Lech Wałęsa
Lech Wałęsa (1943 – vivente), sindacalista, politico e attivista polacco.
Citazioni di Lech Wałęsa
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Nelle democrazie, per me, sono importanti tre fattori: l'obbedienza alla Costituzione, la partecipazione dei cittadini e l'importanza dei sostegni se la gente non ha a sufficienza da mangiare o paura di perdere il lavoro.[1]
Intervista di Piero de Garzarolli, La Stampa, 17 febbraio 1988.
- Non mi mollano mai, trentasei uomini al giorno, dodici per volta, che offrono la cosiddetta protezione socialista. Chissà cosa costa questo spreco allo Stato, una follia di certo. Tanti stipendi gettati al vento per sorvegliare uno che non schiaccerebbe una mosca.
- Meglio lasciare agli attori il compito di interpretare il dramma polacco sulle scene.
- [Su Wojciech Jaruzelski] Noi non affermiamo che il leader polacco abbia torto, temiamo invece che gli effetti del suo piano si materializzino fra cent'anni. L'esperienza russa insegna. Anche di Stalin si diceva un gran bene, ricordo che mi costrinsero a piangere sulla sua morte se no erano botte da orbi. Ora a Mosca lo dipingono nelle vesti di criminale sanguinario. Chi mi ripagherà di quelle lacrime? E le speranze suscitate da Krusciov, da Breznev, da Andropov? Chi accorrerà in aiuto di Gorbaciov se dovessero trascinarlo fuori per i piedi dal Cremlino?
- Adesso mi tuffo nella storia della tecnologia polacca. [...] Roba da diventare matti, strumenti antidiluviani mescolati ad apparecchiature modernissime. Sono costretto ad alternare cacciavite di precisione a martelli da fabbro. Questa in fondo è la Polonia di sempre, un occhio rivolto al passato e uno puntato al futuro.
Intervista di Jas Gawronski, La Stampa, 13 luglio 1990.
- Ho fatto la Polonia e ora la difendo. Mi fido dei miei ex compagni ma non dei loro successori.
- Lenin era nel giusto, ma la rivoluzione durò troppo, con le stesse persone, e arrivò Stalin. Io combatto perché questo non accada nel mio Paese.
- Più che alla Presidenza io penso alle riforme. Ma se qualcun altro vuol farle io posso andarmene in vacanza: poi verranno a cercarmi.
- Il Papa sarebbe d'accordo con me: vuole una Polonia bella e pulita come la voglio io.
Colloquio con Giovanni Spadolini, La Stampa, 13 marzo 1991.
- L'ho detto più volte a Gorbaciov: non si poteva illudere di corregere dall'interno una struttura che era legata al sistema sovietico.
- La Russia è come un Tir che fa molta fatica a portare il bagaglio. La Polonia è una piccola vetturetta della Fiat, che va sempre e dovunque, entra dovunque, fa qualunque strada, anticipa qualunque orizzonte, prefigura qualunque sbocco. La Russia deve guardare alla Polonia. Deve imitare il modello rivoluzionario della Polonia. È un Paese che ha problemi infinitamente più complessi del nostro; ma noi, piccola vetturetta della Fiat, siamo certamente quelli che possono portarle la salvezza.
- Il Papa è nostro, il Papa è la Polonia, il Papa rappresenta la grandezza della nazione.
- La Polonia ha tutto con sé; ha un Papa; ha l'aiuto di Dio; ha l'unità della sua lingua e della sua cultura. Non siamo come i boemi doppi o tripli. E poi in fondo... ha Walesa.
Intervista di Jas Gawronski, La Stampa, 9 maggio 1993.
- Comunismo è un termine per lo meno vago e quando se ne parla bisogna distinguere, bisogna decidere di cosa discutiamo. Ci sono almeno due alternative: il comunismo inteso come sistema di esercizio del potere, o come teoria sui mezzi di produzione.
- Le persone sono una cosa, e i sistemi un'altra, e se io avessi lottato contro le persone avrei certamente perso.
- Finché c'era il comunismo, l'Occidente era disciplinato, aveva un nemico da combattere, oggi non c'è più un valore comune dell'Europa, non c'è una visione. Ed è ora che ci mettiamo alla ricerca di un'idea che ci unisca.
- [Su Michail Gorbačëv] Ha sbagliato a non seguire il consiglio che gli avevo rivolto: dissolvere l'Unione Sovietica per poi riformarla, ricompattarla. Io, al posto suo, avrei rischiato.
- Se vuole il mio giudizio sincero, le dirò che il comunismo si è afflosciato, si è rovinato da solo, non ha retto la concorrenza con l'Occidente.
- Quando rischiavamo la prigione, ci nascondevamo sotto la protezione della Chiesa. Oggi, con la democrazia, parliamo a voce alta, molto, in fretta, senza pensarci su. La Chiesa invece è bene educata, amabile, non può ntromettersi nelle nostre volgari discussioni, ed è per questo che ora appare riservata, un po' in disparte.
