Jacques Maritain

filosofo francese
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Jacques Maritain (1882 – 1973), filosofo francese.

Jacques Maritain

Citazioni di Jacques Maritain

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  • Ammettere che il feto umano dall'istante della sua concezione riceva l'anima intellettiva, quando la materia non è ancora in nulla disposta a questo riguardo, è ai miei occhi, un'assurdità filosofica. È tanto assurdo come chiamare "bebé" un ovulo fecondato.[1]
  • Riguardo all'anima dei loro bambini, i genitori sono solo causa dispositiva, poiché l'anima è creata da Dio. E creare non vuol dire e non vorrà mai dire produrre un essere nuovo attraverso una creatura che supera se stessa essenzialmente: perché, o la creatura in questione non ha alcuna parte in questa produzione, e in questo caso essa e il suo superare se stessa sono solo parole; oppure agisce essa stessa (sotto l'azione di Dio) in questa produzione, e in tal caso <<creare>> non è nient'altro che una parola[2][3]
  • Coloro che credono di non credere in Dio, in realtà poi credono inconsciamente in Lui, perché il Dio di cui negano l'esistenza non è Dio, ma qualcos'altro. (da Il significato dell'ateismo contemporaneo)
  • La filosofia larvata di Freud non è che un travestimento di un odio profondo della forma della ragione. (p. 29)[4]
  • La gratitudine è la più squisita forma di cortesia.[5]
  • La tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia. (da Cristianesimo e democrazia)
  • La persona umana è ordinata direttamente a Dio come al suo fine ultimo assoluto, e questa ordinazione diretta a Dio trascende ogni bene comune creato, bene comune della società politica e bene comune intrinseco dell'universo; ecco la verità fondamentale che guida tutta la discussione, e dove è impegnato nientemeno che il messaggio stesso della sapienza cristiana nella sua vittoria sul pensiero ellenico e su ogni sapienza pagana d'allora in poi spodestata.[6]
  • La verità è la conformità dello spirito con l'essere, secondo che essere è ciò che è, e il non essere, ciò che non è.[7]
  • Lutero donava così all'umanità una grande liberazione. Ci liberava, tutti, dall'intelligenza e dalla riflessione. Ci liberava da quella faticosa, incessante necessità di pensare. E a pensare, per giunta, secondo logica.[8][9]
  • Nel corso di venti secoli di storia, predicando il Vangelo alle nazioni ed ergendosi davanti alle podestà carnali per difendere contro di esse la libertà dello spirito, la Chiesa ha insegnato agli uomini ad essere liberi. Oggi forze cieche che da duecento anni le hanno dato l'assalto in nome della libertà e in nome della persona umana deificata, lasciano infine cadere la maschera. Ora si presentano per quello che sono. La loro sete e asservire l'uomo. I tempi attuali, per miserevoli che siano, hanno di che esaltare coloro che amano la Chiesa e amano la libertà. La situazione storica da essi affrontata è definitivamente chiara. Il grande dramma del nostro tempo è il confronto tra uomo e lo Stato totalitario, il quale non è altro che il vecchio e bugiardo dio dell'impero senza legge che esigeva per sé l'adorazione di tutte le cose, La causa della libertà e della Chiesa si incontrano nella difesa dell'uomo. (da L'uomo e lo Stato)
  • Nulla è perduto di ciò che è stato fatto, tutto è canto e poesia. (da Le cose del cielo. Riflessioni sulla vita eterna)
  • [Sigmund Freud] Per lui l'esistenza del complesso di Edipo è una legge universale. (p. 28[4])
  • Più questa causa è grande, più ci sentiamo piccoli e inadeguati ad essa. È la causa dell'intelligenza e della filosofia nella ricerca della verità e di quell'assoluto nel quale noi siamo, noi viviamo, noi ci muoviamo, come diceva Bergson, recuperando un pensiero di san Paolo. È la causa di questo umanesimo integrale che ci attende come il segno e il simbolo di una nuova civiltà, nella quale l'ispirazione democratica e l'ispirazione evangelica saranno riconciliate. (citato in Piero Viotto, L'apostolo dell'umanesimo, Jesus, luglio 2009)
  • Se noi amiamo la verità nelle anime, se noi comprendiamo di quale sete il mondo agonizza, se noi siamo pronti a dare tutto, onde tale sete sia alleviata... noi potremo sperare d'esser partecipi della luce di S. Tommaso, d'intendere veramente – intellectu conspicere – le cose che egli ha insegnato e di essere impiegati, secondo le nostre forze per quanto incerte esse siano, a quel lavoro universale di raddrizzamento nella verità, commessoci dal Maestro della storia. (Le docteur angélique[7])
  • Tutta la filosofia di Freud poggia su di un pregiudizio: la negazione violenta della spiritualità e della libertà. (p. 28)[4]
  • Un atto, il minimo atto di vera bontà, è, per dire il vero, la migliore prova dell'esistenza di Dio. Ma la nostra intelligenza è troppo ingombra di nozioni da classificare per vederlo; allora noi lo crediamo sulla testimonianza di coloro nei quali la vera bontà risplende in modo da stupirci. (p. 19)[4]

