Café Express
film del 1980 diretto da Nanni Loy
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Café Express
Titolo originale |
Café Express |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1980 |
Genere | commedia |
Regia | Nanni Loy |
Soggetto | Nanni Loy, Elvio Porta |
Sceneggiatura | Nanni Loy, Elvio Porta, Nino Manfredi |
Produttore | Franco Cristaldi, Nicola Carraro |
Interpreti e personaggi | |
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Café Express, film italiano del 1980 con Nino Manfredi, regia di Nanni Loy.
Frasi
modifica- [Leggendo dalla telescrivente in funzione] Identificare et consegnare alla polizia ferroviaria tale Abbagnano Michele... in arrivo Valle della Lucania... espresso 517 proveniente da Napoli... Segnalato Rutino, Ogliastro, Pontecagnano, Castellammare, Torre del Greco, Salerno, Pompei. Per attività illegali contro Ferrovie dello Stato?... E chi cazzo è st'Abbagnano Michele? (Il capotreno Sanguigno)
- Qua sta Michele... qua sta Michele che vi porta il vostro conforto... café, café lungo, latte e cappuccino... approfittate... non vi private delle piccole gioie della vita, oggi stiamo su questa terra e domani non ci state più... (Michele Abbagnano)
- Il caffè è un amico, un amico che ti tiene sveglio, fa sta' più allegri e qualche volta evita i dispiaceri. (Michele Abbagnano)
- [Raccontando a Suor Camilla come aveva perso il braccio] Una notte che a Casavatore ci stava una tempesta terribile e due criature rimanettero dentro a un incendio... fischiava il vento e urlava la bufera, ma io li sentetti strillare e me buttai in mezzo alle fiamme eh... all'ospedale quando mi svegliai mi dicettero che le due criature si avevano salvate ma il braccio mio no... lo volete sempre il resto? (Michele Abbagnano)
- [Raccontando a Imbastaro come aveva perso il braccio] Io pure per esempio facevo il pianista [...] una sera ad Aversa durante un concerto all'aperto scoppiò una tempesta terribbile: fischiava il vento e urlava la bufera... e proprio mentre stavo suonando il ritornello della sinfonia, mi si è chiuso il coperchio del pianoforte... (Michele Abbagnano)
- [Raccontando al Maresciallo dei carabinieri come aveva perso il braccio] Uè, avete fatto la campagna di Russia, l'aggio visto dal distintivo [...] [mostra il braccio] eccolo qua il mio distintivo della Russia: congelamento eh, la guerra non va bene a nessuno, e senò la chiamavano pace... [...] io mi trovavo vicino a coso là... comme si chiama [...] un soldato aveva rimasto in mezzo alla neve solamente con una cammisella addosso, Marescià!... fischiava il vento e urlava la bufera e io che dovevo fare, ci ho dato il cappotto mio... (Michele Abbagnano)
Dialoghi
modifica- Improta [Al capostazione che sta per dare il segnale di partenza]: Uè scusate tanto un minuto, eh, ma c'è un nostro amico che sta un momento al cesso...
Capostazione: Eh, proprio adesso?
Improta: E che volete fare eh? quello quando scappa, scappa.
Amitrano: Ma è mai possibile che deve fare questo ogni volta che dobbiamo lavorare?
Improta: E quello è l'apprensione ognuno la vince come può, io per esempio la vinco pregando.
Amitrano: Eh, e isso la vince cacando!
- Abbagnano [vedendo le bambine nello scompartimento della suora]: Sono orfani?
Suor Camilla: Sono figli di Dio!
Abbagnano: ... Orfani!
- Padre del morto [per spiegare il pianto di una donna]: Sta troppo dispiaciuta...
Michele Abbagnano: Ma che è stato?
Madre del morto: Mio figlio lavorava dentro a 'na cava, è venuto a chiovere e s'è sgarrupato tutto... alla cava di chillo signore là.
Padre del morto: Ha passato il guaio pure lui, poveraccio! non lo teneva neanche assicurato mio figlio!
Michele Abbagnano: Ah...!
Padre del morto: Lo faceva lavorare pe' carità.
Madre del morto: È stato tanto buono... ci ha portato a vedere il funerale tutti quanti, a spese sue...
Michele Abbagnano: Non v'ha fatto pagà neanche il biglietto, eh?
Padre del morto: No... niente...