Intervista di Andrea Tarquini, La repubblica, 4 dicembre 2008.
- Gli ex paesi comunisti hanno realizzato profonde trasformazioni e riforme, ma nel mondo resta molto da fare. La nostra lotta chiuse la Guerra fredda, ma aprì anche una nuova era che approdò alla globalizzazione. Si creò però uno status quo adeguato alla vecchia era, non alle nuove sfide. Dobbiamo riformare le strutture a livello mondiale. In tempo per evitare un collasso globale.
- Stiamo andando verso un unico Stato europeo, ma mantenendo vecchie strutture. Dovremmo invece pensare e offrire al mondo nuove soluzioni.
- La questione è che la Cina partecipa appieno alla globalizzazione ma con un sistema di valori completamente diverso dal nostro, su diritti umani, diritti dei lavoratori e altro. Se non raggiungiamo un compromesso siamo condannati a un conflitto con la Cina.
- Dobbiamo dire ai dirigenti cinesi che sono rudi, a volte un po' cattivi: pretendono di decidere con chi noi possiamo parlare o no. Devono smetterla di farlo. Vogliamo mostrare alla Cina che se si apre e accetta compromessi, può esserci una via comune. Le leggi sulla libertà di viaggio sono importantissime. Perché la Cina non pensa ad aprirsi come l'Europa e costruire una Ue asiatica?
- Obama ha vinto perché ha parlato di bisogno di cambiamento. Certo, ogni americano ha la sua idea di cambiamento. Gli Usa non devono dimenticare di essere rimasti l'unica superpotenza. Ora l'Impero del Male non c'è più, gli Usa devono darsi un nuovo ruolo per la riforma del mondo. Obama è stato eletto anche per questo.
- Venticinque anni fa non speravamo ancora di sconfiggere il comunismo, poi ci riuscimmo, ma giustamente il Nobel andò anche a Gorbaciov lo sconfitto.
Intervista di Paolo G. Brera, La repubblica, 6 giugno 2014.
- Dobbiamo abolire le frontiere e aprire gli Stati, cioè quello che fa l'Europa. Tra venti o trent'anni non ci saranno frontiere con la Russia. Le economie e i sistemi si fonderanno, i confini sono diventati ridicoli. Tra Germania e Polonia è stato sparso un lago di sangue, ma oggi quella frontiera non esiste più. Il mondo andrà avanti, e quello che sta facendo Putin va nella direzione sbagliata. Va contro il progresso.
- Putin deve essere convinto, non sconfitto.
- I polacchi hanno spaccato i denti all'Orso sovietico, e tutti hanno potuto lottare con l'orso sdentato: oggi siamo amici, ma fuggire come fecero i tedeschi, che si catapultarono a Ovest, fu codardia.
- I no-global mi fanno ridere, fanno i rivoluzionari e poi parlano al telefonino: usate le colombe, allora! Il mondo si è globalizzato da solo: televisioni, cellulari e computer non rispettano le frontiere. E se non permetteremo che si globalizzi l'ecologia in modo intelligente non sopravviveremo a questo decennio.
- Il metodo di Putin è legato al passato ed è inefficace.
- Sconfitto il comunismo, non c'era e non c'è una terza via. A noi operai non piaceva molto, ma cosa potevamo fare? Abbiamo dovuto creare i padroni.
Intervista di Andrea Tarquini, La repubblica, 11 ottobre 2016.
- Se in Polonia legge e diritto fossero rispettati, Kaczynski non avrebbe la possibilità di dire una sola parola di più, perché la giustizia avrebbe risposto alle sue spudorate menzogne.
- [Sugli euroscettici] Oggi sappiamo che a causa delle azioni di quelle forze in tutta Europa stiamo perdendo amicizie che abbiamo costruito a fatica, e che Paesi amici diventano nostri nemici. A causa delle loro azioni tutto spinge verso divisioni contrasti e conflitti, mentre noi vogliamo appoggio, unità, solidarietà. Loro sono contro questi concetti, sono reazionari e presto o tardi stancheranno i popoli. La gente potrebbe divenire a causa loro tanto esasperata da saltare dalla finestra.
- [Su Andrzej Wajda] Fu un grande polacco, un grande patriota, un grande europeo, un grandissimo regista. Fu grande in tutto. Chi qui è al potere oggi ha spesso tentato di macchiare la sua immagine, solo ora che è morto parlano della sua grandezza.
- La libertà è libertà, la libertà di parola è importante, ma richiede anche responsabilità. Non possiamo vivere la libertà senza senso di responsabilità. Dobbiamo imporre leggi che garantiscano il senso di responsabilità. Se qualcuno, come Kaczynski fa contro me e altri, calunnia veterani della rivoluzione o semplicemente chi non la pensa come lui e il suo partito, se insulta la gente, una giustizia indipendente dovrebbe porgli un freno. E insegnarli a pensare cento volte prima di dire una sola parola.
Intervista di Maria Serena Natale, Corriere.it, 5 giugno 2022.
