Andrea Delogu

conduttrice televisiva, conduttrice radiofonica, scrittrice e attrice italiana (1982-)

Andrea Delogu (1982 – vivente), conduttrice televisiva, conduttrice radiofonica e scrittrice italiana.

Andrea Delogu intervistata al Wired Next Festival di Milano del 2018

Citazioni di Andrea Delogu modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Se pensassi che la gavetta fosse finita, sarei finita innanzitutto io. È uno stimolo che serve costantemente, altrimenti si rischia di avere la sensazione di non aver più nulla da imparare.[1]
  • La cosa che mi fa più inca**are è che sembra che se io mi metto un minigonna o un vestito provocante, perché magari in questo periodo mi piaccio così, allora quello che dico ha meno peso, come se per parlare di cose serie mi dovessi vestire come la gente si aspetta che ci si vesta per parlare di determinati argomenti.[1]
  • Una relazione non c'è bisogno di sapere se funzionerà. C'è bisogno che inizi.[2]
  • Dirty Dancing è un film molto pericoloso: noi che lo abbiamo visto in tenera età siamo rimaste scioccate. Per colpa di questo film abbiamo dato il via a una piaga difficile da scardinare: lo spirito da crocerossina.[3]
  • Ho 40 anni, non 20 dove hai gli ormoni a palla, la testa piena di sogni e il futuro in mano. Ho 40 anni, non 60. Hai capito chi sei, hai vinto le tue battaglie e hai abbandonato quelle che non facevano più per te. I 40 anni sono la fase della consapevolezza. È una terra di mezzo, come quella del Signore degli Anelli. Devi ricominciare a conoscerti. Ti guardi allo specchio e cerchi soltanto difetti, perché ti insegnano a fermare il tempo, non ad accettarlo, che è la sfida più grande. Accettare il cambiamento […] concedendosi il centro del proprio palcoscenico.[4]

"Io, dislessica cresciuta in comunità di recupero. Scrivo per aiutare i bambini come me"

Intervista di Cristiano Sanna, tiscali.it, 3 maggio 2019.

  • [«Che ricordi hai della tua esperienza di alunna a scuola?»] Io ero come in una sorta di ipnosi, come se fosse in un mondo sospeso, non riuscivo a capire perché i miei compagnetti capissero e imparassero al volo concetti su cui io dovevo faticare. Mi sembravano tutti geni quando sparavano i nomi dei verbi e le tabelline a tutta velocità.
  • L'assistenza a chi è dislessico non può essere lasciata alla sensibilità e al buon cuore personali. Serve proprio una formazione didattica specifica. E qui in Italia su questo siamo indietro.
  • Non ho alcun tabù riguardo al mio corpo. Io sono così, scherzando dico che mi vesto per decenza vostra, non mia.

«Gli haters? Li uso per capire dove sbaglio»

Intervista di Gaspare Baglio, rollingstone.it, 4 maggio 2019.

  • [Su Mara Venier] Il suo modo di condurre, di fare salotto. La chimica che ha lei non si impara. O ce l'hai o non ce l'hai. È una grande professionista e una grande donna. Si è spesa tantissimo per tante battaglie. Poi Renzo ne parla sempre benissimo. E sapevo che era una bella persona, anche se non l’avevo mai conosciuta. Ma stare davanti a lei e vedere quanto, da seduta, riesca a riempire lo studio e farlo diventare parte di sé, è stata una grande lezione.
  • [Alla domanda su cosa manca a un dislessico] L'automatismo. Quando si impara a guidare bisogna fare mente locale per tirare la frizione, ingranare la marcia, accendere la macchina. Tutte cose che si mettono in fila piano piano, ma una volta che lo si fa cinque, sei, sette, mille volte entra in automatismo. Quell'automatismo che manca al dislessico.
  • [Sulla dislessia, disturbo di cui soffre] La mente di un dislessico è più "artistica" e va molto a interpretazione. I disegni, quindi, sono più facili, anche grazie ai colori. Sono cintura nera di puzzle, da piccolina ero una delle poche bambine che riusciva a risolvere quei piccoli incastri delle casette, con sopra i buchi colorati.
  • [Sugli hater nei social] Li blocco con una gran serenità, adesso. Ho il dito più veloce del west. Tu conta che, quando mi sono iscritta ai social, l'ho fatto con dei profili finti perché non sapevo come approcciarmi. Avevo paura a mettere le mie foto. Volevo capire. Così, quando gli haters mi attaccavano se sbagliavo a scrivere, per via della dislessia, leggevo quello che avevo scritto e lo correggevo. Il loro livore non mi ha ferito, ma lo uso per capire dove sbaglio.
  • [Sul carattare tipografico che aiuta i dislessici a superare la barriera della lettura] Sì, è easy reading. Quello che mi sta stupendo è che, molti, non sapevano dell'esistenza di un font particolare, ad alta leggibilità. Tra l'altro è una scoperta italiana [...], un modo di leggere più facile per i dislessici, ma molto più comodo anche per i non dislessici. Alcune lettere, poi, non sono uguali e i testi possono essere letti più scorrevolmente.
  • [Sulle lettere dell'alfabeto, uno scoglio per i dislessici] Sono difficili perché hanno significato solo in quella posizione lì. La cosa bizzarra? Per me, che sono dislessica, una "A" può girarsi in mille modi e diventa una figura, non un simbolo per forza immobile. Le lettere, un po', volano perché la mia mente elabora. Questa cosa mi faceva un po' soffrire: le regole della scrittura entrano prepotentemente e bisogna affrontarle.

