Ivan Aleksandrovič Gončarov

scrittore russo
(Reindirizzamento da Una storia comune)

Ivan Aleksandrovič Gončarov (1812 – 1891), scrittore russo.

Ivan Aleksandrovič Gončarov

Oblomov

modifica

Ettore Lo Gatto

modifica

In via Gorochovaja, in una di quelle grandi case, la cui popolazione sarebbe stata sufficiente per tutta una città di provincia, se ne stava di mattina a letto nel suo appartamento Ilja Iljič Oblomov.
Era questi un uomo di trentadue-trentatré anni, di media statura, di aspetto piacevole, con occhi grigio-scuri, ma nei tratti del volto privo di qualsiasi idea determinata, di qualsiasi concentrazione. Il pensiero passeggiava come un libero uccello sul suo viso, svolazzava negli occhi, si posava sulle labbra semiaperte, si nascondeva nelle rughe della fronte, poi scompariva, e allora su tutto il volto si accendeva l'uniforme colore dell'indifferenza. Dal volto l'indifferenza passava alle pose di tutto il corpo, perfino alle pieghe della veste da camera.

Emanuela Guercetti

modifica

In via Goròchovaja, in uno di quei grandi palazzi la cui popolazione basterebbe per un intero capoluogo di provincia, una mattina se ne stava sdraiato a letto, nel suo appartamento, Il'jà Il'ič Oblòmov.
Era un uomo di trentadue o trentatré anni, di media statura e dall'aspetto simpatico, i cui occhi grigio-scuro vagavano placidamente lungo le pareti, lungo il soffitto, con quella indefinita pensosità che rivela che nulla interessa, nulla turba. Dal viso la placidità passava agli atteggiamenti di tutto il corpo, persino alle pieghe della veste da camera. [Ivan Aleksandrovič Gončarov , Oblomov, traduzione di Emanuela Guercetti, Oscar Mondadori. ISBN 9788804597100]

Citazioni

modifica
  • L'amore, sebbene sia detto un sentimento capriccioso, di cui non ci si rende conto e che nasce come una malattia, ha tuttavia le sue leggi e le sue cause. E se finora queste leggi sono state poco studiate, è perché la persona colpita dall'amore ha altro da fare che seguire con un occhio di scienziato come l'impressione penetra nella sua anima, come v'incatena, quasi col sonno, i sentimenti, come da principio gli occhi sono acciecati e da quel momento il polso, e con esso il cuore, cominciano a battere più forte, e come all'improvviso sorge la devozione fino alla tomba e l'aspirazione a sacrificar se stessi e a poco a poco scompare il proprio io e passa in lui o acuisce, come la volontà si ottunde straordinariamente o straordinariamente si acuisce, come la volontà si arrende alla volontà altrui, e la testa e i ginocchi tremano, e fanno la loro comparsa le lacrime, la febbre...
  • Ad Oblomov, nel suo pigro starsene sdraiato in pose pigre, nel suo ottuso sonnecchiare e nei suoi impulsi ispirati, la donna era sempre apparsa anzitutto come moglie, e solo qualche volta come amante.
    Nelle sue fantasticherie si librava l'immagine di una donna alta e slanciata, con le mani tranquillamente piegate sul petto, con uno sguardo calmo, ma superbo, seduta con noncuranza in mezzo all'edera del boschetto, muoversi con passo leggero sul tappeto, sulla ghiaia del viale, con la figura ondeggiante e la testa graziosamente appoggiata sulle spalle, con un'espressione pensosa; come un ideale, come l'incarnazione di un'intera vita colma di tenerezza e di pace solenne, come la pace stessa.
  • Gli abitanti di Oblomovka credevano poco anche alle agitazioni dell'anima, e non ritenevano vita il turbine delle eterne aspirazioni verso chissà quali luoghi e cose; temevano come il fuoco l'entusiasmo delle passioni; e come in altri uomini il corpo è rapidamente consumato dal lavoro vulcanico del fuoco interno, spirituale, così l'anima degli abitanti di Oblomovka annegava tranquillamente, senza scosse nei flaccidi corpi.
    La loro vita non era segnata, come in altri, da rughe precoci, né da colpi e sofferenze morali distruttori. Quella brava gente non concepiva la vita altrimenti che come un ideale di tranquillità e d'inerzia, disturbata di tempo in tempo da vari casi spiacevoli, come le malattie, le perdite, le contese, e tra l'altro il lavoro.
  • [...] il piangere si addice solo o ai seduttori che vogliono conquistare con le frasi l'incauta vanità delle donne, o ai sognatori.
  • L'amore fa incredibili progressi, è la cancrena dell'anima.
  • Oblomov scrisse ispirato; la penna volava sulle pagine. Gli occhi gli luccicavano, le guance gli ardevano. La lettera risultò lunga come tutte le lettere d'amore: gli amanti sono terribilmente loquaci.