Michele Abbagnano: Eh che brava persona!
- Michele Abbagnano: Ho saputo della disgrazia.
Il padrone della cava: Ah sì?
Michele Abbagnano: Eh be', sono guai, eh... adesso voi per esempio, comme fate alla cava senza il guardiano?
Il padrone della cava: Ci metto un cane mastino!
Michele Abbagnano: Buono, eh, ma quanto vi costa? quelli i mastini mangiano assai: pasta, carne... io per esempio la carne non la mangio mai...
Il padrone della cava: Ma il mastino abbaia!
Michele Abbagnano: Sissignore... ma abbaia solamente, io invece so anche telefonare...
Il padrone della cava: A chi?
Michele Abbagnano: Non so, ai carabinieri, se vengono i ladri...
Il padrone della cava: Eh, ci mancano solo i carabinieri dentro la cava mia! non complichiamo le cose, quello il mastino quando abbiaia i ladri se ne scappano!
Michele Abbagnano: Eh già, se scappano...
Il padrone della cava: E se non se ne scappano li sbrana!
Michele Abbagnano: Be', a sbranare i cristiani io forse non so' capace, quello ci vuole una vocazione speciale... però volendo so anche abbaiare, volete sentire?
- Antonio Cammarota: No io capisco che sei preoccupato, ma non te la puoi pigliare cò 'mmè
Michele Abbagnano: Ma chi ha detto che se la piglia cò 'ttè
Antonio Cammarota: E tu ti alteri!
Michele Abbagnano: E perché sto incazzato!
Antonio Cammarota: Ma io che c'entro?
Michele Abbagnano: Ma chi ti ha detto che sto incazzato cò 'ttè?
Antonio Cammarota: E noi qua due siamo!
Michele Abbagnano: E io sto incazzato cò 'mmè, va bene? posso esser incazzato cò 'mmè?
- Imbastaro: Ah, bravo bravo, ci voleva proprio un cappuccino...
Michele Abbagnano: Un momento, questo è per il Cavaliere delle Nazioni Unite...
Imbastaro: Quali Nazioni Unite?
Michele Abbagnano [indicando le iniziali sul cappello dello spazzino addormentato]: N – U: il Cavaliere porta gli aiuti ai terremotati del Sud ...[1]
Imbastaro: Ma come, quello mi ha detto che porta il camion d'à monnìzza.
Michele Abbagnano: E secondo voi, le Nazioni Unite che ci portano ai terremotati del Sud?
- Viaggiatore alto: E allora due caffé
Michele Abbagnano: Lunghi?
Viaggiatore alto: No, perché?
Michele Abbagnano: Così... scendete giù voi a pigliarveli o ve li porto su io?
- Suor Camilla: Pss! sentite!
Michele Abbagnano: Dite...
Suor Camilla: Mi fate una cortesia?
Michele Abbagnano: Certamente...
Suor Camilla: Mi chiamate il capotreno?
Michele Abbagnano: ...Io?
Suor Camilla: Io non mi posso muovere, c'ho le bambine!
Michele Abbagnano: Ma pecché, ch'è stato?
Suor Camilla [indicando uno scompartimento chiuso]: Quei due la dentro... non avete visto che stanno facendo?
Michele Abbagnano: Che stanno facendo?
Suor Camilla: E guardate...
Michele Abbagnano: Qua non si vede niente, stanno le tendine chiuse!
Suor Camilla: Eeeh, ma se vi mettete qua, in punta di piedi, e guardate di traverso... si vede tutto!
Michele Abbagnano: E voi non vi mettete qua, in punta di piedi, e non guardate di traverso, e così non vedete niente!
- Michele Abbagnano: Ma che hai fatto a 'sta mano?
Operaio: La pressa m'ha scamazzato il dito mignolo.
Michele Abbagnano: Ah, bbuono! allora può piglià 'a pensione?
Operaio: Ennò, quella ce ne volevano almeno due...
Michele Abbagnano: Ah, che peccato... sei stato sfortunato!
Operaio: E a te quanno te rann' e' pensione?
Michele Abbagnano: Ammè? niente!
Operaio: Ma pecchè, nun t'à spetta?
Michele Abbagnano: Mi aspetta ma nun me la danno...
Operaio: Almeno la pratica l'hai aperta?
