Bobby

film del 2006 diretto da Emilio Estevez

Bobby

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Titolo originale

Bobby

Lingua originale spagnolo e inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2006
Genere drammatico
Regia Emilio Estevez
Sceneggiatura Emilio Estevez
Produttore Ed Bass
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Bobby, film statunitense del 2006 con Anthony Hopkins, Demi Moore e Sharon Stone, regia di Emilio Estevez.

Frasi modifica

  • Quando fai una mossa per frustrazione o rabbia, finisce per essere una catastrofe. (John Casey)
  • Vai, Dodgers. (Josè)
  • Io credo che gli scacchi siano un po' come la vita: intimidiscono le persone, ecco perché hanno inventato la dama. (John Casey)
  • Sono qui per annunciare la mia candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Non mi candido solo per oppormi a un avversario, ma per proporre una nuova politica. Mi candido perché sono convinto che questo paese sia avviato su una china pericolosa e perché ho le idee molto chiare sulle azioni da intraprendere. E mi sento in dovere di agire, per quanto mi sia possibile. (Robert Kennedy, discorso di candidatura alla presidenza)
  • La vostra generazione, questa generazione, non può permettersi di sprecare risorse e speranze nelle lotte del passato. Poiché oltre queste pareti c'è un mondo che va aiutato, migliorato e reso sicuro per il bene dell'umanità. (Robert Kennedy)
  • Oggi non è giornata per fare politica. Mi sono riservato questa occasione come unico impegno di oggi per parlare brevemente con voi della minaccia insensata della violenza in America che macchia ancora la nostra nazione e la vita di tutti noi. Non è la preoccupazione di una sola razza. Le vittime della violenza sono neri e bianchi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, famosi e sconosciuti.
    Prima di ogni altra cosa erano esseri umani a cui altri esseri umani volevano bene e di cui avevano bisogno.
    Nessuno, in qualsiasi posto viva e qualsiasi cosa faccia, può essere certo di chi sarà il prossimo a soffrire per un insensato atto di sangue. Eppure la violenza continua, continua, continua in questo nostro Paese. Perché? Che cosa ha mai ottenuto la violenza? Che cosa ha mai creato? Quando un americano toglie la vita ad un altro americano, sia se viene fatto in nome della legge o contro la legge, da un uomo o da una banda, a sangue freddo o in preda al furore, in un attacco di violenza o in risposta alla violenza, quando strappiamo il tessuto della vita che l'altro ha faticosamente e goffamente creato per sé e per i propri figli, quando lo facciamo, l'intera nazione è degradata. Eppure sembra che tolleriamo un crescente livello di violenza che ignora l'umanità che ci accomuna e le nostre pretese di civiltà. Troppo spesso rendiamo onore alla spavalderia, alla prepotenza e a chi esercita la forza. Troppo spesso scusiamo coloro che costruiscono la propria vita sui sogni infranti di altri esseri umani. Ma è una cosa chiara, la violenza genera violenza, la repressione genera rappresaglia e soltanto la pulizia di tutta la nostra società potrà estirpare questo male dalla nostra anima. Quando si insegna un uomo a odiare, ad avere paura del proprio fratello, quando si insegna che un uomo ha meno valore a causa del colore della sua pelle o delle sue idee o della politica che segue, quando si insegna che chi è diverso da te minaccia la tua libertà o il tuo lavoro o la tua casa o la tua famiglia, allora si impara ad affrontare l'altro non come un compatriota ma come un nemico, da trattare non con la collaborazione ma con la conquista. Per soggiogarlo e sottometterlo. Impariamo, in sostanza, a guardare i nostri fratelli come alieni. Uomini alieni con cui dividiamo una città ma non una comunità. Uomini legati a noi da un'abitazione comune ma non da un impegno comune.
    Impariamo a dividere soltanto una paura comune, soltanto un desiderio comune di ritirarci gli uni dagli altri, soltanto un impulso comune a reagire al disaccordo con la forza. La nostra vita su questo pianeta è troppo breve, il lavoro da svolgere è troppo vasto, perché questo spirito prosperi ancora a lungo nella nostra nazione. È evidente che non possiamo bandirlo con un programma né con una risoluzione, ma possiamo forse ricordare, anche una sola volta, che quelli che vivono con noi sono nostri fratelli che dividono con noi lo stesso breve arco di vita, che cercano come facciamo noi, soltanto la possibilità di vivere la propria vita con uno scopo e in felicità conquistandosi la realizzazione e la soddisfazione che possono.
    Sicuramente il legame di un destino che ci accomuna, il legame di scopi che ci accomunano, può cominciare a insegnarci qualcosa. Sicuramente possiamo imparare, almeno, a guardare chi ci sta intorno, il nostro prossimo e possiamo cominciare a lavorare con maggiore impegno per ricucire le ferite che ci sono tra noi e per tornare ad essere fratelli e compatrioti nel cuore. (Robert Kennedy)

