Stephen Fry

attore, comico e scrittore britannico

Stephen John Fry (1957 – vivente), comico, attore, scrittore e regista britannico.

Stephen Fry nel 2008

Citazioni di Stephen Fry

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  • Ho detto al Reverendo [Simon Lokodo] – l'unico al mondo a guidare un ministero per l'Etica e l'Integrità – che in Uganda ci sono molte cose più gravi di cui preoccuparsi, piuttosto che pensare a un uomo gay che va a letto con un altro uomo gay. Per esempio il numero di bambini stuprati è quasi epidemico, ed è terribile. E lui mi ha risposto: «Ah, ma è il tipo giusto di stupro». Gli ho ricordato che c'era la telecamera accesa, «stiamo filmando» e lui ha detto «sì». Così gli ho chiesto di spiegarmi cosa intendeva. «Beh, sono gli uomini che violentano le ragazze. È naturale».[1]
  • Il mio corpo, quando è in movimento, sembra per suono e proporzioni una cisterna di yogurt; la capacità di concentrazione – l'unico talento naturale, a parte l'egocentrismo, necessario a un poeta – si è appannata.[2]
  • I miei matrimoni sono andati in fumo e, professionalmente, sono considerato un buffone.[2]
  • Mi chiamano il Poeta di Destra. Solo perché non aderisco a tutte le piagnucolose ortodossie della mafia accademica... Che vadano a farsi fottere, e poi ancora a farsi fottere. Non ce n'é bisogno: ci sono già andati.[2]
  • Muovermi da sedia a sedia, da una macchina del caffè ad un'altra è il limite della mia azione in molti film.
Moving from chair to chair, from coffee machine to coffee machine is the limit of my action in most films.[3]
  • [Su V per Vendetta] Vi ricordate, negli anni settanta, quel meraviglioso filone di pellicole distopiche, come Zardoz, 2022: i sopravvissuti, 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra? E, naturalmente, La fuga di Logan, su cui Joel [Silver] sta lavorando al momento [per un rifacimento]. Credo fosse perché c'era una grande attenzione al tema del rapporto tra individuo e Stato. Negli anni ottanta sembrò che questo tema finisse per interessare meno alla gente. Ma ecco che all'improvviso tutti ne parlano di nuovo ed è davvero meraviglioso che la gente, uscendo dalla sala dopo un popcorn movie come questo, si ritrovi a parlare davvero. Non in un modo pomposo o intellettuale ma in modo genuino, parlando di come vanno le cose nel loro paese e di come vanno le cose con lo Stato. Il Patriot Act, per esempio, è ormai legge in America e anche a noi sta andando un po' in quel modo. Il film non affronta direttamente questi temi, ovviamente, ma solleva delle domande, una delle cose migliori che il cinema possa fare, e se è possibile farlo in una forma così avvincente, allora tanto meglio.
Do you remember in the 70s there was a wonderful strand of dystopic films, like Zardoz, Soylent Green, The Omega Man and, of course, Logan's Run, which Joel [Silver] is developing at the moment. I guess it was because there was a big issue about the individual and the state. In the 80s it seemed to be less interesting to people. But suddenly it's something that everyone's talking about again and it's rather wonderful that a popcorn movie like this also has people coming out of screenings really talking about things. Not in a pompous, intellectual way but genuinely talking about the way their country is going, and the way the state is going. The Patriot Act has finally gone into law in America, for instance, and we have our own issues like that. The film doesn't directly address these issues, of course, but it raises the questions, which is one of the best things that film can do, and if it can do it in a form that's wholly entertaining, then so much the better.[3]
  • [Cosa chiederesti a dio se potessi incontrarlo?] Gli direi: come hai osato creare un mondo in cui c’è una tale pena che cade addosso alla gente senza colpa. Non è giusto. È profondamente, profondamente malvagio. Perché dovrei rispettare un dio capriccioso, malevolo e stupido, che crea un mondo così pieno di ingiustizia e dolore?[4]

Dal dibattito La Chiesa cattolica è una forza benefica nel mondo

in The Catholic Church is a Force for Good in the World - Full Version, iqsquared, 21 ottobre 2009 (ripubblicato il 15 settembre 2015).

