Ibn Arabi

filosofo, mistico e poeta arabo
(Reindirizzamento da Ibn ʿArabī)

Muhammad ibn ʿAlī ibn Muhammad ibn al-ʿArabī, più noto come Ibn ʿArabī (1165 – 1240), filosofo, mistico e poeta arabo.

Ibn Arabi

Citazioni di Ibn Arabi

modifica
  • Diciamo quindi che per "istante" (waqt) si intende l'attribuzione ipotetica a un'entità di qualcosa che non possiede la realtà oggettiva che le viene attribuita. Si tratta di una supposizione, come quando per esempio supponiamo in una figura sferica un inizio, una metà e una fine, mentre in realtà essa, in sé e per sé, non ha in atto né un inizio, né una metà, né una fine, ma è solo in via di supposizione e di ipotesi che concepiamo tali distinzioni. Ebbene, l'istante è una supposizione che facciamo nel tempo, perché quest'ultimo è circolare, così come Dio ha creato il principio, ed è simile a una sfera. L'inviato di Dio ha detto: «In verità, il tempo ha compiuto una rotazione completa, tornando alla configurazione che aveva il giorno in cui Dio ha creato», ricordando in tal modo che Dio lo ha creato roteante e dunque gli istanti (che in esso immaginiamo) sono delle vere supposizioni.[1]
  • Gli uomini di devozione e di austerità aborrono ogni cosa perché sono assenti da Dio; se lo vedessero in ogni cosa, non aborrirebbero da alcuna cosa.[2]
  • Il Cuore del mistico trae conoscenza dalla trasformazione costante dell'Assoluto attraverso la trasformazione del proprio cuore in varie forme.[3]
  • Magia è quando la cosa passa (sarf) dalla sua vera natura (kaqîqa) o dalla sua forma naturale (Sûra) a un qualche cosa d'altro che è irreale o che è solo apparenza (khayâl). [4]
  • Nel nome di Dio clemente misericordioso, Colui cui chiediamo aiuto: lode a Dio, prima della cui unicità non esisteva un prima, a meno che il Prima fosse Lui, e dopo la cui singolarità non esiste un dopo, a meno che il Dopo sia Lui. Egli è, e presso di Lui non c'è né prima né dopo, né sopra né sotto, né lontano né vicino, né unione né divisione, né come né dove né quando, né tempo né momento né età, né essenza né luogo. Egli è ora come Egli era. Egli è l'Uno senza unicità, il Singolo senza singolarità. Egli non è composto di nomi e non è nominato, poiché il Suo nome è Lui e Lui è il Suo nome.[5]
  • Non legarti esclusivamente a un solo credo, così da non avere fede in nient'altro, altrimenti perderai un gran bene, e peggio, mancherai di riconoscere la verità. Dio, l'onnipresente e onnipotente, non può essere limitato a nessun credo, poiché dice: «Dovunque tu guardi, c'è il volto di al-Lah» (Corano, 2, 109). Ognuno loda ciò in cui crede; il suo Dio è la sua creatura, e nel lodarlo egli loda se stesso. Di conseguenza, egli biasima le credenze degli altri, cosa che non farebbe se fosse giusto; ma questa sua antipatia è basata sull'ignoranza.[6]
  • Quale che sia la dottrina filosofica alla quale si aderisce, si constata, quando si specula sull'origine e sulla causa, l'anteriorità e la preminenza del Femminile. Il Maschile è collocato tra due Femminili: Adamo sta tra l'Essenza di­vina (dhàt al-Haqq) da cui procede, ed Eva che procede da lui.[7]
  • Quando l'uomo ama la donna, egli desidera l'unione, cioè l'unione più completa che nell'amore sia possibile; e nella forma [corporea] composta di elementi non esiste unione più intensa di quella dell'atto coniugale. Con essa, la voluttà pervade ogni parte del corpo ed è per questa ragione che la legge sacra prescrive l'abluzione totale [del corpo dopo l'atto sessuale], la purificazione dovendo essere non meno totale di quanto l'estinzione dell'uomo nella donna era stata totale nel rapimento provocato dalla voluttà [nell'unione sessuale]. Perciò Dio, geloso del suo servo, non tollera che questi creda di gioire di cosa, che non sia Lui. Dunque lo purifica [col rito prescritto] affinché si volga, nella sua visione, verso colui nel quale in realtà si è estinto, non essendovi altro che questo.[8]
  • Sappi che tu sei immaginazione, e la totalità di ciò che percepisci – che dici essere non-io – è immaginazione nell'Immaginazione.[9]
  • Se ami un essere per la sua bellezza tu non ami nient'altro che Dio, poiché Egli è l'Essere bello per eccellenza. Perciò l'oggetto d'amore, in tutti i suoi aspetti, è solo Dio.[10]
  • Sii dunque, nella tua anima, come una ma­teria per tutte le forme di ciascuna credenza.[11]