Michele Abbagnano: No, per aprire l'ho aperta eh, so' anni che sta aperta...
Operaio: E allora che aspettano?
Michele Abbagnano: E che aspettano... che mmoro, così la chiudono...
- Michele Abbagnano [porgendo un thermos al barista della stazione]: Mi fate una cortesia, mi scaldate un poco il latte per il bambino?
Barista: Subito subito!
Michele Abbagnano: Grazie!
Barista: Prego!
Michele Abbagnano: Uei! vero café espress! [porge al barista un altro thermos] una sbruffata pure a quest'...
Barista: E quanto bbeve 'stu guaglione?
Michele Abbagnano: E dobbiamo arrivare in Germania... grazie... [prendendo alcune bustine di zucchero]: quante ne spettano?
Barista della stazione: Eeh, cumm' ve piace!
Michele Abbagnano: Assai zuccherato! [prende altre bustine] ...però ce le metto dopo, il viaggio è lungo, eh!
- [Militari fermano Michele Abbagnano parlando un linguaggio incomprensibile e ispezionano il suo cestino]
Michele Abbagnano: Sò patane[2], pane e patane...
Militare: Le patane?
Michele Abbagnano [credendoli tedeschi]: Kartoffeln![3]
Militare: Kartoffeln?
Michele Abbagnano: Kartoffeln, patane!
[arrivano altri militari con pastori tedeschi]
Michele Abbagnano: Io nichte! io kameraten![4]
Militare: Kameraten?
Michele Abbagnano: Kameraten, kartoffeln!
Militare: Kartoffeln?
Altro militare: Ma che cazzo state dicendo?
Michele Abbagnano: Ma siete italiani?
Altro militare: Siamo dell'Orobica...[5]
Michele Abbagnano: Però parlate italiano!
Altro militare: Be', insomma... questi son quasi tutti quanti bergamaschi... stiamo cercando le bombe sulla linea, è per questo t'hanno fermato. Che tieni e' bbombe tu?
Michele Abbagnano: Sì sì, comme no...
Altro militare: Eh?
Michele Abbagnano: No no, comme sì, che bombe!
Altro militare: Ti sei fatto bianco bianco, te sei messo paura?
Michele Abbagnano: No, e quella ce l'ho sempre... quella è paura di avere paura...
- Improta: Permettete una domanda?
Michele Abbagnano: Dito!
Improta: Voi siete cattolico?
Michele Abbagnano: No, io so' disoccupato...
Improta: Oh, e fate male a non credere, perché il Padreterno questa notte ha voluto preparare due grazie, proprio per voi...
Michele Abbagnano: Veramente?
Improta: Quello vede tutto, evidentemente ha capito che voi avete bisogno di soldi...
Michele Abbagnano: E c'ha messo quarantacinqu'anni per se ne accorgere!
Improta: E che sono di fronte all'eternita!
Michele Abbagnano: E faciteme capì, mo' questo Padreterno, in cambio, che volesse da me?
Improta: Eh eh, niente, una piccola informazione... voi, quando vendete il caffé, volente o nolente voi vi accorgete a chi tiene il portafoglio più gonfio... e voi lo dite a me...
Michele Abbagnano: E voi volente o nolente glielo sgonfiate...
Improta: No, volente!
Michele Abbagnano: Ho capito... oh, ma la grazia dove sta?
Improta: Oh... il Padreterno nella sua infinita misericordia, vi prepara ogni sera per voi una bbella ventimila lire...
Michele Abbagnano: E io addivento ladro per grazia divina... sentite a me... dite a questo vostro Padreterno che non mi avete trovato.
Improta: Però vi siete dimenticato della seconda grazia...
Michele Abbagnano: No, se è come la prima non la voglio neanche sentire!
Improta: No, è diversa, quello il Padreterno vi vuole avvertire che facendo così andate incontro a qualche dispiacere, con frattura degli arti inferiori e superiori, e degenza ospedaliera con prognosi riservata!
Michele Abbagnano: Questo castigo di Dio per mancata collaborazione chi me lo porterebbe?
Improta: Diodato Amitrano detto 'o pazzo!
Michele Abbagnano: E chi è?
Amitrano [Sbarrandogli la strada con un braccio]: Song' io!
Michele Abbagnano: Uè, ha mandato pure l'Arcangelo Gabriele, oì...
Amitrano: E allora?