  • Sarebbe irriguardoso e sbagliato da parte mia esprimere qualsiasi antagonismo verso qualsiasi individuo che desidera trovare la salvezza in qualsiasi forma desiderino esprimerlo. Questo, per me, è sacrosanto, così come qualsiasi articolo di fede è sacrosanto per chiunque appartenga ad una qualunque chiesa o fede del mondo. È molto importante. Si dà il caso che è altrettanto importante per me avere le mie proprie cose in cui credo. Esse sono una fede nell'Illuminismo, una fede nell'eterna avventura della ricerca della verità morale nel mondo, e non c'è niente, assolutamente niente, sfortunatamente, che alla Chiesa cattolica e e alla sua gerarchia piaccia fare di più che attaccare l'Illuminismo.
It would be impertinent and wrong of me to express any antagonism towards any individual who wishes to find salvation in whatever form they wish to express it. That to me is sacrosanct as much as any article of faith is sacrosanct to anyone of any church or any faith in the world. It’s very important. It’s also very important to me, as it happens, that I have my own beliefs. They are a belief in the Enlightenment, a belief in the eternal adventure of trying to discover moral truth in the world, and there is nothing, sadly, that the Catholic Church and its hierarchs likes to do more than to attack the Enlightenment.
  • Forse è ingiusto da parte mia, come omosessuale, lamentarmi di questa istituzione, che è la più grande e la più potente chiesa del mondo, che conta, come a loro piace dirci, oltre un miliardo di membri, ciascuno dei quali ha la rigida direttiva di credere nei dogmi della chiesa, che però, è ovvio, può entrare in contrasto con loro personalmente. È duro sentirmi dire che sono cattivo, perché penso a me come qualcuno pieno d'amore, il cui solo scopo nella vita è di ottenere l'amore e che sente amore per gran parte della natura e del mondo e per ogni altra cosa. Di sicuro non abbiamo bisogno della stigmatizzazione, della persecuzione che conduce al bullismo di parco giochi quando si dice: sei un individuo disordinato e moralmente perverso.
It's perhaps unfair of me, as a gay man, to moan at this enormous institution, which is the largest and most powerful church on Earth, has over a billion, as they like to tell us, members, each one of whom is under strict instructions to believe the dogmas of the church, but may wrestle with them personally of course. It's hard for me to be told that I'm evil, because I think of myself as someone who is filled with love, whose only purpose in life was to achieve love, and who feels love for so much of nature and the world and for everything else. We certainly don’t need the stigmatisation, the victimisation, that leads to the playground bullying when people say you're a disordered, morally evil individual.
  • Non sto negando che l'astinenza sia un buon modo per non prendere l'aids. Lo è davvero. Funziona, come anche l'essere fedele, ma anche i preservativi, e non lo negare! E questo Papa, questo "Papa", non soddisfatto col dire "i preservativi sono contro la nostra religione, vi preghiamo di considerare prima l'astinenza, secondo essere fedeli alla vostra compagna", egli diffonde la menzogna che i preservativi aumentano il rischio dell'aids. Fa sì che gli aiuti siano a patto di dire no ai preservativi.
I'm not denying that abstinence is a very good way of not getting AIDS, it really is. It works, so does being faithful, but so do condoms, and do not deny it! And this Pope, this "Pope", not satisfied with saying “condoms are against our religion, please consider first abstinence, second being faithful to your partner,” he spreads the lie that condoms actually increase the incidence of AIDS. He actually makes sure that aid is conditional on saying no to condoms.
  • È una cosa strana di questa chiesa: è ossessionata dal sesso, assolutamente ossessionata. Ora, diranno che siamo noi gli ossessionati, con la nostra società permissiva e le nostre barzellette volgari. No, noi abbiamo un atteggiamento sano. Ci piace, è divertente, è allegro, perché è un impulso primario. Può essere pericoloso, tenebroso e difficile. Sotto questo aspetto, è un po' come il cibo, solo ancora più eccitante. Le uniche persone ad essere ossessionate dal cibo sono gli anoressici e i patologicamente obesi, e questo, in termini erotici, è, in poche parole, la Chiesa cattolica.
It's the strange thing about this church: it is obsessed with sex, absolutely obsessed. Now, they will say we with our permissive society and our rude jokes, we are obsessed. No, we have a healthy attitude. We like it, it's fun, it's jolly, because it's a primary impulse. It can be dangerous and dark and difficult. It's a bit like food in that respect only even more exciting. The only people who are obsessed with food are anorexics and the morbidly obese, and that in erotic terms is the Catholic Church in a nutshell.
  • Il Papa potrebbe decidere che tutto questo potere, tutta questa ricchezza, questa gerarchia di principi e vescovi ed arcivescovi e preti e suore potrebbero essere mandati nel mondo col denaro ed i tesori d'arte per riportarli nei paesi in cui fecero stupri e commisero violazioni, potrebbero disfarsi del denaro e concentrarsi sulla manifesta essenza della loro fede, ed allora io starei qui e direi che la Chiesa Cattolica può realmente essere una forza per il bene nel mondo, ma fintantoché non viene quel giorno, non lo è.
The Pope could decide that all this power, all this wealth, this hierarchy of princes and bishops and archbishops and priests and monks and nuns could be sent out in the world with money and art treasures, to put them back in the countries that they once raped and violated, they could give that money away, and they could concentrate on the apparent essence of their belief, and then, I would stand here and say the Catholic Church may well be a force for good in the world, but until that day, it is not.