La saggezza dei profeti

modifica
  • Colui che si fissa in una religione ignora di conseguenza la verità intrinseca delle altre, allo stesso modo che la sua credenza in Dio implica una negazione d'ogni altra forma di credenza. Se conoscesse il senso delle parole di Junayd: 'Il colore dell'acqua è il colore del suo recipiente' ammetterebbe la validità di tutte le credenze, e riconoscerebbe Dio in ogni forma e in ogni oggetto di fede. Dipende dal fatto che egli non ha la conoscenza di Dio, ma fonda il suo concetto unicamente su una sua opinione, come dice Dio nel Corano: Io Mi conformo all'opinione che il Mio servo si è fatta di Me. Ciò significa: Dio si manifesta a colui che l'adora nella forma della sua religione, sia quando generalizza sia quando distingue. La divinità conforme a una religione è quella che può essere definita, e che permette di contenere nel cuore una idea di Dio, sempre come disse Dio: Né i Miei cieli né la Mia terra possono contenerMi, ma Mi contiene il cuore del Mio servo fedele. In effetti, la divinità assoluta non può essere contenuta in nessuna cosa, poiché è l'Essenza stessa delle cose e la Sua propria essenza.[12]
  • [...] Gesù risuscitò i morti poiché vi era in lui lo Spirito divino — Dio solo dà la vita; mentre il soffio era di Gesù; così come il soffio insufflato su Maria era di Gabriele, mentre il Verbo veniva da Dio. Per questo motivo la resuscitazione dei morti è veramente un'azione compiuta da Gesù poiché emanava dal suo soffio, così come lui stesso emanava dalla forma di sua madre; ma di fatto solo in apparenza la resuscitazione fu operata da lui, giacché è un atto essenzialmente divino [...]. Lo stesso è per la guarigione del cieco nato e del lebbroso e per ogni altra azione miracolosa compiuta da Gesù, da un lato, e al permesso di Dio dall'altro, secondo le parole 'col permesso di Dio' che il Corano sovente dice (Corano, V 110). [13]
  • L'Essenza si rivela soltanto sotto la 'forma' della predisposizione dell'individuo che riceve questa rivelazione; e non si produce mai altra cosa. Pertanto, il soggetto che riceve la rivelazione dell'Essenza vedrà soltanto la propria 'forma' nello specchio di Dio (è impossibile che veda Lui), pur sapendo che vede la propria 'forma' solo grazie a quello specchio divino. Ciò è del tutto analogo a quanto succede in uno specchio materiale: contemplandovi delle forme, tu non vedi lo specchio, pur sapendo che vedi quelle forme (o la tua propria) soltanto grazie a quello specchio. Questo fenomeno, Dio lo ha manifestato come simbolo particolarmente appropriato alla Sua rivelazione dell'Essenza, affinché colui al quale Egli si rivela sappia che non Lo vede; non esiste simbolo più diretto e più conforme alla contemplazione e alla rivelazione di cui si tratta. Sforzati anche tu, dunque, di vedere il corpo dello specchio mentre guardi la forma che vi si riflette; non lo vedrai mai contemporaneamente. È vero che alcuni, osservando questa legge delle forme riflesse entro specchi (materiali o spirituali), hanno sostenuto che la forma riflessa si interpone fra ciò che il contemplante vede e lo specchio stesso; è ciò che essi hanno afferrato di più alto nel campo della conoscenza spirituale; ma in realtà è come abbiamo detto (vale a dire, che la forma riflessa non nasconde essenzialmente lo specchio, ma questo la manifesta). Dio è dunque lo specchio nel quale vedi te stesso, come tu sei il Suo specchio nel quale Egli contempla i Suoi nomi. Orbene, questi non sono altro che Lui stesso. [14]
  • Quando lo 'Spirito fedele' che è Gabriele, apparve a Maria 'con l'aspetto di un uomo armonioso' ella immaginò che fosse un uomo che cercava di conoscerla carnalmente e, sapendo che ciò non era permesso, ella 'cercò rifugio in Dio contro di lui' (Corano, XIX 17,18) con tutto il proprio essere e perciò fu invasa da uno stato perfetto di Presenza divina, stato che si identificava con lo spirito intellettivo. Se Gabriele le avesse trasmesso il suo alito in quel momento, finché ella si trovava in quello stato, Gesù sarebbe nato tale che nessuno sarebbe potuto rimanere con lui a causa del suo carattere potente conforme allo stato di sua madre nel momento del concepimento. Ma appena Gabriele disse a Maria: 'In verità io sono l'inviato del tuo Signore e sono venuto per darti un figlio puro' (Corano, XIX 19-21), ella si rilassò dallo stato di contrazione e il suo petto si allargò; fu allora che Gabriele le insufflò Gesù. Gabriele — la pace su di lui — era dunque il veicolo della Parola divina trasmessa a Maria (nello stesso modo in cui un profeta trasmette le parole di Dio al suo popolo) secondo il Versetto coranico: '(Gesù era) la Sua parola che Egli proiettò su Maria e Suo spirito' (Corano, IV 170). [15]

