Javier Zanetti
dirigente sportivo e calciatore argentino
Javier Zanetti (1973 – vivente), calciatore argentino.
Citazioni di Javier Zanetti
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Io ai miei capelli in ordine ci tengo. Anche in campo. Anche se gioco sotto a un temporale. Anche se corro in mezzo alle raffiche di vento. Tutti, persino i compagni di squadra e addirittura mia moglie, mi chiedono come faccio a finire la partita sempre pettinato. La verità è che curo molto la testa.[1]
- Moratti è un grande presidente, e su Calciopoli è stato un vero signore, così come lo è stato Facchetti.[2]
- Balotelli insieme a noi non ha avuto nessun problema. Si sta parlando tanto di lui perché sta dimostrando il suo valore, che nessuno discute. Ha grandi qualità. Se un domani tornasse il gruppo lo accoglierebbe bene come ha accolto bene tutti i giocatori che sono arrivati.[2]
- [In risposta alle dichiarazioni contenute nell'autobiografia di Zlatan Ibrahimović] Il nostro gruppo è molto compatto, altrimenti non si vince ciò che abbiamo vinto.[2]
- Uno come Cordoba bisogna solo ringraziarlo per tutto quello che ha dato a questi colori. Per me è come un fratello, mi è stato sempre vicino e nei momenti difficili è stato con tutti noi, lottando e vivendo momenti che solo noi conosciamo. Quando lui è arrivato a Milano siamo diventati molto amici, è un ragazzo d'oro, credo che lasci il calcio un grandissimo uomo e professionista. Ci mancherà tantissimo, ma spero rimanga vicino a questa società.[3]
- Sono cattolico e praticante fin da bambino e credo fermamente che senza Cristo l'uomo non possa vivere pienamente. La benedizione del Papa è uno stimolo in più per farci comprendere il nostro ruolo di testimoni cristiani, in famiglia e nello sport, e il dovere di stare vicino alle persone meno fortunate, soprattutto i bambini. [4]
- Sinceramente quando ho giocato la mia prima partita con questa maglia non avrei mai pensato che sarebbe potuta essere la prima di 800, giocate con la stessa maglia, con la stessa società. Questo mi riempie di orgoglio, soprattutto all'interno di un grande ambiente e di una grande famiglia come quella nerazzurra. Ho attraversato diversi momenti, ma sempre con la consapevolezza di essere il capitano di una grande squadra. [5]
- [Su un momento della carriera portato nel cuore] Ci sono vari momenti. Direi due in particolare: la notte prima dell'esordio con l'Inter ho dormito poco perché vedevo San Siro così lontano che pensare di poterlo vivere da protagonista era come un sogno. Il secondo è la notte prima della finale di Champions League, il traguardo che aspettavamo da tantissimo tempo e che finalmente è arrivato con un successo indimenticabile.[5]
- [Su Andrea Stramaccioni] [...] Siamo di fronte a un allenatore che ha tantissima voglia, tanto entusiasmo di mettere in pratica tutte le sue idee insieme a noi e cercare di far funzionare questa Inter alla grande. [5]
- [Sui migliori compagni di squadra avuti in carriera nell'Inter] Con Ronaldo abbiamo vissuto il suo momento migliore, Roberto Baggio perché tutti sappiamo quello che rappresenta per il calcio mondiale, ed anche Ibrahimovic perché ha delle grandi qualità da attaccante. [6]
- Tutti i miei allenatori sono stati bravi, ma se devo sceglierne proprio uno scelgo Mourinho. Non tanto perché abbiamo vinto tutto, ma perché mi ha fatto scoprire un nuovo modo di lavorare. Ci ha fatto capire che potevamo essere più forti e siamo riusciti a fare il salto di qualità. [6]
- [Su Lionel Messi] [...] Sono contento di quello che sta facendo, sta dimostrando da tanti anni di essere il miglior giocatore del mondo. Rappresenta il calcio nel mondo, quando c'è lui in campo la gente si diverte. Ha ancora tanti anni davanti, è bello che sia argentino come me. [6]
- I giocatori che più mi hanno fatto soffrire? Messi ovviamente, ma anche Zidane e Ronaldo. E devo dire che ho fatto tanta fatica anche contro il miglior Kaká. [6]
- C'è una zona molto danneggiata dell'Argentina della quale ora ci stiamo occupando: non arriva quasi niente, per questo vogliamo stare vicino a queste persone e iniziare con questo nuovo progetto, impegnativo ma molto importante. Il mio rapporto con i bambini è stupendo, i miei, quelli della P.U.P.I. e quelli dei Leoni di Potrero, la scuola calcio con Cambiasso.[7]