"Dalla dislessia al successo. Come ho vinto la mia battaglia"

Citato in tiscali.it, 15 luglio 2019.

  • Ho imparato dei piccoli trucchi, che mi hanno messo al pari con gli altri. È come se mi fossi costruita da sola i miei occhiali e ora vedo benissimo.
  • A volte, quando sono stanca, si invertono le parole: io ci sono affezionata e mio marito ci ride sempre.
  • Arbore, Frassica, Giusti sono artisti con cui mi sposo bene perché non mi hanno imposto schemi né giudizi. Il successo è arrivato tre anni fa, e anche la professionalità. Ma so che il mio modo riconoscibile di condurre dipende dalla dislessia: non seguo quello che scrivono gli autori, faccio mio il concetto del programma e lo interiorizzo.

«Sono una cagna maledetta solo quando canto»

Intervista di Francesca D'Angelo, rollingstone.it, 10 ottobre 2020.

  • Mi sono resa conto che [il cinema] è davvero un lavoro di squadra, molto più della tv. Quando conduci un programma sei in prima fila e hai la possibilità di dare un ritmo e un fil rouge alla produzione. Il film invece è un montaggio di tante scene nella maggior parte delle quali non ci sei tu. Sul set si è tutti alla pari e ci si mette nelle mani del regista.
  • [«Cos'è per te la body positivity?»] Vuol dire sicuramente essere in pace con sé stessi, ma anche non rompere le palle agli altri. Se il pensiero altrui può farmi evolvere e maturare, lo accolgo a braccia aperte. Se invece viene espresso solo per affermare sé stessi a discapito della mia tranquillità, anche no. Mi verrebbe da dire: ma chi ti si fila?
  • Sono dislessica in un'Italia che non sa nemmeno come si pronuncia il nome di questo disturbo [...]. Fin da piccola ho dovuto costruirmi una corazza, per non dare peso a tutte quelle persone che mi davano della stupida. Se oggi non mi faccio intimidire dalle critiche, è solo perché sono cresciuta in un contesto molto duro, simile a un campo minato.
  • [«[...] è vero che hai riscoperto il Vangelo?»] Sì [...]. Da bambina ho ricevuto una formazione cristiana, ma il catechismo mi era stato un po' imposto e con un approccio duro, poco inclusivo. Quando, alla tenera età di 38 anni, ho ripreso in mano il Vangelo — prima avevo un po' il rigetto —, l'ho riscoperto: per certi versi mi sono sentita anche un po' ingannata, perché quello che avevo per le mani era un testo molto inclusivo, di amore e comprensione verso il prossimo. Mi rendo conto che possono sembrare considerazioni banali, ma per me è un percorso nuovo che si è aperto.

"Mi hanno chiesto di cambiare, non l'ho mai fatto per nessuno"

Intervista di Elena Fausta Gadeschi, elle.com, 19 maggio 2021.

  • Il mio segreto è non riuscire a stare ferma, ho sempre bisogno di trovare qualcosa di nuovo. Ho un disturbo dell'attenzione e questa cosa mi dà tanto: devo condensare tutte le energie in un tempo relativamente breve e cerco di farlo al meglio. Credo sia un mio punto di forza e sono felice che possa piacere.
  • Facendo diverse cose capita che le persone che mi apprezzano e mi seguono arrivino a me da diversi mondi, da diverse parti. Forse di me piace il fatto che instauro sempre un confronto paritario con chi mi segue e apprezza il mio lavoro: parlo in modo diretto e se c'è qualcosa che non va litigo pure [ride, ndr] e poi faccio pace.
  • Nella mia vita il mio essere rivoluzionaria si è manifestato nel non cambiare a seconda di quello che mi richiedevano di fare. Non ho mai "cambiato d'abito" per decisione altrui, ma solo quando è stato il momento giusto per me, quando ho sentito di voler cambiare pelle. Mi è stato chiesto a volte di essere meno frizzante o, ai tempi dei primi provini, meno alla mano adottando una conduzione più distaccata... non ho ceduto. Questa è stata la mia rivoluzione e credo che questa sia la cosa che piace di più del mio modo di lavorare e di essere.
  • [«[...] ha rivelato il suo problema legato alla dislessia, cosa ha rappresentato questa scoperta per lei? È stato un ostacolo alla sua carriera?»] La scoperta ha coinciso con la felicità perché finalmente ho potuto capire che non era colpa mia, che ero intelligente e capivo le cose bastava solo spiegarmele con un altro metodo. La dislessia non è stata un ostacolo alla mia carriera, anzi mi ha dato la possibilità di essere un po' diversa: non uso gobbi e quando parlo ho un ritmo tutto mio che mi è servito e mi serve.

