Yannick Noah

allenatore di tennis, tennista e cantante francese

Yannick Noah (1960 – vivente), allenatore di tennis, ex tennista e cantante francese.

Yannick Noah

Citazioni di Yannick Noah

modifica
  • Amavo i Bleus ai tempi di Platini o Zidane, ma oggi questa squadra non mi dice niente.[1]
  • Arthur mi ha permesso di sognare. Ora non c'è più. So che ha sofferto molto e a lungo. So che a noi tutti mancheranno la sua calma, la sua classe, il suo impegno per i diritti umani e civili.[2]
  • Canto la pace, la tolleranza, la solidarietà. Quando sono sulla scena raggiungo uno stato di grazia che poche volte ho vissuto su un campo da tennis.[3]
  • Certi giocatori della mia generazione e delle generazioni successive hanno vinto molti più titoli di me, ma non hanno goduto del capitale di simpatia e di amore di cui ho potuto usufruire io. La vittoria di Parigi spiega solo il 10% del perché sono entrato nei cuori dei francesi. Il resto è il momento di fusione tra un padre e un figlio; normalmente non piangeresti di gioia tra le braccia di tuo padre in pubblico, io l'ho fatto davanti a migliaia di spettatori! [4]
  • [Su Ivan Lendl] Che mostro! Non voglio avere a che fare con lui. Tutti quei soldi, e mai il tempo per sorridere. Dà al gioco una pessima immagine.[5]
  • [Nel 2006 sul calcio moderno] Come negli altri sport, non c'è più l'attaccamento alla maglia. I ragazzi a 22 anni sono miliardari. Alle prime difficoltà nel club se ne vanno. Esistono ancora eccezioni, che diventano eroi. In Italia, Paolo Maldini è un esempio straordinario.[6]
  • Diventando campione, uno impara molte cose, ma nessuno ti insegna come comportarti in caso di vittoria improvvisa.[7]
  • È ovvio nessuno si sente talmente presuntuoso da dire "Io vincerò". Ma non si può neanche smettere di sognare la vittoria: credere nell'impossibile è sport. Purtroppo il grande problema del nostro tennis è che nessuno è così, nessuno sogna di vincere, senza sfruttare un'atmosfera che è quella di casa.[8]
  • Il mio sogno era suonare la chitarra, ma cantare fu per me una terapia, per uscire dalla logica della competizione dura e pura ed esprimere anche un po' di dolcezza e un po' di debolezza, di melanconia.[6]
  • Il vero "colpo Noah" è lo smash saltando a piedi uniti. L'ho visto fare a Sampras e Roddick, ma il brevetto è mio.[6]
  • In Francia, a Parigi ho riscoperto una libertà che non conoscevo. Ho vissuto e amato New York, ma oggi mi sembra una città americana come tante altre, piena di paure, di freni, di ostacoli, dove lo straniero è straniero fino in fondo.[3]
  • Io non sono un mezzosangue, non sono un caffelatte. Io sono, di volta in volta, bianco, nero, francese, europeo, camerunese, africano.[3]
  • [Nel 2006 sullo sport moderno] Mi ci riconosco sempre meno. Vedo pochi artisti e troppi atleti ipervitaminizzati. Nel tennis, le uniche eccezioni sono Federer e Safin, che esprimono ancora un po' di umanità.[6]
  • [Sul razzismo in Francia] Negli aeroporti vengo regolarmente fermato e perquisito, perché sono di colore.[9]
  • Non credo che riuscirei ad intraprendere la carriera politica, non sono sufficientemente qualificato e amo troppo la mia libertà. Preferirei occuparmi di mille bambini piuttosto che provare a cambiare il mondo per mezzo della politica.[4]
  • Non mi sono mai rivolto a un medico o a chiunque altro per procurarmi dei prodotti. [...] Ho carburato in alcuni match con il caffè cognac! Dai, siamo seri. Per tutti i match che ho disputato, mi sono allenato come una bestia e tutti coloro che hanno lavorato con me lo sanno, gli allenatori e i miei avversari. Ma nel circuito, c'erano certi comportamenti che mi davano da pensare.[10]
  • Non posso compararmi a questi ragazzi, non facciamo nemmeno lo stesso sport. Se giocassi contro Djokovic il mio miglior tennis di trent'anni fa, con le racchette dell'epoca, lo batterei agevolmente 6-0 6-0 6-0. Il tennis di oggi non mi piace, non mi apporta le stesse emozioni che avevo quando a scendere in campo ero io...[11]
  • Non si può chiedere alla gente di amare una squadra se questa non dà niente, niente. A cominciare dal suo portavoce, Raymond Domenech, che è un uomo pieno di qualità ma che non ama il pubblico. Quando parla ad una telecamera, ha voglia di fare una sola cosa: mandare a quel paese. E dato che ci siamo noi dall'altro lato dello schermo, è noi che manda a quel paese.[1]
  • [Sul tennis contemporaneo] Preparatore, psicologo, nutrizionista, agente, padre, madre e chi più ne ha più ne metta... Basta! Dov'è il piacere?[12]
  • Quando ci sono 10.000 persone e le televisioni a guardarti, siamo tutti attori. C'è il tipo serio, c'è quello che grida sempre contro l'arbitro, quello che non dice mai una parola, quello che fa il pagliaccio.[13]
  • Quando ho scoperto che la paura, sul Court Centrale, non era diversa da quella che provavo durante un incubo, o in mare durante una tempesta, ho imparato a venire a patti, con la paura. E quando ho capito che essere felici solo perché si vince, e tristi solo perché si perde, è davvero infantile, ho fatto un piccolo progresso, non solo sul campo. Della mia vittoria al Roland Garros non mi è rimasta soltanto la gioia più ovvia, quella che segue un successo, ma l'istantanea, fulminea coscienza di un percorso vitale, da quando nelle strade sterrate di Yaoundè, nel Camerun, giocavo con una racchetta ricavata da un asse in legno, a piedi nudi. Un percorso che mi aveva condotto a abbandonare la mia negritudine, ai privilegi del bianco: solo perché vincevo, solo quando vincevo. In realtà, non ero negro o bianco. Ero soltanto umano.[14]
  • Quand'ero sul campo da tennis, ero sempre in tensione e la vittoria per me era una liberazione. Oggi, quando sono sul palco, sono in cielo.[15]
  • Quello in cui viviamo è un mondo totalmente irreale. È molto pericoloso sapere che puoi avere ciò che vuoi.[7]
  • Se nel 2007 il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy vince le presidenziali, lascio il Paese.[9]

