Luciana Peverelli

giornalista, scrittrice, sceneggiatrice e fumettista italiana (1902-1986)

Luciana Peverelli (1902 – 1986), scrittrice e giornalista italiana.

Luciana Peverelli

Citazioni di Luciana Peverelli modifica

  • Quando leggete una biografia romanzata ricordatevi che la verità non si presta mai ad essere pubblicata. (dall'introduzione a I nostri folli amori)

I nostri folli amori modifica

Incipit modifica

Tutto cominciò in un anno in cui eravamo in guerra, e proprio nel giorno in cui Topazia compiva i diciotto anni.
Rientrando in casa, un pomeriggio di novembre, vidi sotto l'andito un ammasso di ceste, pacchi, fagotti, una gabbia di uccelli e un panierino che camminava da solo. Questa fu la sola cosa che mi colpì, perché gli assurdi cumuli di masserizie erano allora uno spettacolo giornaliero. Una voce gentile mi rassicurò subito:
– Non si spaventi. È Gengis Khan che cerca di uscire.

Citazioni modifica

  • Una madre dovrebbe ben sapere quando l'uomo del destino, l'uomo di sua figlia sta per entrare in casa sua. (p. 21)
  • Ragazze, se dovessi esser colto dalla morte nel sonno, ricordatevi bene: In paradiso, terza nuvola a destra, ecco il luogo dell'appuntamento... Non sbagliate, non andate a sinistra... (p. 26)
  • Sogniamo che il primo uomo incontrato nella nostra vita, sia il «giusto uomo». Nessuna di noi si diverte a disperdere l'esistenza in mille futili capricci e tentativi: ma è un sogno così difficile da realizzare: e non bisogna drammatizzare troppo. Bisogna soltanto essere prudenti, e... non gettarsi a capofitto nella prima avventura della nostra vita. (p. 33)

Incipit di Giovanotti e signorine 1962 modifica

1. SEDICI ANNI
La ragazza sedette alla scrivania. Sussurrò alla compagna.
«C'è il tuo ragazzo fuori. L'ho visto dalla finestra».
Quella rimase impassibile, curva sul registro.
«Da quando ha la Vespa?», continuò la collega sommessamente.
«L'ha comprata per sedurmi. Tanto, non ci vado, dietro sul sellino. Figurati. Non sa nemmeno guidare. Non voglio ammazzarmi».
«Che bel tipo sei! Una volta dicevi che era un ragazzo fantastico».
Beatrice fece una curiosa smorfia.
«Perché non ti va piu?».
Beatrice non rispose. Le ragazze se ne andarono. Lungo i corridoi, negli ascensori del grattacielo presso la stazione, per qualche minuto fu come uno svolazzare di passere liberate.
Beatrice andò alla vetrata. Carlo era ancora là, nel posteggio vicino ai giardinetti ben coltivati. Seduto sul sellino, fumava una sigaretta.
Lucetta, la collega, gli si avvicinò; parlarono qualche minuto, lui alzò le spalle come a dire che non gli importava niente, mise in moto lo scooter, filò via, un po' incerto, in mezzo al traffico.
Beatrice andò nelle toelettes che erano tutte lucide, quasi lussuose. Rimase più di venti minuti davanti allo specchio, ad aggiustarsi i capelli, il vestito, a pettinarsi le ciglia con il rimmel.

Bibliografia modifica

  • Luciana Peverelli, Giovanotti e signorine 1962, Cino del Duca, Milano 1964.
  • Luciana Peverelli, I nostri folli amori, Universale Romantica Salani, Firenze 1978.

Filmografia modifica

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