Bruce Lee - La leggenda
film documentario del 2000 diretto da John Little
Bruce Lee - La leggenda
Titolo originale |
Bruce Lee: A Warrior's Journey |
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Lingua originale | inglese e cantonese standard |
Paese | USA, Regno Unito, Hong Kong |
Anno | 2000 |
Genere | documentario, biografico, azione |
Regia | John Little, Bruce Lee (filmato originale) |
Soggetto | John Little |
Sceneggiatura | Joh Little, Bruce Lee (materiale), Bey Logan (materiale aggiuntivo) |
Produttore | Chris Ennis, Taek-Yong Lee, John Little |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Doppiatori italiani | |
Bruce Lee – La leggenda, film-documentario del 2000 diretto da John Little.
Per approfondire, vedi: The Game of Death. |
Citazioni
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Quello che vedete è un grande maestro all'opera, Bruce Lee, un metro e settantuno di altezza per sessantuno kili di potenza espressa nelle arti marziali. (Narratore)
- [...] dopo anni di lotta contro un certo integralismo culturale e professionale e privazioni economiche ed emotive e di sforzi immensi per mantenere l'integrità della sua arte la perseveranza di Lee viene finalmente ricompensata, diventa l'attore più famoso del mondo. Con il nuovo potere acquisito Lee potrebbe riposare sugli allori e andare sul sicuro riproponendo quella formula che ormai gli viene offerta quasi quotidianamente, ma le parole formula e metodo non hanno alcuna presa sul giovane artista. (Narratore).
- Vi posso assicurare che quando la gente vedrà i film di Bruce Lee si renderà conto della differenza non solo per la recitazione, ma anche in termini di capacità atletica. (Bruce Lee)
- [Sul film incompiuto The Game of Death] Un film a vari livelli nel quale per la prima volta viene presentata la sua filosofia sulle arti marziali, è tornato a questo film dopo una breve pausa, l'autunno dell'anno precedente [l'anno precedente alla sua morte, il 1972] infatti Lee aveva girato le tre sequenze che poi si scopriranno essere quelle che lui aveva previsto per il suo finale. Nella produzione di questa pellicola Bruce riveste un ruolo di grande responsabilità, ne cura la regia, la produzione, le coreografie, la sceneggiatura, la scenografia, la fotografia, le luci, oltre a ovviamente interpretarne il ruolo principale. (Narratore)
- Lee vuole che il suo film abbia una forte connotazione di realismo e credibilità. (Narratore)
- Il 20 luglio, il suo ultimo giorno lo passerà discutendo la sceneggiatura del film, in quel fatidico giorno Lee con il suo solito ottimismo pensa al futuro, al 20 settembre del 1973, sulla sua agenda segna in questa data di volere proseguire le riprese. (Narratore)
- A cinque anni dalla sua morte alcuni spezzoni del film al quale stava lavorando negli ultimi mesi e nelle ultime ore della sua vita vengono montati in una pellicola: L'ultimo combattimento di Chen [Game of Death, 死亡遊戲], ma il risultato non ha nulla a che vedere con la sua idea originale di arti marziali, senza le note coreografiche di Bruce, senza i suoi appunti i produttori non sanno bene cosa fare dei cento minuti di girato, scoprono inoltre che Lee era un perfezionista e che dei cento minuti di pellicola che hanno in mano almeno due terzi sono scarti e rifacimenti di sequenze che Lee aveva eliminato poiché non erano all'altezza dei suoi standard qualitativi. I produttori scelgono soltanto undici minuti e sette secondi di materiale da inserire nel loro film e il resto, ventuno minuti circa viene scartato, alternando scene di Lee in azione ad altre realizzate con una controfigura e utilizzando persino fotografie in cartone della testa di Lee il risultato finale viene considerato da molti come un grottesco tentativo di sfruttare commercialmente il nome del grande artista. I sostenitori di Lee cominciano a pensare che la pellicola originale sia andata