Yuriko Tiger

modella e personaggio televisivo italiana

Yuriko Tiger, pseudonimo di Eleonora Aureliana Guglielmi (1993 – vivente), cosplayer, attrice, doppiatrice e idol italiana.

Yuriko Tiger nel 2017

Citazioni di Yuriko Tiger

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  • Del cosplay adoro la possibilità di trasformarmi e variare sempre. I personaggi a cui sono più legata sono i cattivi perché sono molto lontani da me. Ma ancora risento del mio complesso di diversità nei confronti delle giapponesi non sentendomi spesso all’altezza dei personaggi tipicamente nipponici.[1]
  • È pressoché impossibile avere il corpo come una ragazza di un manga. [...] Se non avete problemi a sentirvi criticati, potete fare ciò che volete! Il cosplay non ha regole! Ma ovviamente per assomigliare di più ai personaggi che ci piacciono, il fisico fa la sua figura (e ve lo dico io che NON sono uno stuzzichino). Ci sono casi e casi dove potrebbe contare o meno![2]
  • Essere circondata da fotografi non mi ha mai creato problemi (anche perché porto sempre dei pantaloncini e doppie mutande) ma sembra proprio: "più nudo, più diventi famosa e più sei cosplayer", ovviamente non tutte la pensano così, fortunatamente.[2]
  • Essere una cosplayer per me è realizzare sempre un sogno di quando ero bambina, che volevo travestirmi dai personaggi che mi piacevano di più, divertirmi, entrare in un mondo fantastico, esibirmi e far vedere le mie qualità, essere una persona diversa dagli altri.[3]
  • Faccio anche la fotomodella ma fortunatamente sempre per cosplay e stili un po' particolari. Sono troppo bassa, fuori forma e età per la modella come professione principale, ma se ricevessi una grande proposta metterei da parte il lato cosplay per dedicarmi a qualcosa di più professionale.[2]
  • Fare cosplay in Giappone vuol dire non poter fare altro in una fiera, spesso mi capita di stare quattro-cinque ore di seguito a posare per i fotografi e perdermi l'intera fiera.[4]
  • Idol vuol dire essere la ragazza del momento, che fa spettacolo, ha un rapporto stretto con i fans e vive praticamente per loro, una persona innavicinabile.[5]
  • Il cosplay non è solo vestirsi da un personaggio a caso, ma interpretarlo e giocare con esso. D'altronde cosplay sta per cos=costume e play=giocare. Una passione tipica del mondo nerd perché ti permette di essere il tuo eroe preferito per un giorno. Sono stati proprio questi nerd, questi fan, a dare vita al cosplay. E ora sta crescendo sempre di più in ogni parte del mondo con eventi e manifestazioni internazionali.[6]
  • Il mio primo cosplay è stato Suzumiya Haruhi da La malinconia di Haruhi Suzumiya a una Fumettopoli del 2008, con la mia prima gara! Era stato veramente emozionante![3]
  • Il punto forte dell'Italia è l’amore. Degli amici, della famiglia o del proprio partner. Per quanto amo il Giappone, a volte sento un vuoto e penso che lo sentano anche loro. Cosa vuol dire essere davvero amati? Non penso che nella loro cultura esista... E spesso si arriva al consumismo estremo per colmare questa mancanza.[5]
  • In Giappone è normale dedicare la propria vita al lavoro, un fallimento in questo campo è grave e spesso porta al suicidio. Sposarsi viene visto come un dovere verso la società, l'amore conta poco. Non si vedono tante coppie scambiarsi affetti in pubblico. Per certi versi, sembra l'Italia di cinquanta anni fa.[7]
  • La maggior parte crede che i miei fans siano maschi ma invece non è così. Mi capita spesso d'incontrare ragazze che mi riconosco e di punto in bianco iniziano a gridare o farsi prendere dall'emozione fino a piangere. È capitato anche che durante il mio percorso per tornare a casa, notai che su twitter qualcuno scrisse "Ho Yuriko Tiger davanti ai miei occhi sul treno e non riesco a parlargli!" Al quale alzai lo sguardo e notai questa ragazzina tutta timida con una cover del telefono molto colorata che mi guardava quindi mi feci io avanti e la ringraziai![8]
  • Mi manca molto anche il body-touch, il contatto fisico tra le persone. La nostra cultura prevede abbracci e carezze anche tra persone non legatissime, mentre in Giappone no. E questa cosa mi manca, faccio fatica a comprenderla.[6]
  • Mia madre mi ha chiamata "Eleonora" come "Eleonora Duse", una famosa attrice italiana di un passato molto passato, che neppure conosceva se non per il nome e fama, probabilmente per "istinto" (in quanto mia madre non ha minimamente interesse del mondo artistico teatrale o cinematografico e vive bene senza tv) di certo è che neppure lei sapeva spiegarsi quando nella scelta del mio nome, solo quello le veniva in mente...[9]
  • Non ho mai pensato di fare cosplay solo per "farmi vedere", anche perché, come molte, basterebbero un reggiseno + mutande + parrucca.[2]
  • Penso che ormai creare un buon cosplay, anche la prima volta, può essere fattibile! Se sei una persona "tutto fare" chiedi a dei tuoi parenti o amici come confezionare un costume. Ordina la parrucca su internet e guarda dei tutorial per come acconciarla (va sempre fatto!) e infine studiarsi un po' il make-up adatto al tuo personaggio e le sue pose.[2]
  • Qualsiasi agenzia inizialmente mi avrebbe voluto lanciare nel campo Gravure Idol[10] per fare soldi. Avrei vinto facilmente ma sarei stata dimenticata anche subito. Sono venuta in Giappone per diventare qualcosa di più. La cosa più difficile non è iniziare ma rimanere sulla cresta dell'onda e se ci si fa prendere dallo sconforto e si molla tutto, non ha senso.[7]
  • [Rispondendo a cosa le manca dell'Italia] Quella [la macchina per cucire] mi manca proprio [...] perché cucire i vestiti a mano non è semplice. Un giorno devo riuscire a portare la mia dall'Italia. Poi è chiaro che mi mancano i miei genitori, che torno a trovare ogni volta che posso, però so che loro sono felici se io lo sono e adesso è in Giappone che sono felice.[11]
  • ["Il tuo più grande sogno nel cassetto?"] Se parlo con il cuore, vorrei essere una forza per altre persone a realizzare i propri sogni. Non avevo un idolo da piccola e mi sentivo spesso sola. Avevo creato "Yuriko" come personaggio immaginario dei miei fumetti. Un giorno avrei voluto diventare come lei per gli altri![7]
 
