Fascisti su Marte
Fascisti su Marte
Da sinistra a destra: Fecchia, Santodio, Barbagli, Freghieri e Pini
Titolo originale |
Fascisti su Marte |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 2006 |
Genere | comico, satirico |
Regia | Corrado Guzzanti, Igor Skofic |
Sceneggiatura | Corrado Guzzanti, Paola Cannatello |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Fascisti su Marte, film italiano del 2006 di e con Corrado Guzzanti.
Non si crede mai quel che si crede.
Franco Fortini (Testo a schermo)
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Questo documento, ritenuto per lungo tempo un falso della propaganda di regime, rivive oggi nel suo originale splendore. In questi lunghi anni molte se ne son dette e, nell'ora in cui vigliacchi si proclamarono eroi, sul regime, che pur seppe ridare dignità all'Italia, si riversò una vile marea di calunnie. Ma fulgido resta l'esempio d'un manipolo d'uomini che lontano da quelle seppero regalare all'Italia un regno nuovo: Pini, Fecchia, Freghieri, Barbagli e Santodio. Oggi la storia sta finalmente per rendere onore a questi eroi. Credano lorsignori a quel che vogliono. Lo si ritenga anche un artefatto della cinematografia pel diletto di bimbi e donnine. Per quel che concerne noi, fortissimamente affermiamo un puro, mero, meravigliuoso eppure incontestabile fatto storico. Che intiero s'annunzia e si rapprende in questa semplice eppur trasvolante frase: alle ore 15 del 10[1] maggio 1939, Marte è fascista. (Voce narrante)
- Sopra un prototipo di missile tedesco, | con sei gallette cadauno come desco, | i nostri eroi van dritti al cuor della marziana. | Le verdi antenne al nostro Duce piegherai. | Fascisti su Marte, rosso pianeta bolscevico e traditor. | Fascisti su Marte, con un moschetto e un "me ne frego" dentro al cuor. | Siamo incredibili, siam sommergibili, siamo gli ignifughi, | gli irrevocabili conquistator del sangue con onor | ed anche a questi alieni ora le reni spezzerem. | Fascisti su Marte, pianeta rosso, aspetta che veniam da te. | Fascisti su Marte, noi ti daremo al nostro Duce, al nostro re. | Siamo incredibili, siam sommergibili, siamo gli ignifughi, | gli irrevocabili conquistator, del sangue ecco l'odor | ed anche a questi alieni ora le reni spezzerem. | Fascisti su Marte! | Fascisti sopra Marte! (Sigla)
- Maggio 1939; dopo un terribile viaggio ipodermico sotto sale, i nostri eroi riprendono conoscenza e atterrano sul pianeta rosso. Marte è ostile, rigida e s'oppone con aliena ostinazione all'irrevocabile conquista della rivoluzione fascista. (Voce narrante)
- In primis l'ossigeno. Su Marte non c'è atmosfera ed anche il torace più maschio e impavido s'affoga nel vuoto e cerca ristoro. Fecchia e Pini annaspano, Freghieri, campione littorio di nuoto d'audace stirpe palombara, ha il solo fiato per dire: "Non c'è aria". (Voce narrante)
- Un semplice «Me ne frego» sostituisce respiratori e vezzosi orpelli con cui le donnette arricchiscono il paese della sterlina e la marcia riprende. Ossigeno o no, Marte sarà conquistata. (Voce narrante)
- Un manipolo d'eroi: Fecchia, primo bastione della squadrazza "Chiurlo"; Santodio, il borghese che si fe' soldato benché figlio di industriale multimigliaiaio al mese; Freghieri, temprato come un blocco fuso, pralinato d'acciaio; Pini, il cui sguardo ha sciolto i cuori di tante sognanti fanciulle; e infine Barbagli, devoto molto più al Duce che alla sua stessa madre, la quale caldamente lo ricambia. (Voce narrante)
- I nostri avanzano sotto le due lune, Phobos e Deimos; l'una assai più piccola della nostra e l'altra poco più che un tubero, un aborto della società bolscevica di cui l'arido pianeta condivide il colore. (Voce narrante)