L'interprete delle passioni

modifica
  • Potessi mai essere certo ch'essi[16] | han contezza del cuore che possiedono! || E il mio cuore potesse mai sapere | che valichi montani essi han varcato! || Tu pensi che sian vivi, | o credi che sian morti? || Gli amanti nell'amore, | smarriscono la strada e se medesimi. (I, ss.1-4; 2008)
  • Lei mi disse: "Mi sono meravigliata | di un amante che a causa dei suoi meriti | cammina fieramente | tra i fiori in un giardino". || "Non ti meravigliar di ciò che vedi | – io replicai – perché | te stessa tu hai veduto | entro uno specchio umano.[17]" (X, ss.1-2; 2008)
  • Si è fatto, ormai, il mio cuore | capace di ogni forma: | per le gazzelle è un pascolo, | ed è convento ai monaci cristiani; || Si fa tempio per gli idoli[18], | e Ka'ba ai pellegrini; | tavola di Torà, | e libro del Corano. || Seguo la religione dell'amore: | in qualunque regione mi conducano | i cammelli d'amore, là si trovano | la mia credenza e la mia religione.[19] (XI, ss. 13-15; 2008)
Il mio cuore è capace di ogni forma. | Un chiostro per il monaco, un tempio per gli idoli, | un pascolo per le gazzelle, la Ka'ba del fedele, | le tavole della Torah, il Corano. | La mia fede è l'amore: dovunque vadano | i suoi cammelli, la vera fede è sempre la mia.[6]
Il mio cuore è divenuto capace di tutte le forme, | pascolo per le gazzelle, convento per monaci, | tempio per idoli, Kaʿba di chi | compie il tawaf[20], | tavole della Torah e Libro del Corano. | Obbedisco alla religione dell'amore. Dove si dirigono | i suoi cammelli tale è la mia religione e la mia fede. (Tarjuman al-Ashwaq[21])
  • L'Amato mio è trino, benché Uno, | poiché in essenza le persone sono | una Persona sola.[22] (XII, s. 4; 2008)
  • Ella[23] assale ogni cuore appassionato | che ama la bellezza | con sguardi come frecce e spade indiane. || Ella prende con mano | soffice e lieve, come seta pura, | profumata con nadd e muschio in briciole. || Quando guarda, con gli occhi fondi scruta | di una gazzella giovane, | ed al suo sguardo è proprio | dell'antimonio il nero. || Le adornan gli occhi seduzione | ed un mortale incanto; | circondano i suoi fianchi lo stupore | e una bellezza senza paragoni. || È snella ma non ama ciò che amo, | e con sincerità | i patti non rispetta. (XXII, ss. 5-9; 2008)
  • Per il mio cuore, o pena! | Per la mia mente, o gioia! || In cuore m'arde il fuoco della brama, | in mente mi tramonta | la luna piena dell'oscurità. || O muschio![24] O luna piena![25] | O fronda della duna![26] | Com'è verde la fronda,[27] | come sfavilla il fuoco, | com'è fragrante il muschio! || O bocca sorridente le cui bolle | ho così tanto amato! | O sapida saliva,[28] | in cui ho assaporato miele bianco! (XXV, ss. 1-4; 2008)
  • Lei come il sole ha candida la fronte, | come la notte neri ha chioma e ciglio:[29] | è lei un sole, ed una notte insieme: | la più stupefacente delle forme! || Noi nella notte siamo | nella luce del giorno, grazie a lei, | e siamo, a mezzogiorno, | della sua chioma nella mezzanotte. (XXXIX, ss. 7-8; 2008)
  • Tra Buṣrā e Aḏri'āt se n'è spuntata | una fanciulla di quattordic'anni,[30] | come fosse una luna | per quattordici giorni già cresciuta; || E ha oltrepassato il tempo in maestà, | l'ha superato in gloria ed in orgoglio. (XL, ss.1-2; 2008)
  • La luna piena apparve nella notte | della capigliatura, | ed il narciso nero ricoprì | di rugiada la rosa. || Una fanciulla tenera | è lei: le belle donne | ella confonderebbe, | la luna il suo splendore abbaglierebbe. || Anche il sole ella supera in splendore; | né la sua forma può | compararsi ad alcuna. || Il cielo della luce le sta sotto | la pianta di un suo piede; | la sua corona sta | al di là delle sfere. || Lei entra nella mente, e la ferisce | quell'immaginazione: come, allora, | può esser percepita dallo sguardo? (XLIV, ss. 1-5; 2008)

