Vladislav Inozemcev
economista russo
Vladislav Leonidovič Inozemcev (1968 – vivente), accademico russo.
Citazioni di Vladislav Inozemcev
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24plus.ilsole24ore.com, 19 marzo 2018.
- [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2018] [...] il 18 marzo Putin ha realizzato un suo sogno nascosto: vincere con un margine molto più ampio di quello ottenuto da Medvedev nel 2008. Putin pensa di non essere un leader eletto ma uno zar, con tutti gli altri russi suoi servitori, ed è rimasto profondamente infastidito dal fatto che uno di questi intoccabili, sia pure agendo per conto di Putin, fosse andato così bene.
- Se [Vladimir Putin] avesse deciso di lasciare il potere nel 2008 o nel 2011 sarebbe diventato un ex presidente ampiamente rispettato, con alcuni individui a odiarlo per ragioni personali ma stimato dalla sua gente. Nel 2018 invece c'è chi lo vede come un criminale di guerra che ha violato la legge internazionale, ha autorizzato atrocità di massa in Donbass e in Siria, è sospettato di omicidi mirati se non di narcotraffico.Quindi queste elezioni hanno un'importanza cruciale per lui: si trattava di vedere se può o no diventare leader della Russia a vita. A questo punto, può.
- In queste elezioni per la prima volta uno dei candidati, Ksenia Sobchak, ha sollevato in pubblico il diritto di Putin di candidarsi per la quarta volta, portando la questione alla Corte Suprema. Secondo me questo significa che Putin non cercherà di farsi eleggere un'altra volta nel 2024. Ma poiché non può lasciare, cambierà il sistema politico in modo da poter stare più a lungo, presumibilmente come primo ministro.
- Mi piace Ksenia Sobchak, è brillante e preparata. Non mi piace Navalny, stessa personalità tipo-Fuehrer di Putin.
- Quello che le elezioni hanno dimostrato è che Putin ha abbastanza mezzi o per mettere ai margini i propri avversari, o per batterli. Non potevano essere solo gli italiani o i tedeschi a rovesciare Mussolini o Hitler, lo stesso può valere per la Russia di Putin. Solo l'Occidente - se smettesse di comprare petrolio o gas russi, se isolasse il sistema finanziario nazionale dalla rete Swift, se non comprasse più titoli russi e bandisse i russi dalle loro proprietà nella Ue e negli Usa, insomma se dichiarasse una Totalkrieg, una guerra economica totale alla Russia - potrebbe contribuire a cambiare il regime.
24plus.ilsole24ore.com, 14 luglio 2018.
- La Russia non è una potenza mondiale come fu l'Urss. La sua economia è meno di un decimo di quella Usa; le sue forze armate possono disturbare i vicini, ma non proiettare la propria potenza su scala globale. Ma allo stesso tempo, Putin è diventato un'icona per i globoscettici contemporanei, assurgendo al rango di principale asset del Paese.
- Putin è il veterano di una nuova lega di statisti ossessionati dalla "sovranità"; che si sentono autorizzati a intervenire nel proprio "vicino estero"; che sono scettici riguardo alle virtù della democrazia, e preferiscono i valori "tradizionali" alla retorica sui diritti umani; e che si comportano in modo aggressivo perché si sentono a disagio in un mondo aperto, libero e governato da regole adottate da tutti i suoi membri con una procedura internazionalmente riconosciuta.
- Quando Trump elogia Putin come «leader forte», con cui pensa di poter stabilire un contatto personale, rimanda a somiglianze tra i due: ammirano la sovranità delle proprie nazioni, sono scettici verso un'ampia interpretazione dei diritti umani, non amano l'affermazione delle minoranze, prediligono valori sociali e culturali tradizionali. Il narcisismo li spingerà l'uno verso l'altro: considerano il potere come strumento di rinascita nazionale. Così Putin e Trump sono alleati naturali, e oppositori di altre potenze emergenti, come la Cina, e di istituzioni multilaterali "non tradizionali", prima fra tutte la Ue. Potrebbero arrivare alla conclusione che Usa e Russia dovrebbero lavorare insieme per un mondo in cui la realpolitik e i valori tradizionali verranno nuovamente rispettati.