L'ippopotamo

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Il fatto è che mi hanno appena cacciato dal giornale: la piccola follia di aver urlato qualche insulto dal palco a una prima.
«La critica teatrale dovrebbe essere un giudizio meditato nella tranquillità», mi ha gridato in falsetto quello stronzo mal cagato del direttore, ancora scosso dall'ondata di gridolini e piagnistei scatenata via fax e telefono da attori, registi, produttori e (ci credereste) colleghi recensori supponenti e vigliaccamente saputelli. «Sai bene che difendo sempre i miei collaboratori. Sai anche che rispetto il tuo lavoro.»

Citazioni

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  • Per un uomo è già abbastanza duro scoprire, invecchiando, che i rappresentanti delle generazioni seguenti sono più zozzi, e promiscui, meno disciplinati, ignoranti come maiali e stupidi come la merda. (p. 17)
  • Le donne sopportano il sesso, considerandolo il prezzo che sono costrette a pagare per avere un uomo, per far parte di quella che chiamano una «relazione», ma potrebbero tranquillamente farne a meno. (p. 24)
  • Il desiderio è una forma di possesso. Desiderare una donna significa volerla ridurre al livello di un animale o di un oggetto. (p. 25)
  • Sono sempre stato convinto che il mondo venerasse i poeti e che un giorno le guerre sarebbero finite e che i divi della televisione sarebbero stati spazzati via da un'epidemia mortale. (p. 33)
  • Una mente offesa si crea delle immagini realistiche per mediare tra i propri desideri e una realtà sconfortante. Su una scala più vasta, la società fa lo stesso con l'industria televisiva e cinematografica. (p. 88)
  • La poesia era corta, il che è bene. Era dolce, il che è bene, Aveva una forma, il che è bene. Era brutta, il che è male. Era intitolata, L'uomo verde, il che è imperdonabile. (p. 97)
  • Non ti sembrerà vero ma mi sono perso tutte le presentazioni dei libri di Ned Sherrin. Per quanto sembri contrario a tutte le leggi della probabilità, ci sono riuscito. Forse grazie a un rigoroso allenamento e a una forte autodisciplina. Vedi, il guaio è che se ci caschi una volta, non puoi più rinunciare ad andarci ancora e, prima ancora di riuscire ad accorgertene, ci vai una volta alla settimana. Credo che l'unica soluzione alternativa sia che Ned Sherrin smetta di scrivere, ma quello sarebbe un po' come barare, non credi? (pp. 105-106)
  • Il guaio degli ebrei è che non hanno alcun senso della natura. Tutti città e affari. (p. 148)
  • L'arco della mitologia greca segue l'ascesa del genere umano, la nostra lotta per emanciparci dall'interferenza degli dei - dalle loro violenze, dal loro impicciarsi, dalla tirannia che esercitavano sulla vita e la civiltà degli uomini. I Greci non erano succubi dei loro dei. Si rendevano conto del loro fatuo bisogno di essere supplicati e venerati, ma restavano convinti che gli umani fossero sul loro stesso piano. Risulta chiaro, dai miti, che chiunque avesse creato questo mondo sconcertante, con le sue crudeltà, le sue meraviglie, i suoi capricci, la sua bellezza, le sue follie e le sue ingiustizie doveva esser stato altrettanto crudele, meraviglioso, capriccioso, bello, folle e ingiusto. I Greci crearono gli dei a propria immagine e somiglianza: bellicosi ma creativi, saggi ma spietati, amorevoli ma gelosi, teneri ma brutali, pietosi ma vendicativi. (p. 7)
  • Se Crono avesse dovuto prendere qualcuno come esempio, forse si sarebbe identificato con Amleto nei suoi momenti di massima introspezione, o con Jacques al culmine della sua morbosa autoindulgenza. Il Konstantin del Gabbiano con un pizzico di Morrissey. E tuttavia in lui c'era pure qualcosa di Macbeth, e non poco Hannibal Lecter, come vedremo.
