Sukarno
politico indonesiano
Kusno Sosrodihardjo, detto Sukarno (1901 – 1970), politico e padre fondatore indonesiano.
Citazioni di Sukarno
modifica- Chi guardi al mappamondo può capire che cosa Dio ha ordinato. Dio ha disposto che certe parti del globo formino singole unità: così le isole britanniche, quelle greche, l'India fra il mare e l'Himalaya, o l'arcipelago del Giappone. E quando io guardo le isole situate fra l'Asia e l'Australia, e fra il Pacifico e l'Oceano Indiano, io sento che esse devono formare una sola unità. (da un discorso nell'estate del 1945)[1]
- [Sulla conferenza di Bandung] Spero che questa conferenza dimostrerà la convinzione dei dirigenti asiatici ed africani che l'Asia e l'Africa possono prosperare soltanto se sono unite. Spero che questa conferenza servirà di guida al genere umano e gli farà comprendere quale strada deve prendere per avere la salvezza e la pace. Spero che dimostrerà che l'Asia e l'Africa sono rinate.[2]
- Il colonialismo non è morto e vaste zone dell'Asia e dell'Africa non sono libere. Il colonialismo, infatti, ha assunto un volto nuovo, che ha l'aspetto del controllo economico, ma anche questo è un male che deve essere stradicato.[3]
- Solo poche decine di anni fa era spesso necessario recarsi in altri continenti per mettere in grado i rappresentanti dei nostri paesi di incontrarsi. Oggi le nostre nazioni non sono più delle colonie; siamo di nuovo padroni in casa nostra. Riuniti nella sala vi sono dirigenti di popoli i cui territori confinano con le basi fondamentali dell'Imperialismo, da Gibilterra al Mar del Giappone; vi è stata veramente una tempesta sulla Asia, ma la lotta contro il colonialismo non sarà completamente vinta fino a quando i popoli dell'Asia e della Africa, esaminando la scena mondiale, non potranno dire che il colonialismo è morto.[3]
- Nessun compito è più urgente di quello della difesa della pace, senza la pace la nostra rivoluzione non potrà compiersi. Ma l'Asia è in grado di far sentire la voce della ragione negli affari internazionali. Noi possiamo dimostrare alla minoranza del mondo, la quale vive negli altri continenti, che noi, la mangioranza, chiediamo la pace e non la guerra, e che tutta la nostra forza sarà sempre gettata dalla parte della pace.[3]
- L'Indonesia non possiede ancora i requisiti necessari per consentire lo sviluppo di una democrazia parlamentare di tipo occidentale. Non si tratta ora di passare ad un regime dittatoriale, bensì di salvaguardare la democrazia dal disfrenarsi delle lotte intestine.[4]
- La democrazia in primo luogo deve servire gli interessi del popolo e non essere semplicemente un'ostentazione di libertà politica da parte dei capi partito.[4]
- I militari non si devono occupare di politica con i fucili.[4]
- Noi ci rendiamo conto che la lotta per la liberazione dell'Irian dal giogo olandese è difficile, ma siamo certi di riuscire infine a vincerla. Abbiamo l'appoggio di più della metà della popolazione mondiale. Anche la Repubblica popolare cinese ci appoggia con entusiasmo, pur non essendo ancora membro dell'O.N.U.[5]
- I viveri, i capi di vestiario ed altri prodotti di prima necessità scarseggeranno a causa del peggioramento dei rapporti con l'Olanda, ma la lotta per la liberazione dell'Irian non può essere più a lungo rinviata.[5]
- La nostra non è una lotta razziale: noi non combattiamo i bianchi, noi combattiamo il colonialismo e la schiavitù. Crediamo che l'umanità sia una sola, un tutto unico, questo e per noi un principio fondamentale.[6]
- So che sono state scritte e si vanno scrivendo tante cose sul mio conto. Non ha molta importanza. Ma se lei vuole aiutare la verità, dica, la prego, che Sukarno, senza il popolo, non è nulla, che ha lottato col suo popolo, felice di farne parte, felice di essere un uomo come tutti gli altri. Dica che Sukarno intende restare con il popolo, che non si separerà mai da esso, che per questa ragione ha fiducia nel futuro del suo paese.[6]
- La concentrazione dell'intero potere nelle mani del presidente è volta ad assicurare la pace nel paese e la tranquillità per il popolo. Tutte le attività del presidente e delle forze sotto il suo comando saranno dirette a superare le difficoltà all'interno del paese. Noi continueremo a condurre la nostra politica e ad agire come abbiamo agito finora.[7]
- La rivoluzione indonesiana non sarà completa fino a quando non saranno realizzati due obiettivi: costruire un Paese unito e potente, libero da ogni influenza coloniale, ed una società prospera e progressista.[8]