distrutta e che sia quindi impossibile vedere le scene che lui aveva girato personalmente e sapere quale fosse la sua idea originale per il film. Nell'autunno del 1994 durante la ricerca per una raccolta di volumi tratti dagli scritti di Lee vengono ritrovate le sceneggiature originali e i suoi appunti e le coreografie. Gli appunti confermano ciò che molti sospettavano ossia che Lee aveva girato molto più materiale di quanto fosse stato visto fino a quel momento. Tra i suoi appunti riguardanti le coreografie emerge un'altra sorpresa, un manoscritto di dodici pagine che contiene la sinopsi del film con tutti i disegni dei combattimenti e una selezione dei dialoghi. Il soggetto originale è in netto contrasto con quello del film uscito. Con la scoperta delle note di regia scritte si parte alla ricerca della pellicola scomparsa che durerà quasi sei anni, alla fine accade il miracolo, la pellicola originale viene ritrovata, dopo essere stati separati oltre un quarto di secolo il materiale girato da Bruce Lee e le sue note di regia vengono finalmente riuniti. Nel corso di questo programma potrete vedere quel materiale esattamente come Bruce Lee l'avrebbe immaginato e comprende rete gli sforzi da lui sostenuti per riuscire a realizzarlo e forse solo dopo tutto questo potrete dire di conoscere il vero Bruce Lee, l'uomo dietro la leggenda. (Narratore)
- [Riprendendo sulla vita di Bruce Lee] L'interesse di Bruce Lee per la filosofia, definita dagli occidentali come amore per la saggezza è una passione che lo accompagna nel corso di tutta la sua breve vita. Lee insegna da sei anni cultura e filosofia cinese agli americani e tiene corsi sulle finezze del pensiero cinese nel nord ovest del pacifico. Tuttavia la sua grande passione è il kung fu, antica arte marziale cinese conosciuta anche come gung fu. Lee ha studiato per nove anni uno stile particolare di Kung Fu cinese chiamato Wing Chun ed è considerato uno dei suoi esponenti più dotati e versatili, il suo maestro in quest'arte è stato un anziano cinese di Hong Kong di nome Yip Man. Nonostante la grande abilità di Lee in questo stile i suoi studi di filosofia lo spingono a porsi delle domande. Lee si chiede per quale motivo i grandi esperti di arti marziali, cinesi e non, siano più impegnati a preservare la tradizione e non a comprenderne le radici filosofiche più profonde, in più Lee ha iniziato a elaborare un proprio stile di kung fu che lui descrive di natura non classica e che ha alla base i principi dell'economia del movimento, della semplicità e dell'immediatezza. Le comunità di arti marziali americane e cinesi sconfessano quella che considerano un eresia, un giovane come lui che critichi miglia di anni di tradizioni e di autorità mai messa in dubbio viene considerata una minaccia allo status quo e al suo potere ormai consolidato. (Narratore)
- Lee è apertamente critico nei confronti delle arti marziali così come vengono insegnate e praticate in America, ritiene che siano prove di realismo in quanto consistono più che altro in una serie di mosse di autodifesa provate all'infinito e che oltre a essere assolutamente prevedibili siano solo una serie di mosse standard e nulla più, secondo lui il vero combattimento è spontaneo ed è composto di ritmi irregolari o spezzati che un avversario non può né prevedere né anticipare. I campionati di karate dell'epoca sono incontri che si svolgono senza alcun contatto, il loro esito è determinato non dall'atterramento dell'avversario ma da un accumulo di punti guadagnati grazie a colpi che non toccano mai l'altro, la vittoria è determinata da una squadra di giudici che decide quale degli avversari avrebbe ferito di più se fosse stato ammesso il contatto. Lee rifiuta questi stili di pseudo combattimento che chiama frustrazioni organizzate e nuoto senz'acqua. Le critiche che muove a queste discipline derivano in parte dalla sua