Giovanni Berchet

poeta italiano (1783-1851)
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Giovanni Berchet (1783 – 1851), poeta e scrittore italiano.

Giovanni Berchet

Citazioni di Giovanni Berchet

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  • [A proposito della bandiera austriaca] Il giallo ed il nero | colori esecrabili | a un italo cor. (da Matilde[1])
  • La faccia sua sì bella | la disfiorò il dolor: | la voce del cantor | non è più quella. (da Il Trovatore[2])
  • La guancia sua sì bella | più non somiglia un fior: | la voce del cantor | non è più quella. (da Il Trovatore[2])
  • [...] Remote | ah! non son le vendette del vinto; | oggi ei fugge, doman vi percote.[3]
  • Tutti gli uomini, da Adamo in giù fino al calzolaio che ci fa i begli stivali, hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia. (dalla Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo)
  • Un popol diviso per sette destini, | In sette spezzato da sette confini, | Si fonde in un solo, più servo non è. (da All'armi! All'armi![4])
  • Veggo lo scrittorello, colui il quale vende ognora a gran prezzo ciò che val nulla: se stesso e i suoi giudizi. (da Scritti critici e letterari)

Il romito del Cenisio

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Viandante alla ventura
L'ardue nevi del Cenisio
un estranio superò;
E dell'itala pianura
Al sorriso interminabile
Dalla balza s'affacciò.

Citazioni

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  • Maledetto | chi s'accosta senza piangere | alla terra del dolor!
  • Come il mar su cui si posa | sono immensi i guai d'Italia | inesausto è il suo dolor.
  • Da quest'Alpi infino a Scilla | è delitto amar la patria, | è una colpa il sospirar.

Le fantasie

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  • Dove che venga l'Esule | sempre ha la patria in cor. (parte I; p. 27)
  • L'han giurato. Gli ho visti in Pontida | convenuti dal monte, dal piano. | L'han giurato; e si strinser la mano | cittadini di venti città. (parte I; p. 31)
  • Libertà non fallisce ai volenti. | Ma il sentier de' perigli ell'addita; | ma promessa a chi ponvi la vita, | non è premio d'inerte desir. (parte I; p. 34)
  • Non la siepe che l'orto v'impruna | e il confin dell'Italia, o ringhiosi; | sono i monti il suo lembo; gli esosi | son le torme che vengon di là. (parte III; p. 50)
  • [...] fidi all'infame gara | di chi più alacre a opprimere | o chi 'l sia più a servir. (parte V; p. 75)

Incipit di alcune opere

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Ballate e romanze

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Per entro i fitti popoli;
Lungo i deserti calli;
Sul monte aspro di gieli;
Nelle inverdite valli;
Infra le nebbie assidue;
Sotto gli azzurri cieli;
Dove che venga, l'Esule
Sempre ha la patria in cor.

Opere: Scritti critici e letterari

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Lettera sul dramma Demetrio e Polibio cantato nel teatro Carcano

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Di Milano, il dí 27 luglio 1813.

Non ho fatto risposta prima d'ora alla tua dimanda intorno al merito dell'opera seria Demetrio e Polibio, perché il giudicio mio in fatto di musica, non potendo io derivarlo, come sai, da conoscenza alcuna dell'arte, sarebbe forse parso intempestivo anche a me medesimo, se per indurmi a proferirlo avessi stimato sufficiente il suffragio delle prime sensazioni del cuor mio.

Sul Cacciatore feroce e sulla Eleonora di Goffredo Augusto Bürger – Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo

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Figliuolo carissimo,

M'ha fatto maraviglia davvero che tu, convittore di un collegio, ti dessi a cercarmi con desiderio cosí vivo una traduzione italiana di due componimenti poetici del Bürger. Che posso io negare al figliuolo mio? Povero vecchio inesercitato, ho penato assai a tradurli; ma pur finalmente ne sono venuto a capo.