- Mentre nei tempi coloniali il compito piu importante della polizia consisteva nei dar la caccia ai comunisti per arrestarli e deportarli, oggi il capo della polizia di Stato, che e anche ministro di Stato, invia i suoi saluti al Congresso del partito comunista e gli augura successo.[9]
- La nostra nazione è una nazione rimasta allo stadio agrario e per questo non può essere altro che una nazione religiosa, una nazione che crede nei miracoli.[10]
- Se l'Olanda non ci cederà l'amministrazione del territorio da noi rivendicato, l'invaderemo. Noi siamo pronti a ricorrere allo spargimento di sangue per cacciare gli olandesi dal nostro suolo. Non ci preoccupiamo dell'opinione internazionale.[11]
- Oggi 7 gennaio 1965, alle ore 22:30 dichiaro quanto segue: con il mio annuncio di alcuni giorni fa io dissi che se la Malaysia fosse diventata membro del Consiglio di Sicurezza, il nostro governo si sarebbe ritirato dall'ONU. Ora, poiché la Malaysia è divenuta membro del Consiglio di Sicurezza, dichiaro che l'Indonesia è uscita dalle Nazioni Unite.[12]
- La FAO ha mandato esperti che non sapevano nulla dell'agricoltura indonesiana. Abbiamo aumentato la nostra produzione di riso senza l'aiuto della FAO.[12]
- A che serve l'UNESCO? Noi abbiamo cancellato l'analfabetismo con i nostri mezzi.[12]
- [Dopo la rottura dell'Indonesia dall'Onu] Abbiamo il coraggio di affrontare tutte le conseguenze del nostro gesto. Ci aspettiamo di essere criticati e osteggiati. Ma tutti i paesi che subiscono attacchi diventano più forti, e lo dimostrano gli esempi della Cina, del Viet Nam e della Corea del Nord. Solo superando le difficoltà possiamo diventare un grande paese. Marciamo avanti, sempre avanti, senza mai indietreggiare.[12]
- Se non vi piace come mi comporto, se non mi volete più, ditemelo. Io mi dimetterò. Dio sa che ho sempre fatto tutto quanto era in mio potere per il mio paese. Se mi disapprovate non importa. Potete sempre mandarmi via. Io continuerò a offrire i miei servizi alla nazione.[13]
- Riconosco che ho contribuito per la mia parte ad accreditare un ritratto infedele di me stesso, ma il resto lo hanno fatto i giornalisti olandesi, britannici e giapponesi, ai quali han'dato una buona mano gli americani, e si capisce perché. Io ho rotto le scatole agli olandesi conquistando l'indipendenza, facendo di 103 milioni di abitanti sparsi in tremila isole una nazione con una lingua propria; ai ciapponesi umiliandoli con la guerriglia; agli inglesi minacciando la Malaysia, strumento della presenza neo-colonialista britannica; agli americani creando il secondo esercito dell'Asia e mettendoli fuori gioco mentre sono impegnati nel Vietnam. Per quanto mi riguarda ammetto che adoro le donne, le cose belle, che ho un carattere difficile e soprattutto di essere imprevedibile. (da un'intervista del 30 gennaio 1965)[14]
- Posso mettermi impunemente coi comunisti, coi socialisti, coi musulmani, coi cristiani, coi nazionalisti più fanatici. (da un'intervista del 30 gennaio 1965)[14]
- Se non erro è stato Shelley, il grande poeta inglese, a dire che uno non è vestito di tutto punto se non ha anche un bel sorriso. Ebbene, voi vedete, io ho questo sorriso e non soltanto per essere ben vestito, ma anche per altre ragioni. Sorrido particolarmente per i giornalisti stranieri. Non per voi che siete qui, ma per coloro che scrivono all'estero. All'estero si dice che io sia stato defenestrato, che sia stato cacciato dal potere, ch'io sia malato, anzi moribondo, che abbia cercato di uccidermi. Invece come vedete, non sono stato affatto estromesso, sono sempre il Presidente dell'Indonesia, sono sempre il comandante delle forze armate, sono sempre il capo della rivoluzione. E non ho mai cercato di uccidermi perche amo la vita.[15]
- Faccio appello a tutto il popolo indonesiano, ai capi della comunità, a tutti i componenti del governo e a tutte le forze armate della Repubblica affinché mantengano l'unità e la salvaguardia della rivoluzione ed appoggino il generale Suharto nell'adempimento dei suoi compiti. Io faccio questo annuncio con pieno senso di responsabilità nei confronti del popolo e del congresso. Possa Iddio benedire il popolo indonesiano e spingerlo a creare una società giusta e prospera basata sul Pantjasila.[16]
Dall'intervista di Igor Man
Sukarno vuole «vivere pericolosamente» ma sostiene che il motto è di Mazzini La Stampa, 31 gennaio 1965
- [Rivolto a Igor Man] Io conosco Mazzini meglio di te che sei italiano, l'ho letto in carcere! Chiaro?
