Lorella Zanardo

attivista e scrittrice italiana

Lorella Zanardo (1957 – vivente), attivista e scrittrice italiana.

Zanardo nel 2010

Citazioni di Lorella Zanardo

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Intoscana.it, 3 marzo 2015

  • Bisogna fare ancora molto perché l'Italia è un paese profondamente sessista. Da poco è uscito il Global Gender Gap Report che misura la differenza di genere nei paesi del mondo e il nostro paese continua ad avere dei risultati pessimi.
  • Cosa mi devo aspettare da un paese che vuole la donna giovane a oltranza e ha come unico modello le donne della tv, quindi quando vede Ministre giovani e carine le confonde. Nulla di nuovo sotto il sole, questa è l'Italia.
  • La più grande discriminazione è verso le donne mature. In Italia per il tipo di mentalità che c'è dopo i quarant'anni sei una cessa. Bisogna dirle queste cose e bisogna stare molto attenti che le ragazze non cadano dentro questo problema. Noi non potremo avere una Hilary Clinton o una Arianna Huffington. Molti giornalisti trentenni, della sinistra radical chic, che lavorano all'Huffington Post non sanno nemmeno che questo marchio è stato creato da una signora che si chiama Arianna Huffington che ha 65 anni e che loro disprezzerebbero fortemente perché il settore delle news online è un settore maschile e gggiovane con tre "g". Invece l'Huffington è stato creato da una donna non giovane e tostissima.
  • Le donne italiane hanno una responsabilità, hanno troppo bisogno di consenso. Non c'è una ricetta si deve lavorare sulla propria centratura. Il bisogno di consenso porta a un conformismo spaventoso. Se io ho questo bisogno non mi sentirò mai fino in fondo sicura di me. Piuttosto che trovare delle alleate nelle donne avrò sempre bisogno di uno sguardo maschile che mi approvi. Questo è il problema delle donne italiane.
  • Chi fa la rivoluzione non può avere approvazione, ci vuole un po' di coraggio. Bisogna sbattersene del consenso. Occuparsi dei propri diritti vuol dire essere impopolari.

Conmagazine.it, 19 ottobre 2017

  • Io non credo in una società divisa in due e non mi sento in lotta contro gli uomini. Il lavoro da fare per comprendere le radici della violenza contro le donne va fatto insieme agli uomini.
  • Abbiamo iniziato a vedere queste immagini dall'inizio degli anni '80, spalmate in diverse reti durante tutto l'arco della giornata, entrando così nell'universo di riferimento italiano e diventando normali. A ciò si è sommata la disattenzione colpevole di parte degli intellettuali e delle intellettuali italiane che avrebbero potuto dire “basta” e che invece hanno scambiato quella che era un'oggettivazione ed una demonizzazione feroce con una forma di libertà, dimostrando una grande ignoranza del potere dei media. Molti hanno così confuso la libertà dei corpi degli anni '70 con il capitalismo dei corpi successivo. C'è una grande differenza tra la liberalizzazione consapevole degli anni '70 ed un corpo in televisione, privato del volto. Qui l'obiettivo non è la libertà ma vendere qualcosa.
  • C'è molta ignoranza in Italia, anche nel femminismo: le femministe italiane consapevoli del potere dei media sono pochissime. Io sono invece convinta che il femminismo debba partire dalla verifica dei mezzi di comunicazione perché è da qui che nasce la rappresentazione del mondo. Se si pensa a come vengono mostrate le donne sui media è facile capire perché facciamo ancora fatica ad essere considerate nella società.
  • Io appartengo a quella generazione che ha iniziato a respirare, a non essere giudicata una “puttana” solo perché indossavi la minigonna.
  • Nelle scuole non si fa più educazione sessuale ed i media sono portatori di una mentalità arretrata. Le immagini di corpi nudi confondono gli spettatori e le spettatrici. Vengono diffuse immagini moderne ma il verbalizzato rispetta una cultura retrograda.
  • Pensiamo al fatto che qualche decennio fa le donne non avevano diritto di voto. In 70 anni è avvenuto quello che non era successo in migliaia di anni. C'è stata un'accelerazione incredibile. Pertanto non bisogna deprimersi, dobbiamo sempre guardarci indietro e renderci conto dei passi avanti che sono stati fatti.

Iodonna.it, 10 giugno 2019

  • I programmi più importanti di approfondimento spesso sono ancora condotti da uomini, così come gli ospiti di trasmissioni politiche sono spesso quasi solamente uomini. Ci sono trasmissioni in cui, nel corso di un anno, la presenza delle donne è inferiore al 20%. E sono ancora molte le trasmissioni che utilizzano le donne come “decorazione” scenografica. Chiedere questi cambiamenti è fondamentale anche dal punto di vista educativo: chi è casa, in particolare le ragazze e i ragazzi, deve poter assistere a dibattiti e approfondimenti in cui anche le donne hanno cose intelligenti da dire, cambiamenti da portare avanti. Nulla di straordinario, esattamente quello che accade nella loro vita e nella società. Quelle donne che appaiono in tivù diventano un modello per chi segue a casa.
  • L'immagine di Greta ha attratto trasversalmente giovani, genitori e nonni ed è molto positivo. C'e da dire però che in Svezia le donne hanno molti più diritti che in Italia, ricordiamo che nella classifica del Global gender Gap la Svezia è sempre ai primissimi posti, mentre noi siamo al settantesimo. Inoltre la Svezia e in generale i Paesi anglosassoni quasi sempre supportano e fanno fiorire le risorse interne: le istituzioni svedesi hanno dato una grande amplificazione al fenomeno Greta, e lei ha potuto portare il suo messaggio in tutto il mondo. La stessa cosa non succede in Italia. Accade spesso che se un personaggio arriva dall'estero gli diamo molta credibilità, se ne parla sui media, sui social, mentre si guardano con più sospetto o addirittura disinteresse le iniziative italiane.
  • Le persone che hanno cambiato il mondo in modo positivo spesso per un lungo periodo della vita non hanno avuto consenso: avere troppo consenso, a volte, vuol dire che non si sta facendo nulla di nuovo. Ricordiamo ai nostri figli che anche nell'epoca dei social, spesso chi sta portando avanti un progetto innovativo e non ha immediati like e follower sta forse invece cambiando il mondo.
  • Recentemente i media hanno dato notizia di una ricerca sull'autostima in diversi paesi e l'Italia si è rivelata uno dei posti peggiori per quello che riguarda l'autostima delle donne. È stato rilevato che questo dipende spesso da una posizione sbagliata dei modelli nei media. Se non insegniamo alle ragazze e ragazzi a interpretare le immagini non dobbiamo poi stupirci che abbiano poca autostima!

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