Percy Bysshe Shelley

poeta britannico (1792-1822)

Percy Bysshe Shelley (1792 – 1822), poeta inglese.

Percy Bysshe Shelley nel 1819

Citazioni di Percy Bysshe Shelley modifica

  • Anche un po' di depressione è troppo.[1]
  • Chi non ama il suo prossimo vive una vita sterile e prepara una tomba miserabile per la sua vecchiaia.[2][3]
  • Ciò che semini, un altro lo raccoglie; | La ricchezza che trovi, un altro se la tiene.
The seed ye sow another reaps; | The wealth ye find another keeps.[4]
  • Come un terremoto culla un cadavere | nella sua bara nella creta, | così il Bianco Inverno, rude balia, | culla l'Anno freddo come la morte oggi; | Ore solenni! gemete forte | per il vostro padre nel suo sudario.[5]
  • E alla terra che dorme, attraverso il mio labbro, | tu sia la tromba d'una profezia! Oh, Vento, | se viene l'Inverno, potrà la Primavera essere lontana?[6]
  • [John Keats] Egli ha sorpassata l'ombra della nostra notte; | né invidia né calunnia, né odio né pena, | né l'inquietudine che gli uomini a torto chiamano voluttà, possono più toccarlo e torturarlo ancora. | Dal contagio lento della macchia del mondo | egli è salvo…[7]
  • I camaleonti vivono di luce e di aria: | Il cibo dei poeti è l'amore e la fama.[8][3]
  • Il dì si fa più solenne e sereno | quando il meriggio è passato – v'è un'armonia | nell'autunno, e una lucentezza nel suo cielo, | che per l'estate non si ode o vede, | come se non potess'essere, come se non fosse stata![9]
  • Il macello d'innocui animali non può mancare di produrre molto di quello spirito d'insana e spaventevole esultanza per la vittoria acquistata a prezzo del massacro di centomila uomini. Se ne deriva che l'uso del cibo animale sovverte la pace della società umana, e quanto inescusabile è l'ingiustizia e la barbarie contro queste miserande vittime! Esse vengono chiamate in vita artificialmente affinché conducano una breve e miserabile esistenza di schiavitù e pena, abbiano i loro corpi mutilati, i loro sentimenti oltraggiati.[10]
  • In nome di tutto ciò che è sacro nelle nostre speranze per il genere umano, esorto quelli che amano la felicità e la verità a fare ragionevole esperimento del sistema vegetariano.[11]
  • [Roma] la città dei morti, anzi di coloro che non possono morire, dei sopravvissuti.[12]
  • L'inferno è una città che somiglia molto a Londra | Una città con tanta gente e tanto fumo.[13]
  • Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima | nudo, sotto l'occhio senza palpebre del Cielo! | Città elisia, che calmi con incantesimo | l'aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, | come sonno attorno all'amore! | Metropoli di un Paradiso in rovine | da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.[14]
  • [Descrivendo un mondo ideale] Ora l'uomo non uccide più l'agnello dai dolci occhi; ha smesso di divorarne le carni macellate che, per vendetta delle violate leggi naturali, sprigionano nel suo corpo putridi umori, tutte le malefiche passioni, i vani pensieri, l'odio e la disperazione, la ripugnanza e, nella sua mente, i germi della sofferenza, della morte, della malattia e del crimine.[15]
  • Più un oggetto sfugge al nostro sguardo, maggiore è lo sforzo che facciamo per afferrarlo, poiché esso punzecchia il nostro orgoglio, eccita la nostra curiosità e ci appare interessante. Combattendo ciascuno per il proprio dio, infatti, si combatte solo per gli interessi della propria vanità, la quale, fra tutte le passioni prodotte dal cattivo assetto sociale, è quella che può essere offesa più facilmente e quella che meglio si presta a commettere follìe.[16]
  • Quella fanciulla rotonda carica di bianco fuoco, | che i mortali chiaman la Luna [...].[17]
  • Raramente ho visto una città così bella al suo primo apparire come Firenze.[18]
  • Salute a te, o spirito di gioia! | Tu che non fosti mai uccello, e dall'alto | del cielo, o vicino, rovesci | la piena del tuo cuore in generose | melodie di un'arte non premeditata. | Sempre più in alto, in alto ti vedo | guizzare dalla terra, una nube di fuoco, | e percorri con l'ali l'infinito azzurro, | ti levi nell'aria cantando, | e librandoti alta ancora canta. (da Ad un'allodola[19])
  • So di essere uno di quelli che gli uomini non amano; ma sono di quelli di cui si ricordano.[20]
  • Tutte le religioni sono buone le quali fanno buoni gli uomini; ed il modo in cui un individuo dovrebbe provare che il suo metodo di venerare Dio è il migliore, è di essere lui stesso migliore di tutti gli altri uomini.[21]
  • [Sul Colosseo] Vedo una gran cerchia d'archi, e tutt'intorno giacciono pietre infrante che furono parte un tempo di una solida muraglia. Nelle fessure e sopra le volte cresce una foresta di arbusti, olivi selvatici, e mirti, e rovi intricati, e malerbe confuse… Le pietre sono massicce, immense, e sporgono l'una sull'altra. Vi sono terribili fenditure nelle mura, e ampie aperture da cui si vede il cielo azzurro…[22]