Yuriko Tiger in cosplay di Junko Enoshima, personaggio di Danganronpa
  • ["Sei per il cosplay sexy o sobrio?"] Sobrio. Per quanto faccio cosplay sexy come Enoshima Junko, Sniper Wolf, Super Sonico o Boa Hancock, sono tutti personaggi che volevo fare davvero e non vado mai "oltre".[5]
  • Spesso ho subito il pregiudizio di chi mi chiedeva notizie sul genere di cosplay che praticassi perché il soft porno è non solo accettato ma molto diffuso come l'Idol Gravure[10] per cui le ragazze cantano e ballano in costume da bagno. Quattro anni fa Playboy Japan mi ha proposto di partecipare a un spettacolo di Gravure in cui però non mi sono sentita a mio agio.[1]
  • Una volta vidi un mio vecchio e caro amico, sparlare brutalmente di me su un gruppo e rimasi quasi scioccata. Lo contattai e gli chiesi: perché? E ammise che era per invidia. Per molti, non avevo nulla di speciale né un talento particolare o una bellezza imparagonabile, però ce l'ho fatta e questo ha dato fastidio. Ma alla fine nessuno, compresa me, ha mai impedito a qualcuno di inseguire i propri sogni.[5]
  • Yuriko è un nome classico, elegante e anche abbastanza comune in Giappone (in Kanji vuol dire bambina del giglio), che ho scelto all'età di tredici anni circa, poco prima di iniziare a fare Cosplay! Tiger lo pensai dopo, ripreso da un Anime chiamato Toradora!, nel quale la protagonista Aisaka Taiga penso mi assomigli molto caratterialmente. Il suono dolce di Yuriko e quello forte di Tiger (in Giapponese TAIGA), ho pensato, sono facili da ricordare e hanno un certo impatto. Ottimo per una carriera artistica![5]

