Partita del secolo

semifinale del Mondiale di calcio di Messico 1970, tra Italia e Germania Ovest
(Reindirizzamento da Italia-Germania 4 a 3)

Citazioni sulla Partita del secolo.

La targa commemorativa della partita, apposta all'esterno dello Stadio Azteca di Città del Messico, dove si svolse la gara

Citazioni

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  • [Sul gol del 4-3] Avevo in mente di dribblarli tutti, poi vidi il muro bianco davanti a me e passai il pallone di lato, per riceverlo più avanti. Ma solo rivedendo l'azione in tivù mi accorsi di avere segnato di destro e non di sinistro, tanto rapido era stato il mio cambio di piede. (Gianni Rivera)
  • I miei primi Mondiali li ho visti a spizzichi e bocconi dal televisore nel retro dell'hotel Duomo. Avevo 16 anni ed era il 1970. La partita Italia-Germania l'ho guardata lì. Tra un'ordinazione e l'altra correvo a vederla. Per essere onesto, quella notte del 17 giugno ho fatto di tutto per lavorare il meno possibile: ero ipnotizzato davanti allo schermo. [...] Che emozione i supplementari! [...] Più che una partita, sembrava di guardare un film. Un susseguirsi di emozioni ingestibile tra un'ordinazione e l'altra! [...] Dopo quell'Italia-Germania 4 a 3, ho avuto la certezza matematica che a me proprio non piaceva fare il cameriere. Volevo giocare a calcio, sentivo che la mia vita doveva essere altrove. (Marco Tardelli)
  • [«Come visse lei Italia-Germania 4-3?»] In tribuna accanto a una riserva tedesca. Una volta si alzava lui, una volta mi alzavo io. Alla fine lui è rimasto seduto... (Comunardo Niccolai)
  • Non è stata solo una partita, è stato un evento collettivo, storico, roba da sociologia, mica solo sport. Noi ovviamente eravamo solo ragazzi e non avemmo la percezione reale di cosa stavamo vivendo, lo capimmo solo dopo, al nostro ritorno in Italia. Non era calcio, era di più. (Roberto Boninsegna)
  • Tanti ragazzi italiani compreso il sottoscritto hanno avuto il permesso dal papà e dalla mamma di vedere la partita. È meta giugno, o ci sono gli esami o domani non vai neanche a scuola, perché no? Tutti quelli che stanno vedendo la partita – e sono diciassette milioni – se incontreranno qualcuno che quella partita non l'ha vista, gliela racconterà minuto per minuto, occasione per occasione, infarto mancato per infarto mancato. (Federico Buffa racconta Storie Mondiali)
  • Una partita drammatica e incredibile. (Nando Martellini)

  Citazioni in ordine temporale.