Dialoghi modifica

  • Jack: Ha comprato un quadro di un minestrone in scatola il mese scorso, credo che fosse la salsa di pomodoro Campbell.
    Samantha: È un Warhol originale. Lo sai che gli hanno sparato, ieri?
    Jack: Probabilmente qualcuno che è rinsavito e si è reso conto di aver pagato una fortuna per il quadro di un barattolo...
  • Timmons: Voglio vederti nel mio ufficio, devo dire allo staff di andare al proprio seggio a votare, oggi.
    Josè: Sono piccolo per votare.
    Miquel: Io sono un criminale.
    Josè: Sei un criminale?
    Miquel: No, sto scherzando fratello, certo che vado a votare oggi.
  • Miriam: Amore o denaro?
    Diane: Come scusi?
    Miriam: La ragione per cui ti sposi, amore o denaro?
    Diane: Per la verità salvo una vita: sposo un ragazzo della mia scuola.
    Miriam: Non è una cosa rara di questi tempi.
    Diane: Il governo da un assegno agli sposi di 135 dollari al mese, non lo faccio certo per i soldi.
    Miriam: Già... Io mi sono sposata per amore; era il più affascinante uomo che avessi mai visto, sembrava una star del cinema e avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva, ma scelse me.
    Diane: Pure tu hai scelto lui.
    Miriam: Sì, forse hai ragione tu.
  • Nelson: Almeno non devo alzarmi tre volte la notte per andare a fare pipì.
    John: Io mi alzo una volta sola per farla... Ah! Scacco matto. Vedi, quando fai una mossa per frustrazione o rabbia, finisce per essere una catastrofe.
    Nelson: Batterti una sola volta, Casey. A quel punto potrei morire tranquillo. È l'unica preghiera che ho.
    John: Continua a pregare.
  • Williams: Ho realizzato che non pregavo da tanto. Mi è sembrata una buona idea, no? [William e Diane sono seduti nella chiesetta dell'hotel]
    Diane: Be'... E per cosa stiamo pregando?
    Williams: Per qualsiasi cosa tu voglia: la pace nel mondo, il nonno malato, un lavoro migliore.
    Diane: Tu pensi che lo nostre preghiere vengano esaudite?
    Williams: In parte sì. Io ho pregato perché mio fratello tornasse dal Vietnam tutto intero. Ed è tornato. Quando una preghiera viene esaudita, credo che si chiami miracolo.
  • Timmons: Allora... Di dov'è?
    Lenka: Cecoslovacchia.
    Timmons: È vicina all'Unione Sovietica?
    Lenka: Ce l'ha una mappa?
    Timmons: Questa è una cucina, non una libreria... Ma quand'è stata l'ultima volta che ha mangiato?
    Lenka: Non me lo ricordo?
    Timmons: Vada piano, mi mette agitazione... Quindi la Cecoslovacchia è una nazione comunista, giusto?
    Lenka: Socialista.
    Timmons: Socialista, comunista, non è che ne sappia granché di quella roba.
    Lenka: Legga un giornale, ogni tanto, così non le servirà una mappa per trovare la Cecoslovacchia.

Voci correlate modifica

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