- Sarò sempre legato all'Inter, che fa parte della mia vita e di quella della mia famiglia. Essere interisti è bellissimo: siamo diversi da tutti gli altri, è stupendo. Continuerò a esserlo sempre, così come sempre rimarrò legato all'Inter: magari in un altro ruolo ma continuerò a essere legato a questa grande famiglia.[7]
- Inter-Vicenza 1-0, gol di Roberto Carlos: il mio primo impatto con San Siro, indimenticabile. Ero così felice, per la vittoria ma anche per la mia prestazione, buona. Una sfida per capire se ero pronto per una squadra come l'Inter. Lo ero. Indimenticabile.[8]
- La natura... tutta natura...: la natura e i miei genitori, che mi hanno dato queste capacità. Quello che posso aggiungere io è che alla fine il lavoro paga.[9]
- Si sapeva che il Cholo [Simeone], per come stava in campo, sarebbe stato un grande allenatore. Ha tanto da dare a questo calcio. È un vincente, uno che non molla mai. Siamo amici, con lui e la sua famiglia, i suoi complimenti mi fanno grande piacere.[9]
- Simoni è una persona unica, verso la quale non si può non nutrire affetto, stima. Tutta la sua Inter, che era un gruppo unito, ha avuto un rapporto sincero ed eccezionale con lui.[9]
- È un onore sentirmi accostare ad Armando Picchi e Giacinto Facchetti, due calciatori, due persone, incredibili, che hanno fatto tantissimo per questa grande squadra.[10]
- [Sui due incontri con il Papa] Emozioni molto forti, sia con la squadra che con la famiglia. L'ultima volta, quando c'erano mia moglie e i miei figli, quando il Papa ha accarezzato la testa di Tomas è stato uno dei momenti più belli della mia vita.[10]
- Cosa farà Cambiasso quando smetterà di giocare? Che il Cuchu sarà un allenatore è sicuro, ora lo è già in campo. Come il Cholo si vedeva già che era portato, altrettanto si può dire del Cuchu, che è davvero molto preparato.[10]
- Elio! Un grande tifoso, un grande artista, è sempre vicino a noi. Abbiamo condiviso tanti momenti insieme, come cantante è uno dei più forti.[11]
- [Parlando di Adriano] Appena arrivato all'Inter, segna in amichevole con il Real Madrid un gol di una potenza impressionante. Mi sono detto: «Questo è il nuovo Ronaldo», ha fisico, talento, velocità. È un ragazzo delle favelas, io conosco bene le villas, loro sorelle di miseria in Argentina. Stavo vicino a Adriano, ho visto i pericoli che genera la ricchezza, piovendo su chi non ha mai avuto un soldo. È peggio della droga. Adriano aveva il padre che lo salvaguardava, era un eroe come per me lo è Rodolfo. Ricordo che siamo al Trofeo Tim[12], d'estate, quando il calcio in notturna è passatempo per chi torna dalla spiaggia. Gli telefonano per dirgli: «Adriano, papà è morto». Singhiozza, non si riprende. Io, la squadra, il presidente Moratti, gli stiamo vicino come a un fratellino. Lui dedica i gol al padre, alza occhi e mani in preghiera al cielo. Lo persuadiamo a far venire a Milano la mamma e la fidanzata, in allenamento resta una roccia e in tre non riusciamo a spostarlo con le brutte da quanto è forte. È un ragazzo buonissimo, con Iván Cordoba passiamo serate a incoraggiarlo. Iván gli dice: «Ti rendi conto? Sei un misto di Ronaldo e Ibrahimović, puoi diventare più bravo di loro, hai tutto». Abbiamo fallito, non siamo riusciti a strapparlo alla depressione. Adriano piange, ci dà ragione, per un po' fa la spola con il Brasile, litiga con la ragazza, ricade nella saudade. Il talento non basta senza forza mentale.[13]
- [...] Un fattore invisibile a occhio nudo, una questione di DNA: la profonda, inestirpabile persuasione degli juventini di essere i migliori, i primi, contrapposta all'altrettanto radicata e formidabile persuasione degli interisti di essere unici, originali. Come si conciliano due universi, due culture, due tradizioni opposte? E ancora Calciopoli non aveva sparso le sue tossine su quella frattura, rendendola ancora più insanabile...[14]