Citazioni errate modifica

  • Più studiamo, più scopriamo la nostra ignoranza.
The more we study, we the more discover | Our ignorance.
Citazione di Pedro Calderón de la Barca, in Scenes from the Magico Prodigioso, quarto discorso di Cyprian, tradotta da Shelley, riportato in The Poetical Works of Percy Bysshe Shelley, a cura di William B. Scott.

In difesa della poesia modifica

  • Mentre si preoccupano di ridurre e combinare la mano d'opera, il meccanicista e l'economista politico stiano attenti a che le loro scelte, non illuminate dai principi primi di esclusiva pertinenza dell'immaginazione, non finiscano per accentuare il divario tra opulenza e indigenza, così come è avvenuto nell'Inghilterra moderna. Hanno così messo in pratica il detto: "A chi ha, sia dato di più; a chi non ha, venga tolto anche il poco che possiede".[23] I ricchi sono diventati più ricchi; i poveri, più poveri, e la nave dello stato è vessata tra la Scilla dell'anarchia, e il Cariddi del dispotismo.
  • Sotto nomi più o meno speciosi, ogni epoca ha idolatrato i propri errori: la Vendetta è l'idolo nudo di un'età semibarbarica; l'Illusione è l'immagine velata del male oscuro davanti al quale giacciono prostrate l'opulenza e la sazietà.
  • Una narrazione di fatti particolari è uno specchio che oscura e distorce quello che dovrebbe essere bello; la poesia è uno specchio che rende bello quello che è distorto.

Explicit modifica

I poeti sono i misconosciuti legislatori del mondo.

Prometeo liberato modifica

  • Diede all'uomo il linguaggio, e il linguaggio creò il pensiero | Che è il metro dell'universo.[24][3]
  • I gesti più consueti sono belli per l'amore.
Familiar acts are beautiful through love. (IV, 403)[25]
  • Il dolore è cieco per qualche tempo, e così il mio. | A nessuna cosa vivente auguro di soffrire.
Grief for awhile is blind, and so was mine. | I wish no living thing to suffer pain. (I, I, 304-5)
  • Non conoscere fede, né amore, né legge, essere | Onnipotenti ma soli, è regnare.
To know nor faith, nor love, nor law, to be | Omnipotent but friendless, is to reign. (II, IV, 47)
  • Tutti gli spiriti che servono il male sono schiavi.
All spirits are enslaved which serve things evil. (II, IV, 110)

Incipit di alcune opere modifica

Adone modifica

Piango Adonais – è morto.[3]

La necessità dell'ateismo modifica

Non c'è dio né divinità

Questa negazione si riferisce solamente all'aspetto creativo del divino. Resta ferma l'ipotesi di uno spirito coeterno ed immanente all'universo.

