Bartolo Cattafi
poeta italiano (1922-1979)
Bartolo Cattafi (1922 – 1979), poeta italiano.
- La mano dell' informe agita scuote masse | di molli materie di molecole | sotto la spinta scivolanti l' una | sull' altra verso | forme sperate modelli progettati | lungo il cangiante cammino fantasioso. (citato in Corriere della sera, 20 gennaio 2007)
- Luce rossa all'albergo Siviglia | rosso neon gelato | come una serpe strappato alle stagioni. (citato in Corriere della sera, 20 gennaio 2007)
- Nella cieca città l' erba maligna | avanza verde fuoco velenoso, | tornano taciturni viandanti | a tastare la crescita dei figli | e riaprono il sesso delle mogli. (citato in Corriere della sera, 20 gennaio 2007)
Citazioni su Bartolo Cattafi
modifica- anch'io, caro Bartolo, muoio un pochino ogni giorno, se non altro di fatica. Perché credo come te, ferocemente, in quello che faccio: perché tu continui a scrivere bellissime poesie in un mondo sempre più alieno dalla poesia e io cerco di continuare a pubblicare, nonostante tutto, qualche buon libro di poesia. [...] Eppure, in un mondo così frenetico e nevrotico dove soprattutto manca il tempo per leggere (pensa un po' la difficoltà di leggere e capire il gran libro di Stefano D'Arrigo), la poesia resta ancora il primo mezzo di dissenso, di protesta, di revisione: la poesia in poche pagine, in una sola pagina, in un solo verso te lo dice prima, te lo dice meglio (per fare il verso ai miei amici «avanguardieri» degli anni '60[1]). (Vanni Scheiwiller)
- Come dai romanzi-poemi di Beckett (altro scrittore che mi sembra non del tutto estraneo, sebbene in una particolarissima accezione, al mondo espressivo di Cattafi) anche dalle poesie di Cattafi è completamente assente una normale nozione del tempo. Tutto vi si svolge nello stesso momento e tutto, d'altra parte, si direbbe che continui a svolgersi da secoli. Questo forma un contrasto molto curioso e molto suggestivo con la «precisione» di Cattafi, evidente nel suo linguaggio così terso, appropriato e scandito. (Giovanni Raboni)
- Fu, credo, una sera di primavera del 1951 che timidamente si affacciò fra noi un giovane dall' aria timida Bartolo, se interrogato, parlava solo di una guerra alle spalle, di una possibilità di trovar lavoro a Milano Ma non diceva nulla di più. (Giacinto Spagnoletti)
- La sua poesia ha qualcosa delle combustioni di Burri o delle blasfeme solitudini di Bacon. (Luigi Baldacci)
- Se ci affidiamo all' orecchio e solo all' orecchio certe poesie di Cattafi ci sembrano dei veri e propri epigrammi: preparazione cauta e insieme rapida e poi lo scatto bruciante, il veleno. (Giovanni Raboni)
Note
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