Viktor Borisovič Šklovskij

scrittore e critico letterario russo

Viktor Borisovič Šklovskij (1893 – 1984), scrittore e critico letterario russo.

Viktor Borisovič Šklovskij

Citazioni di Viktor Borisovič Šklovskij

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  • In arte non ci si conforma alle leggi del mondo, bensì a quelle dell'arte, la quale è legata alle leggi della coscienza.[1]
  • L'arte restituisce l'uomo alla vita e la vita all'uomo [...]; è come una lenta osmosi.[2]
  • Majakovskij collegò il destino del mondo con quello del suo amore, con la lotta per l’unica felicità.[3]
  • Nell'arte la pietra diventa più pietra [...]; nell'arte ogni oggetto riacquista la sua vera dimensione.[2]
  • Se invece di cercare di fare la storia, cercassimo semplicemente di essere responsabili per i singoli eventi che la compongono, forse non ci renderemmo ridicoli. Non la storia si deve fare, ma una biografia.[4]
  • Sofija era una persona media, fornita di buon senso, ossia della somma dei pregiudizi del tempo. Il futuro non esisteva per lei. [...] ella scrisse [riferita al marito Lev]: «se potessi uccidere anche lui e poi ricrearlo nuovo, tale e quale, lo farei con gioia». Non voleva ricrearlo tale e quale, ma simile a se stessa, ai Bers in generale: un uomo comune. [...] In quella casa essa fu l'ambasciatrice della realtà.[5]

C'era una volta

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Molte volte ho iniziato a scrivere e ho scritto libri di ricordi in forma di diario. Ho messo giù i fatti per capirli. Quei libri sono usciti negli anni trenta. D'allora ne sono trascorsi venti, trenta e quaranta. Adesso stendo ormai le mie memorie e cerco ancora di descrivere quello che ho visto e ascoltato, non quello che ho letto.

Citazioni

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  • È difficile uscire dalla propria infanzia (...) ma come e con quale mezzo andarsene dal passato? (p. 66)
  • Noi crescevamo a Pietroburgo; Pietroburgo era piena d'acqua, di nebbia, di palazzi, di fabbriche e di gloria. (p. 82)
  • Pietroburgo è la città dei poeti ed è costruita come un poema. Pietroburgo è una città premeditata, essa è più alta del fiore della vecchia città, perché persino un chiodo è più alto del fiore: il chiodo è stato creato consapevolmente. (p. 95)
  • I libri ci salvarono dalla disperazione. È stato allora che ho letto Tolstoj, ho riletto Gogol', e Puškin è affiorato per me dal mare come un'isola lontana. (p. 126)
  • Quando si analizzano gli errori dell'uomo il fatto che dà più amarezza è la scoperta non solo che la strada intrapresa è sbagliata, ma anche che essa non è conclusa. (p. 205)

È difficile aspettare e sapere. È più difficile, dopo aver aspettato, vedere non quello che aspettavi, passare sopra se stessi e rinunziare per il futuro intravisto. Gabriele, suonando la tromba, non annunzia noi ma quelli che ci sostituiscono.

Marco Polo

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Venezia crebbe sull’acqua perché temeva i pericoli dalla terraferma.

Citazioni

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  • L'inferno di Dante è affollato esclusivamente di italiani. Oltre a questi vi sono alcuni antichi romani. Non bastava il posto per altri popoli. Questo inferno raffigura la litigiosa Italia. (p. 209)
  • Quando si legge Il Milione si sente che il libro non tornò più in mano a Marco Polo dopo che fu scritto. È un libro non corretto dall’autore. Questi partì avendolo probabilmente lasciato a Genova. Gliene giunsero echi. Il libro di Marco Polo non giunse fino agli scienziati, non raccontò ciò che essi volevano sapere. Marco Polo voleva fare un libro per i cavalieri e i re, o forse era Rustichello a volerlo. Ecco perché vi sono tante battaglie nel Milione. Marco Polo è preciso e sa interessare. È un mercante, ma il suo libro è diventato un romanzo, un racconto, una storiella. (p. 214)

Di isola in isola, riconoscendo alberi e genti secondo il libro di Marco Polo, riconoscendo e sbagliando, Colombo giunse fino alla terra che scambiò per la costa dell'Asia. Era l'isola di Cuba. Da qui Colombo scrisse lettere al grande khan. Fra lui e il grande khan c'era tutto un oceano.

Il punteggio di Amburgo

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Il punteggio di Amburgo è importantissimo. Tutti gli incontri di lotta sono truccati. Gli atleti si fanno mettere con le spalle a terra secondo le istruzioni dell'impresario. Ma una volta l'anno si riuniscono ad Amburgo in una osteria e lottano a porte chiuse, con le tende tirate. Lottano a lungo, pesantemente, senza eleganza. Il punteggio di Amburgo serve a stabilire la classe reale di ciascun lottatore e ad evitare il totale discredito. Anche in letteratura non se ne può fare a meno. Per il punteggio di Amburgo Serafimovič e Veresaev non esistono neppure. Non sono ancora arrivati in città. Ad Amburgo c'è Bulgakov, fermo accanto al tappeto. Babel' è un peso piuma. Gor'kij è ambiguo: spesso non è in forma. Chlèbnikov era un campione.