Le Monde, 19 novembre 2011; citato in Yannick Noah accusa gli atleti spagnoli di doping, traduzione di Fabio Ferraro, Ubitennis.com, 18 novembre 2011.

 
Hélène Ségara e Yannick Noah
  • Bando all'ipocrisia: la politica migliore sarebbe quella di accettare il doping, così tutti avrebbero la pozione magica. Naturalmente dobbiamo rispettare la presunzione di innocenza, ma che nessuno si lasci ingannare.
  • In Spagna c'è stato il "Caso Fuentes", il più grande scandalo di doping della storia, e si è fatto finta di nulla. La maggior parte dei clienti spagnoli del medico non è stata condannata. Forse perché lì lo sport svolge un ruolo molto importante e i suoi eroi sono più tutelati che in altri paesi.
  • Oggi, lo sport è un po' come Asterix alle Olimpiadi: se non si possiede la pozione magica, è difficile vincere. E a quanto pare loro [gli spagnoli] sono stati, come Obelix, i fortunati a cadere nella pentola con la pozione magica.

Dall'intervista di Stéphane Mandard e Henri Seckel, Noah : "On a tué l'âme du jeu"

Le Monde, 24 maggio 2013; citato in Noah: "Hanno ucciso lo spirito del tennis", traduzione di Alessandro Mastroluca, Ubitennis.com, 25 maggio 2013.

  • [Riferito al 1983] A quindici giorni dal debutto al Roland Garros, partecipo alla Coppa delle Nazioni, una specie di esibizione a squadre a Dusseldorf. Sono nel pieno della preparazione per il Roland Garros, ho la sensazione di perdere tempo: piove, non mi posso allenare e il venerdì mi ritrovo ad aspettare due giocatori per disputare il match per l'ultimo posto. Mando tutto al diavolo allora e torno a Parigi. E la domenica mattina chiedo di essere sostituito. Lì mi ritrovo col sistema che mi attacca perché non sono professionale, perché non rispetto il gioco e bla bla... La domenica sera chiamo Moulinot, il mio migliore amico, che suonava la batteria. Gli dico che con i miei soldi avremmo potuto comprare una capanna in Camerun, mettere su un complesso, io avrei suonato la chitarra e avrei lasciato il tennis, che era tutto un mondo di pochi di buono. È una delle poche volte che "Moul" mi ha dato un consiglio giudizioso. Mi ha detto: "Lascia perdere queste fesserie. Gioca il Roland Garros, poi si vedrà". Il giorno dopo la mia vittoria ho scoperto di essere stato squalificato per due mesi per la storia della Coppa delle Nazioni e non ho potuto giocare Wimbledon.
  • In un'altra vita, frequentavo un circuito in cui era ancora possibile dire parolacce, insultare tutti, in cui potevi essere come volevi. Poi hanno ucciso questo sport instaurando, da 15-20 anni, una specie di codice di condotta per cui non puoi urtare le orecchie del giovane pubblico americano che non può sentire "cazzo" o "merda" (sic). Di fatto, la generazione che è arrivata dopo la mia ha imparato il tennis con queste regole che hanno ammazzato lo spirito di questo sport. Quando giocavo io il pubblico era più vicino a noi giocatori, ci conosceva, ci sentiva gridare. McEnroe con le sue urla e le proteste ha costruito una carriera. La gente lo amava perché dicevano: "Ci sarà sicuramente casino". Oggi un McEnroe non esisterebbe, non potrebbe giocare. Da due o tre anni, la finale del doppio maschile si gioca sul Centrale, quella del doppio delle leggende sul campo 1. Il Centrale è vuoto, l'1 è stracolmo. La gente vuole vedere McEnroe ancora.
  • Il codice di condotta ha tolto al pubblico la possibilità di conoscere la vita dei giocatori, oggi non sai chi sono, qual è la loro personalità. Djokovic, per esempio, vorrebbe scherzare tutto il tempo ma non può, non è più possibile. E il pubblico assimila tutto questo. Appena dici "merda" tutto il pubblico fischia. Domina il politicamente corretto. Tutto uguale, come piace alla CBS e alle tv americane.