«Amo un uomo molto più giovane di me. E allora?»

Intervista di Valentina Colosimo, vanityfair.it, 24 giugno 2022.

  • Vivo e basta, senza avere quell'ansia che prima mi toglieva tutto, l'ansia di dover rispondere alle domande della società. [...] Quando fai un figlio? Quando fai un programma più importante? Quando cresci, insomma? Ma io ho capito che crescere non è obbligatorio, solo maturare lo è. [«Qual è la differenza?»] Crescere è associato a una certa idea di diventare adulti e cioè essere persone serie, pacate, prevedibili. Ma io non sono così e non voglio essere così. [...] Dai 30 ai 38 anni, come succede a tanti, mi ero rilassata su quello che ero. Mi dicevo: io sono così, questa è la mia vita, questo è quel che ho scelto. Per tanti anni ho indossato una maschera, quella della persona rassicurante, buona per fare una famiglia. Mi ero messa nella condizione di dover rispondere alle domande degli altri. L'occasione per cambiare è stata appunto il divorzio. Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: e adesso che faccio? Muoio o mi ricostruisco?
  • [...] sembra che solo se diventi madre sei una persona adulta e hai fatto il tuo dovere nel mondo. Io adoro i bambini, ma un figlio lo devi sentire. Non devi farlo perché c'è qualcuno che ti dice che lo devi fare, perché solo così vai bene. Io non ho mai desiderato avere un figlio. Ho sempre desiderato stare con una persona con cui forse riuscire a fare un figlio. [«Da sola no»] Non è la mia storia. Combatto perché chi vuole possa farlo, ma io non ho mai avuto la necessità di sentirmi completa solo se diventerò madre.
  • Da piccola non pensavo di diventare così. Sono sarcastica, mi diverto, mi piace sorridere, stare con gli altri, ma è difficile che mi fidi, mi piace tanto anche stare da sola. E ho una necessità immensa di creare. Questo l'ho capito piangendo un giorno sì e l'altro pure nella doccia, con Max Pezzali in sottofondo.

«La mia estate in tv, il gossip e le critiche che non mi feriscono più»

Intervista di Francesco Canino, panorama.it, 28 luglio 2022.

  • [«Lei ha capito di voler fare tv da ragazzina, a Rimini [...]»] Avevo 14 anni, eravamo ad un evento dove tutti aspettavano Cristina D'Avena, che era in ritardo. I miei conoscevano uno degli organizzatori, che ad un certo punto disse: "Bisogna avvisare il pubblico che il concerto inizia più tardi". Mi sono girata e gli ho detto: "Che problema c'è, lo faccio io". Ho preso il microfono, sono salita e con faccia tosta ho detto: "Aspettate, Cristina sta arrivando". [«Il ricordo di quel momento?»] La mia voce che risuona fortissima e tutti che si girano a guardarmi. Che cosa incredibile e potente. Mi sono detta: "lo questa cosa la voglio farlo per tutta la vita".
  • [«Qual è il tratto di "romagnolità" che le è rimasto addosso?»] La risolutezza. "Non disperarti, c'è una soluzione" è la frase che mi sono sentita ripetere più spesso. Da quello che hai, anche poco, devi tirare fuori qualcosa di grande.
  • [«Conta più la fortuna o la determinazione nel suo lavoro?»] La fortuna è la quota variabile, la determinazione è la scossa quotidiana: senza, avrei mollato anni fa. Vince chi stringe i denti, chi conosce i propri limiti ma sa darsi degli obiettivi alti.
  • [Sugli esordi a Mai dire Domenica] Avevo 19 anni e ho aperto la partita Iva grazie alla Gialappa's. Eravamo un gruppo di ballerine in minigonna e stivali che prendevano in giro il fenomeno delle letterine e delle veline. Ogni tanto tirano fuori quell'esperienza pensando di screditarmi ma è proprio grazie alla Gialappa's e al Mago Forest che pur facendo un lavoro ai margini della scena ho capito la tv e i suoi ritmi.
  • Questa cosa che se sei una bella donna non devi farlo vedere, è assurda. In generale, non parlo solo di me, il sottotesto è: "Sei carina, non puoi essere anche intelligente". In Italia c'è ancora un problema enorme legato al corpo e ai cliché femminili.

Note modifica

  1. a b Dall'intervista di Niccolò Fabbri, Andrea Delogu: "Dopo Arbore ho avuto bisogno di fermarmi. Tonica? C'è tutta me stessa", tvblog.it, 21 febbraio 2022.
  2. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 9 ottobre 2022.
  3. Dall'evento #VanityFairStories, 26 novembre 2022; citato in un post sul profilo ufficiale @VanityFairIt, twitter.com.
  4. Dall'intervento a Le Iene, Italia 1, 21 febbraio 2023; citato in Andrea Delogu a Le Iene: "Ho 40 anni e non mi sono mai sentita così sexy", ilfattoquotidiano.it, 22 febbraio 2023.

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