Vanni Scheiwiller

critico d'arte, editore e giornalista italiano (1934-1999)

Vanni Scheiwiller (1934 – 1999), critico d'arte, editore e giornalista italiano.

Citazioni di Vanni Scheiwiller modifica

 
Vanni Scheiwiller.
 
Vanni Scheiwiller, primo da sinistra, con Enrico Baj, Alain Elkann, Alda Merini.
  • anch'io, caro Bartolo, muoio un pochino ogni giorno, se non altro di fatica. Perché credo come te, ferocemente, in quello che faccio: perché tu continui a scrivere bellissime poesie in un mondo sempre più alieno dalla poesia e io cerco di continuare a pubblicare, nonostante tutto, qualche buon libro di poesia. [...] Eppure, in un mondo così frenetico e nevrotico dove soprattutto manca il tempo per leggere (pensa un po' la difficoltà di leggere e capire il gran libro di Stefano D'Arrigo), la poesia resta ancora il primo mezzo di dissenso, di protesta, di revisione: la poesia in poche pagine, in una sola pagina, in un solo verso te lo dice prima, te lo dice meglio (per fare il verso ai miei amici «avanguardieri» degli anni '60[1]).[2]
  • Eppure è cominciato quasi per gioco, nel 1951, io liceale aspirante giocatore di tennis: mio padre Giovanni Scheiwiller, figlio di quel Giovanni che fu tra i primi collaboratori del grande Ulrico Hoepli, venendo verso il 1880 a Milano dal Cantone di San Gallo era allora direttore della Hoepli, e stanco e sfiduciato della sua piccola casa editrice del sabato e della domenica (Passatempo 1925-1944 aveva intitolato un suo cataloghino) mi chiese a bruciapelo se volevo continuare io: «Sì, papà». Il tennis perse un mediocre giocatore e l’editoria italiana si guadagnò il suo editore "inutile", di libri e microlibri, non tascabili ma taschinabili.[3]
  • [Su Marco Pola] Il secondo volume, che è stato ricordato anche stasera, è Veronica dei paesi e uscì nel '76 in una collana, «Poeti», volumetti che stanno ancora in una mano: «taschinabili» questi libretti. Aveva la copertina blu. Erano poesie in dialetto di Trent e nel rapporto verso il grande amico, io privilegiavo sempre le sue poesie in dialetto e di questo Pola un pochettino ne soffriva, perché sempre si è più affezionati al figlio più debole, al figlio malaticcio, mentre sostenere la poesia in dialetto era ovvio, tanto era bella e splendente. [...] Questo volumetto azzurro uscì con la data del 29 agosto, per festeggiare il compleanno e i 40 anni di poesia dell'amico Marco Pola: «Viaggiatore del tempo e dell'amore, Pola ancora una volta (e questo è il suo 19° libro di versi, pensate dal '76 ne ha scritti ben altri) offre ad amici ed estimatori, anche a credito, le sue poesie come prugne madure, una occasione il 29 agosto 1976 per legarci di più alla sua opera e per sentirci con lui su sta tera remenga e sospirada che brusa come na girandola sgiaventada en te l'aria». Era appunto il 4 agosto 1976 e firmavo questa cartolina di auguri da Brunnenburg, il castello della figlia di Ezra Pound.[4]
  • Nei primi anni Cinquanta, editore ventenne, pubblicavo due, tre, quattro volumetti all'anno del poeta americano Ezra Pound [...]. Tanto mi agitavo che il critico letterario Enrico Falqui (il "notaro" della letteratura italiana del Novecento) lo definì il "Garibaldi" delle edizioni Scheiwiller: 1954, l'editore era allora minorenne ed Ezra Pound vuol dire per me, i miei vent'anni. Anche il mio amato Pulcinoelefante ha il suo "Garibaldi", solo che invece di Peppino ha una sua Garibaldi, che non è Anita ma Alda: Alda Merini, la Garibaldi delle Edizioni Pulcinoelefante. Che multicolore fiume di libriccini garibaldini, cioè meriniani, è riuscito a realizzare Alberto Casiraghi: un fiume di aforismi e poesie, che scorre ininterrotto dal n. 237, Il poeta, Gennaio 1992, in 18 copie. Un torrente in piena, un fiume straripante, un mare di Merini: coloratissimi, simpaticissimi, poeticissimi libriccini, tutti stampati manualmente dal devoto editore-stampatore Pulcinoelefante alias Alberto Casiraghi. Un mare di Merini; prima stampate artigianalmente su un tirabozze, e dal '95 su una macchina Audax-Nebiolo: per poter farla entrare in casa a Osnago (Lecco) ha addirittura sfondato la porta e un po' di muro di casa...[5]
  • [Ho Kan è] Silenzioso, modesto, irriducibile; da anni lo ammiro perché mi insegna la grande pittura senza immagine: da ascoltare prima ancora di vedere. Una pittura che non grida mai.[6]
  • Un bel matto di editore il "Pulcinoelefante". Da invidiare con simpatia perché in fondo, sono parole sue, è il panettiere degli editori: l'unico che stampi in giornata.[7]

Citazioni su Vanni Scheiwiller modifica

  • Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, «non l'ho letto e non mi piace». (Giorgio Manganelli)

Note modifica

  1. Il riferimento è agli intellettuali che diedero vita al Gruppo 63, movimento letterario d'avanguardia. Cfr.voce su Wikipedia.
  2. Da Lettera dallo stretto per Bartolo Cattafi; in Libri d'artista - Le edizioni di Vanni Scheiwiller, a cura di Cecilia Gibellini, Lucini libri per Mart, Trento-Rovereto, 2007, p. 353.
  3. Da I miei libri, così liberi e inutili, Cinquantamila.Corriere.it, 24 marzo 2013.
  4. Da Ricordo editoriale di Marco Pola; in Poesia dialettale e poesia in lingua del Novecento Intorno all'opera di Marco Pola, a cura di Anna Dolfi, All'insegna del Pesce d'oro, Milano, 1994, p. 227. ISBN 88-444-1270-5
  5. Da Miniedizioni per "libridinosi"; in Edizioni Pulcinoelefante Catalogo generale 1982-1996, All'insegna del Pesce d'oro, Milano, 1997, pp. 9-10.
  6. Citato in La mia Cina la ritrovo sui Navigli, il Giornale.it, 30 gennaio 2006.
  7. Citato in Edizioni Pulcinoelefante Catalogo generale 1982-2004, a cura di Giorgio Matticchio, Libri Scheiwiller, Milano, 2005.

Altri progetti modifica