- S'avanza in ripetute prove di coraggio e d'ardimento. Ma a contrastare i nostri c'è solo sabbia, sassi vermigli e leziose dune di porpora. (Voce narrante)
- Senza nulla togliere al valore e alla difficoltà dell'impresa, il pianeta rosso sembra deserto e desolato. Tra gli uomini rapido si insinua a serpeggiare il veleno disfattista del pessimismo. Barbagli s'acchiotta al Duce per chiedergli consiglio. Come un padre d'origine divina e romana questi gli parla, la sua voce riecheggia nell'animo del gerarca, gli dà conforto, un lontano respiro che per il nostro è una potente voce di sprono. Ed ecco che riconfortato, s'alza e va a dar coraggio a ai suoi uomini: «Siate fieri e sereni e ristoratevi d'un meritato sonno fascista. L'impresa di Marte è appena cominciata!» (Voce narrante)
- Marte è fascista. (Testo)
- Ma arriva il mattino e l'altri è già in piedi a sbrigare la faccenda naturale. Il soldato fascista estrae ciò che deve senza mani né giù traguardare, ché mai nessuno abbia ad insinuare che ciò che capolina dai calzoni desti in qualsiasi modo modo un nostro ambiguo interesse. Le braccia salde sui fianchi, lo sguardo in alto, fiero e vagante al tempo stesso. Poi senza indugio ordine secco e ritirata e via sì va. Avanti gloriose schiere. (Voce narrante) [descrivendo i fascisti che urinano]
- Il corpo del fascista interplanetario dev'essere acciaio vibrante teso come l'arco d'Itaco! ...d'Eneo! ...d'Elleado! ...come si chiama?! (Voce narrante)
- O Duce, Marte è tuo! (Testo)
- E che dire di Vittorio Terzo Emanuele? Mai si vide uomo più corto con sì grande impero. Eppure questa notizia che l'allungherebbe di un buon palmo gli è negata. (Voce narrante) [i fascisti non riescono a stabilire un contatto radio con la Terra]
- Ed ecco che con poche abili mosse s'avanza indomiti nel sentiero glorioso della conquista. Ad uno ad uno cadono, scartati dalla storia, dalla storia i nomi di oscuri occhialuti professorini d'Inghilterra. Il vulcano di Jones diventa Gionazzi, la valle di Thomas diventa Predappio Marziana. Gli inglesi, gente che andava nuda a caccia di marmotte quando noi già s'accoltellava un Giulio Cesare. (Voce narrante)
- La pancia è vuota ma il cuore è ricolmo di virile nostalgia. Nostalgia per l'aria di casa e anche un po' per l'aria in generale. (Voce narrante)
FlashbackRetrolampo. (Titolo che appare prima del flashback)
- ["Retrolampo"] È il 1938. 38 come la febbre. La febbre che la rivoluzione fascista provocò alla storia. L'Italia si espande di diritto sul Mediterraneo. Tutti s'affannan, col paraocchio bidimensional borghese, a parlar solo dell'Africa, la Grecia e l'Albania. Ma la voce di Barbagli si staglia fuori dal coro: «L'Italia ha diritto alla sua espansione anche in verticale!» «Ma come? E dove?» gli si chiede increduli. Non la Luna, pallido sasso rivoltante di romanticherie per lagrimosi e pagliazzi sodomiti; ma Marte, per Dio! Marte che, da rossa, ha da si far nera. (Voce narrante)
- E, al fine, eccola pronta al varo. Sei tonnellate di purissimo acciaio nostrano sospinto da una miscela di petrolio e uranio impoverito, ma con molta dignità; la Repentaglia IV. Le prime tre sono finite per errore sulla Libia, cosa che prima o poi ci faranno pagare. (Voce narrante) [descrivendo l'astronave Repentaglia IV]
- Pini è già alla guida del fascello. Tutti son pronti all'impresa. Ma ecco giungere uno strano infante danzerino. È il piccolo Bruno Caorso, balilla di Rimini che si sogna eroe. «Che vuoi?» gli fa brusco Barbagli. «Voglio venire con voi, servire il Duce.» L'ilarità dilaga come una febbre. «Tu? Ma sei un bimbetto scolare.» «Ma ho trentasette anni.» «Allora scappa, nano, che il circo sta partendo.» (Voce narrante)
- X! IX! VIII! VII! VI! V! IV! III! II! I! (Voce narrante) [conto alla rovescia, pronunciato così come scritto]