Allocuzione nei funerali del pittore Andrea Appiani celebrati nella chiesa della Passione il giorno 10 di novembre 1817

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Questo cadavere intorno a cui ci raduna l'onor nazionale e l'entusiasmo dell'ammirazione, questo cadavere era Andrea Appiani pittore. Giá da quattro anni un fiero colpo d'apoplessia lo aveva rapito alle arti ed all'incremento della gloria italiana; ma egli vivea pur tuttavia. E la sua vita, quantunque infelice, era nondimeno un carissimo conforto alla famiglia, una speranza pe' suoi amici.

Del criterio ne' discorsi

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Mylord P..., ch'io conobbi questi di addietro in Milano, è veramente uomo di garbo. La sua conversazione mi compensò alquanto della ruvida ed insipida breviloquenza, di che alcuni suoi compatrioti avevano qualche tempo innanzi premiata l'officiositá mia, per modo ch'eglino soli pareva si tenessero per individui della specie umana. Superbia per veritá ridicola.

Scortesie maschili al teatro della Scala

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Abbiamo ricevuta la lettera seguente, alla quale l'urbanitá vorrebbe che si facesse una risposta.

Signor Conciliatore, – Sono un viaggiatore, e corro l'Europa con intenzione di scrivere il mio viaggio. Ma questo debb'essere un libro d'una natura tutta nuova. Non parlerò che di costumi, scegliendo i meno osservati prima d'ora, in apparenza i meno importanti. Né tanto noterò i costumi quanto le ragioni di essi, investigandole con accuratezza.

Sulla Storia della poesia e dell'eloquenza del Bouterweck[5]

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Fra le molte opere filosofiche e letterarie del signor Federigo Bouterweck[6] non ci pare la meno importante questa che annunziamo. L'autore ne mandò alle stampe il primo volume l'anno 1801, e cosí via via gli altri fino al decimo, che uscí in luce lo scorso anno e che ce ne promette per lo meno un altro ancora.

Intorno al significato del vocabolo «estetica»

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Fu ricapitata non ha guari ad uno de' nostri amici una lettera senza data né indicazione alcuna del luogo ove dimori la signora che la scrisse. Voglioso di far pervenire alle mani di lei una risposta, né sapendo come far meglio, ci pregò egli di inserirla nel nostro giornale, preceduta dalla lettera di madama.

Di un libro sulla romanticomachia[7]

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Questo libretto uscito di fresco agli sguardi dei torinesi è anonimo. L'editore, per altro, delle 179 preziose pagine che lo compongono ci fa avvertiti com'esso sia «un nuovo parto di quella medesima penna a cui giá siamo debitori dell'erudito Pedanteofilo», che è quanto dire, crediamo noi, di quella penna che scrisse altresí quattro infelici Lettere contro Alfieri.

Guerre letterarie in Italia[8]

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In Lipsia la fiera di San Michele fu quest'anno ricchissima di nuove produzioni letterarie. Una fra le altre ce ne capitò alle mani, singolare molto pel suo argomento, ed è quella che annunziamo.

Lettera di Grisostomo al molto reverendo signor canonico don Ruffino

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Signor canonico,

Ho letto con vera compunzione la garbatissima lettera scrittami da V. S. in difesa del Tiraboschi. Non avrei mai creduto che quel mio breve cenno nel numero 21 del Conciliatore, ov'io rinfaccio al Tiraboschi penuria di filosofia, dovesse recar tanta offesa alla coscienza letteraria d'alcuni fra' miei concittadini. Me ne duole infinitamente, e sento purtroppo che il torto è tutto mio.

Intorno all'Origine delle lettere del Roscoe[9]

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L'eloquenza di Gian Giacomo Rousseau non bastò a persuadere all'Europa che le lettere fossero dannose all'umana societá. Nel discorso del ginevrino i popoli vollero ravvisare piú la bizzarria del paradosso che l'animo dell'oratore, e salvarono cosí il rispetto dovuto a quell'uomo singolare.