esperienza a Hong Kong che non è stata quella di incontri a distanza bensì di incontri full kontact da strada e sfide sui tetti di Hong Kong quando non sfidava avversari di scuole di kung fu differenti, Lee tra l'altro combatteva di frequente contro avversari armati di coltelli e catene, e in queste sfide del mondo vero arbitri e giudici non erano necessari. Invece di partecipare ai campionati di karate che egli considera poco più che un gioco da ragazzi, Lee si dedica a un approccio più scientifico al combattimento senza armi, la sua ricerca lo avvicina alla fisica di Newton, alle tecniche e ai principi della scherma europea e del pugilato occidentale nei quali l'efficienza e non la tradizione sono alla base di entrambe le discipline. Le sue ricerche lo portano a capire che la sola prova decisiva circa il valore di una tecnica di combattimento è la sua efficacia nell'atterrare l'avversario. Tutto ciò che è puro ornamento viene bandito dal suo stile, fa sue solo quelle tecniche che lui stesso a dimostrato essere efficaci nelle situazioni di auto difesa reale. Lee è il primo maestro di arti marziali del nord America se non del mondo che durante gli allenamenti fa indossare ai suoi allievi guantoni da box, caschi e protezioni. Non vi è nulla di predefinito, i colpi non vengono solo simulati, e la sua arte diviene molto più reale. Nel 1967 Lee introduce il concetto di contatto al campionato internazionale di Karate a Long Beach in California, in questo nuovo stile basato sul realismo non si enfatizza la difesa poiché in uno scontro vero significherebbe lasciare decidere modi e tempi all'avversario, al contrario il fulcro del nuovo approccio di Lee al combattimento è l'attacco o più precisamente intercettare l'attacco dell'avversario con un altro attacco. A metà estate del 1967 Lee ha ben chiaro che il fattore determinante del suo nuovo approccio alle arti marziali sta nel colpire. Dato che il vocabolo cantonese, combattimento senza armi, viene rappresentato dall'ideogramma che indica un pugno, Lee battezza questo suo nuovo stile Jeet Kune Do: la via del pugno che intercetta. (Narratore)
- Bruce Lee è il miglior esempio dell'efficacia delle sue teorie, ha individuato i suoi punti deboli e i suoi limiti e grazie all'applicazione dell'intelletto e di sforzi umani li ha superati da solo ottenendo un'abilità fisica che ha quasi del fenomenale, esegue in abitudine flessioni su due sole dita di una mano e rimane seduto nella posizione a V per lunghi periodi di tempo, può scaraventare un avversario a metri di distanza con un pugno tirato da due centimetri, i suoi calci laterali sono talmente potenti che chi li riceve ha la sensazione di essere stato colpito da un'auto in corsa, si allena duramente sei giorni alla settimana con l'obbiettivo di arrivare a conoscere i limiti del corpo umano, li scoprirà con conseguenza disastrose il 13 agosto 1970, a causa di un riscaldamento inadeguato durante un allenamento di sollevamento pesi Lee si stira il quarto nervo sacrale nella parte inferiore della schiena. (Narratore)
- Impiego gran parte di quel periodo svolgendo alcune ricerche nella sua vastissima biblioteca, studio vari volumi sulle arti marziali, sull'arte del combattimento moderno e antico, nel corpo a corpo, in occidente e in oriente, lesse molti libri di Filosofia e di Psicologia, approfondendo il tema della motivazione. (Linda Lee Cadwell)
- Impossibilitato a utilizzare fisicamente la propria energia Lee la incanala nella mente, gli scritti del Buddha, di Alan Watts, Carl Rogers, Lao Tzu, Frederick Park, Daisetsu Suzuki e Jiddu Krishnamurti diventano i suoi compagni abituali. (Narratore)
- Lentamente Bruce ricomincia a camminare[…]nel combattimento senza armi l'unico aiuto è l'auto aiuto anche attraverso lo studio. (Narratore)
