Salvatore Betti

letterato e accademico italiano (1792-1882)

Salvatore Betti (1792 – 1882), letterato e accademico italiano.

Salvatore Betti

Scritti vari modifica

  • È parere di alcuni, che Ippolito Pindemonte non facesse fare alle nostre lettere niun passo considerabile e degno d'esser notato, e che solo ponesse ogni opera a conservarle nella nativa loro dignità e gentilezza. Il che non vorrebbe dirsi piccola gloria in mezzo alle tante lascivie e stranezze di certi nuovi schiavi, che pur si gridano caldi d'amore di patria! (pp. 246-247)
  • Fu Ippolito [Pindemonte], siccome uomo di sottile discernimento, apprezzatore giustissimo di tutte le letterature: e lesse molto, e con diletto, anche ne' libri scritti di là dai monti. Ma nondimeno l'amor suo fu costantemente nel modi di questa sì cara Italia: né mai lasciò strascinarsi vilmente da straniera insolenza a rifiutare la patria, o prese per fiori i triboli e le spine altrui, o cercò il nuovo nel mostruoso, il grande nel turgido e nel gigantesco, e la profondità de' concetti nell'oscurità. (pp. 247-248)
  • Fra tutti i poeti che la forza de' secoli e della barbarie ha rispettato, quasi ossequio ad un'aura veramente divina, noi dobbiamo principalmente consolarci di aver Virgilio: il maggior maestro della grand'arte di dare immagine ad ogni pensiero, e di non dire se non con maniera nobilissima ed elegantissima, e con le sole parole necessarie, ciò che si conviene alla poetica dignità del discorso: Non ut minus, come sente Quintiliano, sed ne plus dicatur quam oporteat. Poeta veramente maraviglioso, nella cui mente non cadde mai cosa che non fosse tutta verità, tutt'armonia, tutta serenità e nobiltà. Laonde Virgilio, è il vero gran padre della bella poesia de' popoli d'occidente: i quali, quante volte se ne allontaneranno (e si lascino cianciar gli stolti), tante dovranno vergognarsene, e tornare in dietro, e sentirsi gridare: mala via tieni. (pp. 258-259)
  • Poeta nobile e leggiadro era certo Luigi Alamanni: e pure, con tutte le eleganze che ha sparse a man piena qua e là nella Coltivazione, pochi leggono i sei libri de' suoi versi sciolti: se ne togli que' nostri che per entro vi cercano tante maniere peregrine e gentili di bel parlare. (p. 260)
  • Scrisse [...] in verso sciolto il Ruccellai le Api: ma con tutta quella grazia di modi, quella schiettezza di stile, quella soavità veramente virgiliana, io credo che alla sua brevità debba principalmente l'aureo poemetto se va sì caro fra le mani di quanti amano i più casti vezzi delle muse italiane. (p. 260)
  • [Paolo Segneri] [...] niuno ebbe qualità di lui più oratorie: niuno più gagliardamente poté sull'animo di chi dal suo labbro udì le sue prediche, od oggi le va leggendo: niuno con maggior efficacia mosse e la pietà e il terrore: niuno, dopo aver vinti e confusi i colpevoli, con più tremende immagini li trasse quasi a veder Dio sorgere e levar le mani al castigo, più potentemente tonò e folgorò. V'ha forse oratore che con ugual pratica sappia scendere a' particolari delle cose, lasciando le generalità? Che più animosamente tratti le umane piaghe, e dentro vi ponga il dito? Portento in vero dell'eloquenza: dell'eloquenza dico del pergamo, diversa da ogni altra, e tutta popolare, anzi la sovranamente popolare che s'abbia [...]. (p. 289)
  • Opera veramente maravigliosa [il Mosè]! Alla quale non oso mai alzare lo sguardo senza che il cuor mi tremi, e senza esclamare, che forse nessun mortale meglio di Michelangelo sentì nell'anima profondamente la sublimità della religione: niuno scarpello rispose mai più obbediente all'alto concetto di una terribile fantasia. Fa duopo infatti avere, dirò così, fasciata l'anima di un gran gelo per non riscuotersi subito a quella potenza di volontà che sì formidabile gli siede sul volto: ed a quel ciglio dov'è sì presente il comando di Dio, che direi quasi col Niccolini, solo a Michelangelo essere stato dato di iniziarsi all'arcana sapienza del Sinai. (p. 342)

Bibliografia modifica

  • Salvatore Betti, Scritti vari, Tipografia di Emilio Torelli, Firenze, 1856.

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