Condizione femminile in Italia

La condizione femminile in italia nella storia fino ad oggi.

Citazioni sulla condizione femminile in Italia.

Condividendo la notizia, 1904, di Eugenio De Blaas.

Citazioni

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  • Ci sono uomini che oggi sostengono tutto sia cambiato per le donne. E che il nuovo diritto di famiglia del 1975 abbia segnato la fine del patriarcato. [...] Peccato che le donne abbiano dovuto attendere il 1981 per veder abolito l’istituto del matrimonio riparatore che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale se lo stupratore (anche nel caso di una minorenne) sposava la sua vittima. (Michela Ponzani)
  • [Riferendosi alla decisione della RAI di non trasmettere Miss Italia] Credo che ci si debba rallegrare di una scelta moderna e civile e spero che le ragazze italiane per farsi apprezzare possano avere altre possibilità che non quella di sfilare con un numero. Le ragazze italiane hanno altri talenti. (Laura Boldrini)
  • Il 90% delle maestre sono donne: quale bambino maschio sognerà di fare il maestro? Non ha esempi. Ci vuole una rivoluzione culturale, che deve passare anche dai libri di testo delle scuole elementari, tutt'oggi ancorati  a stereotipi assurdi, con la mamma che stira e il papà che è il capofamiglia. Ci vuole cambiamento di paradigma che metta al centro le persone nella loro libertà. Dobbiamo rompere le gabbie, che vengono costruite da role model antichi. (Linda Laura Sabbadini)
  • La cultura dello stupro non è arrivata con i barconi carichi di immigrati, ma è tutto frutto della nostra mentalità patriarcale. Che la donna sia un essere irrazionale, incostante, di indole leggera, decisamente passionale e dunque bisognoso della tutela maschile, è scritto nei nostri classici. (Michela Ponzani)
  • La storia della televisione italiana è stata costruita in gran parte sui corpi femminili in offerta: certo, in passato la discrezione era maggiore, ma quel che ha sempre caratterizzato i nostri palinsesti è stata una svestita ragazza sorridente ("Quanti canali porno avete in Italia!" allibisce la mia amica neozelandese dopo una sera di zapping fra Rai e Mediaset). E muta, finché si può. (Loredana Lipperini)
  • Nella mia esperienza, affermarsi è più difficile per una donna che per un uomo un po' dovunque. L'Inghilterra non fa eccezioni. Di certo però nei paesi più civili come la Gran Bretagna le discriminazioni di genere sono sistematicamente condannate. Questo non è il caso dell'Italia, dove invece sono ancora spesso la regola. Oltretutto, nel caso dell'Italia l'arretratezza nelle pari opportunità è ancora più grave perché approfondisce il ritardo economico di un paese che è fermo da anni. L'Italia potrebbe guadagnare 11 punti percentuali di crescita se solo aiutasse l'accesso delle donne al lavoro a raggiungere una media europea. Non farlo è criminale. (Annalisa Piras)
  • Credo che siano maturi i tempi per una donna al Quirinale. Questo anche grazie al lungo cammino compiuto dalla donne in questi 50 anni nella lotta per i diritti e per una completa parità.
  • Dal momento che alla donna è stata riconosciuta nel campo politico la piena eguaglianza col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti campi della vita sociale, e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di donna e di cittadina.
  • [Dal discorso di insediamento alla presidenza della Camera] Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita.
  • La presenza delle donne in Parlamento ha elevato i problemi delle donne come parte integrante della vita politica italiana. In passato questi problemi venivano tenuti a margine.
  • La regressione delle donne italiane non è solo un mito, una storia che si racconta all'estero per mettere in cattiva luce il nostro paese. È una realtà. Una realtà triste che emerge non solo quando si leggono i giornali o si guarda la televisione, ma anche e soprattutto quando si discute con la gente, si osservano i comportamenti che gli uomini e le donne hanno nella vita quotidiana, si assiste al ritorno di discorsi maschilisti e retrogradi.
  • La vera lotta, per le donne italiane, consiste oggi nel lavorare sui «contenuti» e non più solo sui «contenitori» dell'uguaglianza, impegnandosi perché cambino l'atteggiamento e la mentalità maschili. L'emancipazione della donna non ha ancora portato all'equilibrio sperato perché gli uomini, nella gran maggioranza, non vogliono rinunciare ai loro privilegi.
  • Nonostante lo spirito degli anni Sessanta e Settanta, con la sua cultura dell'uguaglianza e dei diritti, sia ancora tra noi, lo sguardo che molti uomini italiani hanno sulle donne, e che molte giovani finiscono per interiorizzare, non corrisponde affatto alle speranze di quegli anni. Sono le stesse conquiste femminili che sembrano messe in discussione. Non solo a causa della mercificazione del corpo della donna, che viene messa in scena dalle immagini pubblicitarie o nella pornografia contemporanea, o a causa di altre rappresentazioni degradanti della condizione femminile, veicolate dalla televisioni e in particolare dagli spettacoli di intrattenimento. Ma anche a causa di un'ideologia retrograda che vorrebbe spostare l'orologio indietro.