- Due avversari che combattono sono solo due persone consapevoli che osservano le mosse dell'altro e che sono in grado di adeguarvisi, non esiste nessuno schema codificato, non si può dire ...e quando lui fa cosi allora io faccio così..., c'è la massima libertà nel reagire alle mosse dell'avversario, Bruce descrisse benissimo questo principio con una frase che fece incidere nel retro di questo medaglione, la frase divenne poi il suo motto, e dice: usa il non metodo come metodo, avendo l'assenza di limiti come limite, nel corso degli anni questa frase è stata anche male interpretata, molti hanno pensato che usare un non metodo come metodo volesse dire che qualunque cosa uno faccia va bene e lo stile con cui lo si fa sia il proprio stile, io non credo che Bruce la intendesse così, voleva dire che è sbagliato rinchiudersi in uno schema che prevede un solo modo per reagire ad una data situazione, lui pensava che fosse necessario adattarsi a ogni situazione in modo diverso e credo che ci sia riuscito perfettamente. (Linda Lee Cadwell)
- Lee mette in pratica le sue idee nel film L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente del quale è anche regista, nello scontro cruciale del film affronta il suo ex allievo Chuck Norris in uno scena ambientata a Roma nel Colosseo, usando la tecnica classica del kung fu il personaggio di Lee sta perdendo la sfida fino a quando inizia a mettere in pratica il Jeet Kune Do. (Narratore)
- [Riprendendo il film incompiuto The Game of Death] [...] è stato questo il grande messaggio di Bruce: lo stile del non stile [...]. (Linda Lee Cadwell)
- Non sapremo mai come sarebbe stato il film se Bruce Lee fosse vissuto ma sappiamo con certezza qual era la sua idea nel periodo in cui ne stava girando le scene finali. Stando al suo soggetto di dodici pagine vi interpreta un campione di arti marziali ritiratosi imbattuto di nome Hai Tien che viene avvicinato da alcuni membri della malavita coreana affinché partecipi a un'incursione in una pagoda a cinque piani che contiene al piano più alto un tesoro di inestimabile valore, quando rifiuta di partecipare sua sorella e suo fratello minore vengono rapiti costringendolo a partecipare al colpo. Durante una riunione Hai Tien viene presentato agli altri membri della banda, tutti grandi esperti di arti marziali. Il boss mostra loro un filmino del tempio, spiega che in quel villaggio le armi sono bandite e che a guardia della pagoda ci sono dei mercenari esperti di arti marziali, uno per ogni piano, l'obbiettivo dei malviventi è quello di riuscire ad arrivare al piano più alto e prendersi il tesoro. Lee decise di ambientare la sequenza nel tempio buddista di bopjousu. La caratteristica più spettacolare del tempio è una statua di Budda alta 33 m è chiaramente indicata nei disegni di Lee sul copione, fusa in un unica colata in bronzo di 150 tonnellate si dice che sia la statua di Budda in piedi più grande di tutta l'Asia. Di fronte al Budda si trova la pagoda di legno a cinque piani che Lee ha scelto come ambientazione per la scena clou del suo film. Lee e i membri della banda dovranno combattere per superare i vari livelli ognuno dei quali è custodito da un esperto in uno stile specifico. Il primo livello sarà sorvegliato da Wong Ing Sik che viene proposto come un maestro nei calci [...]. (Narratore)
- Lee sceglie Taky Kimura, uno dei suoi allievi più esperti, per il ruolo del guardiano del secondo livello. A Kimura Lee chiede di utilizzare il kung fu negli stili della mantide religiosa e del Wing Chun più idonei per il corpo a corpo e che prevedono quasi esclusivamente l'uso delle mani e dei calci sotto la cintura [...]. [ma non arrivò a girare alcuna scena] (Narratore)
- Lee sceglie un altro dei suoi allievi per il guardiano del terzo livello, Dan Inosanto, è un grande esperto nell'arte del Jeet Kune Do, inoltre Dan pratica da anni il Karate kempo e l'escrima filippino e Lee vuole che Inosanto li impieghi entrambi poiché è convinto che migliorerà l'impatto visivo del suo film e gli servirà a spezzare le lunghe sequenze di lotta non armata, Inosanto infatti è un ottimo esponente del nunchaku e Lee sarà il primo a riprendere un combattimento con quest'arma [...]. (Narratore)