- Quanti sono gli Scudetti secondo me? Calciopoli è una pagina tristissima del calcio italiano, ma sono passati ormai diversi anni. In questo periodo sono state dette molte cose, ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Anche se qualcuno vuole far finta di perdere la memoria... Il calcio italiano da allora è ripartito ed è giusto pensare al futuro. Noi siamo fieri e orgogliosi della nostra storia, come la Juve è fiera della sua. Di certo, però, non si può far finta che non sia successo niente.[15]
- Se devo ricordare Josè, preferisco raccontare come si comportava con il gruppo, il senso di appartenenza, le cose positive che ci ha trasmesso. Abbiamo fatto cose straordinarie. È un vincente, ti dice le cose in faccia senza problemi. Cosa ci ha detto negli spogliatoi prima della finale di Champions League contro il Bayern? Che avevamo fatto un grande sforzo per arrivare lì, ma che mancava ancora l'ultimo scalino per restare nella storia del calcio italiano. Ci guardò in faccia e ci spiegò che per molti di noi quella poteva essere l'ultima opportunità e che non potevamo sbagliarla.[15]
- Con noi Benitez è stato sei mesi e abbiamo vinto 2 trofei. La stagione non è stata buona sotto il profilo degli infortuni, ma si rendeva conto di essere in una grande società. Dopo il Mondiale per club si poteva fare qualcosa di importante se fosse rimasto. Magari avrebbe vinto altri trofei.[15]
- Quando in campo c'è una rissa, tutti i giocatori di buon senso e i capitani corrono per metter calma. Bonucci arriva sempre per mettere zizzania.[16]
- [Su Romelu Lukaku] Per ciò che l’Inter ha fatto per lui ci aspettavamo un altro tipo di comportamento. Lui ha diritto di andare dove vuole, ci mancherebbe, bastava solo dirlo per tempo. Nessuno, però, è più grande del club e nel costruire una squadra devi sempre considerare chi metti in spogliatoio.[17]
Intervista: Zanetti, 600 volte Inter "Ora pensiamo al derby", Gazzetta dello Sport, 25 settembre 2008
- La fascia più importante è quella dedicata a Giacinto, lo è per il rapporto che avevo con lui, per l'esempio che è stato per tutti noi, perché era sempre presente, nei momento buoni e in quelli meno buoni. Da quando è mancato è stato difficile per tutti gli interisti dimenticarlo.
- La partita simbolo? Ne ricordo tante che hanno lasciato un segno. Una forse è stata quella in cui ho vinto il mio primo trofeo, la Coppa Uefa a Parigi contro la Lazio. Ho anche segnato lì, è stata una serata indimenticabile per tutti.
- La prima volta che ho sentito parlare dell'Inter è stato in una partita col Napoli, perché c'era Maradona e in Argentina davano tutte le partite importanti del calcio italiano. Prima ancora c'erano stati i racconti di mio padre e di mia madre, perché io abitavo vicino allo stadio dell'Independiente e lì l'Inter ha giocato partite importanti. Poi, dopo un'amichevole in Sudafrica con la Nazionale, Passarella mi chiamò e mi disse che l'Inter mi aveva preso, non me l'aspettavo.
- Ringrazio questa società, che mi ha dato fiducia, la famiglia Moratti per prima, perché quando sono arrivato ero uno sconosciuto. Avere fiducia in una squadra come l'Inter non è stata cosa da poco. Arrivare a Milano non era facile, ho fatto questo percorso e sono molto felice di essere rimasto così a lungo con l'Inter.
- Vorrei chiudere la carriera qui [all'Inter].
Capitano e gentiluomo
modifica- Il tifoso interista è abituato a soffrire ma non molla mai, non abbandona mai la barca nel momento del bisogno. Il tifoso interista è un innamorato cronico, un passionale, un sanguigno. Ha un carattere argentino. È fedele, appassionato, nel bene e nel male. Ma è anche esigente, così come brillante, intelligente e ironico.
- L'Inter è sempre sola nel senso di solitaria, staccata da tutto il resto, al confine; è sola nel senso di unica, nel modo di pensare, di agire e di rapportarsi con il mondo. Non mi stancherò mai di ripeterlo, a costo di sembrare banale: l'Inter è una creatura diversa rispetto a tutte le altre squadre. Nel nostro DNA c'è una piccola dose, o forse qualcosa di più, di sana, lucida follia; l'Inter è genio e sregolatezza, l'Inter è sofferenza, l'Inter è dolore, l'Inter è estasi. Dall'Inter ci si può aspettare tutto e il contrario di tutto. Vittorie impossibili e tonfi clamorosi, partite della vita e passaggi a vuoto inimmaginabili. È così, storicamente.
