Ana Brnabić

politica ed economista serba

Ana Brnabić (1975 – vivente), politica serba.

Ana Brnabić

Citazioni di Ana Brnabić

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Non lo si sa o lo si dimentica, ma la Serbia d'oggi è il paese più multietnico d'Europa: 26 gruppi etnici registrati e integrati, 15 lingue d'insegnamento a scuola. Spesso la mia patria viene percepita come chiusa, conservativa, xenofoba, omofoba, ma non è così. Sa vivere con diverse minoranze, le protegge con meccanismi istituzionali. C'era molta omofobia in Serbia, ma mi piacerebbe pensare che molto spesso veniva da minoranze rumorose urlanti, non da maggioranze silenziose.[1]
  • La mia storia mostra che la maggioranza qui ti giudica per le tue qualità, lavoro e onestà, non se sei nero o bianco, etero o gay. Amo il mio paese per questo. Con la scelta di me a premier noi serbi possiamo mostrare che non siamo il paese ultraconservatore, xenofobo, omofobo immaginato altrove, per questo decisi di tornare qui.[1]
  • Il presidente Vucic ha lavorato duro per cambiare. Anche scegliendo me come premier competente onesta e aperta sulla sua vita privata. Sotto Vucic il governo non ha mai contestato il gay pride, da anni vi partecipano ministri e il sindaco di Belgrado. Le minoranze ora sono fortemente protette anche dalla polizia. Scegliendomi come premier Vucic si è mostrato leader coraggioso con una visione, e anche il suo partito di maggioranza mi ha accettato come non iscritta, gay e con nonno croato.[1]
  • La nostra strategia è divenire membro della Ue, il mio nuovo governo è anche un segnale con nuovi ministeri per Integrazione europea e ambiente, D'altra parte siamo profondamente legati alla Russia: tradizione, religione, economia, energia, radici storiche e presente. Nessuno ci pone un aut aut. Non sceglieremo, vogliamo carte aperte. Ma il nostro cammino strategico si chiama Unione europea.[2]
  • L'annuncio di Pristina di creare un suo esercito è la maggiore singola minaccia alla pace nei Balcani[3]
  • La richiesta di Pristina di riconoscere l'indipendenza è un ultimatum. Non accadrà mai. Devono sforzarsi di capire anche la posizione serba. Modifiche di frontiera non aprirebbero il vaso di Pandora: fu già aperto dieci anni fa con la decisione unilaterale di Pristina (indipendenza) presa senza referendum. Il Kosovo non è mai stato come Croazia, Bosnia, Slovenia, Montenegro, non era una repubblica yugoslava, è sempre stato parte della Serbia. Le frontiere si possono rivedere ma non secondo linee etniche: la Serbia è il paese più multietnico d'Europa con oltre 15 lingue ufficiali.[3]
  • Dal Kosovo voglio lanciare un chiaro messaggio di pace, stabilità e tolleranza, e un messaggio anche del presidente Aleksandar Vucic che saremo sempre a fianco del nostro popolo in Kosovo[4]
  • [Sulla Crisi nel nord del Kosovo del 2022] Bruxelles e i Paesi del Quint, Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia devono provare a capire il perché di tali proteste. E’ interessante vedere come da parte loro non vi siano così tanti appelli e interventi su arresti illegali di serbi o sulla violazione degli accordi di Bruxelles con la polizia kosovara che fa irruzione in Comuni a maggioranza serba nel nord pesantemente armati... Gli attacchi ai serbi sono aumentati del 50% da quando Albin Kurti è arrivato alla guida del governo in Kosovo. Le persone sulle barricate manifestano la loro protesta, e lo fanno pacificamente. Per loro questo è l’unico modo per essere ascoltati, purtroppo sulle barricate [...] Le barricate non dimostrano solo il loro malcontento e insoddisfazione, ma proteggono anche l’accordo di Bruxelles, che voi avete firmato e la cui attuazione dovrebbe essere garantita dalla Ue. Sono un appello alla pace e insieme un appello alla comunità internazionale ad agire e a cominciare a fare il suo lavoro[5]

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