Charles Augustin de Sainte-Beuve

critico letterario, scrittore e aforista francese

Charles Augustin de Sainte-Beuve (1804 – 1869), critico letterario, scrittore e aforista francese.

Charles Augustin de Sainte-Beuve

Citazioni di Charles Augustin de Sainte-Beuve

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  • A mano a mano che i sensi avanzano e si scatenano in una direzione, l'amore vero s'inaridisce e se ne ritira. Più i sensi diventano prodighi e facili, più l'amore si contiene, s'impoverisce o fa l'avaro.[1]
A mesure que les sens avancent et se déchaînent en un endroit, l'amour vrai tarit et s'en retire. Plus les sens deviennent prodigues et faciles, plus l'amour se contient, s'appauvrit ou fait l'avare.[2]
  • Bisogna il più possibile scrivere come si parla, e non troppo parlare come si scrive.[3]
  • Guardiamoci dall'ironia nel giudicare. Di tutte le disposizioni dello spirito, l'ironia è la meno intelligente.
Gardons-nous de l'ironie en jugeant. De toutes les dispositions de l'esprit, l'ironie est la moins intelligente.[4]
  • [...] il critico è solo un uomo che sa leggere e che insegna a leggere agli altri [...].
[...] le critique n'est qu'un homme qui sait lire et qui apprend à lire aux autres [...][5]
  • Il sistema di Gautier, mediante descrizione, è un sistema di trasposizione, una riduzione esatta, equivalente, piuttosto che una traduzione. Così come si riduce una sinfonia al pinoforte, egli riduce un quadro all'articolo.
[...] Le système de Gautier, en décrivant, est un système de transposition, une réduction exacte, équivalente, plutôt qu'une traduction. De même qu'on rèduit une symphonie au piano, il réduit un tableau à l'article.[6]
  • In Italia, dal XIV° secolo, sotto Petrarca e Boccaccio, e, più tardi, nel XV°, nel XVI°, i poeti si riunirono ancora in circoli per metà poetici, per metà galanti, e l'uso del sonetto, questo strumento al tempo stesso così complicato e così maneggevole, vi divenne abituale. Notiamo, tuttavia che nel XIV° secolo, al tempo di Petrarca e di Boccaccio, in questa epoca di grande e seria rinascita, quando si trattava contemporaneamente di ritrovare l'antichità e di fondare il moderno avvenire letterario, lo scopo del riavvicinamento era alto, molteplice, il mezzo indispensabile, e il risultato felice, mentre nel secolo XVI° non si trattava d'altro che di una lusinghiera ricreazione del cuore e dello spirito, propizia senza dubbio allo sviluppo di certe immaginazioni tenere e malate, come quella del Tasso, ma che già rasentavano molto da vicino gli abusi delle accademie pedanti, la corruzione dei Guarini e dei Marini.
En Italie, dès le XIV° siècle, sous Pétrarque et Boccace, et, plus tard, au XV°, au XVI°, les poètes se réunirent encore dans des cercles à demi poétiques, à demi galants, et l'usage du sonnet, cet instrument si compliqué à la fois et si portatif, y devint habituel. Remarquons touefois qu'au XIV° siècle, du temps de Pétrarque et de Boccace, à cette époque de grande et sérieuse renaissance, lorsqu'il s'agissait tout ensemble de retrouver l'antiquité et de fonder le moderne avenir littéraire, le but des rapprochements était haut, varié, le moyen indispensable, et le résultat heureux, tandis qu'au XVI° siècle il n'était plus question que d'une flatteuse récréation du coeur et de l'esprit, propice sans doute encore au développement de certaines imaginations tendres et malades, comme celle du Tasse, mais touchant déjà de bien près aux abus des académies pédantes, à la corruption des Guarini et des Marini.[7]
  • In una parola, in tre quarti degli uomini c'è come un poeta che muore giovane, mentre l'uomo sopravvive.[8]
  • Invecchiare è ancora il solo mezzo che si sia trovato per vivere a lungo.[9]
  • La disperazione stessa, per poco che duri, diventa una sorta d'asilo nel quale ci si può sedere e riposare.
Le désespoir lui-même, pour peu qu'il se prolonge, devient une sorte d'asile dans lequel on peut s'asseoir et reposer.[10]
  • La luna del firmamento ammira in pace quella dei flutti.[11]
  • [Su François-René de Chateaubriand] Noi siamo tuoi figli! Le tue idee, le tue passioni, i tuoi sogni non sono più solo le nostre, ma tu ci hai indicato la strada e seguiamo le tue tracce.[12]

Massime facenti seguito a un portrait di La Rochefoucauld

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  • In gioventù, i pensieri mi venivano sotto forma di sonetti; adesso, sotto forma di massime. (I)
  • Questo basso mondo è una vecchia cortigiana, ma che non smette di avere giovani amanti. (XVIII)
  • Ci sono giorni in cui lo spirito si sveglia al mattino, con la spada fuori del fodero, e vorrebbe devastare tutto. (XLIV)