Citazioni

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  • Nel 1915 sulla rivista «Vzjal» Chlèbnikov pubblicò delle proposte piene di ironico buon senso. Velimir suggeriva di numerare i pensieri generici come paragrafi o articoli di un codice di leggi. Sarebbe stato meraviglioso.
    «Sessantanove» mi avrebbero gridato dal «Na postù», e avrebbe indicato qualcosa di sgradevole. «Centoventi», avrei risposto io per risparmiare tempo. (p. 54)
  • Gli esperti di carezze dicono che a volte è meglio accarezzare con un'ingiuria. (p. 77)
  • Di notte discutiamo sulla lingua ucraina. In famiglia il padre parla il russo, i ragazzi l'ucraino, mentre il padre vorrebbe che parlassero l'inglese; i figli si rifiutano di parlare il russo, affermando che se si dovessero parlare le lingue delle minoranze etniche, toccherebbe parlare anche l'ebraico. La disputa dura da cinque anni. A Tiflìs invece c'è una famiglia in cui il padre è georgiano, la madre parla unicamente il russo e la figlia di otto anni solo il georgiano, cosicché la madre è costretta a spiegarsi con la figlia per mezzo di un interprete, del che è molto afflitta. (p. 220)

Teoria della prosa

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L'editore Einaudi mi ha chiesto di scrivere una prefazione alla Teoria della prosa. Un compito arduo. I miei primi articoli sono apparsi in rivistine occasionali già alla vigilia della prima guerra mondiale. Nel 1916-17 cominciarono ad uscire le Raccolte di teoria del linguaggio poetico, che erano le prime edizioni della Società per lo studio del linguaggio poetico (in sigla Opojaz). Nella seconda di queste Raccolte venne pubblicato il saggio L'arte come procedimento. Nel 1919 fu pubblicata Poetica, una miscellanea cui partecipammo O. Brik, E. Polivanov, B. Ejchenbaum, L. Jakubinskij, ed io. Era già un grosso volume. In linea di massima, i saggi fondamentali che leggerete qui sulla teoria della prosa, sono stati scritti e pubblicati quarantacinque-cinquant'anni or sono. Scrivere una prefazione ad un libro scritto tanto tempo fa è cosa interessante, ma difficile. Bisogna scrivere di quel che è stato rimeditato nel corso di un cinquantennio.

Citazioni

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  • L'azione di un'opera letteraria si compie su un campo già stabilito; alle figure degli scacchi corrisponderanno delle maschere-tipi, ruoli del teatro contemporaneo. Gli intrecci corrispondono ai gambetti, cioè alle aperture classiche di gioco, che i giocatori usano in molte varianti. Le prove e le peripezie corrispondono alla funzione delle mosse dell'avversario. I metodi e i procedimenti della composizione dell'intreccio sono simili, e per i loro principi sono analoghi ai procedimenti se non altro della strumentazione fonica. Le opere letterarie formano un intreccio di suoni, di movimenti articolatoti, di pensieri. L'idea, nell'opera letteraria, o è un materiale di questo genere, come la parte pronunciativa e fonica di un morfema, oppure è un corpo estraneo (pp. 70-71).
  • Devo dire innanzitutto che non ho una definizione per la novella. Cioè non so quali proprietà debba avere il motivo né come debbano combinarsi i motivi, perché ne derivi un intreccio. Una semplice immagine, un semplice parallelo, o anche la semplice descrizione di un avvenimento non ci dànno ancora il senso della novella. (p. 73)

Bibliografia

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  • Viktor Šklovskij, C'era una volta; traduzione di Sergio Leone, Il Saggiatore, Milano, 1968 (1964).
  • Viktor Šklovskij, Il punteggio di Amburgo, traduzione di Maria Olsufieva, De Donato, Bari, 1969
  • Viktor Šklovskij, Teoria della prosa; con una prefazione inedita dell'autore e un saggio di J. Mukařovsky; traduzione di Cesare G. de Michelis e Renzo Oliva, Einaudi, Torino, 1991 (1976). ISBN 88-06-22434-4
  • Viktor Šklovskij, Marco Polo, traduzione di Maria Olsufieva, Postfazione di Giovanni Maccari, Quodlibet, Macerata, 2017, ISBN 978-88-229-0034-0.
  1. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  2. a b Da Viaggio sentimentale; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  3. Da Majakovskij, 1939; trad. it., Milano 1967, p. 87. Citato in Vladimir V. Majakovski, Poesie, a cura di Guido Carpi, Biblioteca Universale Rizzoli, 2014, ISBN 978-88-58-65284-8.
  4. Da Viaggio sentimentale, citato in Paolo Nori, I russi sono matti, Utet, 2019, ISBN 9788851184285.
  5. Da Tolstoj, 1963; citato in Cristina Cacciari, Veronica Cavicchioni, Marina Mizzau, Il caso Sofija Tolstoj, Essedue edizioni, Verona, 1981, p. 31.

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