Per una filosofia dell'educazione

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Molti dei nostri contemporanei conoscono l'Uomo primitivo o l'Uomo occidentale o l'Uomo dell'età industriale o l'Uomo criminale o l'Uomo borghese o l'Uomo proletario; ma stanno ancora a chiedersi che cosa s'intende quando si parla dell'uomo.

Citazioni

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  • Chi ancora non sa deve credere ad un maestro, ma soltanto allo scopo di giungere a sapere, e forse respingerà allora le opinioni del maestro; egli lo crede a titolo provvisorio, soltanto per la verità che, si suppone, il maestro gli trasmette.
  • Ci sono corsi di filosofia ma non corsi di saggezza; la saggezza si raggiunge mediante l'esperienza spirituale.
  • Guidare l'uomo nello sviluppo dinamico durante il quale egli si forma in quanto persona umana – provvista di conoscenza, giudizio e virtù morali – mentre, nello stesso tempo, a lui giunge l'eredità spirituale della nazione in cui nasce e della civiltà a cui appartiene oltre al secolare patrimonio delle generazioni che lo hanno preceduto e che così si conserva.
  • Il compito principale dell'educazione è soprattutto quello di formare l'uomo, o piuttosto di guidare lo sviluppo dinamico per mezzo del quale l'uomo forma se stesso ad essere un uomo.
  • I santi ed i martiri sono i veri educatori dell'umanità.
  • Il culto opprimente della specializzazione disumanizza la vita dell'uomo.
  • Il diritto del fanciullo ad essere educato richiede che l'educatore abbia su di lui una autorità morale e questa autorità non è altro che il dovere dell'adulto verso la libertà del fanciullo.
  • La sua [dell'educatore] arte consiste nell'imitare le vie che la natura intellettuale segue nelle sue operazioni.
  • L'arte dell'educazione dovrebbe essere piuttosto paragonata a quella della medicina.
  • L'educazione dell'uomo deve tener conto del gruppo sociale e preparare il fanciullo ad avervi la sua funzione.
  • L'educazione dell'uomo è un risveglio umano.
  • L'educazione è un'arte, un'arte particolarmente difficile.
  • L'uomo è una persona che si possiede per mezzo della intelligenza e della volontà.
  • La cosa principale è essere uomo retto che uomo dotto.
  • La vita sociale tende ad emancipare l'uomo dalle schiavitù della vita materiale.
  • La verità è un regno infinito − infinito come l'essere − la cui pienezza trascende infinitamente la potenza della nostra percezione, ed ogni frammento della quale deve essere afferrato da una attività interna vitale e purificata.
  • Per l'uomo e per la vita umana non c'è in verità nulla di più grande dell'intuizione e dell'amore.
  • Plastica e suggestionabile, la libertà del fanciullo è danneggiata e sprecata a casaccio se non viene aiutata e guidata.
  • Qualsiasi educazione che consideri il maestro come l'agente principale perverte la natura stessa dell'opera educativa.
  • Senza la fede nella verità non c'è efficacia umana.
  • Si possono ficcare a martellate tutti i chiodi pedagogici che si vuole nella scarpa ma non per questo la scarpa sarà più comoda.