Articolo sopra un articolo

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Nell'ultimo fascicolo (n. 60) della Rivista d'Edimburgo (celebratissimo de' giornali letterari d'Europa), dopo un assai giudizioso articolo di pagine 42 sull'opera postuma di madama di Staël, Les considérations, ecc., un altro ne segue, discretamente lungo, intorno a Dante.

Idee del signor Sismondi sul poema di Dante

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Piaccia a' lettori di richiamarsi alla memoria l'Articolo sopra un articolo inserito nel numero 34 del Conciliatore, e la licenza chiesta loro di recare in altro numero un transunto delle considerazioni del signor Sismondi sulla Divina commedia, stampate da lui nel suo libro Della letteratura del mezzogiorno d'Europa.

Intorno ad un poemetto di C. Tedaldi-Fores[10]

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Molte idee false intorno al romanticismo si fanno diffondere maliziosamente in Italia da chi ha interesse a screditarlo. La piú ricantata ne' crocchi, tanto dai furbi quanto dalla buona gente che si lascia abbindolare da chi ha piú voce in capitolo, è che le dottrine romantiche sieno la teoria dell'assoluta mestizia e dell'orrore, e che nessun componimento poetico possa essere lodevolmente romantico se non è una vera galleria di tutte immagini lugubri, di atrocitá, di spaventi, ecc. ecc.

Lettera ad una signora milanese gentile sí, nobile no

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Madama,

Ad un misero vecchio, qual io mi sono, è lecito senza offesa del decoro farsi apertamente avvocato delle belle fanciulle alle quali Ella, madama, ha la fortuna d'esser madre. Le poverette, stia certa, non mi hanno pregato esse di questo ufficio. M'è suggerito dalla compassione. Parlo io spontaneo, e però tanto piú veridico.

Sulla Sacontala ossia l'Anello fatale, dramma indiano di Calidasa

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'Grisostomo. In India la poesia... Ma, prima di tutto, mi piace d'avvertirvi, signori miei, che qui si parla d'un poeta, il nome del quale non fu registrato mai da' cancellieri del cosí detto Parnaso in veruna delle serie de' poeti legittimi. Il concepimento fantastico di Calidasa non discende, né in linea retta né in linea trasversale, da alcuno capostipite greco o latino.
Molti de' lettori. E che fa questo? Che vuoi dirci con ciò?

Sulla Storia della letteratura italiana del Ginguené[11]

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Tempo fa in questo stesso giornale (n. 21), parlando incidentemente del signor Ginguené, abbiamo emessa la nostra opinione sul merito della di lui Storia letteraria d'Italia, e sulla fortuna incontrata presso gl'italiani dai sei volumi di essa che allora correvano pubblicati. Annunciamo ora a' nostri lettori che un italiano, noto favorevolmente fra la schiera de' letterati, il signor Salfi, avendo ragunati i manoscritti del signor Ginguené, trovò di potere stampare altri tre volumi di quella storia, e compire cosí in tutti i suoi rami il periodo che comprende il secolo decimosesto.

L'adulazione mercenaria di parecchi letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l'amor della patria e tutte le altre virtù civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola «elogio» sveglia in capo a chi l'ascolta un'idea a cui di necessitá tengono compagnia altre idee schifosissime!

Intorno alla Servitú, presso i popoli antichi e moderni del Grégoire[13]

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L'uomo che dall'alto della sua fortuna volge uno sguardo compassionevole ad una classe inferiore di cittadini trattata duramente dall'orgoglio dei piú, ed il filosofo che, abbandonate le astruse ed aride speculazioni, crede di nobilitare la propria sapienza impiegandola a pro del misero avvilito ed ingegnandosi di trovar modi onde migliorarne la condizione, sono due vere bellezze nell'ordine delle cose morali.

