La principessa del sogno

La principessa del sogno

Irasema Dilian in una scena del film


Interpreti e personaggi
Titolo originale	La principessa del sogno
Lingua originale	italiano
Paese	Italia
Anno	1942
Genere	sentimentale
Regia	Roberto Savarese, Maria Teresa Ricci
Soggetto	Luciana Peverelli (racconto)
Sceneggiatura	Luciana Peverelli, Roberto Savarese, Maria Teresa Ricci
Irasema Dilian: Elisabetta Antonio Centa: Goffredo Maria Melato: Margot Olga Solbelli: Clotilde Annibale Betrone: nonno di Goffredo Jone Frigerio: madre di Goffredo Carlo Lombardi: Carlo Gina Sammarco: cantante lirica Emilio Petacci: Giovanni Lina Tartara Minora: Francesca Nicola Maldacea: cantante Tonti Liana Del Balzo: amica della cantante lirica Lydia Johnson: amica della cantante lirica Alessandra Adari: amica della cantante lirica Alda Grimaldi: ragazza al ballo Giuseppe Zago: notaio Gioia Collei: Mirka
Doppiatori originali
Giovanna Scotto: Margot Lola Braccini: madre di Goffredo Gualtiero De Angelis: Carlo Rina Morelli: cantante lirica

La principessa del sogno, film italiano del 1942 con Irasema Dilian, regia di Roberto Savarese e Maria Teresa Ricci.

Frasi

Citazioni in ordine temporale.

Allora io ho pensato: invece di nutrire una quantità noiosissima di cani, adotterò anch'io una ragazzina. (Cantante lirica)
Ecco l'ingratitudine di queste ragazze qualunque: quando si cerca di educarle... Sarebbe stato meglio se avessi preso un cagnolino! (Cantante lirica)
Per fortuna posso sempre riportarla dove l'ho presa! (Cantante lirica)

Il film [...] è profondamente compromesso da un potente squilibrio tra gli elementi fiabeschi e quelli realistici. E innegabilmente la parte più persuasiva è quella che fa pensare a un romanzo d'appendice piuttosto che a una poetica favola. Irasema Dilian, che pare non sappia staccarsi da vicende legate a collegi e orfanotrofi, rende la parte con convenzionale candore e manierata ingenuità. (Sandro De Feo)
Melassosa rivisitazione del mito di Cenerentola [...]. Francamente noiose certe inutili digressioni fantastiche che danno forma ai sogni di Elisabetta; scontato il lieto fine, un po' meno l'odio con cui sono descritti i borghesi che vanno all'orfanotrofio. (Il Mereghetti)
Un lezioso film al glucosio con qualche frecciatina antiborghese, in linea con la politica fascista del tempo. (il Morandini)