    Crono era stato il primo a scoprire che un silenzio meditabondo spesso viene preso per un segno di forza, saggezza e potere. Era il più giovane dei dodici, e aveva sempre odiato suo padre. Il veleno profondo e penetrante dell'invidia e del risentimento stava mandando in pezzi la sua salute mentale, eppure era riuscito a nascondere l'intensità del suo odio a tutti, tranne che alla devota sorella Rea, unico membro della famiglia con cui si sentiva abbastanza in confidenza da svelare la sua vera natura. (pp. 24-25)
  • Nessuno, mortale o immortale che sia, sfugge al Fato, che però è sempre nascosto. Persino gli immortali temevano il controllo dell'onnipotente e onnisciente Fato sul cosmo. (p. 27)
  • Se è vero che Vecchiaia ti privava dell'elasticità, della gioventù e dell'agilità, secondo i Greci ti ricambiava ampiamente conferendoti dignità, saggezza e autorità. (p. 27)
  • Nemesi ha qualche elemento in comune con l'idea orientale del karma, e oggi la usiamo per suggerire il castigo fatale a cui un giorno andranno incontro i superbi e i cattivi. Suppongo che si possa dire che Holmes fosse la Nemesi di Moriarty, Bond fosse quella di Blofeld e Jerry quella di Tom. (p. 28)
  • Dunque, per quanto Urano fosse omicida, crudele, rapace e distruttivo, dopo tutto era stato il re del creato. Il fatto che suo figlio lo avesse mutilato e castrato rappresentava un delitto gravissimo nei riguardi del Cosmo. (p. 31)
  • «Colui che si affanna, si sforza», ossia Titano, è il titolo che riserviamo a Crono, ai suoi undici figli e a buona parte della loro progenie. Urano lo intendeva come un insulto, ma per una ragione o per l'altra il nome è echeggiato di epoca in epoca con un accento di grandiosità. Ancora oggi nessuno si sentirebbe insultato se gli dessero del Titano. (p. 33)
  • Rimuginando e sbollendo la rabbia a fuoco lento nella terra, nella profondità della terra che lo aveva amato, Urano compresse tutta la sua furia e la sua divina energia nella roccia stessa, sperando che un giorno una creatura, scavando, la estrasse e tentasse di imbrigliare il potere immortale che irradiava dal suo interno. Naturalmente non c'era la benché minima possibilità che succedesse. Sarebbe stato troppo pericoloso. Deve ancora nascere una razza abbastanza folle da tentare di scatenare il potere dell'uranio, dico bene? (p. 33)
  • Crono adesso era il signore della terra, del mare e del suo cielo, e il falcetto era il simbolo della sua autorità. Il suo scettro. Aveva tolto la terra a Gea, il cielo a Urano. Minacciando violenza strappò il dominio sui mari a Ponto e Thalassa e ai suoi figli Oceano e Teti. Non si fidava di nessuno e regnava da solo. (p. 36)
  • [Su Zeus] Egli possedeva la sicurezza, un'aria naturale di comando che contraddistingue chi è destinato a diventare un capo. Era più pronto alla risata che alla collera, ma quando si arrabbiava, era in grado di atterrire ogni creatura che vivesse nella sua orbita. (p. 42)
  • [Sulla Titanomachia] Benché molte delle informazioni su questa guerra decennale siano andate perdute, sappiamo che il calore e la furia, la potenza esplosiva e l'energia colossale rilasciati da Titani, dei e mostri in battaglia fece tuonare di fuoco le montagne e tremare e fendersi la terra. Molte isole si formarono e diverse terre emersero a seguito degli scontri. Interi continenti si spostarono e cambiarono forma, e buona parte del mondo che conosciamo deve la geografia a questi disturbi sismici, a questo conflitto che sconvolse letteralmente la terra. (p. 53)
  • [Sulle Moire] Io me le immagino come tre megere con le guance scavate, vestite di stracci neri, sedute in una grotta a blaterare e annuire con la testa mentre filano, e invece molti scultori e poeti le rappresentano come fanciulle dalle gote rosee, con tuniche bianche e un sorriso modesto sulle labra. (p. 61)
  • Anche gli dei dovevano sottostare ai crudeli decreti delle Parche. (p. 61)
  • [Su Zeus] Il fulmine e il lampo erano ai suoi ordini. L'aquila e la quercia i suoi emblemi, simbolo, ora come allora, di una fiera grazia e di un potere invincibile. La sua parola era legge, la sua autorità formidabile. Ma non era perfetto. Era molto, molto lontano dall'esserlo. (p. 67)