Rèflexions sur l'intelligence

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  • È cosa singolare, fatta apposta per scoraggiare le illusioni che noi potremmo nutrire sulla natura umana, e sulla qualità intellettuale degli ambienti filosofici in particolare, dover constatare il dominio che il dogma idealista ha conquistato sulla filosofia contemporanea. Esso è diventato un postulato sacro, e la maggior parte di coloro che si piccano di pensare, assisi sulle cattedre del mondo moderno, considererebbero mancanza di buon gusto e segno di grossolanità, il non dare pensiero, «in principio», che il conoscere deforma le cose, dato che esistono delle cose, e che esso, in realtà, attinge solo le creazioni proprie. Una grande reazione, tuttavia, si prepara contro questo dogma idealista, non certo tra i filosofi ufficiali, ma negli spiriti che avvertono nella presente agonia del mondo, l'effetto di un profondo male dell'intelligenza, e che non vogliono che perisca la civiltà occidentale. Io non dispero che fra qualche anno l'idealismo sarà considerato come un'anticaglia affatto disuata e come una incongruenza della ragione.[7]
  • La grande debolezza del fondatore del misticismo, è di non essere sufficientemente critico. Egli manca di coraggio critico (il coraggio del giudice).[7]

Umanesimo integrale

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  • Grazie soprattutto ad Emmanuele Mounier scrive — l'espressione 'personalista e comunitario' ê divenuta un ritornello per il pensiero cattolico. Anch'io, in questo non sono esente da una qualche responsabilità... Penso che Mounier l'abbia presa da me. Essa ê giusta, ma vedendo l'uso che se ne fa ora, non ne sono molto fiero.
  • Il religioso perfetto prega così bene che ignora di pregare.
  • In virtù d'un processo di differenziazione normale in se stesso (benché viziato dalle più false ideologie) l'ordine profano o temporale, nel corso dei tempi moderni, si è costituito nei confronti dell'ordine spirituale o sacro in una relazione d'autonomia tale da escludere di fatto la strumentalità. In altri termini è giunto alla sua maggiorità. E questo è ancora un guadagno storico che una nuova cristianità dovrebbe conservare.
  • Ma per il pensiero razionalistico e naturalistico che cosa è diventato l'uomo dei giorni nostri? Un essere senza centro di gravità, senza personalità, trascinato dal movimento fatale delle larve polimorfe del mondo sotterraneo dell'istinto e del desiderio[10].
  • Nei confronti dell'uomo si può notare che nei primi periodi dell'epoca moderna, con Cartesio anzitutto, e poi con Rosseau e Kant, il razionalismo aveva costruito della personalità dell'uomo un'immagine superba e splendida, infrangibile, gelosa della sua immanenza e della sua autonomia, e finalmente buona per essenza. Nel nome stesso dei diritti e dell'autonomia di questa personalità, la polemica razionalistica aveva condannato qualsiasi intervento esterno in questo universo perfetto e sacro -sia che tale intervento provenga dalla rivelazione e dalla grazia, o da una tradizione di umana saggezza, o dall'autorità di una legge di cui l'uomo non sarebbe l'autore, oda un Bene sovrano che solleciterebbe la sua volontà, o, infine, da una realtà oggettiva che misurerebbe e regolerebbe la sua intelligenza. [..] Ora in poco più di un secolo questa fiera personalità antropocentrica ha declinato, si è sminuzzata rapidamente, trascinata nella dispersione dei suoi elementi materiali. Un primo tempo significativo è segnato qui, nel campo della biologia, dal trionfo delle idee darwiniane sull'origine scimmiesca dell'uomo. Secondo questo punto di vista, l'uomo deriva da una lunga evoluzione di specie animali (il che è, dopotutto, una questione secondaria, puramente storica); è cioè il prodotto di un'evoluzione storica senza discontinuità metafisica. In questa prospettiva è escluso che l'essere umano costituisca qualcosa di assolutamente nuovo nella serie biologica e che a ogni generazione di un essere umano, un'anima sia creata dall'autore di tutte le cose e gettata nell'esistenza per un destino eterno. [...] Il secondo colpo, il colpo di grazia, se così si può dire, lo ha inferto Freud nel campo della psicologia (non parlo qui dei suoi metodi di ricerca in cui ci sono delle scoperte geniali, ma della sua metafisica).[...] Ogni ben regolata dignità della nostra coscienza personale appare come una velata maschera mentitrice. In definitiva, l'uomo non è che l'incrocio di una libido anzitutto sessuale di un istinto di morte[10].
  • Assistiamo a una dispersione e decomposizione definitiva. Il che non impedisce più che mai all'essere umano di rivendicare la sovranità, ma non più per la persona individuale. Questa non sa più dove sia e si vede solo dissociata e decomposta; è ormai matura per abdicare a profitto dell'uomo collettivo, di questa grande figura dell'umanità storica della quale Hegel ha fatto la teologia, e che, per lui, consisteva nello Stato con la sua perfetta struttura giuridica, e per Karl Marx consisterà nella società comunista col suo dinamismo immanente.[10][11]
  • Ma nuove nascite avverano. È anche una legge statistica che le scoperte difficili di cui si ha più bisogno la crescita della storia, si fanno raramente senza il soccorso delle energie dell'errore e di calamità. Le purificazioni che avrebbero salvato tutto, si producono allora dopo che tutto è stato rovinato e comincia a rifiorire. Cosi' va il corso del mondo. Gli stessi che hanno aiutato i santi a santificarsi bruciandoli a fuoco lento traggono profitto dai loro meriti e nutrono la gloria dei crocifissi una volta che siano stati canonizzati i luoghi comuni della loro eloquenza e la prosperità delle loro imprese e non mancheranno dal preparare nuovi santi per nuovi dolori e nuove canonizzazioni. I mondi che sono sorti nell'eroismo, tramontano nella fatica, affinché vengano a loro volta nuovi eroismi e nuove sofferenze che faranno sorgere altri mondi. La storia umana cresce così perché non si ha là un processo di ripetizione ma di espansione e progresso; cresce, come una sfera di espansione, ravvicinandosi insieme alla sua doppia consumazione: nell'assoluto di quaggiù, ove l'uomo è dio senza Dio; e nell'assoluto dell'atto ove è Dio con Dio.
  • Non solo compiti di iniquità sono tenuti da maschere o da figure di giustizia, ma compiti di giustizia sono tenuti (e guastati) da maschere di iniquità. Non solo del cattivo lavoro storico, del lavoro inutile è fatto da portatori degli stendardi di verità, ma del buon lavoro, del lavoro utile, è fatto (e guastato) dagli avversari degli stendardi di verità.