- S'è portati poche provviste, certi di trovarne in loco e anche per non fare figure d'italietto che va all'estero e ordina i maccheroni. (Voce narrante)
- Di nuovo la notte agghiaccia di ronda per Pini che s'accompagna per la veglia col grammofono. La musica terrestre gli molce il cuore. Ed ecco che il pensiero corre alla madre. È tornato. Pini scruta il chi-va-là nell'orizzonte. Ed ecco che il pensiero torna ancora alla madre. È tornato. (Voce narrante)
- La nera fierezza scompare dai volti de' nostri che, giorno dopo giorno, s'accorgono d'aver conquistato un pianeta privo di vita, generi e sanitari. Il nulla. Un nulla brullo. Un brullo nulla di nulla. (Voce narrante)
- Ma ecco ancora l'ingegnoso Pini accendersi di telescopica trovata: cannucci per gazzosa, giustati l'uno all'altro per chilometri. Ed eccola, utensile e pratica, la prima sonda marziana. (Voce narrante)
- [...] dall'amico Nippone, Barbagli ha appreso un'arte manganella di movenze feline e rissaiuole che gli uomini suoi già ben destreggiano. Freghieri s'attarda col bello stile della mangusta. (Voce narrante)
- Sorpresa in camicia nera! Nella rigida guisa del baccalà c'è, italianissimo, il piccolo Bruno Caorso, il celebre ritardato mentale. «Saluto il Duce e chiedo perdono» esclama il clandestino. Sul saluto non si discute; sul perdono c'è l'esempio di Cartagine. (Voce narrante)
- «Cosa fate qui? Come saliste a bordo? Parla, orrido.» «Volevo venire su Marte; lo chiesi per letterina alla befana fascista ed ella, buona, mi indicò la nave.» Punire la vecchia, dunque. Barbagli se ne fa un preciso appunto mentale come prima cosa dal ritorno a Roma. E ora a te; alle cinte! Le cinte intrise nell'olio di ricino! (Voce narrante)
- Ma quelli attignano, attignano, attignano, fino a trasformare il volto di Marte in quello del celebre formaggio neutrale. Ma sono solo buchi nell'acqua. Che non c'è. (Voce narrante) [i fascisti scavano alla ricerca dell'acqua]
- E riecco il difettato. Fossi la madre, picchiarlo. Fossi il padre, picchiare lui e la madre. (Voce narrante) [parlando di Bruno Caorso]
- Ma la radio continua a far scena muta. Barbagli tenta allora l'impossibile: raggiungere il Duce telepaticamente. «Confido in me.» si schermisce con gli uomini increduli, ma nella sua testa prodigiosa, recentemente anche libera da inutile cheratina. Un colpo di tacchi ed eccolo farsi antenna per la patria. «O Duce, Marte è tua!» Per tutta la notte egli s'attenta. Si fa anodo e catodo, preferibilmente catodo. (Voce narrante)
- «Sia tu maledetta, o arida Marte! Rossa spiaggiazza senza mare e senza ombrelli!» (Voce narrante) [frase di Barbagli]
- «Baloccati altrove!» (Voce narrante) [Freghieri rimprovera Bruno Caorso perché gioca con il pallone]
- «[...] figlio di lupa minore!» (Voce narrante) [Barbagli a Bruno Caorso]
- «Tu hai calciato l'estrema punizione; estrema punizione ti perisca. Ti s'era avvertito. A morte! A morte senza cena!» (Voce narrante) [Barbagli a Bruno Caorso]
- «Fuoco! Fuoco! Fortissimamente e rumorosissimamente fuoco!» (Voce narrante) [Barbagli ai fascisti]
- Il gran consiglio del Fascismo[2] è: scappa! (Voce narrante)
- Eccoli; dunque il pianeta brulica di pietrosa vita. Dio, sono orrendi! Sono vasi ebrei pieni di comunismo. C'è in essi un pacifismo colpevole e ostentato che offende il progresso e getta cattivo odore sull'Italia tutta. (Voce narrante)
- Marte non è ancora fascista. (Testo)
- Barbagli vota, unanime con sé stesso, per uno schietto incontro al terzo tipo. (Voce narrante)
- Un Mimimmi solo e lontano dal branco s'attarda in sediziosi pensieri sul plusvalore. (Voce narrante)
- Burumbumbù burumbumbù burumbumbù fa il razzo nero; burumbumbù burumbumbù burumbumbù fa il razzo blu. (Voce narrante)