Michele Abbagnano: E allora... eh... e allora se la situazione è questa se ne può discutere...
Improta: Eh, e lo sapevo!
Michele Abbagnano: Ma non qua... è una cosa troppo delicata...
Amitrano: E dove?
Michele Abbagnano: Qua. [Apre uno scompartimento dove si trovano dei carabinieri] Maresciallo egregio, tengo due belle sorprese per voi... accomodatevi...
Improta: Ah, no, grazie magari... ne parliamo dopo eh?
Amitrano. Però ne parlamm', hai capito?
- [nel tentativo di sfuggire al controllo dei biglietti, Michele Abbagnano cerca di entrare nel gabinetto del treno]
Voce dal gabinetto: È occupato!
Michele Abbagnano [mette un piede sulla porta del gabinetto]: Biglietti prego...
Voce dal gabinetto: Ah, sì un momento, subito...
Michele Abbagnano: Allora?
Operaio: Eee lo sto cercanno... ma proprio adesso ve serve, non potete ripassare?
Michele Abbagnano: Eh, no! [I controllori si avvicinano]
Voce dal gabinetto: Ah, eccolo qua, tieni, piglia!
[Abbagnano afferra il biglietto, subito dopo arrivano i controllori]
Controllore: Biglietto...
Michele Abbagnano: Ah... mi scordo sempre dove lo metto [finge di cercare il biglietto, poi lo porge al controllore]
Controllore [timbra il biglietto]: Grazie...
Michele Abbagnano: Prego! [aspetta che i controllori si allontanino, poi restituisce il biglietto timbrato all'uomo nel gabinetto]: Grazie...
Voce dal gabinetto: Prego!
- [Il capotreno Sanguigno bussa alla porta del gabinetto]
Signora: È occupato, un momento!
Il capotreno Sanguigno: No, invece! se deve aprì subito!
[La signora esce]
Signora: Ma che è stato?
Il capotreno Sanguigno: È stato che i cessi fino a Napoli devono sta' chiusi! ordine delle Ferrovie dello Stato!
Signora: Aah... questo è stato!
Signore: Ma che è stato?
Signora: Lo Stato ha deciso che ci dobbiamo cacare sotto!
- Picone: Quella, la signora, adesso sta impiantando un grande allevamento di polli vicino a Paestum...
Sign.ra Valmarana: Ci proviamo!
Michele Abbagnano: Signo', e perché non fate una società con me? voi ci mettete i soldi, io ci metto la fame, a fine mese contiamo il guadagno, e dividiamo a metà... [...]
Sign.ra Valmarana: Ma lei se ne intende di animali?
Michele Abbagnano: Modestamente tengo la casa piena...
Sign.ra Valmarana: E di che razza sono?
Michele Abbagnano: Zoccole, signora! razza zoccola... ma io le vedo solo la notte. Quando mi sveglio ci stanno sempre occhietti che mi guardano... qualunque cosa faccio, loro mi guardano...
Sign.ra Valmarana: Ma sono topi?
Michele Abbagnano: Topi, sorci...
Sign.ra Valmarana: Pantegane?
Michele Abbagnano: No, no, proprio vicine, però non ci diamo fastidio, io arispetto a loro e loro arispettano a me! so' persone di famiglia oramai, ma ci vediamo poco: facciamo orari diversi...
- Sign.ra Valmarana: Che simpatico! lei è napoletano?
Michele Abbagnano: Per servirla...
Sign.ra Valmarana: Allora ci canti qualche cosa!
Michele Abbagnano [Rimane interdetto]: Veramente non canto mai...
Sign.ra Valmarana: Non ne ha voglia?
Michele Abbagnano: No... non tengo il motivo per cantare!...
- Maresciallo Panepino: Si può sapere quello che è successo?
Il ragioniere: Quest'individuo propina una mistura che mette a repentaglio la vita dei passeggeri!
Michele Abbagnano: E che è, veleno? sarà venuto malamente ma sempre caffé è, no?
Sign.ra Valmarana: Questo lo dice lei!
Michele Abbagnano: Permettete... scusate Marescià... eccolo qua! provatelo voi e vediamo se è caffè!
Maresciallo Panepino: E sì che lo provo, eh!
Picone: Quello c'ha pisciato dentro![6]
Maresciallo Panepino: E lo debbo provare io? provatelo voi!
