Orlando Figes

storico britannico

Orlando Figes (1959 – vivente), storico britannico.

Orlando Figes nel 2022

Citazioni di Orlando Figes

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  Citazioni in ordine temporale.

Intervista di Chiara Mariani sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, corriere.it, 14 ottobre 2022.

  • Le terre che oggi i russi reclamano sono le conquiste di Caterina la Grande. È un argomento condiviso da molti, anche Solzhenitsyn la pensava così, e tuttavia ridicolo perché i confini dell'Ucraina sono stati riconosciuti internazionalmente nel 1991, Russia inclusa. Gli uomini che oggi si trovano ai vertici del potere sono militari o uomini del KGB che hanno vissuto la tragedia della fine dell'Urss e che si sono sentiti pugnalati dall'Ucraina. I siloviki ne riscrivono la mappa per vendetta.
  • [Sull'imperialismo russo] I russi sono stati educati in una visione imperiale della Russia secondo la quale loro sono i fratelli maggiori delle nazioni slave e gli ucraini sono i fratelli minori, inferiori; e poi la propaganda ha fornito sostegno a quell'idea che è parte della memoria nazionale: se l'Ucraina rompe i legami con il fratello maggiore, entra nella sfera occidentale e assume un significato anti-russo. Questo concetto fa presa perché viene tramandato dai libri di storia: la Russia, vi si legge, non inizia guerre aggressive ma è attaccata dall'Occidente e per questo ha bisogno di un leader forte e di un forte Stato. È un'idea che pervade l'intera storia della Russia.
  • [I russi] non hanno la logistica, non hanno abbastanza sostegno tra la popolazione, i soldati inviati al fronte sono mal equipaggiati, mal addestrati, poco o per nulla motivati. Più insisteranno con gli attacchi di terra più si esporranno all'ammutinamento. Gli ucraini combattono davvero bene, hanno il morale alto e qualcosa per cui combattere. Putin ha creato l'unità nazionale in Ucraina
  • La rivoluzione [in Russia] potrebbe avere successo solo nel caso in cui l'esercito si ammutinasse e cadesse a pezzi. Tuttavia penso che il regime abbia abbastanza soldi per pagare bene le forze repressive (a differenza della Bielorussia dove sono demoralizzate e pagate male).
  • [«Come sarà ricordato Putin nei libri di Storia?»] Per quanto mi riguarda come un dittatore brutale che ha distrutto tutto ciò che di buono c'era in Russia. Per quanto riguarda i libri russi è ancora da decidersi.

Intervista di Rosalba Castelletti sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, repubblica.it, 21 marzo 2023.

  • L'idea del "santo Zar", di "Mosca terza Roma" con una missione spiritualmente più alta dell'Occidente, ma maltrattata e minacciata dall'Occidente, l'idea che la Russia abbia bisogno di un leader forte per difenderla, fanno tutte parte dello stesso pacchetto. E oggi le stiamo vedendo in gioco nella guerra in Ucraina. Sarebbe difficile separare uno qualsiasi di questi singoli fili dalla matassa e dire che è il più importante. Questi miti incarnano la comprensione da parte dei russi di loro stessi attraverso la loro storia e dobbiamo vederli come un unico insieme.
  • Per molti l'Ucraina è stata la principale colpevole del crollo del 1991 con la sua Dichiarazione d'indipendenza e l'accordo tra Leonid Kravchuk e Boris Eltsin. Per i russi è stato come un divorzio che non volevano.
  • Putin sta reinventando la storia russa e usandola per la sua guerra, ma la sua visione storica non è nuova, è radicata nella storiografia imperiale russa del XIX secolo che ha imposto anche a scuola. Il saggio del 2021 era una chiara dichiarazione di guerra. Sosteneva che l'Ucraina non ha diritto di esistere. Era già successo nel 2016 con l'inaugurazione a Mosca di una statua di Vladimir il Grande. [...] Già allora Putin stava dicendo agli ucraini: "Kiev è il fondamento della nostra civiltà, voi ne siete soltanto una parte".
  • Gli ucraini vogliono [...] definire legalmente l'ideologia russa "rascismo" e negare alla Russia il suo nome chiamandola "Moscovia". Tutto ciò mi mette a disagio perché credo ancora fermamente che questa sia una guerra del sistema Putin. Nella Russia odierna non puoi nemmeno pronunciare la parola "guerra" senza rischiare di andare in prigione per 15 anni, puoi perdere il lavoro se dici la cosa sbagliata o non dici la cosa giusta. Posso capire che, per combattere, l'Ucraina debba anche misura mobilitare l'odio, ma non vorrei vedere l'odio traboccare nella rappresaglia.

Intervista di Federica D'Alessio sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, micromegaedizioni.net, 31 marzo 2023.

