto l'Angkar fornisce i semi e possiamo piantare qualunque cosa, ma tutto quello che cresce non appartiene a noi bensì alla comunità. La vecchia gente mangia frutta e verdura coltivate negli orti comuni, ma la nuova gente viene punita se fa lo stesso. Nella stagione del raccolto il prodotto dei campi viene dato al capo villaggio, che poi lo distribuisce alle cinquanta famiglie. Come sempre, indipendentemente dall'abbondanza del raccolto, per la nuova gente non c'è mai cibo a sufficienza. Rubare da mangiare è considerato un crimine odioso e il colpevole, se preso, rischia di vedersi tagliare le dita sulla piazza pubblica oppure viene costretto a coltivare un orto vicino a un campo minato. I Khmer Rossi hanno piazzato le mine per proteggere le province sottratte all'esercito di Lon Nol durante la rivoluzione. Dal momento che i soldati hanno messo tantissime mine e non hanno tracciato mappe della loro ubicazione, adesso molte persone rimangono ferite o uccise attraversando una di queste zone. Le persone che lavorano lì non ritornano al villaggio. Se uno calpesta una mina e perde le braccia o le gambe, non ha più nessun valore per l'Angkar e i soldati lo uccidono per finire il lavoro. Nella nuova società agricola incontaminata non c'è posto per i disabili.
  • Il capo insegna e spiega agli adulti la filosofia dell'Angkar mentre la nuova gente sta seduta e ascolta. Il capo enumera i successi dell'Angkar, predicando in tono reverenziale la filosofia del governo che intende costruire una società agraria perfetta in cui non esistono crimini, frodi o truffe, e dove è bandita l'influenza occidentale. L'Angkar dice che la nostra nuova società produrrà migliaia di chilogrammi di riso in eccesso nel giro di due anni. Il paese sarà artefice del proprio destino soltanto diventando autosufficiente. Il capo dice che verranno tempi duri e non ci sarà abbastanza da mangiare perché la Cambogia ha smesso di accettare la carità da parte delle nazioni straniere. Dice che se tutti lavoreremo sodo per coltivare il riso presto saremo in grado di sfamare il paese.
  • Il governo dei Khmer Rossi pensa che la scienza, la tecnologia e qualunque congegno meccanico siano il male e quindi debbano essere distrutti. L'Angkar afferma che possedere auto e dispositivi elettronici come orologi e televisori ha creato una profonda divisione di classe tra ricchi e poveri. Ciò ha consentito ai cittadini ricchi di sbandierare il proprio benessere mentre i contadini poveri lottavano per nutrire e vestire la loro famiglia. Questi apparecchi sono importati da paesi stranieri e quindi sono contaminati. Le importazioni sono un male perché costituiscono un modo di invadere la Cambogia, non solo fisicamente ma anche culturalmente. Perciò adesso questi beni sono aboliti. Possono girare soltanto i camion, per trasferire le persone e trasportare armi che servono a mettere a tacere qualunque voce di dissenso contro l'Angkar.
  • «Keav, perché i soldato sono così cattivi con noi?» chiedo, stringendomi ancora di più a lei.
    «Shhh. Si chiamano Khmer Rossi. Sono comunisti.»
    «Che cos'è un comunista?»
    «Be', vuol dire... È difficile da spiegare. Chiedi a Pa dopo» mi sussurra.
    Keav mi dice che i soldati affermano di amare moltissimo la Cambogia e il suo popolo. Allora mi domando perché sono così cattivi se ci amano tanto. Poco fa li ho accolti esultando, ma adesso ho paura di loro.
  • L'Angkar odia chiunque non sia un khmer puro e vuole liberare la Kampuchea Democratica da tutte le altre razze, ritenute fonte di malvagità, corruzione e avvelenamento, in modo che le persone di pura discendenza khmer possano riprendere il potere. Non so cosa significhi "pulizia etnica". So solo che per proteggermi spesso devo sfregarmi addosso terra e carbone per sembrare scura di pelle come la vecchia gente.
  • Nella società agricola dei Khmer Rossi hanno valore solo i lavoratori, tutti gli altri sono sacrificabili. Così, la nuova gente deve sgobbare duro per dimostrare di valere più da viva che da morta.
  • Non me ne importa niente di perché o come l'Angkar pianifichi di restaurare la Cambogia. L'unica cosa che conosco sono i continui crampi allo stomaco per la fame.
  • Pa dice che l'Angkar adesso è il nuovo governo della Cambogia. Ci racconta che in passato sulla Cambogia regnava il principe Sihanouk. Scontento del governo del principe, nel 1970 il generale Lon Nol lo aveva deposto con un colpo di stato militare. È da allora che il governo democratico di Lon Nol combatte una guerra civile contro i Khmer Rossi comunisti. Adesso i Khmer Rossi hanno vinto e il loro governo si chiama "Angkar".
  • Tra i numerosi crimini che esistono nella società dei Khmer Rossi, il baratro in cambio di cibo è considerato tradimento. Se viene scoperto, il colpevole viene frustato e costretto a fare i nomi delle persone coinvolte. I Khmer Rossi sono convinti che un individuo non dovrebbe avere ciò che il resto del paese non ha. Quando una persona si procura di nascosto più cibo degli altri si crea una distribuzione ineguale nella comunità. Dato che si suppone che siamo tutti uguali, se uno muore di fame allora tutti devono seguire la sua sorte.

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