Citazioni su Ibn Arabi

modifica
  • Il nostro shaykh Ibn 'Arabi aveva il potere di incontrare lo spirito di qualsivoglia profeta o santo scomparso da questo mondo, sia fa­ cendolo discendere sul piano di questo mondo e contemplandolo in un corpo d'apparizione (sùra mithàliya), simile alla forma sensibile della sua persona, sia facendo in modo che gli apparisse in sogno, sia distaccandosi dal suo corpo materiale per elevarsi verso lo spirito.[31] (Sadroddìn Qonyawi[32])
  1. Da Le rivelazioni meccane (Al-Futūḥāt al-makkiyya); citato in Alberto Ventura, Sapienza Sufi, Edizioni Mediterranee, p. 199. ISBN 978-88-272-2653-7
  2. Citato in M.M. Moreno, Antologia della mistica arabo-persiana, Laterza, Bari, 1951, p. 232.
  3. Da La sapienza dei profeti (Fuṣūṣ al-ḥikam wa khuṣūṣ al-kilam); citato in Unicità dell'esistenza di Toshihiko Izutsu, edizioni Marietti, p. 79. ISBN 88-211-7455-7
  4. Citato in Mandel, p. 130.
  5. Da Risālat al-wuğūdiyya (Trattato sull'essere), Beshara Publications, Londra, 1976, p. 3; citato in Malise Ruthven, Islām, edizione italiana a cura di Giuseppina Igonetti, traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, Torino, 1999, p. 66. ISBN 8806149539
  6. a b Citato in Armstrong, p. 256.
  7. Da Fuṣūṣ, I; citato in Corbin, p. 148.
  8. Da La Sagesse des Prophètes, pp. 186-187; citato in Julius Evola, Metafisica del sesso, Edizioni Mediterranee, p. 288.
  9. Citato nella prefazione a L'interprete delle passioni, 2008.
  10. Da Le rivelazioni della Mecca, II, 326; citato in Armstrong, pp. 251-252.
  11. Citato in Corbin, p. 105.
  12. Citato in Mandel, pp. 45-46.
  13. Mandel p. 179
  14. Mandel, pp. 136-137.
  15. Mandel pp. 178-179
  16. Le Idee divine, di cui i cuori di coloro che sanno sono appassionatamente innamorati, da cui gli spiriti sono turbati, e grazie alle quali le opere di devozione vengono compiute. [...] [Queste note fanno parte del commentario dell'autore stesso.]
  17. [...] Questa è la stazione della contemplazione di Dio nelle cose create; alcuni dicono che essa sia superiore a quella della contemplazione delle cose create in Dio.