- La virtù cruciale del sistema tradizionalista instaurato da Putin è considerata la "stabilità". Ma non si può fermare lo sviluppo del mondo: il "Momento di Putin" è come un orologio rotto che due volte al giorno indica l'ora giusta, mentre il tempo va avanti. Questo periodo sarà breve, e il compito di ogni politico occidentale è lasciarlo passare e cambiare in modo da non permettere alla società di innamorarsi ancora di fedi primitive e arretrate. Ci vorrà un grosso sforzo, ma la storia non può essere fermata. Il suo percorso è irregolare, e stiamo entrando in una fase di decelerazione.
repubblica.it, 26 maggio 2021.
- [Sulle proteste in Bielorussia del 2020-2021] Pur avendo lasciato sulle schede elettorali solo la candidata meno "eleggibile", Svetlana Tikhanovskaja, il cui marito è ancora tenuto in ostaggio dalle autorità, il presidente non è stato in grado di assicurarsi i voti degli elettori. Quando ha sentito il potere sfuggirgli di mano, ha annunciato risultati elettorali puramente fantasiosi, ben lontani da quelli che indicavano i dati provenienti da diversi comitati e in qualche modo pervenuti ai social network. Si è dichiarato vincitore e ha risposto con le repressioni alle manifestazioni di piazza iniziate la sera stessa del giorno delle elezioni a Minsk e in altre città.
- Il livello della rabbia popolare era così alto che gli esperti avevano predetto praticamente all'unisono l'avvento di un'imminente nuova "rivoluzione colorata" nell'Europa orientale. Tuttavia il regime bielorusso è riuscito a reprimere le proteste con la forza. Un'ondata di 30.000 arresti ha attraversato il paese. Contro i manifestanti sono stati avviati 2.500 procedimenti penali, almeno otto persone sono morte durante gli scontri con le forze di sicurezza o dietro le sbarre, migliaia, inclusa la candidata sostenuta dagli elettori, sono stati gli oppositori costretti a emigrare dal paese.
- Credo che gli eventi bielorussi del 2020 abbiano un grandissimo significato poiché confermano la rottura di una tendenza che negli anni dal 2003 al 2014 sembrava ormai aver preso piede. Durante questo periodo i movimenti nazionali, nati solitamente sull'onda dell'indignazione popolare per le elezioni "rubate", avevano segnato la caduta dei governi dittatoriali in vari punti del pianeta, dalla Georgia a Tunisi, dall'Ucraina all'Egitto. Le "rivoluzioni colorate" hanno terrorizzato gli autocrati di tutto il mondo spingendoli a consolidare la propria autorità a ogni costo. Nel 2012, Vladimir Putin è tornato al Cremlino, Erdogan ha trasformato la Turchia in una repubblica presidenziale e qualche tempo dopo Xi Jinping ha annullato ogni limitazione al suo esercizio del potere in Cina. Così il fronte dei dittatori si è consolidato e la pressione da loro esercitata sulle società è cresciuta. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
- [Sulle proteste nella Federazione Russa del 2021] [...] Putin ha represso con successo le proteste in Russia, definendo come estremista chiunque osasse opporsi apertamente a lui e liquidando di fatto anche la minima possibilità di manifestare pacificamente qualsiasi forma di dissenso nei confronti del potere.
- [...] le proteste sono state per lo più pacifiche (nel caso della Bielorussa anche grottescamente inefficaci) per cui le autorità hanno avuto gioco facile nel convincere le forze di sicurezza che si potesse e bisognasse soffocarle. Una più decisa resistenza da parte dei manifestanti avrebbe potuto suscitare maggiore incertezza e negligenza nella file delle forze dell'ordine. Tuttavia la resistenza non c'è stata e così poliziotti e militari non hanno esitato.