Citazioni su Jacques Maritain

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  • Maritain, che altro possiamo dire di lui, sulla linea che lui meglio di ogni altro ha percorso in questi decenni? Maritain ha capito più di quanto abbiano fatto tutti gli altri pensatori cattolici del Novecento. (Gaspare Barbiellini Amidei)
  • Maritain, davvero un grande pensatore, maestro nell'arte di pensare, di vivere, di pregare. Muore solo e povero, associato ai "Petits Fréres" di Padre Foucauld. La sua voce, la sua figura resteranno nella tradizione del pensiero filosofico e della meditazione cattolica. (Paolo VI)
  • Maritain è un esempio di filosofia calata veramente nella vita, nel senso epico e nella vastità della vita ­che ha pochi riscontri nella filosofia della nostra epoca, che ha avuto grandissimi risultati ma spesso esasperando la vitalità in un modo così immediato, così selvaggio, facendocela fuggire fra le dita oppure perdendola in astrazione. (Claudio Magris)
  • Nessuno come il Maritain crede all'efficacia del pensiero; né quelli che pur conclamandolo vivo, lo considerano sacro e venerando come ciò che passò tra i vivi, ed ora a memoria, né quelli che lavorano sul pensiero del passato, come l'archeologo, che scava e porta alla luce resti che sanno raccontare il passato, ma ignorano che esso, il pensiero, dà all'avvenire il suo volto istesso. (Nazareno Padellaro)
  • Quando, or sono parecchi anni, ci avenne di leggere in uno dei libri più animosi del Maritain, un giudizio su Kant, raddensato in un epiteto, che ci ferì come una parola ingiuriosa, dobbiam confessare che per qualche settimana lasciammo chiuso quel libro, e quando lo riprendemmo in mano un po' del malessere provato si fece sentire. Kant non era il divino artefice che nel cielo filosofico, disseminato di candide e favolose figure zodiacali, tra animalesche e geometriche, aveva discoverto il santo volto di un sole che avrebbe versato torrenti di luce e di calore su una umanità cieca ed assiderata? (Nazareno Padellaro)
  • Senza la filosofia greca il Vangelo non avrebbe prodotto filosofia tra i cristiani, come la Bibbia non l'aveva prodotta tra gli ebrei. Come vi esprimete voi la "filosofia cristiana" è la "filosofia" nel suo "stato cristiano". (Étienne Gilson)
  • [Per Maritain] Il filosofo cristiano dimostra l'esistenza di Dio servendosi esclusivamente di argomenti razionali, anche se nella sua soggettività è rassicurato dalla fede. Blondel invece ritiene che la fede sia strutturalmente necessaria al sapere filosofico come tale.
  • Non si può comprendere la modernità del tomismo di Maritain senza il confronto con le altre correnti di pensiero da Bergson a Satre, da Heidegger a Theilhard de Chardin. Non si può valutare l'estetica di Jacques e la poetica di Raïssa senza avere presente la loro amicizia con Cocteau e Reverdy, con Bernanos e J. Green, con Rouault e Chagall. Non si può cogliere il significato del messaggio della filosofia politica maritainiana, che vuole raccordare cristianesimo e democrazia, se non passando attraverso le polemiche che hanno suscitato Umanesimo integrale e L'uomo e lo Stato, che si sono risolte solo nei documenti conciliari e nella pastorale pontificia da Giovanni XXIII a Paolo VI.