Talleyrand ed altri saggi

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  • Ci siamo spesso domandati quel che sarebbe stato Voltaire di fronte alla Rivoluzione e la questione è stata spesso risolta molto leggermente. Voltaire – ed intendo il Voltaire più vero, il suo pensiero profondo, quanto c'era in lui d'illuminato e di profetico – sarebbe stato per la Rivoluzione, e non credo allontanarmi dal vero rispondendo: Talleyrand all'Assemblea Costituente è per l'appunto Voltaire nell'89, un Voltaire meno irritabile ed impaziente, ma anche privo del fuoco sacro che l'altro possedeva. (p. 71)
  • La venalità è [...] la piaga di Talleyrand, una piaga schifosa, un cancro roditore che invade l'animo. Un uomo pubblico ha i suoi difetti, le sue passioni e anche i suoi vizi come tutti gli uomini, ma bisogna che questi vizi non prendano, come in Talleyrand, tutto il posto e ne occupino la vita fino in fondo. La linea della sua azione ne soffre; nessuna vera grandezza è così possibile e a questo prezzo non si può essere grande politico che a tratti e in rari momenti. Una volta fatto il colpo, si ritorna troppo presto alla segreta abiezione. (p. 90)
  • Bisogna diffidare sempre dell'impressione che producono i vecchi, specialmente se sono persone beneducate e cortesi. Nella vecchiaia, quando le passioni sono smorzate o impotenti, quando non si commettono più errori o delitti, si ridiventa buoni o si ha l'aria di esserlo, anzi si ha l'aria di esserlo sempre stati. La signora di Sévigné chiamava quel demonio di Retz ormai vecchio, sempre e soltanto «il nostro buon cardinale». (p. 135)

Citazioni su Charles Augustin de Sainte-Beuve

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  • La moglie del re Sciah-riar, durante la notte, appena finiva di raccontare una favola, subito ne iniziava un'altra; ebbene Sainte-Beuve è la Shahrazàd della letteratura moderna. (Henry Furst)
  • La sua attività fu multiforme e rinnovatrice: contro il dogmatismo dei classicisti alzò il vessillo della critica liberale, non più su schemi moralistici o tradizionali, ma sulle ricerche storiche e psicologiche. Devoto all'idea della verità, per giungervi oltrepassa anche il dato estetico. É suo il pensiero: «Il vero soltanto; e che il bello e il buono vengano dopo». (Giacinto Spagnoletti)
  • Piccolo, gonfio, ingiallito e accademico.
    Critico, da molti anni, al Constitutionel.
    Ha pubblicato versi che non mancano di poesia. Si è rimproverato a Sainte-Beuve, e a ragione, la sua prolissità e la sua monotonia; e tuttavia i suoi articoli sono ben fatti, ben scritti, ma ci si annoia di questa musica sempre carezzevole.
    Sainte Beuve non si emoziona; professa – come San Paolo – che bisogna essere virtuosi sobriamente; a che scopo i grandi entusiasmi vigorosi e i divini ardori per il bene? È necessaria la virtù, non troppa ne serve, dice la canzone, abbiatene dunque solo la dose necessaria per essere senatore e accademico, aggiunge Sainte-Beuve.

    Un cacciatore che ritornava a mani vuote scorge un contadino sdraiato al margine di uno stagno in cui nuotavano una ventina di rane domestiche.
    Cinque franchi per te gli dice, se vuoi lasciarmi sparare sulle anatre.
    E sia, risponde il contadino.
    Il cacciatore tira e abbatte tre anatre.
    Vuoi ricominciare, dice?
    Di nuovo.
    Questa volta uccide due anatre.
    Il gioco si ripete due volte ancora. Il contadino, sempre sdraiato aveva ricevuto venti franchi; il cacciatore, che aveva ucciso undici anatre, gli dice allora:
    Continuerei volentieri, ma non te ne resterebbero più.
    –Oh, risponde il contadino, per me è lo stesso, non sono mie. Il Sig. Sainte-Beuve somiglia a quel contadino; è uno dei più amabili egoisti di Parigi, uno di quelli di cui Chamfort, credo, ha detto che brucerebbero la vostra casa per farsi cuocere un uovo. (Eugène Vermersch)
  1. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  2. Da Les consolations.
  3. Da Les cahiers; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  4. (FR) Da Les cahiers de Sainte-Beuve, Paris: Alphonse Lemerre, 1876, p. 75.
  5. Citato in De Marchi e Palanza, Protagonisti della civiltà letteraria nella critica, Antologia della critica Letteraria dalle Origini ai nostri giorni, Casa Editrice Federico & Ardia, Napoli, 1974, p. 780.
  6. Citato in Lionello Venturi, Storia della critica d'arte, Einaudi, Torino, 1966, p. 266.
  7. Da Portraits contemporaines; Oeuvres, a cura di M. Leroy, I, Parigi, 1949, p. 1038. Citato in I classici italiani nella storia della critica, opera diretta da Walter Binni, vol. I, dal Dante al Marino, La Nuova Italia, Firenze, 1974, p. 139.
  8. Da Critiche e ritratti letterari.
  9. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, n. 388. ISBN 88-04-43263-2
  10. (FR) Da Poésies completes de Sainte-Beuve, Paris: Charpentier, 1840, p. 16.
  11. Da Volupté, Parigi, 1872; citato in Gaston Bachelard, La poetica della rêverie, traduzione di Giovanna Silvestri Stevan, Edizioni Dedalo, Bari, 2008, p. 205, nota 57. ISBN 9788822002372
  12. Citato in Introduzione a Le avventure dell'ultimo Abenceragio, a cura di Jole Pascarelli, Edizioni Paoline, 1966, p. 10.

Bibliografia

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  • Charles Augustin de Sainte-Beuve, Massime facenti seguito a un portrait di La Rochefoucauld, in Aa. Vv., Moralisti francesi. Classici e contemporanei, a cura di Adriano Marchetti, Andrea Bedeschi, Davide Monda, BUR, 2012.
  • Charles Augustin de Sainte-Beuve, Talleyrand ed altri saggi, tradotti e presentati da Pietro Paolo Trompeo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1947.

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