Lettere modifica

  • Cristo non è mai esistito… la caduta dell'uomo, l'intera struttura della superstizione che essa sostiene non può più ottenere il credito dei filosofi.[26]
  • Napoli, 22 dicembre 1818
    Mio caro Peacock,
    la nostra successiva escursione è stata il Vesuvio. Abbiamo raggiunto Resina [Ercolano] in carrozza. Lì Mary e io siamo montati sui muli, mentre Clare è stata trasportata sulle spalle di quattro uomini, seduta su di una sedia, come un membro del Parlamento che ha vinto le elezioni, e spaventata allo stesso modo, anche se con minor ragione.[27]
  • Il Vesuvio, dopo i ghiacciai, è la più impressionante esibizione delle energie della natura che ho mai visto. Non ha la incommensurabile grandezza, la irresistibile magnificenza né, sopra tutto, la radiante bellezza dei ghiacciai; ma possiede tutta la loro caratteristica forza, tremenda e irresistibile. [...] La lava, come il ghiaccio, striscia continuamente con un suono crepitante come quello del fuoco che si spegne.[27]

Citazioni su Percy Bysshe Shelley modifica

  • Ah, ma non ivi alcuno de' novi poeti mai surse, | se non tu forse, Shelley, spirito di titano, | entro virginee forme. (Giosuè Carducci)
  • Coll'approfondirsi della sua conoscenza della letteratura nostra [italiana], lo Shelley veniva sempre più ad apprezzare l'influsso che sullo sviluppo della poesia inglese aveva esercitato il genio italico; tanta maggiore importanza veniva quindi ad acquistare per lui la figura di Dante, che risplendeva sulla soglia del Rinascimento come un astro prodigioso, onde non solo sul Petrarca e sugli autori italiani doveva effondersi una viva luce, ma pur anche sul Chaucer e sui minori poeti della Rinascenza inglese. «Dalla Rinascenza italiana Chaucer prese ispirazione», dice lo Shelley[28], «e l'edifizio della letteratura inglese è fondato su materiali italici». (Federico Olivero)
  • La preferenza dello Shelley riguardo al valore estetico delle tre Cantiche [dantesche], paragonate fra loro, parrebbe rivolta al Paradiso, in cui le immagini radiose, la gemmea colorazione, il perenne fulgore dello sfondo, dovevano particolarmente gradire al suo spirito sì propenso alle vive irradiazioni, agli effetti di luce e di tinte trasparenti. Inoltre egli osserva come, nell'apprezzamento delle Cantiche, i critici più acuti abbiano invertito il giudizio del volgo ammirando assai più i pregi dell'ultima parte di quelli delle altre. La terza Cantica gli offriva insuperabili splendori d'arte; quell'ascensione del poeta di stella in stella apparivagli come la più fulgida manifestazione della poesia moderna. (Federico Olivero)
  • Se il volto di Byron era una maschera creata dalla personalità interiore del poeta che tradiva involontariamente i suoi sentimenti o li drammatizzava a tutto beneficio di un osservatore scelto, quello di Shelley era di una trasparenza che rivelava la sua vita interiore e le diverse peculiarità che dominavano il suo intelletto: la sua ingenuità, il suo facile entusiasmo, il suo ardore superficiale. Il suo singolare temperamento gli aveva donato un aspetto privo di età. Sfuggiva a ogni classificazione, cronologica o caratteriale che fosse. (Peter Quennell)
  • Shelley, sublime utopista, visionario entusiasta, vagheggiò e adorò fin dall'infanzia un mondo ideale e edennico; credé al trionfo immancabile e definitivo di una religione d'Amore universale, di fraternità, di eguaglianza. Ma volendo, nella sua commovente semplicità e sincerità, uniformare alle sue idee la sua vita, passò d'errore in errore, di dolore in dolore, ma sempre puro, sempre buono, sempre grande e sempre infelice. L'arte fu la sua unica consolazione, la natura il suo asilo. (Enrico Nencioni)
  • Scevro di ogni influsso perturbatore dell'arte e della sua libertà è invece lo Shelley, questo singing god dell'Inghilterra moderna, il più squisito forse dei moderni lirici della natura. Anima delicatamente sensitiva, le cui fibre tremano come le foglie della mimosa pudica ed esalano in essenze sottili le impressioni esterne come un fiore fa dei succhi vitali che attinge dalla terra, nessuno al pari di lui visse e morì nella natura. Il Tamigi, i laghi svizzeri, i mari d'Italia furono la sua culla di poeta e la sua tomba. (Alessandro Chiappelli)
  • Sono stato un cannibale per venticinque anni. Per il resto della vita sono stato vegetariano. Fu Shelley che mi aprì gli occhi per la prima volta sulla ferocia della mia dieta. (George Bernard Shaw)