- [...] tutte le società dei paesi in cui i regimi autoritari sono rimasti al potere negli ultimi anni, addirittura rafforzandosi in seguito al confronto con le forze democratiche, si distinguono per l'ampia percentuale di giovani self-made-man trasferitisi all'estero. Il Venezuela costituisce in questo senso un caso estremo, ma anche per quanto riguarda Russia e Bielorussia la dimensione dell'emigrazione dei cittadini più dinamici è enorme. Centinaia di migliaia di bielorussi lavorano e vivono nell'Europa occidentale, circa due milioni di russi hanno lasciato la propria patria da quanto Putin è al governo. Questo fenomeno indebolisce notevolmente la forza della protesta sociale e allo stesso tempo mostra le possibilità di una "risoluzione individuale delle contraddizioni sistemiche", tratto caratteristico della società globale contemporanea di cui scriveva il grande sociologo polacco-britannico Zygmunt Bauman. Là dove si riesce a sopravvivere contando solo su se stessi le comunità non si costituiscono, io stesso avvertivo di questo pericolo dieci anni fa.
- La reazione globale agli eventi di Minsk e Mosca è stata in gran parte contenuta: i paesi più sviluppati hanno infatti scelto il ruolo di osservatori e gli autocrati lo hanno capito perfettamente.
- Il popolo bielorusso ha impiegato molti anni per essere in condizione di fronteggiare il regime e la sconfitta dello scorso anno ha cancellato parte delle speranze che animavano le piazze. [...] La società bielorussa aveva ritrovato un po' di speranza, ma oggi è in ginocchio.
- Lo scorso anno la società bielorussa ha trovato in sé la grande forza di scendere in piazza e protestare, mentre quella russa si è rivelata molto più debole. Tuttavia, per entrambi i paesi vale la stessa osservazione: le persone sono per lo più preoccupate dalle proprie vicende private e non credono che i dittatori possano essere sconfitti. In ogni caso non sono disposte a dissipare le proprie energie in una lotta che probabilmente non sarà mai coronata da successo.
- Le molte difficoltà incontrate in passato dai regimi antidemocratici post-sovietici derivavano dal fatto che per troppo tempo avevano cercato di apparire "decenti". Oggi come oggi i loro leader pensano che questo non sia più necessario.
24plus.ilsole24ore.com, 17 marzo 2022.
- Quando il presidente Putin, lo scorso 24 febbraio 2022, ha sferrato il suo attacco contro l'Ucraina, ha più volte ribadito che nel Paese confinante le truppe russe avrebbero condotto solo «un'operazione speciale», motivata dalla necessità di procedere alla sua «denazificazione», qualificando come «genocidio» le azioni che il Governo ucraino avrebbe intrapreso contro la popolazione russofona del Donbass. Si tratta, oserei dire, della più grande menzogna dei nostri tempi. Non è l'Ucraina – che ha di recente eletto un ebreo come presidente e dove il russo è ampiamente diffuso come lingua – a essersi nazificata; è piuttosto la Russia che con Putin vive l'evoluzione di un tipico Stato fascista.
- Putin non è un nazista. Sebbene abbia sostenuto che la nazione russa sia tenuta insieme non solo da un «codice comune culturale» ma anche «da un potente codice genetico, formatosi in secoli e millenni di matrimoni misti», e che questo codice genetico sarebbe probabilmente, se non di certo, uno dei «nostri vantaggi maggiori nella competizione col mondo odierno»; e sebbene abbia sostenuto, assieme alla Chiesa russa ortodossa, la teoria del «mondo russo» (Russkij Mir); quello che Putin ha creato è, piuttosto, il tipico modello di Stato fascista promosso da Benito Mussolini con elementi di socialdemocrazia, forte senso per la grandezza dell'impero perduto, economia corporativa, repressione relativamente morbida del dissenso.
- Il primo pilastro del fascismo russo è l'esaltazione dell'irredentismo e della militarizzazione, resi da Putin punto centrale della sua ideologia. Nella Russia putiniana le celebrazioni della Giornata della Vittoria sul nazismo hanno surclassato tutte le altre relative agli eventi storici dell'Unione Sovietica (al punto che qualche politico ha persino proposto di garantire ai familiari dei caduti in guerra il diritto di voto nelle elezioni nazionali per agevolare così la nomina di certi candidati). Il culto di un passato glorioso ha fornito la giustificazione migliore per il riarmo.
Il secondo pilastro corrisponde alla progressiva statalizzazione dell'economia. [...] Vorrei ricordare che la parola «tecnocrate» è adoperata oggi in Russia per definire in positivo le virtù degli amministratori del Cremlino; senza poi parlare di come anche l'economia russa sia ormai gestita da burocrati alle dipendenze di Putin.
