Ossessione (film 1943)
film del 1943 diretto da Luchino Visconti
Ossessione
Clara Calamai e Massimo Girotti nel film
Titolo originale |
Ossessione |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1943 |
Genere | drammatico |
Regia | Luchino Visconti |
Soggetto | James M. Cain (romanzo) |
Sceneggiatura | Luchino Visconti, Mario Alicata, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini, Rosario Assunto, Sergio Grieco |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Ossessione, film italiano del 1943 con Massimo Girotti e Clara Calamai, regia di Luchino Visconti.
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Don Remigio: Di dove sei, figliuolo?
Gino: Di Senigallia.
Don Remigio: Ah, di Senigallia. Mezzi santi e mezzi canaglia, eh? - Giovanna: Lo sai tu, che cosa sia un uomo vecchio?
Gino: No, ma me lo immagino.
Giovanna: Non puoi immaginarlo, non puoi sapere che cosa sia per una donna, vivere con un uomo vecchio. Tutte le volte che mi tocca con quelle mani grasse, vorrei mettermi a urlare.
Citazioni su Ossessione
modifica- Donde nasce il disagio che ci procura questo film per molti aspetti più che notevole? Collocata la vicenda in una regione italiana della quale sono messe in evidenza anche abitudini e costumanze particolari, i personaggi ogni poco escono dall'ambito regionale [quello della "bassa" ferrarese] che è stato loro imposto e si rivelano quali sono realmente, astrazioni o fantasmi d'un mondo difficilmente definibile. [...] Peccato, perché tecnicamente Ossessione è un film allestito con molta sapienza e, qualora si escludano ritorni e lentezze irritanti, rivela capacità singolari. (Raul Radice)
- È la prima volta, o quasi, che un regista italiano si è dedicato alla realizzazione di un film con tanto ispirato ardore e disinteresse, misurando gli effetti e le inquadrature con pazienza di miniaturista, scavando e cesellando i particolari con una morbosa e febbrile attenzione tecnica. Questa tecnica è diretta a rendere plastico un materiale di asciutto realismo, perché il romanzo di James Cain, dal quale piglia lo spunto il film, è tutto spalancato ad evidenze e termini di cruda e spietata drammaticità: passione di sensi e miseria di istinti sono guardate senza complimenti. [È la regola] di quel naturalismo che tanto ha servito lo stile della cinematografia francese. [La forza di persuasione di Ossessione] nasce dallo stile che è tutto misura ed eleganza pittorica: gli esterni, i chiaroscuri in certe sequenze che descrivono le arcaiche strade di Ancona, e la perfetta orchestrazione degli interpreti, guidati e controllati con disciplina militaresca, rendono questo film di Visconti un'opera che merita il nostro plauso e, nello stesso tempo, il nostro rammarico, poiché avremmo preferito che questa perizia e questo zelo si fossero indirizzati su un racconto non schiavo di tanto materialismo tragico. (Fabrizio Sarazani)
- Nel 1943, con Ossessione, [Clara Calamai] raggiunge probabilmente il punto più alto di tutta la sua carriera: Luchino Visconti, affidandole il complesso e sensuale ruolo di Giovanna nel suo capolavoro d'esordio, stravolge l'immagine della star dei telefoni bianchi e del raffinato mondo blasettiano, per trasformarla in una donna moderna. (Dizionario del cinema italiano)
- Ora so che quel film è falso anche se come prodotto industrial commerciale è certo superiore a tutti o quasi tutti i film italiani di oggi. Personalmente io lo considero il segno della mia incoerenza e insincerità di prima. (Mario Alicata)
- Tratto dal romanzo dell'americano James Cain, ripetutamente tradotto in film, è la prima opera di Visconti, da molti ritenuta la sua più importante e una delle maggiori del cinema italiano. Lavoro di straordinaria felicità a cominciare dalla secchezza dello stile, davvero inusitato allora, e dal realismo. Visconti, uomo di cultura, conoscenze e curiosità molto vaste, aveva appena finito la sua stagione di "apprendistato" presso Jean Renoir, maestro francese, ed era anche grande appassionato di "americanismo". Dunque Ossessione arriva dalla cultura francese, intellettuale e non prevedibile, da quella americana efficace e senza fronzoli, unita a quella italiana mediatrice e "drammaticamente equilibrata". Massimo Girotti, appena ventiquattrenne, e Clara Calamai (che sostituì all'ultimo momento Anna Magnani incinta) che camminano, scuri e infelici sulla riva del Po, fanno parte della liturgia del nostro cinema. (il Farinotti)
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