Sopra un manoscritto inedito degli autori del foglio periodico Il caffé

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Agli scalini del duomo vendevansi qui in Milano, sono pochi dí, al prezzo fisso di dieci soldi il volume, tanti libri e libracci usati, quanti bastavano a formare alla rinfusa un mucchio, del diametro di forse otto passi ed alto un mezz'uomo e piú. Passava di lá casualmente uno degli estensori del nostro giornale, e, datosi a frugare per entro a quel caos di sapienza avvilita e di pazzie umane mantenute tuttavia in eccessiva onoranza dalla tariffa del venditore, trovò modo di spendervi dietro anch'egli, bene o male, uno scudo.

Sulla Filosofia delle scienze del Jullien[14]

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Ogni volta che ci occorre di dover parlare di economia politica, di lega fraterna tra i popoli, del bisogno di una letteratura essenzialmente liberale, di scuole alla Lancaster, di diffusione di lumi, di mezzi coi quali aggiungere rapidità al progresso del sapere umano e d'altri argomenti di consimile natura, l'esperienza ci fa presentire vicine il ronzio d'una maledizione sul capo nostro per parte de' missionari della tenebria e dei frères ignorantins della nostra penisola.

Quadro storico della poesia castigliana (a proposito delle Poesie scelte castigliane, raccolte dal Quintana)[15]

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Il conte Giovambattista Conti fino dal 1782 pubblicò in Madrid quattro volumi d'una sua raccolta di poesie castigliane, ponendo a riscontro del testo di esse le traduzioni da lui fattene in versi italiani. Poche copie di quell'opera scesero allora in Italia; e però la tipografia del seminario di Padova, dandosi a ristampare in due soli volumi le sole traduzioni, provvede in questo anno a vieppiú diffonderne tra di noi la lettura.

Due rapporti ufficiali al governo austriaco

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AL DIRETTORE GENERALE DEI GINNASI
Sulla traduzione dal tedesco degli Elementi di storia degli Stati d'Europa.

Ho l'onore di presentarle in tre volumetti manoscritti la traduzione degli Elementi di storia degli Stati d'Europa. Questo lavoro, ordinatomi giá da qualche tempo dall'imperial regio governo, sarebbe stato finito prima d'ora, se altri lavori ed altri doveri d'ufficio, ben noti a lei, signor direttore, ed al governo medesimo, non mi avessero occupato altrimenti, e se una recente ristampa dell'originale, sopraggiunta quando la traduzione era pressoché compiuta, non mi avesse obbligato a rifarla ed ampliarla in molte parti.

Discorso ai toscani[16]

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Toscani!

L'entusiasmo vivo, spontaneo, col quale salutate i fatti dell'eroica Milano, onora voi e onora quelli che se lo sono meritato col sangue. A nome de' miei concittadini io ve ne ringrazio con tutta la pienezza del cuore.

Ai lombardi (14 maggio 1848)

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Lombardi!

Il governo provvisorio della Lombardia ha dovuto finalmente persuadersi che, in mezzo alla precipitazione degli eventi, i quali d'ogni parte ne travolgono e ne sospingono, lo starsene piú a lungo immobile a custodire la propria neutralitá era un tradire la patria. Quindi egli ha pubblicato il suo decreto del 12 corrente, con cui chiama l'intiera popolazione a dare il suo voto intorno alla risoluzione da prendersi per uscire dalla triste situazione nostra, che ogni dí, ogni ora piú si fa pericolosa.

All'onorevole presidente del collegio elettorale di Monticelli d'Ongina

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Il suffragio, per me inopinato, del quale hanno voluto onorarmi gli elettori di codesto collegio, meritava da parte mia una piú pronta espressione della gratitudine, che ne sento vivissima. Ma la notizia di esso mi pervenne tardi in questo ritiro campestre, e, dirò il vero, non creduta quasi sulle prime. Ciò mi scusi presso di lei, egregio signore, e presso de' benevoli miei elettori, a' quali la prego di volere Ella essere interprete de' miei ringraziamenti.