Il terzo pilastro consiste nel fatto che la Russia di Putin è diventata in breve tempo il Paese della burocrazia e delle «agenzie di controllo». Negli ultimi anni si è assistito a un riassetto sempre più esteso di tali agenzie, che ha conferito al nuovo Duce (Caudillo, Führer, o come lo si voglia chiamare) un potere assoluto di repressione.
[...]
Il quarto pilastro si fonda sul simbolismo e la propaganda, elementi fondamentali di tutti i regimi fascisti. Nella Russia odierna convivono la codificazione di una storia «ufficiale» e i tentativi di mettere sotto accusa ogni lettura alternativa dei fatti; la definizione arbitraria di «estremismo» e la limitazione dell'attivismo politico; senza dimenticare, infine, che lo Stato detiene il controllo di tutti i principali mass media. - La propaganda del Cremlino è talmente solida da riuscire a stare in piedi tuttora, tanto che i russi non percepiscono nessuna contraddizione di fronte alle dichiarazioni di Putin, che da una parte considera Kharkiv una «città russa» e dall'altra ritiene che bombardarla sia una «battaglia contro i nazisti». I russi del 2022, è il caso di sottolinearlo, sono tanto indottrinati e tanto irresponsabili quanto lo erano gli italiani e i tedeschi alla fine degli anni Trenta.
- Oggi la questione del fascismo russo ha smesso di essere soltanto di interesse teorico. I fascisti russi stanno uccidendo civili in Ucraina, mentre Putin insinua che l'esercito ucraino li stia usando come scudi umani, proprio come avrebbero fatto i fascisti durante la Seconda guerra mondiale. La guerra in Ucraina è più di un semplice conflitto tra le parti di un vecchio impero; piuttosto trova un paragone, nell'Europa prebellica, con l'avanzata fascista dei regimi dell'Asse nella guerra civile spagnola. Al fine di prevenire un nuovo conflitto mondiale l'Occidente liberale dovrebbe unirsi fermamente a sostegno degli ucraini che stanno combattendo con coraggio. Dovrebbe inasprire le sanzioni economiche e politiche contro la Russia e contro la Bielorussia, in modo da mettere in ginocchio entrambi i regimi. La posta in gioco è, niente di più e niente di meno, una totale e radicale defascistizzazione della Russia.
24plus.ilsole24ore.com, 25 febbraio 2024.
- L'improvvisa ma prevedibile morte di Aleksej Navalny, avvenuta la settimana scorsa in una prigione russa, e la gestione del caso da parte del Cremlino non dimostra soltanto quanto sia crudele e senza vergogna il regime di Vladimir Putin: ma anche quanto appaia ormai disorientata e indebolita la società russa, sia in patria che nell'emigrazione. Le 400 persone fermate dalla polizia in tutto il Paese sono una goccia nel mare, in confronto all'intera popolazione. Credo che questo dica molto della Russia di oggi, in cui il potere di Vladimir Putin appare così solido da permettergli di governare ancora per molti anni: finché morte non lo separi dai suoi fedeli sudditi.
- [...] la storia della Russia è stata costruita intorno alla brama di espansioni territoriali e ambizioni imperiali fin da quando la Moscovia si è costituita come impero: prima ancora di trasformarsi nella Russia dell'accezione più moderna. Il Paese è abituato a essere governato con una mano forte: le repressioni del governo contro la sua stessa gente sono un tratto comune nei secoli. Nello stesso tempo, per secoli la nazione è stata alimentata da un sentimento della sua unicità – religiosa, culturale, ideologica e militare – strettamente inglobato nell'identità del Paese. Fin dalla sua fondazione nel 16° secolo, la Russia moderna si è basata economicamente sullo sfruttamento delle enormi risorse naturali: il diritto del Governo centrale di ridistribuire la ricchezza della nazione non è mai stato messo in discussione. Tutto questo non ha soltanto reso naturale un forte sistema politico centralizzato: ma ha posto lo Stato al di sopra del popolo in ogni senso possibile (non è casuale il fatto che la radice della parola russa che lo indica, "gosudarstvo", sia la parola "Signore", a differenza delle lingue romanze). Esaltando lo Stato, gli attuali leader russi sono tornati al significato monarchico del potere.