  18. Per le realtà divine che gli uomini ricercano, e per mezzo delle quali adorano Dio.
  19. [...] Questa è una particolare caratteristica dei musulmani, perché la stazione del Perfetto Amore è attinente a Muḥammad più che a qualunque altro profeta, poiché Dio l'ha scelto come suo amato.
  20. Circumambulazione rituale.
  21. Citato in Alfonso Maria Di Nola L'Islam. Storia e segreti di una civiltà. Newton & Compton Editori, Roma, 1989, p. 92. ISBN 8882891011
  22. [...] I Nomi principali nel Corano sono tre: Dio (Allāh), il Misericordioso (ar-Raḥmān) e il Signore (ar-Rabb) [...]
  23. Si tratta di Niẓām ʿAyn al-Shams waʾl-bahāʾ, giovane donna che il poeta afferma di aver conosciuto durante un pellegrinaggio alla Mecca. Niẓām vuol dire Armonia; ʿAyn al-Shams waʾl-bahāʾ invece Occhio del Sole e dello Splendore, molti critici sostengono che la donna sia una finzione del poeta.
  24. Spirante dalla pietà divina.
  25. Poiché la sua luce proviene da quella di Dio, e poiché essa è uno specchio per Lui, che manifesta Se stesso in lei.
  26. Si riferisce alla qualità dell'autosussistenza.
  27. In quanto rivestita dei Nomi divini
  28. Sono le scienza della comunicazione, del colloquio e del dialogo che lasciano nel cuore un delizioso sapore.
  29. Le scienze misteriose e simboliche di cui lei è portatrice.
  30. Numero della perfezione, essendo la somma di quattro e dieci, che a sua volta è la somma dei primi quattro numeri; perciò una fanciulla di quattordici anni simboleggia l'anima perfetta.
  31. Da Fusùs II, p. 107; citato in Corbin p. 197
  32. Discepolo di Ibn Arabi.

Bibliografia

modifica
  • Ibn ʿArabī, L'interprete delle passioni (Tarğumān al-Ašwāq), a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, traduzione dall'inglese su testo di Reynold A. Nicholson, Urra-Apogeo, 2008.
  • Karen Armstrong, Storia di Dio: 4000 anni di religioni monoteiste, traduzione di Aldo Mosca, Marsilio Editori, 1995.
  • Henry Corbin, L'immaginazione creatrice, Laterza, 2005. ISBN 88-420-7118-8
  • Gabriele Mandel, La via al sufismo, Bompiani, Milano, 2016 ISBN 978-88-452-1275-8

Altri progetti

modifica