  • Quelli che possiamo ritenere miti da un punto di vista storiografico, non lo sono nella mente di Putin. L'idea che l'Ucraina sia davvero parte di una "grande Russia", che l'esistenza dell'Ucraina statuale sia priva di qualsiasi base oltre quella di cui godeva nell'Unione Sovietica, per lui non è un mito, è storia. È la sua comprensione della storia, che è sostanzialmente imperiosa.
  • L'Ucraina è uno Stato territoriale indipendente dal 1991. Semplicemente, questa realtà storica al Cremlino non sta bene, dunque non la riconosce. La guerra che ha mosso l'anno scorso è in sostanza una guerra imperialista, per reclamare quella terra e ricostituire la vecchia Unione Sovietica, non nella forma politica sovietica, ma sotto forma di Stato grande-russo. La mitologia storica gli serve da giustificazione.
  • Non a caso, man mano che la guerra va avanti, il tipo di linguaggio e le idee utilizzate dal Cremlino per giustificarla o concettualizzarla sono sempre più esplicitamente imperialiste. Non parlano più nemmeno della NATO. Ricorda l'espansione della NATO? Ora hanno accettato la NATO come nemico. E si tratta di una vera e propria vendetta, per il crollo dell'Unione Sovietica, in cui credo che i siloviki, i burocrati più vicini a Putin, stiano giocando una funzione importante.

Intervista di Giovanni Savino, doppiozero.com, 1º aprile 2023.

  • Putin è chiaramente ossessionato dalla storia e dal suo posto nella storia. [...] In Russia vi è sempre stato un uso politico della storia. La storia è una miniera, è da dove i politici hanno sempre tratto idee e suggestioni per le proprie agende, per fornire definizioni su cosa è o cosa dovrebbe essere la Russia, o quale dovrebbe essere il suo ruolo nel mondo, o chi sono i russi, o chi dovrebbero essere. È dalla storia che politici e ideologi hanno sempre attinto.
  • La Rus' nel 988, secondo le evidenze archeologiche e le ricostruzioni degli studiosi negli ultimi decenni, si presentava come una confederazione multietnica larga, basata su legami commerciali, uno Stato assai debole con connessioni più o meno forti basate sul movimento delle merci dal Baltico al Mar Nero. Vi erano spostamenti di ogni genere da un posto all'altro, si trattava di territori aperti, dove vivevano pastori, mercanti, piccoli eserciti, non era una nazione, né uno Stato vero e proprio. Si potrebbe pensare che si tratti di un buon simbolo dell'apertura delle civiltà delle steppe da cui sia l'Ucraina che la Russia sono emerse, ma oggi la Rus' è diventata un argomento primordialista per definire chi sono i russi.
  • La ricerca delle proprie origini è diventata un tema fondamentale con il crollo dell'Unione Sovietica, prima era qualcosa lasciato lì dove deve essere, nella storia antica. Oggi la storia antica viene usata per armare la politica.
  • Quando parliamo d'Europa, di cosa parliamo? Se guardiamo all'Ucraina, l'Europa è stato l'ideale che ha mosso il Maidan, perché tra i suoi obiettivi vi era far parte di essa. Ricordo di aver sostenuto all'epoca che era piuttosto idealizzata la loro visione dell'Europa, oggi invece questa guerra sarà un test per l'Europa, perché gli ucraini, credo giustamente, stanno obbligando l'Occidente a tener fede ai propri principi. Penso che abbiano ragione a farlo, perché questo è il test per verificare se i principi europei o occidentali significhino qualcosa. Ma se l'Europa resisterà o meno a questa prova è un'altra questione, davvero, e non ne sono così sicuro. Oggi, a mio avviso, l'idea di Europa dovrebbe essere rappresentata dalla società aperta, dall'essere un crogiuolo di etnie, culture e idee diverse che competono tra loro in uno scambio aperto, ma allo stesso tempo mi sembra essa si trovi in grande difficoltà.
  • Penso che sia importante che l'Unione Europea faccia entrare l'Ucraina e fornisca agli ucraini la libertà di movimento. Si tratta di un atto importante perché, se come temo, la guerra entrerà in uno stallo, il conflitto si estenderà ad altre sfere, e i bombardamenti delle infrastrutture civili mirano a creare una crisi dei rifugiati. Per questo è fondamentale che si resti attaccati ai principi europei, che vengano ripartiti i rifugiati tra i paesi europei e che si agisca con severità contro quei governi che si rifiutano di aiutare.
  • Credo che la shock therapy, le privatizzazioni selvagge con il sistema dei voucher, siano state un completo disastro. Si è trattato di un errore enorme: la Russia aveva bisogno agli inizi degli anni Novanta di una sorta di piano Marshall, e temo che l'Occidente abbia visto Mosca come l'erede dell'Urss, quindi come chi ha perso la Guerra Fredda. In un certo senso, se l'Ucraina, la Georgia, i paesi baltici, sono stati accolti e aiutati come vittime dell'Unione Sovietica, i russi sono stati visti come i responsabili del sistema sovietico, quindi non meritevoli di essere aiutati. Però la Russia era un grande spazio economico con numerose risorse, le aziende e le holding occidentali volevano entrare negli affari, e l'integrazione di Mosca nell'economia globale c'è stata, anche con l'illusione di una successiva democratizzazione dovuta allo sviluppo del mercato. Ma sappiamo quali sono state le conseguenze, e sono state disastrose.

Intervista di Ida Artiaco, Fanpage.it, 18 aprile 2023.