Citazioni su Yannick Noah

modifica
  • [Rispondendo alle insinuazioni sul doping diffuso tra gli atleti spagnoli] Che questo signore, o chiunque altro, presenti le prove. Se non l ha, farebbe meglio a tacere. (Josep Guardiola)
  • [Rispondendo alle insinuazioni sul doping diffuso tra gli atleti spagnoli] Ci piacerebbe averne le prove. Per il momento, tutto ciò è completamente sbagliato perché non c'è alcuna prova. Dice quello che pensa. Ma se tutto ciò che dice fosse la verità, dominerebbe il mondo. (Jo-Wilfried Tsonga)
  • È stato un grande uomo di tennis ma quando ha vinto il Roland Garros io non ero ancora nato. Faccio parte della generazione che lo conosce soprattutto come cantante. (Gilles Simon)
  • Le sue affermazioni mi colpiscono meno soprattutto se penso che cosa ha fatto lui in passato. Ha detto queste cose solo per farsi pubblicità. Quando Noah giocava i controlli che facciamo noi nemmeno esistevano. I media francesi sono troppo ossessionati dal tema doping per quanto riguarda l'ambiente spagnolo. (Rafael Nadal)
  • [Rispondendo alle insinuazioni sul doping diffuso tra gli atleti spagnoli] Quest'uomo meriterebbe di non scrivere mai più in un giornale. Quello che ha scritto è completamente stupido e lui lo sa meglio di chiunque altro. Dire una cosa del genere oggi è davvero molto stupido perché si sa a quanti controlli antidoping siamo sottoposti nel corso della stagione anno dopo anno. Per cui, secondo me, il suo articolo, quello che ha scritto, è opera di un bambino. E quando un bambino dice qualcosa, non può farci male. (Rafael Nadal)
  1. a b Citato Yannick Noah: «Questa Francia non mi dice niente», Tuttosport.com, 13 maggio 2010.
  2. Citato in Barbara Stefanelli, La partita impossibile di Ashe, Corriere della Sera, 8 febbraio 1993.
  3. a b c Citato in Claudio Colombo, Noah, un match ball a ritmo di reggae, Corriere della Sera, 31 marzo 2002.
  4. a b Da Noah:"Lendl non lo sopportavo!", Ubitennis.com, 27 maggio 2008.
  5. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, novembre 2008.
  6. a b c d Citato in Alessandro Grandesso, Noah ecco il mio doppio, Gazzetta dello Sport, 21 gennaio 2006.
  7. a b Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, giugno 2008.
  8. Citato in Davide Uccella, Tsonga: "Non abbiamo speranze al RG", Noah deluso, Ubitennis.com, 24 maggio 2012.
  9. a b Citato in «Paris Match» si censura per compiacere Sarkozy, Corriere della Sera, 22 dicembre 2005.
  10. Citato in Laura Guidobaldi, Noah torna sulle accuse di doping, Ubitennis.com, 25 novembre 2011.
  11. Citato in "Se giocassi contro Djokovic, vincerei con un triplo 6-0". parola di Yannick Noah, TennisWorld Italia, 22 marzo 2013.
  12. Da Équipe magazine, n. 1351, 31 maggio 2008; citato in André Scala, I silenzi di Federer, traduzione di Alessandro Giarda, O Barra O Edizioni, Milano, 2012, p. 31. ISBN 88-97332-37-4
  13. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, settembre 2008.
  14. Citato in Gianni Clerici, Noah e il Museo gran festa a Parigi in attesa delle star, la Repubblica, 26 maggio 2003.
  15. Citato in Yannick Noah uomo dell'anno: nero francese, tennista e rockstar, la Repubblica, 11 dicembre 2005.

Altri progetti

modifica