- Degli inglesi mi piacciono le sigarette.
- L'ho detto e lo ripeto: oggi come oggi la Malaysia per noi non esiste legalmente. L'Onu mandò dieci delegati in giro a domandare a quelle popolazioni se erano d'accordo con il progetto federativo. Capite? Dieci delegati, praticamente inviati a cose fatte, dal 16 agosto al 5 di settembre del 1963, hanno presunto di poter accertare i reali sentimenti di milioni di abitanti! È una ignobile farsa che mi riporta al tempo in cui il governatore olandese domandava a questo e a quell'indonesiano: "State bene con noi?"; soltanto un pazzo poteva azzardarsi a rispondere di no!
- L'inflazione dicono... Ebbene, fin quando non danneggia la gente, lascia il tempo che trova!
- Non ci sarà nessun collasso economico, ripeto: collasso economico. Sono fiducioso nelle nostre risorse. L'inflazione è brutta se porta miseria; al contrario, gli indonesiani non stanno male! D'altronde, se sapessi che qualcuno "intenzionalmente" danneggia la nostra economia, non esiterei a punirlo, anche con la morte!
- Io vedo... Io vedo un'Asia grande, sempre più grande, più grande e più forte, più forte, grande, grande...
Citazioni su Sukarno
modifica- Almeno quelli [Mussolini e Hitler] qualcosa di buono la fecero, ma lui? Allo stesso Mao riconosco una certa grandezza, mentre Sukarno mi fa pensare alla fiaba della rana e del toro. A furia di gonfiarsi la rana scoppiò... (Tunku Abdul Rahman)
- Mi adorava. E io adoravo lui. Era un uomo eccezionale malgrado le sue debolezze, ad esempio quella d'esser volgare con le donne. Non è necessario né dignitoso mostrare in continuazione la propria virilità: ma lui non lo capiva. (Zulfiqar Ali Bhutto)
- Non vedo possibile una soluzione della Konfrontasi avendo che fare con un simile individuo gonfio di orgoglio, borioso, empirico, megalomene! Ha osato paragonare il suo ritiro dall'Onu al gesto di Maometto che lascia la Mecca per Medina. Il profeta abbandonò la Mecca per spargere il seme dell'Islamismo, lui è uscito dall'Onu con l'intenzione di assassinare l'unico paese musulmano del Sud-est asiatico! (Tunku Abdul Rahman)
- Se c'era uno che amava vivere pericolosamente era proprio lui [Sukarno]: era loquace, iperattivo, amante del piacere. Mise in pratica le sue idee multirazziali acquisendo una collezione di diverse mogli e amanti, e arricchì la sua ricerca nei numerosi viaggi all'estero. La polizia segreta cinese riprese i suoi incontri intimi conservando così i suoi Konsepsi sessuali per la posterità. Kruscev, pur essendo stato informato delle abitudini di Sukarno da rapporti privati della Tass[17], rimase lo stesso profondamente scioccato durante la visita che fece nel 1960 nel vedere il presidente che conversava amabilmente con una donna nuda. (Paul Johnson)
- Sukarno, come Nehru in India, non aveva nessun mandato per governare 100 milioni di persone. Era anche lui sprovvisto di abilità amministrativa, ma sapeva usare bene le parole. Se si trovava di fronte ad un problema lo risolveva con una frase. Poi trasformava la frase in un acronimo, destinato ad essere scandito dalle folle incolte. Egli governava tramite Konsepsi, concetti. I quadri del partito scrivevano sulle case lo slogan «Mettete in pratica i concetti del presidente Sukarno». (Paul Johnson)
- «Gli indonesiani non stanno male», sostiene Sukarno: questione d'intendersi: egli vuol dire che la gran massa della popolazione continua a vivere come ha fatto durante 300 anni, cioè miserevolmente. Tutti gli altri – ufficiali, funzionari e ministri – egli permette che si arrangino, stanno bene. Son costoro che contano, ed egli intende servirsene per «partecipare all'edificazione di un nuovo mondo, d'un ordine nuovo!»