  • [Su Poseidone] Poteva essere truculento, furioso, vanitoso, capriccioso, incoerente, irrequieto, crudele e incomprensibile come i mari sui quali regnava. Ma sapeva anche essere leale e riconoscente. Al pari dei fratelli e di alcune sorelle, era capace di un appetito sessuale irrefrenabile, di un profondo amore spirituale e di ogni altro sentimento compreso fra i due estremi. Come ogni altro dio era affamato di ammirazione, sacrificio, obbedienza e adorazione. Se era tuo amico, lo era per sempre. E una volta tuo nemico, lo era per sempre. E la sua ambizione non si accontentava affatto di olocausti, libagioni e preghiere. Aveva sempre un occhio avido e bramoso puntato sul fratello più giovane, quello che adesso si faceva chiamare 'primogenito' e 're'. Se Zeus avesse fatto uno sbaglio di troppo, ci avrebbe pensato Poseidone a buttarlo giù dal trono. (pp. 72-73)
  • Poseidone passava quasi tutto il suo tempo a correr dietro a una quantità davvero sfinente di belle ragazze e bei ragazzi, procreando, con le prime, un numero ancor più grande di mostri, semidei ed eroi - Percy Jackson e Teseo, per citarne solo un paio. (p. 73)
  • Sarebbe facile liquidare Era come una noiosa tiranna, gelosa e sospettosa, furibonda e imprecante come una vecchia bisbetica (la immaginiamo mentre scaglia vasi di porcellana contro i suoi inetti tirapiedi), pronta a vendicarsi astiosamente delle ninfe e dei mortali che l'hanno contrariata non bruciando abbastanza bestie sui suoi altari, oppure, errore fatale, unendosi con Zeus (consenzienti o meno che fossero non li avrebbe comunque perdonati, capace com'era di legarsela al dito in eterno). E invece, per quanto fosse ambiziosa, snob, tradizionalmente legata alla gerarchia e insofferente dell'originalità e dello stile, Era non fu mai noiosa. La forza e la risolutezza con cui affrontò un dio che poteva disintegrarla con un fulmine dimostrano il suo coraggio e la sua fiducia in se stessa.
    Le sono molto affezionato, e benché sia sicuro che in sua presenza balbetterei, arrossirei e deglutirei impacciato, Era ha in me un devoto ammiratore. Ha dato agli dei la solennità e il dono che i Romani chiamavano auctoritas. Se questo la fa sembrare una guastafeste, be', a volte le feste bisogna guastarle, e portare via i bambini dal campo giochi. (pp. 75-76)
  • Nemmeno a dirlo, Ares - Marte per i Romani - era tutt'altro che intelligente, anzi era del tutto privo di fantasia e di un'ottusità monumentale, poiché, come tutti sanno, la guerra è stupida. Ma Zeus, seppure controvoglia, decise di accoglierlo nell'Olimpo. La guerra sarà anche stupida ma è inevitabile, a volte - si può dire? - persino necessaria. (p. 78)
  • Zeus pareva aver ereditato lo sgradevole vizio paterno di mangiarsi chiunque, secondo i pronostici, minacciasse di sconfiggerlo. (p. 91)
  • Gli dei saranno anche immuni dalla morte, dall'invecchiamento e da molti altri orrori che affliggono e atteriscono i comuni mortali, ma non sono immuni al dolore. (p. 92)
  • Le virtù personificate da Atena sarebbero diventate le somme qualità della grande città-stato che da lei prese il nome: Atene. Dalla madre Meti ereditò saggezza e perspicacia. Possedeva abilità manuale, guerriera e politica. E pure legge e giustizia. Si prese una fetta di quelli che erano stati i domini esclusivi di Afrodite, ossia l'amore e la bellezza. Il tipo di bellezza di Atena trovava espressione nell'estetica, nella capacità di comprenderne l'ideale nell'arte, nella rappresentazione, nel pensiero e nel carattere, invece che nei modi più fisici, ovvi e, forse, superficiali che erano tipici di Afrodite. L'amore simboleggiato da Atena era meno focoso, dava meno risalto alla fisicità: era del genere che in seguito sarebbe stato definito 'platonico'. Gli Ateniesi avrebbero apprezzato questi attribuiti di Atena più di tutti gli altri, così come apprezzavano lei, la loro patrona, più di ogni altro immortale del tempo. (pp. 94-95)