Articolo pubblicato su AnimeClick.it, 30 aprile 2018

  • Affacciarsi alla cultura giapponese è difficile. Noi siamo un po' troppo abituati alla cultura anime e manga, Sailor Moon, minigonne, ammazziamo i cattivi, ecc... invece non è vero. Quello che vedete nei manga è una fantasia, è quello che loro vogliono trasmettere. Alcune cose comunque si avvicinano alla loro cultura, tramite anime e manga è possibile capire molto bene la mentalità giapponese.
  • Se a un giapponese non piace una cosa non ti dirà mai "No (kirai)", bensì una cosa tipo "Mmm... chotto", con varie possibili intonazioni. E tu devi capire, in base alla tonalità del "mmm... chotto", quanto è un "no". Loro sono molto più cortesi; un italiano potrebbe dirti direttamente "Mi fai schifo!", mentre un giapponese ti direbbe "Potevi fare meglio". [...] Per cui, devi praticamente iniziare a leggere la mente degli altri per capire quello che esattamente vogliono dire e quindi iniziare ad andare d'accordo con loro.
  • [sul Giappone] A visitarlo è uno dei paesi più belli al mondo, a viverlo da straniera invece i nei iniziano a comparire, e le delusioni ad ammassarsi. Scopri tutte le cose che il Giappone non ti fa vedere ad una prima visita; da un lato eccezionale, dall'altro catastrofico. E tu ti chiedi "Com'è possibile che i vostri treni passano velocissimi tra i palazzi, e poi tu ti fai problemi a parlare con una ragazza?" Ci sono alcuni lati della loro cultura e della loro personalità che non riuscirai mai a capire.
  • Se vai a lavorare in Giappone devi essere disposto ad accettare che tu vali meno di loro, inizi e non sei un cavolo di nessuno. [...] In pratica inizi da zero, e devi essere tu ad impegnarti per riuscire ad essere quasi accettata e dimostrare loro che davvero ti stai impegnando e ci tieni davvero tanto. Altrimenti pensano che sei li solamente a giocare, che credi sia una vita facile, e allora ti dicono che puoi tornare a casa. Non puoi fare ritardi, devi essere sempre serio, e devi avere delle qualità [...] senza tuttavia essere arrogante. [...] Devi cercare di non ferirli, di mostrare che sei loro amico, che sei lì davvero per lavorare sul serio.
  • Il primo produttore che ho visto mi ha detto "Ma tu non sai parlare giapponese? Sei un po' grassa! (sessanta chili). Magari nel campo porno, ti ci vedo bene!" Quindi ho capito che dovevo avere qualcos'altro, che dovevo avere delle skill.
  • A quattordici anni preferivo nettamente il doppiaggio originale. Ed effettivamente, negli anime il doppiaggio aiuta a capire alcune sfumature caratteriali, senza adattamenti. Però ritengo il doppiaggio italiano uno dei migliori al mondo. Se devo scegliere tra inglese o italiano, scelgo italiano tutta la vita.
  • Prima di me non c'è mai stata nessuna cosplayer ufficiale – e ufficiale significa con contratto firmato, biglietto da visita, logo ufficiale, non semplicemente fare un cosplay Marvel al cinema qui vicino. Sono cose serie, perché se sono cosplayer ufficiale di una casa e poi mi promuovo con un'altra potrebbero nascere dei battibecchi, perché io devo guadagnare solo con quello che mi dicono loro. Per questo il cosplay è una linea grigia in Giappone, [...] puoi violare il copyright come pure promuoverlo, in base a come lo fai.
  • Fino a poco tempo fa, se tu dicevi "Io sono otaku" la gente poteva risponderti in faccia proprio "Mi fai schifo!". Si parla comunque di otaku a un livello differente rispetto a quanto si vede in Occidente. C'è anche una questione di razzismo, spesso sono proprio gli otaku i primi a non volere gli stranieri in Giappone. Loro si rinchiudono nel loro mondo, non vogliono avere a che fare con gli altri. Noi qui siamo tutti amici, cosplay, ci divertiamo insieme, lì invece è una cosa personale, da tenere più per sé stessi.
