Carl Schmitt

giurista tedesco
(Reindirizzamento da Terra e mare)

Carl Schmitt (1888 – 1985), giurista e filosofo politico tedesco.

Copertina della Théologie politique di Carl Schmitt, edizione 1998

Citazioni di Carl Schmitt

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  • [Per assoggettare i popoli] basterà addirittura che una nazione non possa pagare i suoi debiti.[1]
  • L'eccezione è più interessante del caso normale. Quest'ultimo non prova nulla, l'eccezione prova tutto.[2]
  • [Sui "vincitori"] Vivere della colpa altrui è il modo più basso di vivere a spese degli altri. Vivere di ammende e tangenti è il modo più ignobile di fare bottino. Ma essi hanno vissuto sempre così. Della confisca dei beni dei proscritti e dei nemici posti hors la loi. Il bottino della guerra civile, la conquista del bottino associata alla guerra civile; chi fa bottino nella guerra civile; il diritto all'indennizzo da parte del vincitore. La guerra civile non conosce trionfi; parve già sconveniente il fatto che nel settembre del 46 a.C., in occasione del trionfo di Cesare, venisse esibito in effigie il suicidio di Catone, sebbene il trionfo non fosse sui cittadini sconfitti, ma per la quadruplice vittoria riportata su Gallia, Egitto, Ponto e Numidia.[3]

La contrapposizione planetaria tra Oriente e Occidente

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  • [...] quella che sul finire del XVII secolo si è distaccata non è, come afferma Arnold Toynbee, una «scheggia tecnica». Un'isola europea, infatti, si staccò dal continente europeo ed un nuovo mondo marittimo, rappresentato dall'isola, si contrappose a quello della terraferma: fece così da contrappeso al mondo terraneo e tenne nelle proprie mani come in una bilancia l'equilibrio della terra e quindi la pace del mondo. Questo fu il risultato di una concreta risposta all'appello degli oceani che si aprivano. Su quest'isola d'Inghilterra, che aveva seguito l'appello degli oceani ed aveva compiuto il passo verso un'esistenza marittima, comparvero all'improvviso le prime macchine. (pp. 155-156).
  • Il passo verso un'esistenza puramente marittima provoca, in se stesso e nella sua interna ulteriore consequenzialità, la creazione della tecnica in quanto forza dotata di leggi proprie. In tutta quella parte di tecnica che si era sviluppata nell'ambito di un'esistenza prevalentemente terranea, non c'era una vera tecnica assoluta. Bisogna infatti osservare che la cultura meramente talassica, limitata alle coste e ai mari interni, non significa ancora un passo decisivo verso un'esistenza marittima. Soltanto sull'oceano la nave diviene l'immagine assolutamente rovesciata della casa. Mentre in un ordine terraneo ogni invenzione tecnica ricade naturalmente in precisi ordinamenti di vita e viene da questi accolta e inquadrata, in un'esistenza marittima ogni invenzione tecnica costituisce un progresso, un valore assoluto. L'incondizionata fede nel progresso è sintomo del passo compiuto verso un'esistenza marittima. (p. 157)
  • [Sulla Rivoluzione d'ottobre] Storicamente, non si trattò affatto di realizzare nella pratica una dottrina pura o di portare a compimento certe leggi del corso storico: si trattò invece di mettere un impero agricolo industrialmente arretrato in condizione di impadronirsi della tecnica industriale, senza la quale nel caso di una moderna guerra mondiale sarebbe inequivocabilmente divenuto preda di ogni conquistatore fornito di potenza industriale. Da sovrastruttura ideologica relativa al primo stadio della rivoluzione industriale, il marxismo si trasformò in uno strumento pratico per superare una situazione di impotenza tecnico-industriale ed eliminare la vecchia élite, che si era dimostrata impari a tale compito. (p. 159)
  • [...] ritenendo di essere storici e attenendosi a ciò che è stato vero in passato, gli uomini dimenticano che una verità storica è vera una volta sola. Vogliono ignorare che, visto dalla parte degli uomini, un nuovo appello della storia può essere soltanto un pre-comando e per lo più addirittura un pre-comando cieco. Così diviene antistorico proprio questo attenersi alla vecchia risposta, e perciò è anche troppo naturale che chi in un'epoca precedente è risultato vincente più facilmente di altri non sappia rispondere al nuovo appello della storia. Come potrebbe infatti comprendere che anche la sua vittoria è stata vera una volta sola? E chi sarebbe in grado di istruirlo in proposito? (p. 161)