- Le tecniche di grappling e delle leve articolari aggiungeranno spettacolare novità nei combattimenti, per la stessa ragione Lee scrittura il gran maestro di Apikido coreano Ji Han Jei che all'epoca era cintura nera di settimo livello della sua arte, Ji sarà il guardiano del quarto grado della pagoda[...]. (Narratore)
- Lee decide di scritturare un altro dei suoi allievi Kareem Abdul-Jabbar per il ruolo del guardiano dell'ultimo livello della pagoda. Kareem combatté con uno stile sconosciuto che simboleggia il livello più elevato delle arti marziali, questo stile sconosciuto è l'essenza del Jeet Kune Do[…]. (Narratore)
- Nel combattimento al terzo piano il personaggio di Lee utilizza un frustino di bambù, il frustino rappresenta la flessibilità, caratteristica che secondo Lee è essenziale per avere successo nella pratica delle arti marziali. Il combattimento cosi come la vita è imprevedibile, e Lee ritiene che sia necessario un grande spirito di adattamento per cambiare al cambiare delle circostanze. Inoltre il suo personaggio veste una tuta gialla per sottolineare l'assenza di affiliazione con una scuola di arti marziali conosciuta. Il risultato di questa collaborazione sono tre sequenze dense di significato realizzate con estrema cura e interpretabili a vari livelli che costituiscono l'esempio di combattimento non armato, più aggraziato e dinamico mai visto su pellicola [...]. (Narratore)
- Circa due minuti di girato che introducevano la scena finale sono andate perse. (Narratore)
Loongstreet
modifica- Se cerchi di ricordare tutto, perderai. Svuota la tua mente. Sii senza limiti, senza forma, come l'acqua. Se metti l'acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una teiera, diventa la teiera. L'acqua può fluire, spargersi, sgocciolare o spezzare. Sii acqua, amico mio.[1]
- Libera la tua mente ambiziosa e impara l'arte di morire.[1]
Intervista nel programma televisivo Pierre Burton Show, 9 dicembre 1971
modifica- Pierre Burton: Aveva visto film di quel genere prima di interpretarne uno?
Bruce Lee: Sì certo!
Pierre Burton: Cosa ne pensava?
Bruce Lee: Qualitativamente erano di certo inferiori alla media. Ora le cose stanno migliorando, la qualità sta aumentando per raggiungere un certo standard. - Pierre Burton: Crea problemi un eroe cinese in una serie americana? C'è chi si è chiesto se il pubblico accetterà un attore non americano?
Bruce Lee: La domanda se la sono posta, anzi è ancora in discussione. È per questo che forse la serie The Warrior non sarà realizzata [Inizialmente l'idea originale venne presa nel 1972 per realizzare Kung Fu successivamente nel 2019 la figlia Shannon Lee coprodusse finalmente la serie Warrior sullo script originale del padre]. Purtroppo in questo mondo esiste questa mentalità, e non solo in questo Paese. Sono convinti che sia rischioso dal punto di vista commerciale. E non li biasimo: sarebbe così anche a Hong Kong, se arrivasse un occidentale e volesse diventare una star. Io come produttore forse mi chiederei che tipo di reazione avrebbe il pubblico. Ma non è rischioso: se uno esprime se stesso con sincerità, va sempre bene. - Bruce: Io non credo più negli stili. Non credo che esista uno stile di lotta cinese, uno giapponese e via dicendo. Se alcuni avessero tre braccia e quattro gambe allora si che avremmo forme di lotta diversificate. Ma noi ne abbiamo solo due, quindi di fatto gli stili tendono a separare gli uomini, diventando delle dottrine. E le dottrine si trasformano in verità sacrosante, immutabili. Ma se uno non ha uno stile, allora dirà: Eccomi qui. Sono un essere umano. Come posso fare a esprimermi totalmente e sinceramente?
