Fausto Coppi

ciclista su strada e pistard italiano (1919-1960)

Fausto Coppi (1919 – 1960), ciclista italiano.

Fausto Coppi

Citazioni di Fausto Coppi modifica

  • È il mio chiodo fisso la "Sanremo"; una preziosa gemma che manca alla mia collana di vittorie.[1]
  • Mi sarebbe bastato un cavalcavia, non una salita vera, per staccare Van Steenbergen e Kübler, che invece mi batterono allo sprint.[2]
  • Tornerò con un leone. Voglio impagliarlo e regalarlo a Bartali.[3]

Citazioni su Fausto Coppi modifica

  • Ad amplificare, nello spazio e nel tempo, la poesia di Coppi, fu anche la sua morte. Ce lo ha improvvisamente rapito giovane, per lasciarcelo eternamente giovane. E noi tutti a ricamarci e a rivederci, a confrontare e a immaginare, a riscoprire e a indagare. Sapendo che qualcosa, di lui, rimarrà sempre nel mistero. Come una magica avventura. (Alfredo Martini)
  • Coppi è per me l'atleta più completo e non solo in fatto di ciclismo. Va forte, è un lione. (Gunnar Nordahl)
  • Coppi il più grande per la portata delle sue vittorie, interminabili chilometri di fughe ad esaltare l'uomo solo al comando che scala le montagne. L'essenza del ciclismo. Coppi il più grande per l'epoca storica vissuta, le tragedie della Seconda guerra mondiale, i grandi drammi... E poi la completezza dei trionfi, battendo gli scalatori in montagna (Merckx a volte era anche costretto a difendersi) ed i pistard nei velodromi. E infine — ma in maniera speciale — le emozioni e la commozione offerte agli italiani, ma anche ai francesi, a chi seguiva lo sport in quell'epoca non facile. (Beppe Conti)
  • Coppi mi è sempre sembrato un alieno: sgraziato e rachitico, in bici diventava meraviglioso. Pensare a lui, al suo modo di stare in sella, mi fa tornare in mente la poesia di Baudelaire sull'albatro, che descrive maldestro, comico e brutto quando è a terra, e così maestoso invece quando vola "con le sue ali da gigante". Coppi si sentiva inadeguato nella vita di tutti i giorni perché era nato per stare sulla bicicletta. (Fabio Genovesi)
  • E alla fine in un solo urlo d'amore, d'ammirazione, di spavento quasi, ecco Coppi.
    Veniva avanti in un modo incredibile, anche per un profano: senza sforzo, con una leggerezza e una violenza che non gli costavano nulla, quasi precipitasse e il suo unico impegno consistesse nel dominare qualche potenza. Le sue ruote, non comprendiamo come, ci sembravano più alte e lievi delle altre, ruote fatate su cui il contadino di ieri era stato rapito. Mentre il corpo rimaneva immobile, e quasi rilassato, il volto patito e duro che tutti conosciamo si muoveva in qua e in là, con una pena particolare, sorridendo senza sorridere. A somiglianza del volto di tutti i corridori, era infiammato e cupo, gli occhi splendevano come di lacrime, un sudore copioso, o acqua che si era versata sul capo, gli grondava dal collo e dalla fronte. Come il becco di un rapace sfinito, il suo naso pungeva l'aria, il bianco della polvere. Era forse sfinito, ma volava. (Anna Maria Ortese)
  • Fausto era ancora nella camera ardente. Arrivò Bartali. Prese la mano di Fausto e disse: «È incredibile, è incredibile». Pianse e pregò alla sua maniera. Il grande duello era finito per sempre. (Candido Cannavò)
  • [in occasione della morte, nel 1960] Il grande airone ha chiuso le ali. (Orio Vergani)
  • Le vittorie di Coppi sono diventate romanzo, le mie cronaca. (Eddy Merckx)
  • Seguire Coppi per noi giovani inviati, era un modo di vita esaltante.[4] (Mario Fossati)
  • Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi. (Mario Ferretti)

Gianni Brera modifica

  • A lui par sempre di essere povero. Infatti, che cosa gli danni i quattrini, se è e rimane un forzato della pedivella? E come può dividersi dalla bicicletta, se vincere lo esalta quasi fosse un dovere? Scopre che questo è il destino degli atleti più fortunati.
  • La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta.
  • Trova nella bicicletta un complemento di sé che lo esalta. Dimentica di sentirsi brutto, di avere lo sterno da pollo, il collo corto, le spalle taccàa su, come gli dice il scio Ettore con spregio, e due piotino che paiono pinne di foca. La bicicletta diviene parte di lui e delle sue ossa sbilenche.

Adriano De Zan modifica

  • Era morto Coppi, il mio idolo, il mio campione, il mio amico. Era morto e non sapevo darmi una ragione. Perché proprio Fausto, perché in quel modo crudele? Un'ingiustizia, ecco cos'era. Una grande ingiustizia.
  • Fausto Coppi era un metodico aveva un menu d'allenamento tutto particolare.
  • Riesco solo a ricordare Fausto senza alcun difetto.

Note modifica

  1. Citato in La parola a: Fausto Coppi, La Stampa, 2 febbraio 1943.
  2. Fausto Coppi in merito al campionato mondiale su strada 1949 di Copenaghen. Quell'anno (in cui vinse Giro d'Italia, Tour de France, Milano-Sanremo e Giro di Lombardia) infatti arrivò terzo ai campionati mondiali. Citato in Beppe Conti, Ciclismo – Storie segrete, Gruppo Editoriale Armenia, Milano, 2003, p. 16.
  3. Coppi affermò scherzosamente queste parole ad alcuni amici prima di partire per l'Alto Volta nell'Africa Equatoriale francese per una corsa di poca importanza, accettata soprattutto per la partita di caccia grossa che gli era stata promessa. Citato in L'Italia del XX secolo, Rizzoli, 1977, vol. VII, p. 183.
  4. Da Coppi e il diavolo.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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