Le categorie del politico

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  • Chi parla di umanità, vuol trarvi in inganno. (p. 139)[4]
  • Il metodo della formazione della volontà attraverso la semplice fissazione della maggioranza è sensato ed accettabile se viene presupposta una sostanziale omogeneità di tutto il popolo. In tal caso non si verifica una sopraffazione della minoranza ma il voto serve solo a far risaltare un accordo ed un'unanimità già esistente e presupposta, seppur in forma latente. Infatti poiché ogni democrazia riposa sul presupposto del popolo nella sua interezza, unitarietà ed omogeneità, così non può esistere di fatto nessuna minoranza e tanto meno una pluralità di minoranze stabili e costanti.
  • L'umanità è uno strumento particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ed è, nella sua forma etico-umanitaria, un veicolo specifico dell'imperialismo economico.
  • Maledire la guerra come assassinio e poi pretendere dagli uomini che essi facciano la guerra e in guerra uccidano e si lascino uccidere, affinché "non vi sia mai più una guerra" è un inganno manifesto.
  • Ogni contrasto religioso, morale, economico, etnico o di altri tipo si trasforma in un contrasto politico, se è abbastanza forte da raggruppare effettivamente gli uomini in amici e nemici.

Teoria del partigiano

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  • La guerra dell'inimicizia assoluta non conosce alcuna limitazione. Trova il suo senso e la sua legittimità proprio nella volontà di arrivare alle estreme conseguenze. La sola questione è dunque questa: esiste un nemico assoluto, e chi è in concreto?
  • Il partigiano moderno non si aspetta dal nemico né diritto né pietà. Egli si è posto al di fuori dell'inimicizia convenzionale della guerra controllata e circoscritta, trasferendosi in un'altra dimensione: quella della vera inimicizia, che attraverso il terrore e le misure antiterroristiche cresce continuamente fino alla volontà di annientamento.
  • Con la lotta partigiana sorge un nuovo spazio di azione strutturato in maniera complessa, perché il partigiano combatte non in campo aperto e non sullo stesso piano della guerra combattuta al fronte.
  • Una collettività esiste come res publica, come cosa pubblica, ed è messa in discussione quando in essa si forma uno spazio estraneo alla cosa pubblica, che contraddice efficacemente quest'ultima.