  • Adesso comunque sta diventando quasi normale essere otaku, perché si sono resi conto che la maggior parte degli stranieri che vengono in Giappone sono così, se li intervistano possono dir loro "Ah, giappominkia"... "Ma guarda che nove su dieci sono qui perché hanno visto Sailor Moon da piccole! O Inuyasha, o Ranma..." Il mondo sta cambiando, c’è internet.
  • Mi dicono che sono sincera e solare, che sono amica con tutti. Qui in Italia è normale che magari qualcuno voglia abbracciarmi, là non si permetterebbero mai. Qui "Oddio arriva Yuriko Tiger, ooohhhh, uhhhh!", in Giappone si fanno piccini piccini "possiamo fare la foto?"
  • Se uno fosse intenzionato a entrare nel mondo dello spettacolo dovrebbe farlo il prima possibile, perché io ormai per loro sto già diventando vecchia, e ho ventiquattro anni. Però mi salva il mio essere straniera, perché loro sanno che una non può partire qui da noi a fare l'idol a quattordici anni, sarebbe impensabile. Però per loro se vuoi fare l'idol devi avere tra i dieci e i venti-ventuno anni, ventidue massimo.
  • Gli stipendi tra uomini e donne non sono uguali, nemmeno tra persone che compiono gli stessi identici lavori. Credo che uno dei primi ad essersi ribellato a questa discriminazione sia stato Hayao Miyazaki.
  • Io ho finito di fare l'idol un anno fa. All'epoca avevo il divieto di portare l'anello, di parlare delle mie relazioni, di uscire con amici maschi, di farmi vedere per strada con maschi, di baciare o abbracciare altre persone, anche se straniere. Questo perché avevo l'immagine della ragazza kawaii,[12] pura e innocente, non disponibile per nessuno, bensì la dea che nessuno tocca. Una a cui ci si può avvicinare, ma non raggiungere.
  • Spesso mi chiedono cosa vuoi fare tra dieci anni. Io per ora non so nemmeno cosa mangerò domani a colazione. Io sono stranamente quasi normale. Sì, mi piace fare pazzie e avere la vita di un'artista, ma un giorno mi piacerebbe trovare l'amore, essere felice con una persona e crescere, dopo il mio egoismo, un altro essere umano a cui insegnare diverse cose.
  1. a b Da Yuriko Tiger al Rabbit Hole "Punto di forza? La creatività", leisi.it, 26 giugno 2017.
  2. a b c d e Da Intervista a Yuriko Tiger - Cosplay e non solo, dimensionefumetto.it, 15 aprile 2016.
  3. a b Da Intervista a Yuriko Tiger, supereva.it
  4. Da Yuriko Tiger - Articoli, console-tribe.com, 3 dicembre 2013.
  5. a b c d e Da Intervista a: Yuriko Tiger, immaginaria.eu, 5 ottobre 2017.
  6. a b Da Yuriko Tiger: Italiani.it intervista la cosplayer italiana], italiani.it, 3 aprile 2017.
  7. a b c Da YURIKO TIGER: ecco la nostra speciale intervista, seikoyuuki.com, 12 gennaio 2018.
  8. Da Senzalinea intervista Yuriko Tiger!, senzalinea.it, 30 gennaio 2017.
  9. Da Intervista con Yuriko Tiger, hisitaly.com, 3 settembre 2015.
  10. a b Con questo termine si indicano le idol che lavorano soprattutto come modelle per bikini o abbigliamento intimo. Per approfondire vedi la sezione corrispondente della voce idol su Wikipedia.
  11. Dall'intervista di Marco Vallarino, Eleonora, l'italiana che si è trasformata in un "manga" per conquistare Tokio, liberoquotidiano.it, 12 gennaio 2015.
  12. Termine traducibile come "carino", "adorabile". Per approfondire vedi la voce corrispondente su Wikipedia.

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