- [...] la squadra di Putin ha utilizzato alla perfezione il proprio tempo al potere per trasformare senza scosse la società [...]. Negli anni 2000 avviarono un cambiamento del sistema sociale lento ma graduale, sostituendo libertà economica a espressione politica. Poi adattarono questo "nuovo corso" al costume nazionale, professando rispetto per la legge ma con clamorose eccezioni. Mescolando business e servizio pubblico. Le autorità riuscirono a gratificare la massa della popolazione con rialzi di pensioni e spese sociali, creando per la prima volta la sensazione di poter godere di una parte dignitosa delle ricchezze nazionali. Inoltre, Putin e i suoi iniziarono a comunicare in modo più chiaro e aperto di quanto facesse l'opposizione liberale. Solo in seguito il Cremlino passò alla lingua dell'odio, tirando una riga tra i "patrioti" e i "reietti".
- La Russia degli anni 2000 non assomigliava assolutamente all'Unione Sovietica degli anni '70: questo nuovo ordine autoritario è stato costruito senza mettere al bando l'informazione (anche ora internet è relativamente libero, ed è relativamente libero l'accesso alle risorse "ostili" al Cremlino) e senza chiudere i confini (i russi possono viaggiare senza troppi problemi anche in tempo di guerra). Riprodurre un sistema fortemente autoritario in una terra in cui la gente era individualmente libera, in grado di votare per diversi candidati, è stata un'impresa che gli analisti occidentali dovrebbero studiare. Poi, dopo il 2014, con l'annessione della Crimea, Putin ha trascorso circa dieci anni a cambiare le priorità dei russi: il cosiddetto "consenso crimeano" ha posto fattori geopolitici e ideologici al di sopra di quelli economici, diventando il terreno su cui la Russia ha potuto resistere a un decennio di sanzioni occidentali e al rallentamento economico senza grosse scosse politiche, almeno visibili, per poi affrontare la pressione esterna ancora più forte nata dall'avventura ucraina di Putin.
- Lo Stato russo è molto più solido di quanto fosse quello sovietico, anche perché i russi etnici sono ora l'80% circa della popolazione rispetto al 50% nell'Urss del 1989; mentre le tendenze separatiste ora vengono contrastate come anti-russe, non anti-comuniste. La Russia non appare più come una superpotenza globale, ma come un Paese che confina con l'Europa unita e con una formidabile Cina: più preoccupato dunque per la propria difesa. Un Paese spinto a considerare ogni cambiamento come un possibile motivo di indebolimento, quindi pericoloso per la propria gente.
- I regimi autoritari basati su una persona raramente vivono più a lungo del proprio fondatore, ma il modello russo potrebbe svilupparsi in modo diverso: aprendo sorprendentemente la strada a una trasformazione del regime, per sopravvivere ben oltre il 2030.
Intervista di Euronews, euronews.com, 29 aprile 2024.
- La società russa del 2024 è una società morta dal punto di vista di un analista politico. Non è estranea all'empatia, anche se per molti anni le autorità hanno abilmente alimentato l'odio delle persone tra loro per svariati motivi(tra cui anche le differenze etniche e di genere) e incoraggiato la violenza, anche quella domestica.
- Questo Stato è stato il più grande successo di Vladimir Putin, che è quasi l'unico dittatore che è riuscito a costruire una prigione da cui la maggior parte dei prigionieri non vuole nemmeno uscire, figuriamoci ribellarsi. I motivi sono banali, ma allo stesso tempo incomprensibili per l'europeo medio. Per la prima volta negli ultimi vent'anni, i russi hanno iniziato a vivere una vita relativamente normale: hanno ottenuto un numero significativo di libertà personali (tra cui la libertà di movimento e i diritti di proprietà) e di opportunità, la maggior parte delle quali non intendono nemmeno utilizzare (dall'accesso a una serie di informazioni ai viaggi all'estero). Negli anni Duemila, la politica è diventata una di queste opportunità non necessarie e il Cremlino si è affrettato a privare i cittadini della loro libertà più sottovalutata.