  • Chi l'ha vista ne ricorda ancora le sensazioni indelebili: mentre chi non l'ha vista, se non nei filmati, probabilmente ha capito (ma non del tutto) che notte trascorremmo quella notte. Perché Italia-Germania, è giusto rammentarlo, finì alle due abbondantemente passate. Ed è raccapricciante ricordare che, in caso di pareggio sul 3 a 3, si sarebbe tirata la monetina. Altro che algoritmi!
  • A quel match sono stati dati tanti significati. Il più importante, secondo me, al di là del valore sportivo, è che segnò agli occhi del mondo il culmine di un riscatto umano, sociale e persino politico di un Paese che era stato in ginocchio fino a qualche lustro prima e che anche nelle gioie e nella coesione dello sport aveva ritrovato la sua strada. Da Coppi e Bartali, via via fino agli eroi contadini delle prime due Olimpiadi del dopoguerra, poi la bellissima sbornia dei Giochi di Roma, per finire col [...] titolo europeo nel calcio nel 1968: quel calcio che a livello di Nazionale ci aveva visto iniziare da campioni del Mondo in carica gli anni 50 e che, per vent'anni, ci aveva riservato solo bastonate. Quei ragazzi che ci fecero sognare in Messico erano tutti "figli della guerra”: dai più vecchi (Puia e Burgnich del '38 e del '39) ai più giovani (Niccolai, Gori, Prati e Furino, tutti del '46). Si chiamavo Tarcisio, Comunardo, Angelo, Ugo, Giuseppe, Dino, Giacinto. Venivano da famiglie modestissime: quelle che si erano rimboccate le maniche per dar loro da mangiare e per farli crescere in un Paese migliore. E loro avevano ringraziato così: regalandoci un sorriso e sputando l'anima finchè avevano potuto.
  • La partita andò come andò: in un crescendo di emozioni [...] a cui contribuirono prodezze e svarioni, terzini fuori posto che andarono a far gol e svolazzi difensivi. Eppure alle due di notte di quel mercoledì, ormai giovedì, di un'estate già calda, l'Italia si ritrovò tutta "desta" come da spartito. Il gol decisivo di Rivera [...] suscitò, dalle finestre spalancate, il primo boato in mondovisione della nostra storia. Si riempirono spontaneamente le piazze: molti tirarono l'alba e andarono direttamente a lavorare. Il resto lo fece la china del tempo: e così quella palla di neve azzurra diventò prima una slavina, poi una valanga e poi un mito. Forse sovradimensionato (in fondo era solo una “semifinale” di un Mondiale [...]), forse preterintenzionale, probabilmente atteso e "necessario". Di certo, indimenticabile.
  • Io ero davanti alla tv con mio padre. Ricordo che ci abbracciammo: cosa non usuale per una generazione non esattamente cresciuta a smancerie. [...] Sì, forse fu davvero la mia partita del secolo.
  • Italia-Germania è giusto di quelle partite che si ha pudore di considerare criticamente. La tecnica e la tattica sono astrazioni crudeli. Il gioco vi si svolge secondo meno vigili istinti. Il cuore pompa sangue ossigenato dai polmoni con sofferenze atroci. La fatica si accumula nei muscoli male irrorati. La squadra, a stento nata traverso la applicazione assidua di molti, si disperde letteralmente. Campeggia su diversi toni l'individuo grande o fasullo, coraggioso o perfido, leale o carogna, lucido o intronato. Se assisti con sufficiente freddezza, annoti secondo coscienza. Non ti lasci trasportare, non credi ai facili sentimenti, non credi al cuore (anche se romba nelle orecchie e salta in gola).
  • Parliamo allora di calcio, non di bubbole isteroidi. I bravi messicani sono impazziti a vedere italiani e tedeschi incornarsi con tanto furore. Adesso fanno i loro ditirambi. Pensano di apporre una lapide all'Azteca. Sarei curioso di leggere: e magari di veder fallire in altri la voglia di poetare ore rotundo.
  • Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l'infarto, non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l'aspetto tecnico-tattico. Sotto l'aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).
  • Dopo il 2-1 per loro, ci provo anch'io. Non sempre, ma ogni tanto sui calci da fermo mi sganciavo. Dopo la punizione di Rivera ribattuta da un tedesco, mi ritrovo il pallone sul sinistro, solo, in mezzo all'area. Tiro di prima intenzione, dritto per dritto. Maier è battuto. Io a mala pena esulto. Poi ricordo gli abbracci dei compagni e il ritorno nella nostra metà campo.
  • I tempi supplementari sono stati come una partita tra scapoli e ammogliati. Giocammo con il cuore e le poche forze rimaste, chi aveva spendeva. Tutti avanti e tutti indietro, senza troppi pensieri, con l'unico desiderio di fare un gol in più dell'avversario.
  • Il successo sulla Germania fu il nostro Risorgimento. Quella partita smise di essere solo un gioco per diventare altro, una rivincita di carattere, una prova di unità e d'identità. Finalmente un'Italia che le suonava ai tedeschi che ci consideravano molli, deboli, fannulloni.

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