Citazioni su Oblomov

modifica
  • Il dramma di Il'ja Oblomov, infatti, non è soltanto la mancanza d'energia attiva che egli ha in comune con tutte le persone della sua epoca e condizione, ma anche quello più vasto d'ogni spirito contemplativo dotato d'una fantasia potente, che si vede operare, e prevede ogni più remota conseguenza del proprio gesto, e dagli scrupoli di una coscienza delicata è portato a dubitare sempre, finché si convince che tutto è inutile. (Leone Ginzburg)

Una storia comune

modifica

Un bel mattino d'estate, in casa della piccola proprietaria terriera Anna Pavlona Adueva, che aveva una tenuta nella campagna di Grači, tutti si levarono alle prime luci dell'alba; tutti, a cominciare dalla padrona per finire al cane da guardia Barbos.
Solamente l'unico figlio di Anna Pavlona, a nome Aleksandr Fëdoryč, continuava a dormire, com'è inevitabile che si dorma a vent'anni, di un sonno letargico, mentre gli altri s'aggiravano per casa dandosi d'attorno in mille modi. I servitori si muovevano peraltro in punta di piedi, parlando tra di loro sottovoce per non destare il padroncino dormiente.

Citazioni

modifica
  • Si può imparare a vivere? Evita qualsiasi frenesia, lascia che i tuoi giudizi smascherino la stupidità. Ridi, ma senza fretta.
  • Nell'amore partecipano in egual misura l'anima e il corpo; in caso contrario, l'amore non può chiamarsi completo: noi non siamo né puri spiriti né bruti.
  • La miglior arma con cui si deve combattere la donna è la condiscendenza, e quella più crudele è l'oblio.
  • «Finché nell'uomo ribollono le forze vitali», pensava Aleksandr, «finché dominano il suo animo i desideri e le passioni, egli sarà tutto preso dai sensi e fuggirà la contemplazione riposante, grave e solenne cui conduce la religione... Egli risolverà a cercar conforto in essa quando ormai le sue energie saranno spente e dissipate e le sue speranze distrutte, miseramente curvo sotto il peso degli anni...»

La fregata Pallada

modifica

Mi stupisce che non abbiate ricevuto la mia prima lettera dall'Inghilterra, del 2-14 novembre 1852, e la seconda da Hong Kong, proprio da luoghi dove si ha cura della sorte di una lettera come di quella di un neonato. In Inghilterra e nelle sue colonie, una lettera è un oggetto sacro, che passa per migliaia di mani, viaggia per ferrovia e altri mezzi, varca oceani da un emisfero all'altro, e trova senza fallo colui al quale è diretta – naturalmente se questi è ancora vivo – e senza fallo viene, del pari, rimandata al luogo di spedizione se il destinatario è morto o è tornato al paese di provenienza. Quelle lettere si saranno forse smarrite in Europa, nei territori della Danimarca o della Prussia? Ma è ormai tardi per fare ricerche di cose tanto irrilevanti; meglio scrivere da capo, se occorre...

Citazioni

modifica
  • L'amicizia, per quanto forte, difficilmente dissuaderà qualcuno dal compiere un viaggio. Soltanto agli amanti è lecito piangere, ed essere lacerati dall'angoscia della separazione, perché in tal caso concorrono altri elementi: il sangue e i nervi. Da ciò la sofferenza del distacco. L'amicizia, invece, ha il suo rifugio non nei nervi, non nel sangue, ma nel cervello e nella coscienza.
  • Sulla natura dell'Inghilterra non dico nulla! Pare che essa non esista e che sia coltivata in modo che tutto cresca e viva secondo un programma. Gli uomini l'hanno dominata e hanno livellato le sue caratteristiche. I campi sono come parquets dipinti: con gli alberi e con l'erba è stato fatto lo stesso lavoro che con i cavalli e con i buoi. L'erba ha l'aspetto, il colore e la morbidezza del velluto. Nei campi non trovi un pugno di terra incolta, nei parchi non c'è un cespuglio nato spontaneamente. E gli animali subiscono la stessa sorte. Sono tutti di razza: pecore, cavalli, buoi e cani. Altrettanto dicasi degli uomini e delle donne. Tutto è solido, bello, audace: negli animali l'aspirazione a compiere la propria missione è portata sino a una consapevolezza intelligente, e negli uomini, al contrario, è abbassata al livello di istinto animale. Agli animali si insegnano le regole di come comportarsi, cosicché si direbbe che un bue capisca perché ingrassa, mentre l'uomo si sforza di dimenticare per quale ragione tutto il giorno, tutto l'anno, tutta la vita non faccia altro che metter carbone nella stufa o chiudere e aprire qualche valvola.

Bibliografia

modifica
  • Ivan Aleksandrovič Gončarov, Oblomov, traduzione di Ettore Lo Gatto, Oscar Classici Mondadori, 1977.
  • Ivan Aleksandrovič Gončarov, Una storia comune, traduzione di Lucio Dal Santo, Mursia, Milano 1970.
  • Ivan Aleksandrovič Gončarov, La fregata Pallada, traduzione di Giacinta De Dominicis Jorio, Mursia, Milano 1970.

Altri progetti

modifica