Terra e mare

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  • [...] nella nostra riflessione storica possiamo attenerci ai quattro elementi [terra, acqua, aria e fuoco], che per noi sono nomi semplici e intuitivi, caratterizzazioni generali che rinviano a differenti grandi possibilità dell'esistenza umana. Possiamo perciò usarli ancora oggi, e parlare in particolare di potenze terrestri e potenze marittime nel senso di tali elementi [...] Se l'uomo non fosse altro che un essere interamente determinato dal suo ambiente, allora sarebbe, a seconda dei casi, un animale terrestre, o un pesce, o un uccello, oppure una fantastica mescolanza di tali qualità elementari. [...] Ma l'uomo è un essere che non si riduce al suo ambiente. Egli ha la forza di conquistare storicamente la sua esistenza e la sua coscienza; conosce non solo la nascita, ma anche la possibilità di una rinascita. [...] Egli gode della libertà d'azione del suo potere e della sua potenza storica; può scegliere, e in determinati momenti storici può scegliere addirittura un elemento quale nuova forma complessiva della sua esistenza storica. (cap. II, Che cos'è un elemento?, pag. 16-17)
  • La storia del mondo è la storia della lotta delle potenze marittime contro le potenze terrestri e delle potenze terrestri contro le potenze marittime. (cap. III, La terra contro il mare, pag. 18)
  • Per quasi mezzo millennio la Repubblica di Venezia fu considerata il simbolo del dominio sui mari e di una prosperità fondata sul commercio marittimo, un capolavoro di alta politica e nel contempo «la creazione più singolare della storia economica di ogni tempo» [...] Questa favolosa regina del mare brillò con crescente splendore dal 1000 al 1500 [...] Se però ci chiediamo se siamo qui di fronte a un caso di esistenza puramente marittima e di effettiva decisione per l'elemento del mare, ci accorgiamo subito di come appaia esigua una potenza marittima ristretta all'Adriatico e al bacino del Mediterraneo non appena si spalancano gli spazi sconfinati degli oceani del mondo. (cap. III, La terra contro il mare, pag. 22-24)
  • Non si può parlare della grande storia del mare e della decisione dell'uomo per l'elemento marino senza menzionare il mitico Leviatano e i suoi altrettanto mitici cacciatori [...] Melville è per gli oceani del mondo quello che Omero è per il Mediterraneo orientale. In un formidabile romanzo, Moby Dick (1851), egli ha scritto la storia della grande balena Moby Dick e del suo cacciatore, il capitano Achab, e creato così il più grande epos dell'oceano in quanto elemento. (cap. V, Elogio della balena e del baleniere, pag. 31-32)
  • Le imprese di navigazione oceanica degli inglesi iniziarono relativamente tardi e con lentezza [...] Ciò nonostante, alla fine furono gli inglesi a imporsi, sconfiggendo ogni rivale e ottenendo un dominio sul mondo costruito sul dominio degli oceani [...] L'Inghilterra diventò così l'erede, l'erede universale del grande risveglio dei popoli europei [...] Qui siamo di fronte a un caso essenzialmente unico. La sua peculiarità, la sua unicità consistono nel fatto che l'Inghilterra compì una trasformazione elementare in un momento storico e in un modo del tutto differenti da quelli delle precedenti potenze marittime, trasferendo cioè veramente la sua esistenza dalla terra all'elemento del mare. (cap. IX, L'Inghilterra erede delle imprese marinare europee, pag. 53-56)
  • Nei secoli XVI e XVII [...] nasce un nuovo mondo nel senso più audace del termine, mentre la coscienza collettiva, dapprima dei popoli dell'Europa occidentale e centrale e poi dell'intera umanità, subisce un mutamento radicale. È questa la prima autentica rivoluzione spaziale nel senso pieno della parola, una rivoluzione che coinvolge terra e mondo [...] Ciò che mutava, per la coscienza collettiva degli uomini, era [...] l'immagine globale del nostro pianeta, e poi la rappresentazione astronomica complessiva dell'intero universo [...] Decisive furono le scoperte astronomiche e l'idea di uno spazio vuoto e infinito. (cap. XII, La prima rivoluzione spaziale planetaria, pag. 66-67)
  • Ciò che è stato definito superiorità razionale dell'europeo, spirito europeo e «razionalismo occidentale» avanza ora irresistibilmente. Si sviluppa nei popoli dell'Europa centro-occidentale, abbatte le forme medievali della comunità umana, genera nuovi stati, nuove flotte e nuovi eserciti, inventa nuove macchine, sottomette i popoli non europei e li pone di fronte al dilemma se accettare la civilizzazione europea o decadere al rango di mero popolo coloniale. (cap. XII, La prima rivoluzione spaziale planetaria, pag. 72)
  • Mentre dal lato terrestre degli eventi storici si realizzava un'immane conquista di terra, in mare si compì l'altra, non meno importante metà della nuova spartizione del nostro pianeta. Questa avvenne con la conquista britannica del mare [...] Con essa è stabilita la linea fondamentale del primo ordinamento spaziale planetario, la cui essenza risiede nella separazione tra terra e mare. La terraferma appartiene a una mezza dozzina di Stati sovrani, mentre il mare appartiene a tutti o a nessuno o in definitiva soltanto a uno: l'Inghilterra [...] È questa la legge fondamentale, il nomos della terra in quell'epoca. (cap. XVI, Conquista britannica del mare e separazione fra terra e mare, pag. 88)
  • Il mutamento dell'essenza del Leviatano era esattamente la conseguenza della rivoluzione industriale iniziata con l'invenzione delle macchine in Inghilterra nel XVIII secolo [...] La grande potenza marittima diventò nel contempo la grande potenza industriale [...] Ma questo passo significò nel contempo un nuovo stadio nel rapporto elementare tra terra e mare. Adesso infatti, da grande pesce il Leviatano si trasformò in macchina [...] Tra l'elemento del mare e l'esistenza dell'uomo si frappose un dispositivo meccanico [...] La rivoluzione industriale trasformò i figli del mare nati direttamente dall'elemento marino in costruttori di macchine e manovratori di macchine [...] Constatiamo qui in tutta la sua oggettività il fatto che l'esistenza puramente marittima – il segreto della potenza mondiale britannica – era stata colpita nella sua essenza. (cap. XVIII, Dal pesce alla macchina, pag. 99-102)
  • Lo sviluppo industriale e la nuova tecnica non si lasciarono bloccare al livello del XIX secolo. Non si fermarono alla nave a vapore e alla ferrovia. [...] Elettricità, aviazione e radiotelegrafia produssero un tale sovvertimento di tutte le idee di spazio da portare chiaramente a un nuovo stadio della prima rivoluzione spaziale planetaria, se non addirittura a una seconda, nuova rivoluzione spaziale [...] Il passo dalla nave a vapore alla moderna nave da guerra non era stato inferiore a quello dalla galea a remi alla nave a vela. Il rapporto dell'uomo con l'elemento del mare era di nuovo mutato radicalmente. (cap. XX, Il nuovo stadio della rivoluzione spaziale planetaria, pag. 106-107)
  • [Oggi] viene a cadere anche quella separazione di terra e mare su cui si fondava il legame durato finora tra dominio marittimo e dominio mondiale. Viene a cadere cioè il presupposto della conquista britannica del mare, e con esso il nomos della terra in vigore fino a oggi. Al suo posto, cresce, inarrestabile e irresistibile, il nuovo nomos del nostro pianeta. Lo invocano le nuove relazioni dell'uomo con i vecchi e nuovi elementi, e lo impongono le mutate dimensioni e condizioni dell'esistenza umana. [...] Non vi è dubbio che il vecchio nomos stia venendo meno, e con esso un intero sistema di misure, di norme e di rapporti tramandati. Non per questo, tuttavia, ciò che è venturo è solo assenza di misura, ovvero un nulla ostile al nomos. Anche nella lotta più accanita fra le vecchie e le nuove forze nascono giuste misure e si formano proporzioni sensate. (cap. XX, Il nuovo stadio della rivoluzione spaziale planetaria, pag. 109-110)