  • L'errore principale è stato non considerare che anche i russi erano vittime del regime sovietico nel 1991: avevano bisogno di aiuto, di un nuovo "Piano Marshall", per accompagnarli a compiere la transizione dal comunismo alla democrazia, il che significava costruire istituzioni della società civile, contribuendo a stabilire lo stato di diritto, ecc. Invece l'Occidente ha trattato la Russia come i "cattivi" dell'Unione Sovietica – e l'ha sottoposta a una terapia d'urto che ha alienato molti russi, che hanno perso risparmi, sicurezza del lavoro, status professionale e così via.
  • Penso che la guerra probabilmente andrà avanti per anni. È una guerra esistenziale sia per l'Ucraina che per il regime di Putin. Non ci può essere pace duratura fino alla caduta del regime di Putin.
  • [«A quale personaggio della storia russa è più vicino il presidente Putin? Perché?»] Penso che sia il più vicino a Nicola I – lo zar del diciannovesimo secolo che entrò in guerra contro le potenze occidentali, in particolare con la guerra di Crimea del 1853-56, per difendere i diritti degli ortodossi nell'impero ottomano. Come Putin, anche lui aveva un'ideologia antioccidentale e antidemocratica riassunta dallo slogan "Autocrazia, ortodossia, nazionalismo". La Russia ha perso la guerra di Crimea, quindi speriamo lo stesso per la guerra di Putin contro l'Ucraina.

Intervista di Riccardo Amati, Fanpage.it, 24 gennaio 2024.

  • Il destino della guerra in Ucraina e della stessa Nato dipenderà in buona parte da chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Se vincesse Trump, non ci sarebbero più finanziamenti americani per l'Ucraina e forse nemmeno per la Nato.
  • [«Putin è sincero quando dice che vorrebbe negoziare?»] Sincero o meno, le sue parole non possono esser prese sul serio. Perché nessun cessate il fuoco o armistizio con Putin varrebbe la carta su cui è scritto. [...] Non appena gli convenisse, Putin cercherebbe di nuovo di conquistare o distruggere tutta l'Ucraina.
  • [«Un attacco della Russia a uno dei Paesi baltici le pare un'ipotesi realistica?»] Non mi sento certo di escluderla. È una possibilità. Una minaccia che non può esser presa sotto gamba. Anche perché Putin è imprevedibile. Razionalmente, dubito che si lancerà in un'avventura simile, visto che le sue forze armate in due anni non sono riuscite nemmeno a conquistare l'Ucraina. Ma certo i Paesi baltici hanno tutte le ragioni per essere molto preoccupati.
  • [Sulla propaganda nella Federazione Russa] La verità il regime di Putin se la inventa. Come faceva il regime di Stalin. È riuscito a persuadere la maggioranza della popolazione che non è stato il Cremlino ma l'Occidente a iniziare la guerra. Forse Putin si è autoconvinto lui stesso di ciò. Ma si tratta di una cinica manipolazione della Storia. È l'ultimo della lunga serie di despoti e dittatori di Mosca che hanno manipolato fatti storici per il loro interesse.
  • [Su Vladimir Putin] [...] ha una visione tutta imperialista della storia russa. Nella quale i fatti sono reinventati per soddisfare i bisogni ideologici del regime.
  • Ogni volta che vengono concesse libertà c'è un problema a stabilirle istituzionalmente. E da questo nasce la dittatura. Ma non è detto che debba essere sempre così. Nella storia russa ci sono movimenti costituzionali e liberali, rivolte anti autoritarie, rivoluzioni. La difficoltà è quella di creare una base istituzionale per le libertà politiche e creare una società civile. [...] Gli istituti dati per scontati in ogni democrazia — come sindacati, partiti politici, associazioni dei consumatori — non si sono mai sviluppati in modo completo.
  • La teoria dell'"homo sovieticus" può essere un modo di guardare al problema della cultura politica in Russia. E di spiegare perché così tanti russi credono alla propaganda di Putin. La lunga esperienza sovietica rende la gente riluttante a porsi domande su quel che dicono le autorità. Normale, quando lanci sulla società ripetute ondate di terrore. E anche oggi, cos'è questa guerra se non terrore?
  • [...] soprattutto chi è cresciuto negli anni '60 o '70 è stato educato al conformismo. I genitori avevano vissuto sotto Stalin e insegnavano ai figli a non crearsi problemi con le autorità. Volevano proteggerli. Una mentalità difficile da cambiare. Ci vorrebbero anni e un diverso sistema politico.
  • [...] il primo allargamento della Nato negli anni '90 fu inutilmente provocatorio, se non altro perché non c'era più un nemico. Ma la vera responsabilità fu che, dopo la dissoluzione dell'Urss, l'Occidente guardò alla Russia come al perpetratore del sistema sovietico, e alle altre nazioni dell'impero dissolto come alle vittime. Considerò la Russia ancora una minaccia. Così aiutò gli atri Stati del blocco sovietico a creare economie di mercato e sviluppare istituzioni democratiche ma fu molto più cauto nei confronti della Federazione Russa.

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