Michele Abbagnano: Allora non ci credete?
Sign.ra Valmarana: Bevete 'sto caffé e facciamola finita!
Michele Abbagnano: E certamente... eh!.. [porta il bicchiere alle labbra ma si ferma] mi dispiace solo per questa mancanza di fiducia... [si ferma ancora] la parola dell'uomo una volta contava qualche cosa... [posa il bicchiere]
Maresciallo Panepino: E che è, non lo bevete?
Michele Abbagnano: E lo zucchero non ce lo devo mettere?
Maresciallo Panepino: Abbagnà... eeh?
Michele Abbagnano: E vabbè... [lo beve, e con molta difficoltà riesce ad inghiottire] bbuono!... è tutta roba naturale...
- Ispettore capo: Allora, come si chiama? [Michele Abbagnano non risponde; l'ispettore consulta dei fogli] Abbagnano Michele... paternità?... N.N... data di nascita?... quando è nato?
Michele Abbagnano: Il giorno che non ne potetti fare a meno...
Ispettore capo: Due ottobre ventisette...
Michele Abbagnano: E se non arrivavate voi oggi potevate scrivere anche la data di morte...
Ispettore capo: Lei non si sarebbe mai buttato...[7]
Michele Abbagnano: E che altro potevo fare? mi volevano pigliare tutto, tutto quello che mi serve per campare...
Ispettore capo: Uno che fa tutte queste scene per sopravvivere alla fine non si suicida.
Michele Abbagnano: Ah, e allora per vivere uno si deve suicidare veramente? e poi che ne potete sapere quanto potevo resistere attaccato là fuori con una mano sola!
Ispettore capo: Eh già, sì... l'altra lei non ce l'ha, vero?
Michele Abbagnano: Nossignore.
Ispettore capo: Come mai?
Michele Abbagnano: E che ve lo dico a fare?
Ispettore capo: Perché io lo devo scrivere sul rapporto.
Michele Abbagnano: ...Durante la guerra io mi trovavo vicino a coso... là... come si chiama...
Ispettore capo: Stalingrado.
Michele Abbagnano: Eh!.. un freddo terribbile, neve ghiaccio dappertutto: un inverno così non ve lo potete neanche immaginare...
Ispettore capo: Fischiava il vento e urlava la bufera...
Michele Abbagnano: Ci stavate anche voi?
Ispettore capo: No, io stavo al Ministero...
Michele Abbagnano: E in che epoca?
Ispettore capo: Dal quarantatré.
Michele Abbagnano: E non vi ricordate di me?
Ispettore capo: No...
Michele Abbagnano: E io nel cinquanta facevo il marmista al Ministero del Trasporto a Roma!.. una sera fischiava il... c'era una tramontana terribbile, e una lastra di marmo mi cadde qua sopra e mi tagliò tutti i tendìni dell'avambraccio, e siccome non si poteva fare niente, gentilmente me la amputarono lì stesso là...
Ispettore capo: E l'altro braccio, il destro, se l'è sfracellato in mezzo a due respingenti, vero?
Michele Abbagnano: No, era sempre il sinistro, ma prima che me lo tagliavano!
Ispettore capo: E quello stritolato dal cingolo di un carro armato inglese in Africa durante una tempesta di sabbia?
Michele Abbagnano: Eh, è passato tanto tempo ma è successo veramente!
Ispettore capo: E quello bruciato per salvare i bambini dall'incendio?
Michele Abbagnano: E purtroppo anco questo è successo!
Ispettore capo: Ma lei quante braccia ha? è successo tutto a lei?
Michele Abbagnano: Non propriamente a me, ma è successo a tanta gente, non poteva capitare pure ammè?
- Ispettore capo: Allora, lei è mutilato o no? questo braccio di legno è vero o falso?
Michele Abbagnano: Cerco scusa, ma voi volete sapere se è vero che è vero o se è vero che è falso?
Ispettore capo: Che cosa?
Michele Abbagnano: Em... volete sapere se è falso il braccio o se è falso che è vero?
Ispettore capo: Senta... la smetta con questi giochetti, non le conviene...
Michele Abbagnano: Ispettò, io la verità ve la potrebbe anche dicere... [Guarda infastidito il controllore Scognamilio] ma a voi solo!
Ispettore capo: Sto aspettando!
Michele Abbagnano: E io pure!