- «Amico Mimimmo, noi apparteniamo al Regno d'Italia e voi al regno minerale. Non calpestiamoci i piedi a vicenda, via. Siete pietre dure, ma prive di spessore storico. Siete voi convinto di un'alleanza interplanetaria da pari a dispari, noi sopra e voi sotto?» Ma la rafferma creatura non sembra voler cogliere l'offerta d'amicizia di Barbagli. Il volto convesso di un ipersemitismo sfacciato. Barbagli freme, ché questa flemma minerale troppo gli ricorda le mollezze pomeridiane del popolino della sterlina. Molli come gli insipidi biscotti nella broda borghesuccia che chiamano "tè delle cinque". «Anglosassi!» Con disprezzo li appella così: gli Anglosassi. Nessuna reazione? E dunque sia. Ma ricordate, guai agli inermi! (Voce narrante)
- Si direbbe quasi che il manganello gli piace... Omosassuali! (Voce narrante) [parlando dei Mimimmi]
- «Viscide creature prive di prepuzio! Fanno le anime belle della sinistra che non mena le mani per far pensare al postero che s'era noi in brutale malafede!» Ma in materia di politica estera, la destra tende ad economia di concetti: tutto ciò che respira e non è in divisa, è antifascista e l'apnea è trucco che non fa inganno a nessuno. (Voce narrante)
- I nostri battono il territorio nemico centimetro per centimetro, spesso lo stesso centimetro. Ma nulla si trova. (Voce narrante)
- «Amici di Marte, siam qui davanti a voi e chiamo la storia a giudicarmi. Se il fascismo fu solo violenza e terrore me n'assumo la piena responsabilità. Come vedete, ho ancora rispetto per quest'aula. Potevamo riempirla d'un bivacco di manipoli, vi si porta invece la civiltà e un orario di puntualissimi treni. In omaggio, ecco la forchetta italiana.» (Voce narrante) [Barbagli ai Mimimmi]
- «Ma il Duce reclamava un posto al Sole. E siccome egli non parla mai per metafora, secondo me non intendeva l'Africa, intendeva proprio... il Sole!» (Voce narrante) [Barbagli ai Mimimmi]
- [...] s'è tratti più dadi di quelli che restano da brodo. A mali estremi, estrema destra. (Voce narrante)
- Di lì a poco infatti nella perfetta riproduzione in sabbia di Palazzo Venezia all'uopo costruita, si assiste all'inevitabile travalico del Rubicone. «C'è bisogno di qualche migliaio di morti per sedersi al tavolo della pace. La parola d'ordine è una sola: categorica e impegnativa per tutti, essa già trasvola come inarrestabile cetriolo su e giù per i cieli di Marte: vincere e vinceremo!»[3] (Voce narrante)
- La tecnica tedesca del cuneo e della tenaglia è stata modificata dal genio strategico di Barbagli in due pinze e una tenaglia; il nemico è accerchiato, la retroguardia è travolta, l'avanguardia non l'abbiamo mai capita. (Voce narrante)
- Barbagli, moschettiere del Duce, duella ardito come romantico eroe dei romanzi di Dumas padre, Dumas figlio e anche Dumamma. (Voce narrante)
- O Marte o morte. (Voce narrante)
- Se c'è un Dio nei cieli ed ha per noi lateranense simpatia, ti prego, dammi voce che possa raggiungere le orecchie di popoli di cielo, di mare e di lago, che si sono lamentati l'ultima volta, i marziani Mimimmi siano vinti e per loro comincia l'era della dominazione fascista. (Voce narrante) [preghiera]
- Guerra lampo – 15 minuti! Primato mondiale. (Testo in sovrimpressione)
- Ora Marte è veramente fascista. (Testo)
- Comincia dunque la lunga convivenza col nemico. Di questa molto parlerà la storia, lo sappiamo, e fioccheranno dalle fogne demoplutocratiche insulti e calunnie. Sentirete di sicuro dire che i nostri si abbandonarono col popolo dei Mimimmi a crudeli efferatezze. Vi furono gli eccessi? Forse. In queste sequenze, probabilmente artefatte dalla propaganda sovietica, Santodio fa una satira sui costumi notturni delle femmine di Marte e tira in ballo la madre della pietra. Il bambino avrebbe trattato l'ospite alieno con eccessivo rigore, che Pini peraltro para. E comunque si vede benissimo che è un fotomontaggio. Se queste cose che voi vedete fossero davvero accadute, come voi vedete, noi non avremmo timore di affrontare il processo morale, ma sia detto a nostra difesa di non guardare al singolo episodio, ma distrarsi con tutto il contesto. (Voce narrante)