  • Quanto più il tempo passa, tanto più si assiste, in Italia, a un attacco sistematico contro le conquiste femministe. Che si tratti delle rappresentazioni degradanti dei media o del linguaggio sessista utilizzato in politica, il risultato è sempre lo stesso: ridimensionare la donna, ricordandole come il suo posto «naturale» sia accanto all'uomo, zitta e consapevole della superiorità maschile. In fondo, il sistema della politica e il sistema televisivo si intrecciano a meraviglia e riflettono una visione molto precisa dei ruoli di genere. L'uso della parola spetta agli uomini. Le donne devono limitarsi a essere belle e tacere.
  • A prima vista il Bel Paese, meta ambita dai turisti durante tutto l’anno, non ha nulla a che spartire con lo squallore delle riserve del Nord America o con le bidonville indiane. Eppure, in tutti e tre questi luoghi le bambine vengono stuprate in case, le donne vengono trattate come prede sessuali e molte muoiono assassinate.
  • L’emancipazione femminile in Italia è un dato di fatto, le donne oggi sono infinitamente più libere e indipendenti che in passato, ma uscire dalla cucina dove il fascismo le aveva imprigionate quali angeli del focolare ed entrare negli uffici e nei consigli di amministrazione non è stata una transizione facile. Questo processo è partito dal basso ed è avvenuto senza il supporto dello Stato. Il femminismo è stato innanzitutto un movimento di emancipazione sociale che ha coinvolto le donne, è stato un movimento al femminile, con i maschi sempre tenuti ai margini, un movimento apolitico ed è giusto che sia stato così. La politica ne ha approfittato per rimanervi sempre estranea. E così l’Italia istituzionale, quella uscita dal fascismo, l’Italia della democrazia post bellica è rimasta fedele all’angelo del focolare e non ha fatto nulla per facilitare la transizione culturale verso l’eguaglianza tra i sessi, anzi l’ha culturalmente ostacolata riproponendo negli anni Novanta la dicotomia madre e sorella, moglie e puttana. I decenni del berlusconismo improntati alla politica-spettacolo l’hanno cementata concentrati sulla seconda, sostituendo alla puttana la figura della escort e della velina. Un fenomeno che ha mantenuto intatta la visione patriarcale made in Italy dei ruoli del femminile e del maschile. Una ferita sociale ed esistenziale, questa, profonda, una ferita che ancora oggi sanguina. E ogni goccia che ne fuoriesce corrisponde alla vita spezzata di una donna.
  • Lo stato italiano non ha promosso l’emancipazione della società di pari passo a quella della donna, come è accaduto in Francia, Spagna e tanti altri paesi. Questo fallimento ha prodotto due Italie, una dove vivono donne in carriera, emancipate, professioniste preparate e l’altra che ancora vede nella donna un oggetto di piacere, una bambola da strapazzare e, perché no, da uccidere quando la frustrazione maschile diventa ingestibile, specialmente quando la bambola dice di no e mette il maschio alla porta. Questa seconda Italia vede nell’emancipazione sessuale della donna non un diritto umano ma un peccato da punire con la violenza, una violenza da colonizzatore del corpo femminile, tanto, troppo simile a quella del colonialismo storico. Secondo questa logica il corpo delle donne appartiene a loro. Una devianza sociale che si infuoca giornalmente a causa dei successi delle donne in carriera, contro i quali l’uomo ignorante, che lo stato non ha educato al cambiamento, si sente esistenzialmente evirato dall’emancipazione delle donne, spiazzato, perso, inutile. Per riconnettersi con il suo essere di padrone assoluto del continente femminile, questo piccolo, insignificante e profondamente infelice uomo si rifugia nell’illusione della supremazia sessuale attraverso le sue manifestazioni più aberranti: lo stupro e il femminicidio.
  • Bisogna fare ancora molto perché l'Italia è un paese profondamente sessista. Da poco è uscito il Global Gender Gap Report che misura la differenza di genere nei paesi del mondo e il nostro paese continua ad avere dei risultati pessimi.
  • Cosa mi devo aspettare da un paese che vuole la donna giovane a oltranza e ha come unico modello le donne della tv, quindi quando vede Ministre giovani e carine le confonde. Nulla di nuovo sotto il sole, questa è l'Italia.
  • I programmi più importanti di approfondimento spesso sono ancora condotti da uomini, così come gli ospiti di trasmissioni politiche sono spesso quasi solamente uomini. Ci sono trasmissioni in cui, nel corso di un anno, la presenza delle donne è inferiore al 20%. E sono ancora molte le trasmissioni che utilizzano le donne come “decorazione” scenografica. Chiedere questi cambiamenti è fondamentale anche dal punto di vista educativo: chi è casa, in particolare le ragazze e i ragazzi, deve poter assistere a dibattiti e approfondimenti in cui anche le donne hanno cose intelligenti da dire, cambiamenti da portare avanti. Nulla di straordinario, esattamente quello che accade nella loro vita e nella società. Quelle donne che appaiono in tivù diventano un modello per chi segue a casa.
  • La più grande discriminazione è verso le donne mature. In Italia per il tipo di mentalità che c'è dopo i quarant'anni sei una cessa. Bisogna dirle queste cose e bisogna stare molto attenti che le ragazze non cadano dentro questo problema. Noi non potremo avere una Hilary Clinton o una Arianna Huffington.
  • Recentemente i media hanno dato notizia di una ricerca sull’autostima in diversi paesi e l’Italia si è rivelata uno dei posti peggiori per quello che riguarda l’autostima delle donne. È stato rilevato che questo dipende spesso da una posizione sbagliata dei modelli nei media. Se non insegniamo alle ragazze e ragazzi a interpretare le immagini non dobbiamo poi stupirci che abbiano poca autostima!

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