Strage di via D'Amelio

attentato mafioso compiuto a Palermo il 19 luglio 1992

Citazioni sulla Strage di via D'Amelio.

  • Chiedo scusa ai familiari delle vittime e alle persone offese. Tante volte ho cercato di dire la verità. Ho detto che quelli che mi hanno condotto a mentire sono stati La Barbera, Bo, Giampiero Valenti e Mimmo Militello e mi spiace perché ogni volta devo essere giudicato come il carnefice. [...] Ho sempre detto che della strage non so niente e che mi hanno indotto a fare le dichiarazioni. Finché avrò ultimo respiro cercherò di difendermi per togliere ogni dubbio della mostruosità che mi hanno addossato. [...] Mi hanno distrutto la vita sono 22 anni che non vivo più, sono chiuso in isolamento e spero in Dio che esca la verità. Sono stato picchiato davanti ai miei figli e mia moglie mi hanno anche puntato la pistola addosso. (Vincenzo Scarantino)
  • Falcone e Borsellino? Lì c'è la mano di Gladio e della Cia. (Ferdinando Imposimato)
  • I sempre più stanchi e retorici rituali delle commemorazioni ufficiali che si susseguono di anno in anno, anziché aiutare a fare memoria, alimentano l'effetto-melassa. Puntando tutto sull'agiografia dell'eroico giudice antimafia e nulla su quei particolari dei suoi ultimi giorni di vita che, presi uno per uno, non dicono nulla. Ma che composti nel mosaico cronologico aiutano a capire molto, se non tutto. E cioè la natura politico-terroristica della strage di via D'Amelio, con le peculiarità che la distinguono da quella di Capaci a dispetto della ravvicinata consecutio temporum, e la proiettano piuttosto su quello che accadrà molti mesi dopo: le bombe della primavera-estate del 1993 a Milano, Firenze e Roma e poi la «pax mafiosa» iniziata con il mancato (anzi, revocato) attentato allo stadio Olimpico della capitale, coincisa con la discesa in campo politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, e proseguita fino ad oggi. (Marco Travaglio)
  • Io non sapevo neanche dov'era via D'Amelio. Ho parlato solo per paura: mi torturavano, mi picchiavano, mi facevano morire di fame. [...] Per non farmi mangiare, mi facevano trovare mosche nella pasta. Una volta a Pianosa sentì due guardie che parlavano... un tipo con i baffi, un brigadiere siciliano, diceva all'altro: "Piscia, piscia". Una volta quel brigadiere mi alzò pure le mani. Un'altra volta, dopo che andai dal dentista, mi fecero credere che avevo l'AIDS, mentre si trattava di una semplice epatite. (Vincenzo Scarantino)
L'albero dedicato a Paolo Borsellino

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