- In primis, qualora si trovassero cibo e acqua, viene istituito l'ente per il reperimento delle preziose risorse. Ed ecco nascere, all'ombra del QUA.LO.RA. (qualora cibo o qualora acqua) gli enti QUA.CI. e QUA.QUA. Ne fanno parte, per il QUA.CI Pini, Fecchia e Freghieri, per il QUA.QUA., subito sciolto e rifondato come NUOVO QUA.QUA., Freghieri e Santodio. Importanti misure vengono prese da Barbagli in merito all'ordine pubblico [O.R.P.U.]. Viene introdotta la figura del poliziotto di quartiere [QUAR.PO] cui si dovrà relazionare, se vorrà svolgere la sua attività criminosa, il ladro di quartiere [QUAR.LA]. Tecnici e impiantistica ricevono nuova linfa in seno al T.EM.PIA, ne fanno parte Pini e Freghieri. La storica posa. Ma improvvisa scoppia una polemica tutta interna a Pini, che d'impeto si dimette. S'apre una crisi, subito risolta col subentro di Santodio, ex dirigente dell'A.FRO.C., come socio parastatale responsabile dei rapporti con il M.IN.CHI all'interno del quadro SC.A.FA. Lo storico saluto. E infine viene istituito il B.EM.BO, l'ente per l'infanzia abbandonata. Ne fanno parte... l'infanzia abbandonata. (Voce narrante)
- Uomo del domani che sa essere tutto e a nulla si nega: presidente, operaio, astronauta, condottiero e muratore. (Voce narrante) [descrivendo Barbagli]
- Ed ecco che le nude pareti di Marte vengono valorizzate dai più celebri motti del Duce, perle di marziale saggezza che assieme nutre l'anima e arreda con gusto. (Voce narrante)
- Credere. Obbedire. Combattere. (Scritta sulle rocce di Marte)
- È l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende! M. (Scritta sulle rocce di Marte)
- Dux dux dux dux dux dux dux Il fascista non ama la felicità del ventre e disdegna la vita comoda. M. (Scritta sulle rocce di Marte)
- A chi tocca non s'ingrugna. M. (Scritta dipinta da Santodio)
- Chi non muore si rivede! M. (Scritta sulle rocce di Marte)
- Il piattino del pane non serve! M. (Scritta sulle rocce di Marte)
- Lo sguardo magnetico di Pini, irresistibile seduttore d'Italia sul cui petto s'annodano i sospiri di mille sognanti fanciulle. La sua rapacità con le femmine è orgoglio nazionale e la vanità del soldato è ampiamente tollerata tanto che gli è perfino consentito l'uso di un fondotinta, purché virilmente aromatizzata al pino silvestre. (Voce narrante)
- Quivi invece si inaugura l'imponente riproduzione in sabbia del Colosseo, arcinoto Anfiteatro Flavio che resterà qui a millenaria testimonian... [il Colosseo in sabbia crolla] (Voce narrante)
- Tanto peggio, tanto meglio, tanto uguale. Barbagli ha annaffiato a lungo le sementi di Roma sacrificando le già magrissime razioni d'acqua. E ora annunzia al suon d'un "Me ne frego" il giorno del raccolto d'autarchia; poi cade in un buco lasciato dal precedente governo. (Voce narrante)
- Questa ridente spiga florida di romana gaiezza, prima nata sul regno nuovo di Marte Littoria, e quivi conservata quale granale auspicio di futura gloria rurale. (Targa dedicata alla spiga di grano)
- Il giorno dopo Pini s'accascia con un lamento: «Ho fame.» Barbagli con prontezza e rara sensibilità politica non perde tempo e fonda l'EN.FAM: Ente per chi ha fame. Ne fanno parte Fecchia, Freghieri e Santodio. Ma ancora Pini rilancia con una nuova mozione di rettifica: si apre un breve periodo di crisi che porta ad un rapido rimpasto. L'EN.FAM viene sciolto e dalle sue ceneri nasce l'EN.FAM.AD, l'Ente per chi ha fame adesso. Ne fanno parte Freghieri, Santodio e lo stesso Pini. (Voce narrante)
