Federico Olivero

traduttore, critico letterario e filologo italiano (1878 - 1955)

Federico Olivero (1878 – 1955), traduttore, critico letterario e filologo italiano.

Saggi di letteratura inglese modifica

  • La prosa tedesca secondo il Coleridge[1] aveva raggiunto la sua perfezione non negli scritti di Goethe o di Schiller, ma in quelli di Lessing, come pure è il Lessing che tiene il primato nella trattazione del verso sciolto, malgrado le difficoltà inerenti a questa forma metrica nella lingua germanica. (p. 80)
  • La preferenza dello Shelley riguardo al valore estetico delle tre Cantiche [dantesche], paragonate fra loro, parrebbe rivolta al Paradiso, in cui le immagini radiose, la gemmea colorazione, il perenne fulgore dello sfondo, dovevano particolarmente gradire al suo spirito sì propenso alle vive irradiazioni, agli effetti di luce e di tinte trasparenti. Inoltre egli osserva come, nell'apprezzamento delle Cantiche, i critici più acuti abbiano invertito il giudizio del volgo ammirando assai più i pregi dell'ultima parte di quelli delle altre. La terza Cantica gli offriva insuperabili splendori d'arte; quell'ascensione del poeta di stella in stella apparivagli come la più fulgida manifestazione della poesia moderna. (pp. 127-128)
  • Coll'approfondirsi della sua conoscenza della letteratura nostra [italiana], lo Shelley veniva sempre più ad apprezzare l'influsso che sullo sviluppo della poesia inglese aveva esercitato il genio italico; tanta maggiore importanza veniva quindi ad acquistare per lui la figura di Dante, che risplendeva sulla soglia del Rinascimento come un astro prodigioso, onde non solo sul Petrarca e sugli autori italiani doveva effondersi una viva luce, ma pur anche sul Chaucer e sui minori poeti della Rinascenza inglese. «Dalla Rinascenza italiana Chaucer prese ispirazione», dice lo Shelley[2], «e l'edifizio della letteratura inglese è fondato su materiali italici». (pp. 135-136)
  • Meredith cerca sempre di avvicinare quant'è possibile l'espressione all'emozione, di far sì che la forma si modelli perfettamente sulla sensazione, che essa segua ogni movimento dell'animo, e rispecchi fedelmente il pensiero; dal suo stile spira quindi una rara freschezza ed una singolare forza d'evocazione, essendo l'espressione precisa di un momento veramente sentito, di un'immagine realmente vista; ogni imitazione, ogni rettorica è perciò lontana, e la minuta, energica precisione d'ogni tocco non è che il risultato di un'acuta analisi delle impressioni, e di un'abilità tecnica, di una speciale maestria nel riprodurre colla parola i sentimenti e le visioni della sua anima. (p. 295)
  • Come per Tennyson[3] era naturale l'avvolgere ogni oggetto in una pallida, visionaria luce di sogno, cosi al Meredith sembra indispensabile il far variamente scintillare sulle cose ch'egli si accinge a descrivere un raggio magico che le trasfigura, e talora le deforma. V'è una specie di alessandrinismo nel suo stile, un bizantinismo in quel suo giuoco continuo colla forma e coll'idea, in quel suo raffinare sulla sensazione, in quella sua scelta dei fiori più bizzarri del suo ingegno per l'ornamentazione della sua frase. (pp. 298-299)
  • [Walter Pater] L'impressione di raffinatezza, di squisita eleganza, di pura idealità, che deriva dall'opera sua, risulta dal fatto che Pater, componendo il suo sogno estetico, scartò ogni materiale rozzo o grossolano che poteva essergli offerto dalla vita; la bruttezza materiale o morale è assente dall'opera sua, o appena accennata, e per lo più evitata con cura [...]. (p. 341)
  • [Walter Pater] Una passione intensa per la bellezza è visibile in tutta l'opera sua, e si rivela non solo nell'importanza ch'egli dà all'elemento estetico nella sua concezione della vita, nelle analisi perspicaci di anime d'artisti, nella sua descrizione vivida di quadri ed oggetti d'arte, ma ancora in quel suo orrore del brutto e del volgare, in qualunque forma esso si manifesti, nel pensiero o nella materia. (p. 350)
  • [Theodore Watts-Dunton] Dal suo temperamento visionario derivano le più spiccate caratteristiche dell'opera sua; sia in Aylwin che in The Coming of Love, la concezione della vita è essenzialmente quella di uno spirito che ripone la sua fede nel vero, in una realtà al disopra di quella puramente materiale; la passione stessa non è altro che un'aspirazione verso l'ideale, un ideale che si manifesta in apparizioni di suprema leggiadria, in emblemi ed in figure di sogno. (p. 404)
  • [Theodore Watts-Dunton] Il suo mondo poetico è immerso in un'atmosfera shelleyana d'oro e di fuoco; dalla confusa massa dell'universo, come da uno sfondo di nebbia ondeggiante, le creature e le apparizioni ch'egli viene dipingendo risaltano nitide e scintillanti, quasi plasmate in alcun ardente metallo, quasi illuminate da un fulgore di perla. (p. 405)
  • L'arte del Watts-Dunton, al pari di quella dei poeti ch'egli predilige, ci introduce in un magico universo di simboli, ove fluttuano eteree visioni fra raggi di pallida luce, la luce triste e nostalgica di una sera d'autunno; e gli occhi delle figure ch'egli evoca hanno un mistico fascino, come di creature immortali. Dal suo mondo poetico la vita è allontanata con un gesto imperioso, ma essa ritorna adombrata nel suo sogno d'artista, e le emozioni rivivono nelle sue vaghe allegorie; le tragiche vicende dell'esistenza sono rese imperiture dal canto che sgorga dalla sua anima pensosa ed oscura, e tuttavia assetata d'immortalità. (p. 412)
  • [Arthur Symons] Lo scopo della sua arte non è di ritrarre la realtà, ma di evocare sogni meravigliosi e di rappresentarli colla maggior vividezza possibile; l'arte sua è quindi fondata su di una psicologia in parte reale ed in parte fantastica, il suo scopo essendo quello di dare una bellezza, per lo più strana e singolare, alla sua passione, – su di una osservazione accorta della natura, ch'egli però non copia servilmente, ma di cui si giova per esprimere con immagini lucide il suo intimo sogno; [...]. (p. 461)
  • [Arthur Symons] Come Browning[4] egli cerca di racchiudere nel breve spazio di una lirica il dramma di tutta un'esistenza, indicando con tratti sintetici e suggestivi i punti essenziali della mistica tragedia che si svolge nell'intimo di un'anima, o la ruina che produce nella vita una sciagurata tendenza ad obliare nel fascino mortale dei sogni il dolore ed il tedio [...]. (p. 464)

Note modifica

  1. Samuel Taylor Coleridge.
  2. A Defense of Poetry, II, 27. [N.d.A.]
  3. Alfred Tennyson.
  4. Robert Browning.

Bibliografia modifica

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