Citazioni su Javier Zanetti
modifica- Anche quando è stanchissimo riesce comunque a mantenere la dignità, la voglia, l'orgoglio di un giocatore professionale, come credo non ce ne siano mai stati. (Massimo Moratti)
- Con Javier abbiamo fatto tanti anni insieme e già a 22-23 anni era un toro e faceva tutto quello che deve fare un giocatore professionale, tutto. Io non conosco un altro giocatore che fa quello che fa lui. Perché oltre tutto lui faceva tutte le partite senza stancarsi mai. (Álvaro Recoba)
- Di Javier Zanetti non si può non pensare bene. Prima ripercorrevo la sua storia in Italia e la mia, lui è uno di quegli atleti che pur non essendo nato in Italia è amato come e anche più degli italiani. Ha sempre dimostrato serietà, correttezza e lealtà. Questo vuol dire che è una bella persona, che ha una grande famiglia e una società alle spalle che lo difende. Non si arriva ai vertici per caso, chi ci arriva vuol dire che è bravo. Ma oltre che col pallone, devi esserlo anche nella vita. Per chi come Zanetti è un personaggio popolare è molto più difficile esserlo fuori dal campo e lui lo è. (Gianni Petrucci)
- È fantastico. Lui vuole essere Baggio? E io vorrei essere lui, è indistruttibile. (Roberto Baggio)
- È soprannaturale. La cosa più sorprendente non è tanto quanto corre in partita e negli allenamenti, cioè moltissimo, ma la sua velocità di recupero. Quelli che studiano queste cose assicurano che in questo campo non ha rivali. (Esteban Cambiasso)
- Il capitano ha una voce incredibile, un carisma unico. Lo invito tra 10-15 anni, cioè quando smetterà, a inserirsi all'interno di Elio e le Storie Tese, c'è bisogno di uno come lui! (Elio)
- Il vero fenomeno dell'Inter sei stato tu, con la tua passione. Zanetti è sempre stato una garanzia: merita affetto e stima professionale. (Luigi Simoni)
- Javier, cioè Saverio, rappresenta qualcosa di unico. In breve: è l'Inter. Zanetti, per la causa, ha reinterpretato lo slogan del Blob televisivo: di tutto di più. È stato terzino destro e terzino sinistro, mediano laterale e mediano centrale. Gli avessero chiesto di improvvisarsi portiere, si sarebbe adattato. [...] Zanetti è l'Inter perché trasmette al popolo la sensazione di condividerne i valori. Lui, che è un sudamericano, oggettivamente estraneo alle tradizioni italiche, si è impadronito della maglia fino a trasformarla in una seconda pelle. [...] Lo chiamano «El tractor», il trattore, perché ha un fisico contadino, le cosce ingrossate, il cuore che non smette di pompare, i piedi che quando artigliano il pallone non lo mollano proprio. [...] gli interisti [...] gli perdonano gli eccessi (gli esperti sostengono che ha la tendenza ad innamorarsi della palla), perché colgono in lui una dedizione che, dopo tanto tempo, non è figlia dello stipendio, ma di qualcos'altro, qualcosa di ben più profondo. (Leo Turrini)
- Javier ha tantissime qualità ma la principale è quella di saper gestire ogni momento difficile con il buon senso e la simpatia. Poche volte l'ho visto arrabbiarsi in modo scomposto, anzi usava un altro metodo per risolvere i problemi interni: lo scherzo. A lui bastava una battuta per sistemare situazioni complicate fra compagni o con l'allenatore. Questa sua qualità l'ho sempre ammirata. (Iván Córdoba)
- Javier Zanetti è una figurina che ogni padre metterebbe in mano al proprio figlio come un santino, a prescindere dal campanile del tifo: gioca come lui, comportati come lui. Il capitano nerazzurro è da anni una stella polare indicata ai giovani che si incamminano nello sport. La sua lezione più preziosa è la dignitosa accettazione della sconfitta e l'orgoglioso sforzo per ripartire. Una lezione straordinariamente moderna oggi che ai ragazzi si insegna altro: che la sconfitta è la spia del fallimento, da evitare in tutti i modi, e non un passaggio naturale e istruttivo per migliorarsi. (Luigi Garlando)
- L'avversario più difficile che abbia mai incontrato è stato Javier Zanetti. Lo incontrai per la prima volta nel '99, ai quarti di Champions. Lui terzino destro, io ala sinistra. M'impressionò per le sue qualità: rapido, potente, intelligente, esperto. Ci ho giocato contro altre due volte. È stato l'avversario più duro in assoluto. Un campione completo. (Ryan Giggs)
