Adolfo Franci
sceneggiatore e critico cinematografico italiano (1895-1954)
Adolfo Franci (1895 – 1954), sceneggiatore e critico cinematografico italiano.
Citazioni di Adolfo Franci
modifica- [Imputato, alzatevi!], cui collaborarono una decina dei nostri più noti scrittori umoristi, non fa, nel suo ambito, una grinza. Con questo film Macario entra trionfalmente nel regno di Cinelandia. [...] Di conquista in conquista eccolo ora giunto al cinematografo col suo passetto rapido e la sua maschera impassibile. Nessuna meraviglia che si sia trovato subito benissimo in quel mondo per lui nuovo, tanto è sensibile la sua facoltà di adattamento e duttile la sua intelligenza. [...] Si poteva dubitare delle sue qualità fotogeniche. Ma anche queste, alla prova, sono risultate ottime. Si sa che nulla si perde sullo schermo, di quella comicità estrosa e puntuale, svagata e insieme calcolatissima, che forma lo stile del comico di razza. [...] Mattòli che lo ha diretto ha avuto ben poco da fare. Spettatore anche lui più che regista. E se mai il film ha un difetto è appunto questo: e cioè che il regista si è fatto troppo in disparte per lasciare mano libera all'interprete. Che il regista è stato troppo a sedere mentre l'interprete stava troppo in piedi.[1]
- [Su Manovre d'amore] Da codesta commedia tipicamente ottocentesca, Righelli ha tratto un filmetto grazioso e piacevolmente ingenuo, che scorre via come l'acqua e non lascia tracce ma che il pubblico ha mostrato di gradire, forse perché quel mondo ormai lontano e inverosimile, con i suoi garbati costumi e la candida spensierataggine, muove non tanto il nostro rimpianto quanto il nostro stupore; forse perché gli interpreti, tutti simpatici e diligenti, piacciono per quel loro simpatico modo di stare in mezzo alla vicenda, con garbo e caricaturale insieme ed elegante manierismo. [...] Anche Gandusio, smesso finalmente il suo vorticoso smanaccio, appare qui più a posto che in altre pellicole, più osservante della rigorosa disciplina e dei ferrei canoni cinematografici [...].[2]
- [La fuggitiva] è un film che non mantiene quello che prometteva all'inizio ove il racconto della Dandolo, da cui il film deriva, sembra ritrascritto con limpida e commossa vena da Ballerini. [...] Iole Voleri, qui assunta al ruolo di protagonista, non ha purtroppo una fisionomia molto espressiva e appare quasi sempre legnosa e imbambolata. Benché non le abbiano fatto onore, almeno sui cartelloni dove il suo nome non figura accanto a quelli della Voleri, di Cialente e Betrone, la perla del film è, se mai, Mariù Pascoli (l'Ombretta di Piccolo mondo antico), deliziosa nelle sue espressioni di bambina; con una voce, dei gesti (ma badate, senza nessuna affettazione) che toccano direttamente il cuore. Perché non si pensa a fare un film tutto per lei, del quale ella sia la vera protagonista? [...] S'intende che non chiedo un duplicato di Shirley Temple (ci mancherebbe anche questo) ma un film, senza smancerie né storielle latte e miele, dove si possa apprezzare, con la schietta grazia della sua età, questa bambina che ha nel volto tanta luce d'intelligenza.[3]
- [...] Giù il sipario s'intitola (ed è un titolo che oggi ha il sapore di un simbolo) il più brutto film della settimana e uno dei più brutti dell'annata. E il critico pensa che non sarebbe male se, dati i tempi, anche sul cinema incominciasse a calare lentamente il sipario... Credo che non dispiacerebbe a nessuno. Certo non dispiacerebbe a questo stanco pubblico pomeridiano che entra nella sala alla spicciolata, va a sedersi qua e là, segue lo spettacolo in silenzio e appena accendono la luce, cava di tasca il giornale e s'immerge nella lettura dei grandi avvenimenti che percuotono l'Europa. Quel pubblico mostra se mai un più vivo interesse per i documentari e i giornali cinematografici che per la pellicola di pura invenzione, come questa [...].[4]
- [...] Maria Denis è uscita da Addio giovinezza! attrice compiuta e armatissima, di sì limpida grazia, di sì mutevole bravura che non so chi le possa stare a paro oggi in Italia. (E anche all'estero, credetelo, sono da contarsi sulle dita di una mano sola le attrici del suo valore). Tuttavia, con tanti meriti di regia e d'interpretazione (che poi fanno tutt'uno) il film, romantica vicenda di un'epoca felice e un tantino spensierata ma comunque memorabile, non ha trovato, ripeto, l'accoglienza che immaginavano i nostalgici e i sentimentali [...].[5]
Note
modifica- ↑ Da Illustrazione Italiana, n. 43, 22 ottobre 1939; citato in Chiti, p. 179.
- ↑ Da Illustrazione Italiana, n. 1, 5 gennaio 1941; citato in Chiti, p. 210.
- ↑ Da Illustrazione Italiana, n. 47, 23 novembre 1941; citato in Chiti, p. 155.
- ↑ Da Illustrazione Italiana, n. 22, 2 giugno 1940; citato in Chiti, p. 166.
- ↑ Da Illustrazione Italiana, n. 5, 2 febbraio 1941; citato in Chiti, p. 17.
Bibliografia
modifica- Roberto Chiti e Enrico Lancia, Dizionario del cinema italiano: i film, Gremese, Roma, 2005. ISBN 88-8440-351-0
Filmografia
modifica- Un garibaldino al convento (1942)
- La porta del cielo (1945)
- Sciuscià (1946)
- Cuore (1948)
- Ladri di biciclette (1948)
- Miracolo a Milano (1951)
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