- Il Bung incarna le doti e i difetti del nazionalismo asiatico: ingenuamente orgoglioso della tradizione storica, abbastanza cinico per non curarsi troppo dei bisogni del popolo, Sukarno è un misto di astuzia e di tracotanza, di calcolata prudenza e di irrazionale aggressività.
- Quando un orientale è in imbarazzo, sorride; Sukarno fa di più, scoppia in una risata di gola.
- Dovevano essere i pressanti bisogni del popolo indonesiano a fare aggio sulle necessità personali di Sukarno. Invece accadde esattamente il contrario: egli lasciò che il mestiere di governante diventasse la tribuna privilegiata del suo prorompente bisogno di affermare la propria virilità.
- Era chiaro che sia la rivoluzione sia il sesso erano due strade per le quali egli giungeva alla massima soddisfazione della sua esistenza, vale a dire a suscitare negli altri l'adorazione per sè ed il completo abbandono ai suoi voleri.
- Sukarno era un ospite compito, che non mostrava assolutamente traccia di deferenza alla maniera di molti leaders di piccole nazioni in via di sviluppo. A differenza di quelli, nel caso di Sukarno non si poteva certo parlare di complessi di inferiorità. Al contrario egli dava a volte l'impressione di considerarsi superiore al suo interlocutore.
- Sukarno era un uomo di grande fascino fisico. Egli sapeva di questa sua dote e la sfruttava per affascinare il suo popolo. Molti dei grandi oratori da me incontrati, in privato si rivelavano dei conversatori tranquilli, quasi timidi. Quasi come se il carisma essi preferissero conservarlo per le masse, nelle situazioni nelle quali si rivelasse necessario. Ma Sukarno era sempre lo stesso. In lui non c'era né calcolo ne recitazione. Il calore di una folla gli era di sostegno al pari del cibo e dell'acqua.
- Sukarno rappresentò per l'indipendenza dell'Indonesia quello che Nkrumah rappresentò per quella del Ghana. Egli fu un leader carismatico nella liberazione dal regime coloniale, ma fu un vero disastro come amministratore dell'indipendenza conquistata. Sia lui che Nkrumah erano capaci a distruggere.
Ma nessuno dei due era dotato per costruire. - Sukarno riuscì solo a "distrarre" temporaneamente il suo popolo dai problemi nazionali, ma non tentò mai di risolverli. Il popolo indonesiano era disperatamente povero nonostante la ricchezza del paese. Sukarno provò a sollevarlo da quella difficile situazione non già con la prosperità economica ma piuttosto - e queste sono le sue parole - con «la ricchezza della fantasia simbolica».
- Fino all'autunno del '65, Sukarno era non solo eroe popolare e profeta d'una incredibile dottrina musulmana-nazionalista-comunista; era anche un dio. Nell'isola di Bali veniva identificato con Vishnu, il dio della pioggia. In Giava credevano che fosse dotato di «kesaktian», il potere magico soprannaturale che protegge dai demoni. I servi del suo palazzo usavano vendere ai contadini bottiglie dell'acqua in cui aveva preso il bagno; e i contadini bevevano quell'acqua.
