Rosario Assunto

filosofo italiano (1915-1994)

Rosario Assunto (1915 – 1994), filosofo italiano.

Rosario Assunto

Citazioni di Rosario Assunto

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  • Isola al riparo dello spazio e del tempo, ma anche cruna per la quale passano i fili dello spazio e del tempo; in sé e per sé, ma anche dialettizzabile con l'altro; storica e metastorica, sociale e asociale, l'opera d'arte è reale proprio in questa sua intima antinomicità: della quale in vario modo si preoccupano le teorie estetiche cercando ora di risolverla in uno solo dei suoi termini ora di conciliarla in una visione statica del loro rapporto, e ora di scrutarne la mossa e irrequietissima dinamicità. (da Teoremi e problemi di estetica contemporanea.[1])

Ambivalenze dell'estetica settecentesca: classicismo e barocco

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  • La storia, o cronistoria, della polemica contro il barocco, condotta nel Settecento (ma anche prima, come vedremo; e dopo ...) all'insegna del classicismo in quanto determinazione storica della categoria estetica, coincide, si può dire, con la storia stessa del vocabolo «barocco», sostantivo e aggettivo, nel senso che, per la nostra lingua, doveva essere codificato, tra il 1830 e il 1860, nel Dizionario di Tommaseo-Bellini — «... quello Stile goffo e bizzarro che incominciò a prevalere alla fine del Secolo XVI e durò quasi tutto il XVIII...». (p. 35)
  • [Johann Wolfgang von Goethe] [...] adoperò talvolta l'aggettivo barocco, ma sempre in senso limitativo, se pure non spregiativo; e sulla pittura barocca, sul gusto barocco in generale, anche senza qualificarli con questo aggettivo, formulò, oppure lasciò che venissero formulati sotto la sua responsabilità, giudizi la cui durezza rispondeva in tutto e per tutto ai concetti cui si era ispirata, nel Settecento, la polemica del classicismo: alcuni motivi della quale erano passati nell'estetica illuminista ed in quella neoclassica, fra di loro intrecciate, sebbene non identificabili. (p. 35)
  • La negazione più assoluta dell'ideale estetico barocco [...] doveva formularla l'estetica razionalista: di quel razionalismo che insieme con la storia, o almeno con una storia concepita come nostalgia e proiezione in avanti alla maniera neoclassica, doveva rifiutare anche la natura, non importa se la natura graziosa rococò o quella appassionata dell'ormai prossimo romanticismo: ed asserire una discontinuità di uomo e natura, rimettendo in onore, e spingendo agli estremi, certi lontani insegnamenti cartesiani. (p. 43)
  1. Citato in Francesco D'Episcopo, «Le ragioni narrative» 1960-1961, Antologia di una rivista, Tullio Pironti Editore, Napoli, 2012, p. 221. ISBN 978-88-7937-408-8

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