Ex captivitate salus

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  • Ho conosciuto le escavazioni del destino, | vittorie e sconfitte, rivoluzioni e restaurazioni, | inflazioni e deflazioni, bombardamenti, | diffamazioni, mutamenti di regime... | fame e freddo, campo di concentramento e cella d'isolamento.   edizione?, traduttore?, numero di pagina? fonte diretta, indiretta?
  • L'ultimo rifugio per un uomo tormentato da altri uomini è sempre una preghiera, una giaculatoria al Dio crocifisso. Nel tormento del dolore, noi lo riconosciamo, ed egli ci riconosce. Il nostro Dio non fu lapidato come ebreo da ebrei, né decapitato come romano da romani. Egli non poteva essere decapitato. Un capo nel senso giuridico egli non l’aveva più, perché non aveva più diritti. Morì la morte degli schiavi, la crocifissione, che un conquistatore straniero gli aveva irrogato. Talvolta si aprono d'improvviso le porte della nostra prigionia, e si presenta una via segreta: è una via che conduce all'interno, a molte forme del tacere e di silenzio, ma anche a nuovi incontri e a un nuovo presente. Finché la nostra coscienza rimane congiunta al lavoro della nostra esistenza terrena, un legame nuovo con il passato, una personale coesistenza con i pensatori la cui situazione corrisponde alla nostra, si stabiliscono contatti e colloqui, la forza dei quali sposta le montagne di intere biblioteche e il cui fuoco brucia la falsa autenticità di accumuli giganteschi di materiale... Anime e spiriti ci parlano di persona, di noi, di se stessi. Sto pensando ai poveri uomini sofferenti, uomini in una solitaria situazione di pericolo, simile alla mia vita il cui pensiero sta tutto in questa situazione, così che ben li comprendo e posso esser sicuro che essi mi comprendono.[5]
  • [Su Max Stirner] A considerarlo nell'insieme, Stirner è orribile, sguaiato, millantatore, smargiasso, un goliarda, uno studente degenerato, uno zotico, un egomane, evidentemente uno psicopatico grave. Uno che a voce alta e sgradevole va gracchiando: "Io sono io, nulla mi importa oltre me stesso". I suoi sofismi verbali sono insopportabili. L'eccentricità avvolta in fumo di sigaro della sua bohème da osteria è nauseante. Eppure Max sa qualcosa di molto importante. Sa che l'Io non è un oggetto di pensiero. Così ha trovato il titolo più bello e in ogni caso più tedesco di tutta la letteratura tedesca: L'unico e la sua proprietà. In questo momento Max è l'unico che mi fa visita nella mia cella. Questo, da parte di un egoista rabbioso, mi commuove profondamente.[6]