- L'estremo nazionalismo è un fenomeno comune a tutti i paesi nuovi e trova un terreno fertile soprattutto là dove si teme che la sovranità possa essere facilmente perduta. Ma, in particolare, il nazionalismo che Sukarno aveva predicato agl'indonesiani già negli anni quaranta non conosceva limiti.
- La storia degli Stati nazionali, nel «terzo mondo», continua ad essere una tragedia per coloro stessi che escono vincitori da quei terribili conflitti civili. Nemmeno i nazionalisti di Giakarta, in realtà, sanno come potranno scrivere nei libri di storia: «Il primo presidente del paese fu pessimo».
- Sukarno intendeva che persino le Filippine, oltre alla Malesia e alla Nuova Guinea, erano parte del suo sogno della «grande Indonesia».
- Il motivo addotto per il gesto indonesiano appare un pretesto piuttosto fragile; l'elezione della Malaysia ad uno dei seggi non permanenti del Consiglio di Sicurezza, infatti, non modifica in nulla lo status giuridico internazionale della Malaysia stessa, siccome Sukarno poteva continuare a non riconoscerla, senza per questo dover ricorrere ad un passo così avventato.
- Il ritiro dell'Indonesia dall'Onu è un'impennata nel migliore (o peggiore) stile di Sukarno, un fatto della massima gravità.
- L'azione contro la Malaysia, più che un fine in sé, è l'ultimo tentativo, in ordine di tempo, di Sukarno per galvanizzare il nazionalismo indonesiano; un diversivo, cioè, dalle gravissime difficoltà in cui versa l'Indonesia. Eppure, se c'era un paese sorto dalla dissoluzione degl'imperi coloniali che fruiva in partenza d'invidiabili possibilità, questo era proprio l'Indonesia. Grande è quindi la responsabilità di Sukarno per avere così miseramente sciupato tali possibilità.
- Questi, presidente a vita della Repubblica, partecipe maggiore dell'indipendenza (che inizialmente aveva negoziato con gli occupanti giapponesi), è un nazionalista borghese; la sua ideologia è estremamente confusa ed eclettica, un miscuglio di nazionalismo, marxismo, radicalismo illuministico, religiosità islamica e fascismo.
Note
modifica- ↑ Citato in Il sanguinoso tramonto di Sukarno padre della patria, dittatore e play-boy, La Stampa, 22 febbraio 1967
- ↑ Citato in Sukarno inaugura la conferenza, L'Unità, 18 aprile 1955
- ↑ a b c Citato in Da Bandung si leva l'accusa contro il colonialismo e la guerra, L'Unità, 19 aprile 1955
- ↑ a b c Citando Pieni poteri a Sukarno per fronteggiare i ribelli?, L'Unità, 23 gennaio 1957
- ↑ a b Citato in Presidente Sukarno chiama gli indonesiani nella lotta per la liberazione dell'Irian occidentale, L'Unità, 12 dicembre 1957
- ↑ a b Intervista con Sukarno, L'Unità, 31 dicembre 1957
- ↑ Citato in Sukarno accusa di fomentare le "alcuni elementi stranieri, insurrezioni in Indonesia", L'Unità, 16 marzo 1957
- ↑ Citato in Sukarno e i comunisti, L'Unità, 7 agosto 1959
- ↑ Citato in Indonesia: qui si incontrano Asia e Africa, L'Unità, 15 novembre 1959
- ↑ Citato in Passa per la "democrazia guidata, la via al socialismo in Indonesia?", L'Unità, 24 novembre 1959
- ↑ Citato in Ultimatum di Sukarno per la Nuova Guinea, La Stampa, 8 gennaio 1962
- ↑ a b c d Citato in Sukarno conferma il ritiro dell'Indonesia dall'ONU, L'Unità, 8 gennaio 1965
- ↑ Citato in Sukarno chiede pieni poteri per «il bene dell'Indonesia», La Stampa, 7 dicembre 1965
- ↑ a b Citato in Sukarno, dittatore ganimede, La Stampa, 23 giugno 1970
- ↑ Citato in Sukarno sorridente: «Sono sempre il capo», L'Unità, 25 marzo 1966
- ↑ Citato in Sukarno cede tutto il potere al gen. Suharto, L'Unità, 23 febbraio 1967
- ↑ Agenzia di stampa ufficiale dell'Unione Sovietica.