- [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Naturalmente sono state totalmente truccate, ma il punto è che non hanno provocato alcuna reazione pubblica. Non parlo nemmeno del fatto che nessuno nelle grandi città sia sceso in piazza quando ha saputo dell'87% di voti presumibilmente espressi a favore di Vladimir Putin. Ma anche i materiali dei media dell'opposizione riguardanti le falsificazioni non hanno attirato per la prima volta molta attenzione. La morte di Navalny, avvenuta molto tempestivamente, ha sottolineato che in Russia non è rimasto un solo oppositore popolare del regime e che nessuno degli oppositori emigrati all'estero ha una sola possibilità di cambiare la società russa. Inoltre, ora che la maggior parte di questi dissidenti è favorevole alla sconfitta della Russia nella guerra con l'Ucraina, non sono più visti in Russia come semplici fuggitivi, ma come traditori.
- Vladimir Putin ha dato ai cittadini prosperità e ha permesso loro di fare affari. Ma ha creato così tante minacce a questa prosperità che pochi rischiano di "uscire dagli schemi". Direi addirittura che la stragrande maggioranza dei russi attivi oggi perderebbe molto di più dal crollo del sistema di Putin di quanto potrebbe guadagnare, e questo è il pilastro più importante del regime. La coscienza in Russia è stata scambiata con il profitto, e non ci sono accordi inversi "sul mercato".
- [Sulle sanzioni internazionali durante il conflitto russo-ucraino] Certo, la guerra e le sanzioni hanno fatto sì che l'economia russa smettesse di crescere. Ma nei prossimi tre-cinque anni, Putin non prevede alcun problema di finanziamento della guerra o del complesso militare-industriale, così come della maggior parte dei programmi sociali. L'Occidente ha creato in Russia un'economia resistente agli shock esterni, forse non potente come quella che ha alimentato in Cina aprendole i mercati, ma comunque di successo.
- [Sull'attentato al Crocus City Hall] L'attacco terroristico della scorsa settimana a Mosca, dopo una lunga pausa, ci ricorda che è finito il tempo in cui i combattenti ceceni prendevano ostaggi e chiedevano negoziati: ora gli islamisti radicali sono pronti a uccidere senza discutere e le forze di sicurezza russe sono pronte a scomparire dalla scena al primo segnale di pericolo.
- [Sull'attentato al Crocus City Hall] [...] nel prossimo futuro il Cremlino cercherà di dimenticarsene piuttosto che usare l'attacco per un nuovo giro di vite.Infatti iniziare una nuova guerra al terrore su larga scala significherebbe, da un lato, firmare il fallimento della precedente e, dall'altro, distrarsi dalla campagna in Ucraina, che per Vladimir Putin è diventata l'obbiettivo principale. Pertanto, il dittatore russo oggi non parla della sicurezza dei suoi sudditi, ma del fatto che tutte le forze e le risorse devono essere subordinate al raggiungimento degli obiettivi fissati in relazione all'Ucraina.
- [Sull'attentato al Crocus City Hall] Sebbene l'attacco terroristico a Mosca sembri un evento isolato e quasi accidentale, il suo ripetersi potrebbe avere un'importanza inestimabile, poiché alcune tragedie di questo tipo potrebbero essere molto più efficaci nel convincere i russi della fallacia delle politiche del loro governo rispetto a milioni di ore di interviste su YouTube di oppositori espatriati e a centinaia di reportage.
- L'unico strumento di destabilizzazione che consideravo e considero tuttora è il conflitto all'interno delle élite russe, ma questa possibilità è stata eliminata dagli occidentali con l'imposizione di sanzioni uniformi contro tutti i membri significativi dei gruppi d'élite. In questo modo la Russia è diventata l'unico posto adatto alle loro vite e tutti loro, a prescindere da ciò che si pensa di Vladimir Putin, non sono altro che compagni di viaggio. Mi sembra quindi che le possibilità di scalzare il regime siano piuttosto scarse e che l'Occidente dovrà coesistere con esso fino all'inizio del 2030. E quale sarà la strategia e la tattica di tale coesistenza non è più una questione che riguarda me, ma i politici europei....
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