Note modifica

  1. Da Lines of despair; citato in Serena Zoli, Giovanni B. Cassano, E liberaci dal male oscuro, TEA, Milano, 2009, p. 475. ISBN 978-88-502-0209-6
  2. Da Alastor, "Prefazione".
  3. a b c d Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  4. Da Song to the Men of England, 1819, 5.
  5. Da Lamento per l'Anno, II, in Percy Bysshe Shelley, Poesie 1814-1822, p. 123.
  6. Da Ode al vento occidentale, traduzione di Roberto Sanesi.
  7. Citato in Charles Morgan, La fontana, Mondadori, 1961.
  8. Da An Exhortation.
  9. Da Inno alla Bellezza Intellettuale, VII, vv. 1-5, in Percy Bysshe Shelley, Poesie 1814-1822, p. 24.
  10. The butchering of harmless animals cannot fail to produce much of that spirit of insane and hideous exultation in which news of a victory is related altho' purchased by the massacre of a hundred thousand men. If the use of animal food be in consequence, subversive to the peace of human society, how unwarrantable is the injustice and barbarity which is exercised toward these miserable victims. They are called into existence by human artifice that they may drag out a short and miserable existence of slavery and disease, that their bodies may be mutilated, their social feelings outraged. (da On the Vegetable System of Diet, in Complete Works, a cura di Roger Ingpen e Walter E. Peck, vol. 6, Gordian Press, New York, 1965, pp. 343-344)
  11. By all that is sacred in our hopes for the human race, I conjure those who love happiness and truth, to give a fair trial to the vegetable system. (da A Vindication of Natural Diet, F. Pitman – J. Heywood, Londra – Manchester, 1884, p. 18)
  12. Citato in Vittorio Vidotto, Roma contemporanea, Laterza, Roma, 2001, p. 4. ISBN 88-420-6464-5
  13. Da Peter Bell the Third, 147; citato Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013, n. 899. ISBN 9788858654644.
  14. Da Ode a Napoli; citato in Vincenzo Pepe, La baia di Napoli in alcuni campioni di poesia…, lacropoli.it.
  15. Da Queen Mab; citato in Aa.Vv., Un gusto superiore: un modo nuovo di mangiare e di vivere, The Bhaktivedanta Book Trust Italia, 1992, p. 22.
  16. Da La necessità dell'ateismo (1813), Nessun Dogma, Roma, 2012, pp. 15-16.
  17. Da La nuvola, in Percy Bysshe Shelley, Poesie 1814-1822, p. 88.
  18. Citato in Attilio Brilli, Viaggiatori inglesi e americani nella Città del Fiore; in Emanuele Kanceff, Attilio Brilli, Giorgio Cusatelli, Renato Risaliti, Silvia Meloni Trkulja, Mara Miniati e Maurizio Bossi, Firenze dei grandi viaggiatori, a cura di Franco Paloscia, Edizioni Abete, Roma, 1993, p. 51. ISBN 88-7047-053-9
  19. In Poesie, a cura di Roberto Sanesi, Milano, 1983.
  20. Citato in Charles Baudelaire, Lettre à Sainte-Beuve; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009, p. 821. ISBN 9788811504894
  21. Citato in Carlo Formichi, Apologia del Buddhismo, A. F. Formiggini, Roma, 19252, cap. I, p. 9.
  22. Da The Coliseum.
  23. Cfr. Luca 19,26; Matteo, 25, 29.
  24. Da Prometeo liberato, II, 4, 72-3.
  25. Da Prometeo liberato, 1820.
  26. Da una lettera a Ralph Wedgwood (1766–1837); citato in Poesia n. 193, Crocetti 2005.
  27. a b Da The Letters, Londra, 1912.
  28. A Defense of Poetry, II, 27. [N.d.A.]

Bibliografia modifica

  • Percy Bysshe Shelley, In difesa della poesia, traduzione di Vincenzo Pepe, Mimesis, Milano–Udine, 2013. ISBN 9788857558929
  • Percy Bysshe Shelley, La necessità dell'ateismo, traduzione di Federica Turriziani Colonna, Casa editrice Nessun Dogma, 2012. ISBN 9788890652721
  • Percy Bysshe Shelley, Poesie 1814-1822, versione, notizie della vita e note a cura di Raffaello Piccoli, Vallecchi, Firenze, 1925.

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