- Non fu Giovanni Paolo II a compiere la rivoluzione, non da solo. Agimmo insieme per superare l’epoca delle divisioni, ognuno assolse il proprio compito. Reagan, Gorbaciov, le forze democratiche, noi. Il Papa ci ispirò, con l’esortazione ad abbattere i confini ci diede la forza e la sicurezza che fosse giunta l’ora di passare all’azione.
- Ho sempre fatto quello in cui credevo. Ho agito con piena consapevolezza tentando di adeguarmi alle fasi storiche, bisogna saper leggere il tempo in cui operiamo. Per le stesse cose sono andato in galera. Per le stesse cose sono diventato presidente.
- Capisco il mio Paese diffidente, in passato umiliato e abbandonato. Prima eravamo credenti non praticanti, poi siamo diventati credenti praticanti e ora abbiamo praticanti non credenti.
- [Su Jarosław Kaczyński] Come tanti, cerca soluzioni ai nuovi problemi, ma le sue sono sbagliate. Lo compiango perché pagherà un prezzo altissimo. Quando la politica non ha proposte per il futuro si risvegliano i demoni del populismo e della demagogia. Se non li fermeremo, distruggeranno tutto quello che abbiamo conquistato, e non solo in Polonia.
- Questo per me è il tempo della parola, poiché occorre un grande confronto democratico che abolisca la menzogna, ci restituisca la fiducia reciproca e sappia ascoltare la voce del popolo. Non la massa che insegue il condottiero più carismatico, ma un popolo pensante che s’interroga sul futuro.
- [Su Papa Francesco] Ancora una volta l’uomo giusto. È il Papa scelto per la nuova missione, la purificazione e il rinnovamento della Chiesa.
- Il mio Dio oggi usa un computer di ultima generazione.
- Diciamo che la direzione che ha preso il mondo non ha aiutato l’uomo a sviluppare le proprie virtù. Ci siamo combattuti e uccisi. Ma questi sono tempi in cui finalmente, se volessimo, potremmo davvero cambiare le cose.
Intervista di Elisabetta Rosaspina sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Corriere.it, 16 marzo 2022.
- Io penso che si dovrebbe parlare con Putin in un altro modo. È indispensabile fargli capire che adesso non è il momento di distruggere, ma di costruire. E che la sua volontà di misurarsi con le forze della Nato non ha senso.
- Putin è imprevedibile e il peggio può ancora accadere se lo lasciamo continuare a conquistare territori e a uccidere persone. Quello che sta facendo è un nuovo genocidio. Putin vuole ripulire la terra ucraina dagli ucraini.
- [«La "normalizzazione" dell’Ucraina cui aspira Putin è paragonabile a quella tentata dall’Urss in Polonia?»] La normalizzazione dell’Ucraina? Questa è soltanto una pazzia. Non è improbabile che alcuni dei suoi fedelissimi gli voltino le spalle per ciò che sta accadendo.
- [«Presidente, che cosa direbbe a Volodymyr Zelensky?»] Che è una brava persona: sta combattendo per l’Ucraina e per tutta l’Europa. E spero che questa guerra finisca molto presto, e che sia lui a vincerla.
Intervista sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022 alla trasmissione Mezzora in più su Rai3 del 27 marzo 2022.
- [Sulla causa dell'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Mi sembra che Putin sia malato e rendendosi conto di un suo prossimo trapasso ha paura di farlo da solo, vuole quindi che ci sia tanta gente ad accompagnarlo.
- In Polonia sono già arrivati più di due milioni di ucraini. Dobbiamo condividere con loro tutto ciò che abbiamo e se i profughi saranno di più, condivideremo lo stesso ciò che abbiamo. Non comprendiamo la tragedia del popolo ucraino e per questo faremo di tutto per aiutarli.
- Mi dispiace di aver sostenuto Orbán in passato e di averlo aiutato a vincere le elezioni: è stato uno dei miei grossi errori. Mi vergogno e mi dispiace aver commesso questo errore. Ho ricevuto da Orbán un'onorificenza e penso che la restituirò.
Citazioni su Lech Wałęsa
modifica- No, Walesa non è populista. Vuole appoggiare il governo, spegne ogni focolaio di scioperi. Potrebbe rovesciare l'esecutivo, invece non lo fa. Il problema è che lui è al posto sbagliato, fuori dal processo decisionale, e deve farsi sentire. (Zbigniew Brzezinski)
- Quando si detiene il potere c'è sempre e ovunque il pericolo di abusarne. Ma lui non ha istinti dittatoriali, crede nella democrazia per cui ha lottato. È stato il leader della lotta al comunismo e per le riforme, vuole continuare a esserlo. È autocratico, sì, ma sarà un autocrate democratico che governa sviluppando e allargando le libertà. (Zbigniew Brzezinski)
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Marco Ansaldo e Jan Gebert, Lech Walesa: "Wojtyla chiuse un'epoca, ora Bergoglio è perfetto per questo mondo nuovo", Repubblica.it, 29 luglio 2016.
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