Citazioni su Carl Schmitt

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  • Carl Schmitt [...] riprendendo l'affermazione di Clausewitz secondo la quale appunto la guerra non è che "la continuazione della politica con altri mezzi", giungeva a conclusioni ancora più estreme sostenendo che la guerra è addirittura l'essenza o il presupposto della politica. Carl Schmitt in qualche modo configurava la relazione tra guerra e politica come una sorta di circolarità sulla base della quale a periodi di guerra, e cioè, per ricondurci alla definizione che davamo prima, a periodi di soluzione violenta dei conflitti, succedono fasi di soluzione pacifica dei conflitti, che sono appunto fasi di politica. (Umberto Curi)
  • Carl Schmitt sosteneva che tutti i concetti del diritto pubblico europeo moderno sono concetti teologici secolarizzati. La secolarizzazione dell'indulgenza plenaria dà luogo all'amnistia, all'indulto, ai vari condoni. Con una differenza: la Chiesa esige il pentimento, lo Stato no. (Piercamillo Davigo)
  • Dal punto di vista morale e dal punto di vista del carattere, Schmitt è forse l'uomo più malvagio che ho conosciuto nella mia vita, un uomo che ha costantemente tradito tutti e tutto. Il decisionismo resta l'idea base del neo-fascismo, ed è molto pericoloso che intellettuali di sinistra prendano in considerazione Schmitt. [...] Non era nazista di formazione, ma certo era molto più nazista di tutti, compreso probabilmente lo stesso fuhrer. (Hans Mayer)
  1. Citazione del 1932 riportata in: Marcello Veneziani, Imperdonabili, Venezia, 2017, ISBN 978-88-317-2858-4, p. 176.
  2. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 255. ISBN 9788858019429
  3. Citato in Carl Schmitt, Antonio Caracciolo (a cura di), Posizioni e concetti in lotta con Weimar-Ginevra-Versailles, 1923-1939, Giuffrè Editore, 2007, Incipit da una citazione del 16 novembre 1947, nota del Glossario.
  4. Schmitt cita una massima (Wer Menschheit sagt, will betrügen), attribuendola a Pierre-Joseph Proudhon, «pur con una modifica necessaria». Tale massima sarebbe: «Wer Gott sagt, will betrügen» (citato in Carl Schmitt, Gespräch über die Macht und den Zugang zum Machthaber (1954), Klett-Cotta, Stoccarda, 2008), ovvero «Chi parla di dio, bara» (citato in Carl Schmitt, Dialogo sul potere, traduzione di José Scanu, il melangolo, Genova, 1990, p. 12); l'attribuzione a Proudhon sarebbe però falsa.
  5. Pagina 63, edizione Adelphi.
  6. Da Ex captivitate salus, Köln, 1950, traduzione di C. Mainoldi, con un saggio di F. Mercadante, Milano, 1987, pp. 83-84.

Bibliografia

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  • Carl Schmitt, Ex captivitate salus. Esperienze degli anni 1945-47, Adelphi, Milano 1987
  • Carl Schmitt, La contrapposizione planetaria tra Oriente e Occidente, in Ernst Jünger e Carl Schmitt, Il nodo di Gordio, a cura di Carlo Galli, traduzione di Giuseppina Panzieri, Il Mulino, Bologna, 2004. ISBN 88-15-09742-2
  • Carl Schmitt, Le categorie del politico, traduzione di Pierangelo Schiera, Il Mulino, Bologna, 1972.
  • Carl Schmitt, Teoria del partigiano: integrazione al concetto del politico, traduzione di Antonio De Martinis, Adelphi, Milano, 2005.
  • Carl Schmitt, Terra e mare, traduzione di Giovanni Gurisatti, Adelphi, Milano, 2002.

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