Ispettore capo: Che cosa?
Michele Abbagnano [Fissa Scognamilio]: Oì... chisto pare ca niente fa... eppure scassa 'o cazz'!
- [Michele Abbagnano si è tolto il guanto: non ha un braccio di legno, ma un braccio apparentemente normale]
Ispettore capo: Io lo sapevo che dietro a tutte le vostre commedie c'è sempre una sola verità tangibile... basta avere la pazienza e la forza di cercarla...
Michele Abbagnano: Ah! esiste una sola verita!.. una solamente... mi fa specio che avete studiato! [solleva il braccio: la mano spenzola inerte] questo è paralizzato... [sbatte ripetutamente il braccio sul finestrino e sul tavolino dello scompartimento] paralizzato veramente! e la gente non lo vuole vedere, le fa impressione! come la miseria! e io invece lo faccio diventare importante, con tutte la storie che ci racconto sopra... il braccio falso è l'unica cosa vera per la gente, qua la verità è quella che si vede, e io con questa verità ci campo...
Ispettore capo: Sì però io queste sue storie non posso scriverle sul rapporto... io ho bisogno di fatti concreti!
Michele Abbagnano: No, voi vi fissate sopra la commedia del braccio perché non volete vedere la tragedia che ci sta indietro... il fatto è che i calci sono sempre diversi, ma il culo è sempre il mio...
Citazioni su Café Express
modifica- Commedia ferroviaria, degna del teatro di Eduardo De Filippo, sull'Italia di 3ª classe. Intorno a un grande Manfredi si muove una colorita folla di macchiette. Fa ridere, ma anche riflettere. (Il Morandini)
- Curiosamente questo film [...] oscilla tra uno stile televisivo, tutto immediatezze realistiche, linguaggio asciutto, macchina in mano, ed una prestazione da teatro dei mattatori, con un Manfredi superlativo, che parla, gestisce, si muove, balza da un angolo all'altro delle inquadrature, come se fosse sul palcoscenico. Sicché la "storia", decisamente deamicisiana e all'insegna dei buoni sentimenti, acquista, grazie all'attore (che ha anche collaborato alla sceneggiatura) una serie di sfumature, di coloriture, di tratteggi che variano piacevolmente con efficacia dal comico al patetico, ben governati da una regia professionalmente assai corretta, da una sceneggiatura garbata e da una prestazione di Manfredi sotto ogni aspetto eccellente. (Lino Miccichè)
- Nel film convergono, con risultati quasi sempre efficaci, la vena neorealistica di un regista memore di De Sica-Zavattini (il modo di vedere i ricchi è ancora quello di Miracolo a Milano, il finale su padre e figlio ricorda Ladri di biciclette) e la grande tradizione del teatro dialettale napoletano. Abbiamo fatto il nome di Eduardo perché in questo film Nino Manfredi si conferma come l'attore italiano che ne ha meglio assimilato la lezione: qui, per esempio, assomiglia all'Eduardo di trent'anni fa più dello stesso Eduardo ascetico ed essenziale di oggi. Del suo modello Manfredi riproduce genialmente le coloriture, i tempi, le ironie, gli scandagli emotivi da racconto russo; e alla vena pirandelliana di Eduardo rimanda anche il discorso su verità e finzione che nasce intorno al braccio di legno. Staccandosi dalla matrice di un film inventato sulla realtà, Manfredi scivola in leggerezze verso un gran teatro: infatti recita come se avesse lo spettatore davanti e potesse sfruttarne le reazioni, adattandosi al suo respiro e strapparne l'immediato consenso... (Tullio Kezich)
- Tra comicità e patetismo, un mondo di risorse e umanità che Loy aveva già esplorato nelle sue indagini televisive, affidato all'estro agrodolce di Manfredi. (Il Mereghetti)
Note
modifica- ↑ Si riferisce al terremoto del 1968 nel Belice, in Sicilia.
- ↑ Patate nel dialetto campano.
- ↑ Patate in lingua tedesca.
- ↑ Io niente, io camerata in lingua tedesca maccheronica.
- ↑ Brigata alpina ora soppressa, utilizzata anche per la sorveglianza delle linee ferroviarie.
- ↑ In realtà è stato Amitrano, per vendetta.
- ↑ Abbagnano aveva minacciato il suicidio restando appeso con una mano fuori dal treno in corsa.
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