- Ma comincia adesso la nota e cosiddetta "fase oscura" che è pacchia per lo storico fazioso. Pure non si riconosce a Barbagli le cose fatte e serie sul uellfàre. (Voce narrante)
- Freghieri è sorpreso a nutrirsi dell'olio dei motori e ancora non s'è capita la differenza tra carboidrati e idrocarburi, Fecchia sviene per la fame, e qui c'è della malizia perché l'economia va bene. (Voce narrante)
- S'è pronti a morire per una buona causa ma, in mancanza, si muore anche a vanvera. Marte non è un pianeta, è una fede. (Voce narrante)
- Il fatto è che il fascista, come un pesce fuor d'acqua, soffre e boccheggia a non menar le mani. Di pace se n'è avuta fino a stucco. Com'è noto anche al più somaro degli scolari "senza guerre la storia di ferma". (Voce narrante)
- Dunque Marte non è ancora veramente fascista. (Testo)
- Uno spettro s'aggira per Marte... e adesso ti si prende! (Voce narrante)
- Eia Eia Alalà (Scritta sulle rocce di Marte)
- Madame Bovary sono io![4] M. (Scritta dipinta da Santodio sulle rocce di Marte)
- La storia vi scatarra dallo sdegno! (Voce narrante)
- Me ne frego! (Testo)
- «Sono uno di voi» ripete Barbagli. «Presidente, operaio, eccetera... ma uno di voi. Nella fattispecie il padrone.» (Voce narrante)
- Duce ecc... (Scritta sulle rocce di Marte)
- «O Duce, Marte è tua, te la incarto o te la porti via così?» (Voce narrante) [Barbagli sogna di parlare con il Duce]
- Freghieri s'è ritirato dalla vita politica per dedicarsi a certe letture nere del fascismo esoterico. Fra i suoi libri: Cabala e manganello, Magia e camicia nera, Eia Eia Aldilà ed uno che più d'ogni altri alimenta in lui il fuoco d'un disperato fatalismo [viene inquadrato il libro Vedo la morte] (Voce narrante)
- Colonia di villeggiatura "L'allegro confino" (Insegna)
- Ormai siamo allo stremo, Barbagli è ateo e mangiapreti. Ma a quel punto s'appella pure alla Madonna del Manganello, santa cattofascista in concordato di doppio culto e duplice morale. Perché no? Laici ma non laicisti, cacchio! Laici ma non laicisti. Come s'appare quindi si patteggia, in cambio di un po' d'aiuto, un nuovo concordato anche per Marte. Si stabilisce: chiese dappertutto, 8 per mille, anche il 10, e tutto a nero, omosessualità tollerata solo in seminario e in presenza d'un adulto, e infine, ricerca vietata sugli embrioni, a meno che non se la possano pagar da soli. (Voce narrante)
- Non fa notizia che i comunisti mangiano i bambini. Anzi, sarebbe sorpresa assai gradita che accadesse talvolta il contrario. (Voce narrante)
- Perché i comunisti possono mangiare cose buone e noi no? (Pini)
- Come si riconosce un grande statista? Forse che non commette errori? Certo che ne fa. Anzi, un grande statista proprio da questo si vede, che più coglionate fa e più resta in sella. (Voce narrante)
- E poi non è detto che alla "soluzione finale" debba corrispondere un "problema iniziale". (Voce narrante)
- Chi cancella non solo è condannato a morte ma anche un grandissimo maleducato. (Scritta dipinta da Pini sulle rocce di Marte)
- Farci un ponte sogna il Barbagli, come quel di Messina che a quest'ora in patria sarà già bell'e pronto. (Voce narrante)
- Qualcuno si rimette anche a scavare, ma è come cercare un lago in un pagliaio. (Voce narrante) [la pozza d'acqua si è prosciugata]
- Siete un incapace. Siete un coglione. Coglione! (Busto meccanizzato di Mussolini) [a Barbagli]
- Barbagli ha un orecchio assoluto che l'altro neanche gli serve. (Voce narrante)
- Come si fa a riscrivere la storia se non sta fermo un attimo che è uno?! (Voce narrante)
- Noi tireremo dritto! M. (Scritta sulle rocce di Marte)
- La notte scende la sua coltre sul campo dei residui eroi. Fecchia non ha fatto più ritorno e la tensione è tale da tagliarsi col coltello, il che purtroppo non la rende commestibile.