- Bruce: Per me arte marziale vuol dire, esprimersi nel modo più sincero. Ed è una cosa molto difficile da fare. Per me sarebbe molto facile fare la parte del bulletto esibirmi e sentirmi forte e bravo. Potrei benissimo recitare, potrei stupirvi con una serie di movimenti a effetto. Ma esprimersi con onestà senza mentire a se stessi, esprimersi con sincerità amico mio, è molto più difficile.
- Bruce: Spero che nei miei film sia sempre ben chiaro il perché di quella violenza e se si tratta di una violenza motivata oppure no. Purtroppo invece, nei film spesso la violenza è fine a se stessa.
- Potremo non sapere mai come sarebbe stato The Game of Death se Bruce Lee fosse vissuto, ma sappiamo con estrema certezza l'idea che Lee aveva del film stesso mentre ne stava girando il finale. Secondo le 12 pagine della sinopsi il film ha inizio su un aereo portato da Hong Kong. Il personaggio interpretato da Bruce Lee si chiama Hai Tien, un campione di arti marziali mai sconfitto, ora in pensione. Ad accompagnarlo ci sono sua sorella e il suo fratellino. La famiglia si accinge a fare un giro del sud-est asiatico, quando in volo viene annunciata una sosta di un'ora in Corea. L'aereo attera e si avvicina a un'uscita dell'aeroporto Kimpo nella Corea del Sud.(Narratore)
- [Dialoghi del cortometraggio]
- Arrivato sulla zona, il gruppo deve aprirsi la strada combattendo dieci guardie, tutte cintura nera di Karate. Dopo avere sbaragliato i karateka, il gruppo si dirige verso la pagoda. Un uomo, il fabbro, apre la porta del tempio. I lottatori entrano per combattere, mentre il fabbro rimane di guardia fuori. È nella pagoda che le battaglie epiche di The Game of Death dovevano svolgersi con ogni piano della pagoda difeso da un esperto lottatore. Al primo piano, sarebbe morto uno dei membri del gruppo. Al secondo piano, il piano della mantide religiosa, il quartetto avrebbe perso un altro componente. Per fortuna, i cambattenti del terzo piano della pagoda fino all'ultimo, furono ripresi da Bruce Lee. (Narratore)
- [Dialoghi di The Game of Death]
- Alla fine del film, un Hai Tien barcollante scende le scale della pagoda e lascia il villaggio. Anche se Bruce Lee non completò il finale in tutti i suoi dettagli, è evidente dai passaggi di scena che il capo sarà arrestato. Hai Tien, la sorella e il fratello saranno di nuovo insieme dopo essere tornati all'aeroporto coreano. La sinopsi spiegava perfettamente l'azione che sarebbe stata richiesta nel film, mentre la coreografia dei combattimenti serviva a comunicare il messaggio di Lee sulla liberazione di sè nelle arti marziali.(Narratore)
Citazioni su Bruce Lee - La leggenda
modificaVoci correlate
modifica- The Game of Death (1972, incompleto)
- Bruce Lee in G.O.D 死亡的遊戯 (2000, documentario)
- L'ultimo combattimento di Chen (1978)
- L'ultima sfida di Bruce Lee (1981, sequel del precedente)
- La Storia (2000, cortometraggio)
Note
modifica- ↑ a b Recitando alcune righe che aveva scritto per il suo breve ruolo nella serie TV Longstreet inserito all'interno del documentario.
- ↑ Joe Kenney (autore del best-seller The American Sound), durante un convegno a Dallas, Texas, stava promuovendo il suo libro su Bruce Lee, Game Over!. Il libro ruota attorno il film incompiuto di Bruce Lee, The Game of Death, offrendo una nuova visione sui miti, dicerie e fatti che circondano il film. Venne intervistato da Mike Wilson dandogli anche il permesso di riprodurre quattro capitoli pieni, però si fece fare la foto a condizione di avere il volto coperto per nascondere la sua identità. Parla anche del documentario Bruce Lee - La leggenda, del cortometraggio La Storia e del documentario Bruce Lee in G.O.D 死亡的遊戯 rapportandoli tra di loro. Da Cityonfire.com.
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