  • Per Maritain l'esperienza della fede non esclude l'autonomia della filosofia, in quanto non si tratta di «credere di credere», come direbbe oggi Gianni Vattimo, ma di «vedere di dover credere», come insegna San Tommaso.
  1. Dal saggio Nota et vetera, 1967; citato in Paolo Veronesi, Il corpo e la Costituzione: concretezza dei "casi" e astrattezza della norma, Volume 52 di Pubblicazioni della Facoltà Giuridica dell'Università di Ferrara: Serie 2, Giuffrè Editore, 2007, p. 110. ISBN 8814135843
  2. Maritain, Jacques, Vers une idée Thomiste de l’évolution, Nova et Vetera, 42, 1967. Traduzione in italiano: Verso un’idea tomista dell’evoluzione, in Maritain, Jacques, Approches sans entraves. Scritti di filosofia cristiana, Città Nuova, Roma 1973, vol. I, pp. 87-134
  3. citato in card. Christoph Schönborn, A Sua immagine e somiglianza, Lindau, Maggio 2008, isbn 978-88-7180-754-6, pp. 67-68. Riferendosi all'edizione di Approches sans entraves. Scritti di filosofia cristiana, pubblicata nel 1977
  4. a b c d Citato in Piero Viotto, Grandi amicizie: i Maritain e i loro contemporanei, Città Nuova, Roma 2008.
  5. Da Riflessioni sull'America; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  6. Da La persona e il bene comune, traduzione di Matilde Mazzolari, Morcelliana, Brescia, 1998. ISBN 88-372-1585-1. Citato in Arturo Cattaneo, Fondamenti ecclesiologici del diritto canonico, con la collaborazione di Costantino M. Fabris, Marcianum Press, Venezia, 2011, p. 256. ISBN 9788865123416
  7. a b c d Citato in Nazareno Padellaro, Maritain, la filosofia contro le filosofie, Editrice "La Scuola", Brescia 1953.
  8. Affermazione ironica di Jacques Maritain sul riformatore protestante a proposito della sua affermazione: «La ragione è direttamente opposta alla fede, perciò si deve abbandonarla. Nei credenti deve essere uccisa e sepolta.»
  9. Citato in Vittorio Messori, Il francobollo vaticano per celebrare Lutero, RadioSpada.org, 16 gennaio 2017.
  10. a b c Jacques Maritain, Umanesimo integrale, Studium, Roma, 1946 (Nuova ed. Edizioni Borla, Roma 2002)
  11. Umanesimo integrale, citato in card. Christoph Schönborn, A Sua immagine e somiglianza, Lindau, Maggio 2008, isbn 978-88-7180-754-6, pp. 54-55.

Bibliografia

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  • Jacques Maritain, Per una filosofia dell'educazione, La Scuola, Brescia, 2001.
  • Jacques Maritain, Le cose del cielo. Riflessioni sulla vita eterna, Edizioni Massimo, Milano 1996
  • Jacques Maritain, Rèflexions sur l'intelligence, Parigi, Desclèe de Brouwer, 1938.
  • Jacques Maritain, Umanesimo integrale, tradotto da Giovanni Dore, Borla, 2002
  • Jacques Maritain, La persona e il bene comune, trad. it. di M. Mazzolani, Morcelliana, Brescia, 1995.

Voci correlate

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