- Freghieri convince i restanti ad arrogare il destino con una tombola esoterica divinatoria. Barbagli la affronta impavido, armato di solitarie due cartelle. I numeri escono come presagi e date. [escono le serie di numeri "25-7-43"[5], "8-9-43"[6], "25-4-45"[7]] (Voce narrante)
- «Ambo!» grida di sfida il consumato eroe. «Dico "ambo" all'avverso destino, "ambo" a un nemico vile e beffardo, "ambo" ai salotti buoni di una certa sinistra.» E qui s'avvede di quello che soltanto lui s'avvede. (Voce narrante) [Barbagli fa ambo alla tombola esoterica e ha la visione dei Teletubbies]
- È pazzo? Ricordarsi il confine tra genio e follia è molto sottile, quindi pazzo, sì. Ma per pochissimo! (Voce narrante) [Barbagli, allucinato, spara ai Teletubbies]
- Perché l'italiano all'estero è sempre maltrattato? (Voce narrante) [cadono meteoriti su Marte]
- I partigiani Mimimmi di montagna finalmente attaccano e dietro di essi il sionismo internazionale! (Voce narrante) [i meteoriti causano la caduta dei Mimimmi]
- Spazio libero per affissioni. (Testo)
- E ora, vendetta e sangue. Per altri cinque anni di miracolo marziano. (Voce narrante)
- In nulla ci impressionano questi alieni: noi con il grano ci si fa battaglia, voi meramente cerchi. (Voce narrante)
- Davanti a loro, frusta de' motori, la terra si spacca intanto e caccia ancora le sospirate acquaglie del profondo. Ecco che succede a far guidare le donne! (Voce narrante) [il disco voltante delle aliene Amazzoni causa una spaccatura dal terreno da cui esce l'acqua]
Dialoghi
modifica- [Freghieri infilza il piede di Pini con una bandierina colonizzatrice]
Voce narrante: L'urlo di Pini. Ed ecco che il pensiero torna alla madre.
Pini: Bastardo, figlio di mignotta!
Voce narrante: Quella di Freghieri.
Cosa ne è stato di questo secolo vigesimo e cosa dal prossimo s'attende? In patria, si sa, vinsero le sinistre che poi da sempre c'hanno governato. E la storia l'hanno scritta le sinistre: così la vicenda nostra, come mill'altre del ventennio, cadde per mano dei maestrucoli dalla penna rossa, nella vergogna e infine nell'oblio; oppure l'han rimaneggiata in modo tale che anch'io mi son rimaneggiato nel raccontarla. Tutto è andato a baldracca a un certo punto che, almeno saperlo prima, uno va nero. Ma fa nulla: noi del giudizio vostro non s'attena. La verità è che il regime non cadde certo perché avea fallito. Ma per opportunismo e per congiura di squallidi residuati della storia: i testacoda, i voltalagabbana, coloro che da un giorno all'altro si dissero da sempre antifascisti e, bruciata la camicia nera, tornò lesti ad indossare i vecchi e odiosi abiti borghesi, con i loro modi urbani e il dar del "lei". [Santodio, imborghesitosi e in compagnia della compagna Mimimma, prova pena per Barbagli, accasciato a Terra] Quelli che ansiosi di vendersi bene allo straniero furon pronti a rinnegare tutto: la loro storia, il loro credo, fin'anco d'esser uomini, e molti in patria mai fece ritorno. [viene inquadrata una cartolina con Freghieri, Pini e Bruno Caorso vestiti come le amazzoni spaziali] Quelli che sostennero il fascismo finch'esso gli venea in provvidenza, ma poi, incassato il loro e senza sporcarsi bianche manine, si dissociò con biascichi in latino. [la Madonna scompare] Quelli che erosi da futili sensi di colpa, pianse per anni sul sangue versato e si mise in cerca di chissà qual altra assurda verità marxista, magari che a differenza della Terra e con buona pace di Colombo, Marte è veramente piatta! [Fecchia si fustiga, ma poi cade giù nello spazio dopo aver trovato il confine di Marte] Ma il vero, il falso, cosa conta, in fondo? È l'Italia una penisola, o l'è piuttosto tutto il restante che le sta attaccato? Sono questioni di lana caprina, di cui a nessuno veramente