  1. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 380.
  2. a b Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 715.
  3. Da I Profughi di Parga, parte II, Il Racconto, III, vv. 90-92.
  4. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 378.
  5. Geschichte der Poesie und Beredsamkeit seit dem Ende des dreizehnten Jahrhunderts, von FRIEDERICH BOUTERWECK. – Storia della poesia e della eloquenza, incominciando dalla fine del secolo decimoterzo, ecc., di FEDERIGO BOUTERWECK, Gottinga, ecc. ecc.
  6. Il nome del signor Bouterweck è già tanto conosciuto in Europa, che sarebbe un far torto ai colti italiani il dir loro chi egli sia.
  7. Della romanticomachia, libri quattro. Torino, 1818, co' tipi di Domenico Pane, stampatore di S. A. I. il principe di Carignano
  8. Kurzgefasste Uebersicht der literarischen Streitigkeiten in Italien von X. NIEMAND. Stettin. 1818, bey Friederich Nicolai. – Esposizione compendiosa delle guerre letterarie in Italia di X. NIEMAND. Stettino, 1818, presso Federico Nicolai [libro inventato dal B., per dare al suo articolo apparenza di recensione].
  9. On the origin and vicissitudes of literature, science and art ecc. ecc. – Dell'origine e delle vicende delle lettere, scienze ed arti, e della loro influenza sullo stato presente della societá. Discorso recitato il 25 novembre 1817, da GUGLIELMO ROSCOE, in occasione dell'apertura dell'Instituto reale di Liverpool. Londra, 1818, presso I. M. Creery.
  10. Nascita, romanzo in quattro canti, di C. TEDALDI-FORES. Milano, presso Batelli e Fanfani, 1818. [Nel testo originale il titolo è indicato "Nascita" in nota, ma nel testo è indicato "Narcisa". Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
  11. Histoire littèraire d'Italie par P. L. GINGUENE, de l'Institut royal de France, ecc. ecc. ecc., tomi VII, VIII, IX, Paris, 1819, chez L. G. Michaud. (L'intera opera del signor Ginguené si vende presso il signor G. Gigler, sulla Corsia de' servi, n. 603).
  12. Elogio di Benedetto Castelli bresciano di SISTO TANFOGLIO, dottore in filosofia e matematica ecc. ecc., Brescia, 1819, presso Nicolò Bettoni e soci.
  13. De la domesticité chez les peuples anciens et modernes par M. GREGOIRE, ancien evêque de Blois, ecc. ecc. Parigi, ecc. ecc.
  14. Esquisse d'un essai sur la philosophie des sciences, ecc. ecc. – Abbozzo di un saggio sulla filosofia delle scienze, contenente un nuovo progetto di divisione delle cognizioni umane, di MARCANTONIO JULLIEN, cavaliere, ecc. ecc. Parigi, 1819.
  15. Poesias selectas castellanas, desde el tiempo de Juan de Mena hasta nuestros dias, etc. – Poesie scelte castigliane, dai tempi di Giovanni de Mena fino ai giorni nostri raccolte ed ordinate da don EMANUELE GIUSEPPE QUINTANA. Madrid, ecc. ecc.
  16. Letto il 27 marzo 1848 a Firenze, sotto le logge degli Uffizi, da Giuseppe Massari, in luogo del Berchet, presente, al popolo reduce da un solenne Te Deum cantato in duomo, per celebrare la vittoria dei milanesi nelle Cinque giornate. [Ed.].

Bibliografia

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  • Giovanni Berchet, Ballate e romanze, Sonzogno, 1901.
  • Giovanni Berchet, Le fantasie: romanza, Taylor, Londra, 1829.
  • Giovanni Berchet, Opere, a cura di Egidio Bellorini, Vol. 2., Scritti critici e letterari, G. Laterza e Figli, 1912.

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