Armando Picchi

allenatore di calcio e calciatore italiano (1935-1971)

Armando Picchi (1935 – 1971), calciatore e allenatore di calcio italiano.

Armando Picchi (1965)

Citazioni di Armando Picchi modifica

  • Ho il problema di inserire in prima squadra Causio; più lo vedo in allenamento e giocare con la "De Martino" e più mi convinco che sia un giocatore di eccezionale avvenire.[1]
  • Il calcio mi piace moltissimo, ma non è tutto, non vorrei mai andare avanti a stento. [...] Se dovessi fallire, tanto varrebbe cambiare mestiere; od allenatore [...] con piena soddisfazione della società, oppure a Livorno a fare qualcosa d'altro.[1]
  • Se l'Inter deve qualcosa al Mago [Helenio Herrera], quanto deve il Mago a noi giocatori? Molto, forse moltissimo.[2]

Citazioni su Armando Picchi modifica

  • Era un uomo intelligente e preparato, possedeva carisma, personalità, capacità persuasive e spiccate attitudini al comando. Sarebbe sicuramente diventato uno dei migliori allenatori d'Italia. (Giampiero Boniperti)
  • La svolta ha un nome: Armando Picchi. Mi disse: "Mi manca il terzino destro. Giocaci te, vedrai che ti piacerà". Io l'ho ascoltato, Picchi era un gran signore. [...] ex calciatore, parlava molto con noi. Ci raccontava della Grande Inter e della sua difesa. A me ha insegnato molto, anche da un punto di vista pratico. La sua morte precoce è stato un dolore immenso per tutti. (Luciano Spinosi)
  • L'interpretazione che Armando fornisce del ruolo di «libero» è esemplare ma discussa. È lui l'ultima barriera davanti al portiere, è lui che non sguarnisce mai la difesa, è lui che calamita ogni pallone anche senza essere un fenomeno nel gioco aereo. (Mario Gherarducci)
  • Nella mia carriera non ricordo di aver mai parlato bene di un allenatore. Di Picchi debbo farlo, lui non lo sa ma giochiamo quasi sempre per lui. (Sandro Salvadore)
  • Non voleva mai perdere, lo ha sconfitto la morte. (Gino Palumbo)

Sandro Mazzola modifica

  • Dalla difesa arrivava in area di rigore e ti dava tutte le indicazioni. Quando parlava e ti veniva incontro eri già impressionato, perché aveva una personalità incredibile. Era un maestro.
  • Dava l'esempio, sempre e comunque, anche quando in ritiro la sera dovevamo restare tutti nelle nostre camere. Si metteva nel corridoio, su una sedia, e controllava. E se vedeva qualcuno prometteva di riferire tutto... ma poi non lo diceva mai a nessuno.
  • Era quello che sapeva quando era il momento di parlare con un compagno. Ti si avvicinava, ti entrava in testa e ti scuoteva... un comandante vero.
  • [«Quando in allenamento o da avversario, lei giocatore d'attacco, si è trovato a essere marcato da Picchi com'è andata?»] Male, non l'ho mai presa. Invece di scattare guardavo lui e pensavo che prima o poi tanto mi avrebbe fermato.
  • [«Com'era da capitano nello spogliatoio della grande Inter?»] Ricordo che appena entrava si metteva subito a sedere, e quando in particolar modo le cose non andavano bene tutti facevano un silenzio assoluto. Poi Picchi andava dai campioni, uno per uno, soprattutto quelli in grado di cambiare le sorti dell'incontro, e li incitava come solo lui sapeva fare, dicendo loro che stavano comunque facendo una grande partita, una gara eccezionale. E in ognuno di noi scattava qualcosa, a tal punto che neanche ricordavi che cosa avevi fatto fino a quel momento.

Note modifica

  1. a b Citato in Stefano Bedeschi, Armando Picchi (seconda parte), tuttojuve.com, 17 luglio 2013.
  2. Citato in Mario Gherarducci, Picchi, il battitore libero che mandava in crisi il Mago, Corriere della Sera, 25 maggio 2001, p. 45.

Voci correlate modifica

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