cale. La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Perché voi italiani siete come i Mimimmi, cui tutto passa sopra senza un fiato. Credete forse oggi voi d'essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che, una volta eletta, fa ciò che vuole: acciuccia e si spartisce. Sempre comanderà un'oligarchia che v'inganna col giuoco delle parti. E allora dov'è, povero o postero, il guadagno? La dittatura è un sistema per opprimere il popolo, la democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo. Ma ricordate, un popolo che perde la sua memoria... cosa stavo dicendo? Ah, sì... E Il cosmo è veramente abitato, donne e licheni a parte? Chi lo sa. Certo, se c'è vita, dovrebbe esserci ordine: ho sempre pensato che il sistema copernicano non fosse abbastanza rigido. Ma si dice che la luce delle stelle, a differenza dei nostrani treni, giunga a noi con anni, a volte secoli, di ritardo; dunque quando guardiamo al cielo non lo vediamo come è oggi, ma come una specie di cinegiornale del passato che mostra le luci di un tempo che fu. Speriamo allora che parimenti, l'alieno che guarda a noi dall'altra sponda dell'immenso, veda le immagini del duce a cavallo, piuttosto che le meschinità dell'oggi, e un barbaglio di luce, una folgore buona che rischiari il domani. Ma ora voi direte che tutta da solo la canto e me la suono. E questo è vero. E in questo sta il concetto d'autarchia. Gaetano Maria Barbagli era soprattutto un uomo d'ordine, per giunta figlio di una donna di servizio. E lasciò la vita nel medesimo stato in cui l'avea trovata. Comunque la pensiate, egli fu il più grande statista che Marte ebbe mai avuto. Voi non avete diritto a giudicare: s'attenda la giustizia della storia, di cui comunque, alle brutte, s'ha già bell' e pronta una riforma. E se una domanda resta, a voi la lascio assieme al mio commiato: siamo oggi pronti noi italiani, ancora schiavi di vecchie ideologie, ad affrontare le sfide del domani e comprendere i grandiosi misteri dell'universo? [appare il monolito di 2001: Odissea nello spazio, Barbagli vi si avvicina, assordato dal rumore misterioso che emette, assesta un colpo e il rumore viene sostituito da una canzone fascista] (Voce narrante)
Citazioni su Fascisti su Marte
modifica- Il regista-protagonista, come sempre, è straordinariamente divertente: certi suoi sguardi loschi o traversi, certa sua imperiosità dittatoriale, certi suoi improvvisi smarrimenti, sono fantastici, almeno quanto la creatività e la comicità dell'ideazione. (Lietta Tornabuoni)
Frasi promozionali
modifica- 1939: un manipolo d'uomini alla conquista del pianeta rosso.[8]
- Al cinematografo.[9]
- O Marte, o morte![9]
- X! IX! VIII! VII! VI! V! IV! III! II! I! [conto alla rovescia, pronunciato così come scritto] Gente di terra, di mare e di lago, che si sono lamentati l'ultima volta, la patria vi chiede oggi il supremo sacrifizio: di recarvi a ottobre nella sala più a voi confacentesi ove si proietti l'ardito pellicolo che la storia stessa ha forgiato di bel suo.[8]
Note
modifica- ↑ In alcuni filmati si cita il 12 maggio invece del 10.
- ↑ Gioco di parole tra "Gran consiglio del fascismo" e "consiglio" inteso come "suggerimento".
- ↑ Parodia del discorso di Benito Mussolini del 10 giugno 1940 con cui annuncia l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale.
- ↑ Citazione attribuita a Gustave Flaubert.
- ↑ 25 luglio 1943: fine del regime fascista.
- ↑ 8 settembre 1943: Proclama Badoglio e entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile.
- ↑ 25 aprile 1945: Liberazione dall'occupazione nazifascista.
- ↑ a b Dal trailer in italiano. Cfr. Fascisti su Marte spot, YouTube.com
- ↑ a b Dalla locandina in italiano. Cfr. Poster fascisti su Marte, MYmovies.it
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