- Non c'è un solo modo di essere leader e non esiste una sola strada per farsi ascoltare. Spesso alzare la voce non è utile. Prendete l'esempio di Zanetti, lui è stato un gran capitano, ma non ha mai urlato ai compagni, né imponeva la propria personalità. Lui era l'esempio da seguire, perché si allenava con costanza, metteva la squadra davanti a tutto, non ha mai fatto un minuto di ritardo, sempre il primo a sacrificarsi e l'ultimo a mollare. I suoi compagni seguivano l'esempio che lui dettava in silenzio, semplicemente eseguendo il suo lavoro in maniera praticamente impeccabile. (Mauro Milanese)
- Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell'Inter. (Giuseppe Bergomi)
- Pupi, ti voglio molto bene, lo sai, e ho grande ammirazione per tutto quello che continui a fare all'Inter. (Diego Simeone)
- Sapevo che è una forza della natura, ma non pensavo fosse questo uomo. E poi il suo passaporto deve essere sbagliato. Non può avere 36 anni, devono essere al massimo 25-26. (José Mourinho)
- Zanetti? È difficile trovare una parola per lui, perché è un grande esempio in campo e fuori e noi argentini dobbiamo essere orgogliosi di lui, perché ha fatto la storia di questo club. (Diego Milito)
- Zanetti dell'Inter è uno dei miei giocatori preferiti di tutti i tempi. Gioca ogni partita, copre ogni ruolo. Per questo ha 145 presenze nell'Argentina. (Phil Neville)
- Zanetti ha annodato una all'altra quelle delusioni e ne ha fatto una corda solidissima con cui si è arrampicato fino alla gloria somma del Triplete. La sua traiettoria calcistica ha la forza di una parabola. (Luigi Garlando)
Note
modifica- ↑ Citato in Zanetti, la mania dei capelli "Solo mia figlia può toccarli", Gazzetta dello sport, 27 gennaio 2009.
- ↑ a b c Citato in Zanetti difende Moratti: "Un grande signore. Balo? Dovesse tornare...", tuttomercatoweb.com 16 novembre 2011.
- ↑ Citato in Zanetti: "Ivan meritava un regalo così", Inter.it, 6 maggio 2012.
- ↑ Citato in Il breve incontro tra Javier Zanetti, Franco Baresi e Benedetto XVI, Uccronline.it, 9 giugno 2012.
- ↑ a b c Citato in Zanetti: "800 volte Inter, l'orgoglio di esserci", Inter.it, 21 agosto 2012.
- ↑ a b c d Citato in Una carriera da record, Zanetti ripercorre alcune tappe: "Ronaldo, Baggio e Ibra i più forti con cui ho giocato. L'allenatore migliore? Mourinho ci ha insegnato un nuovo modo di lavorare", Goal.com, 28 settembre 2012.
- ↑ a b Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, mai senza Inter, Inter.it, 28 settembre 2012.
- ↑ Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, tifosi spettinatemi!, Inter.it, 28 settembre 2012.
- ↑ a b c Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, natura e genitori, Inter.it, 28 settembre 2012.
- ↑ a b c Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, Picchi e Facchetti, Inter.it, 28 settembre 2012.
- ↑ Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, Elio e le Storie Tese, Inter.it, 28 settembre 2012.
- ↑ In realtà il fatto avvenne in occasione del Trofeo Birra Moretti dello stesso anno. Cfr. Alessio Da Ronch, Dramma Adriano, è morto il padre, La Gazzetta dello Sport, 5 agosto 2004.
- ↑ Da Javier Zanetti e Gianni Riotta, Giocare da uomo, Mondadori, 2013, p. 85. ISBN 88-04-63351-4
- ↑ Da Javier Zanetti, Giocare da uomo, Edizioni Mondadori, Milano, 2013, ISBN 88-52-04387-X.
- ↑ a b c Da un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport; citato in Calciomercato Inter, Zanetti: "Dybala ci piace. Balotelli? Se Mancini lo chiedesse...", Calciomercato.it, 8 maggio 2015.
- ↑ Da un'intervista a Gianni Riotta a Sky Sport 24; citato in Filippo M. Capra, Riotta: "Bonucci? L'unico capitano che mette zizzania al posto di fare da paciere. Lo disse anche Zanetti", Tuttomercatoweb.com, 11 settembre 2017.
- ↑ Citato in La situazione in cui è finito Lukaku, Il Post, 10 agosto 2023
Bibliografia
modifica- Javier Zanetti, Capitano e gentiluomo, Rizzoli, Saggi Italiani, 2007. ISBN 9788817032995
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