  • [Su Atena] L'apparente gentilezza di quegli occhi grigi celava un ideale nuovo, in cui la forza fisica si univa a quella del carattere e della mente. Non era saggio farla arrabbiare. E oltretutto, se mandavi in collera lei, mandavi in collera Zeus, che stravedeva per sua figlia e la considerava infallibile. (p. 96)
  • Di solito, chi dice la verità ai potenti finisce in catene o sottoterra prima del previsto, ma dentro la testa di Zeus nessuno poteva zittire Meti. Avrebbe prudentemente tenuto a bada gli sconsiderati eccessi e le impetuose passioni che spesso minacciavano di mettere nei guai il dio del tuono. I suoi tempestosi sfoghi di collera, lussuria e gelosia dovevano essere controbilanciati dalla voce serena di lei, che si mostrava capace di convogliare i suoi istinti in strade più razionali e illuminate.
    Non so stabilire con certezza se Meti avesse sacrificato la libertà per senso del dovere o per amore di Zeus, che adorava da sempre. Mi piace pensare che fosse stato per entrambe le cose. (pp. 97)
  • Se è vero che in un orecchio era la saggezza a parlargli sotto forma di Meti, nell'altro Zeus sentiva sempre il bollente richiamo della passione. Quando gli passavano davanti una bella donna, una bella ragazza - e a volte un bel ragazzo -, niente poteva impedirgli di seguirli in capo al mondo, a costo di doversi trasformare in una quantità di animali diversi. Se veniva colto da un attacco di libidine, Meti non riusciva a dominarlo più di quanto un sussurro possa acquietare una tempesta; né Era, con le sue folli grida di rabbia e gelosia aveva più potere nel richiamarlo di quanto il battito d'ali di una farfalla possa mandare una nave fuori rotta. (p. 98)
  • Zeus amava Artemide quasi quanto Atena, e faceva di tutto per proteggerla dalla collera di Era, che non tollerava l'idea di un ennesimo frutto dell'adulterio, soprattutto una bambina che altezzosamente considerava un maschiaccio e un insulto alla dignità delle divinità femminili. (p. 101)
  • [Su Artemide] La regina degli arcieri e delle cacciatrici imparò col tempo ad apprezzare la propria indipendenza e castità sopra ogni cosa. La gentilezza con cui esprimeva la comprensione per le partorienti era compensata dalla ferocia con cui dava la caccia alla selvaggina e puniva ogni uomo che presumeva di potersi avvicinare troppo. (p. 103)
  • Apollo era il signore della matematica, della ragione e della logica. La poesia e la medicina, il sapere, la retorica e la rivelazione erano il suo regno. In buona sostanza, era il dio dell'armonia. Il concetto che il mondo materiale e i suoi oggetti ordinari avessero proprietà dei quadrati, dei cerchi e delle sfere, che nella modulazione e nei ritmi perfetti di una voce o di un ragionamento. Chi possiede il dono, nelle cose più comuni può leggere il destino. E Apollo lo possedeva in abbondanza, e insieme un'assoluta incapacità di mentire. Era naturale che gli venissero affidati anche oracoli e profezie. (pp. 104-105)
  • Apollo non mente mai, però non dà mai una risposta diretta, anzi si diverte a rispondere con un'altra domanda o un indovinello così oscuro che ne capisci il senso quando ormai è troppo tardi per tenerne conto. (p. 107)
  • [Su Ermes] La furbizia e la slealtà che aveva dimostrato nel rubare ad Apollo le mucche lo indicavano come il perfetto dio dei furfanti, dei ladri, dei bugiardi, degli imbroglioni, dei giocatori d'azzardo, dei maneggioni, dei buffoni, dei contaballe e degli sportivi. Il lato più nobile dei bugiardi, dei buffoni e dei contaballe gli accordava una partecipazione anche nella letteratura, nella poesia, nella retorica e nell'umorismo. La sua abilità e il suo istinto gli permettevano di signoreggiare nei campi della scienza e della medicina. (p. 118)
  • [Su Prometeo] Il giovane lungimirante Titano aveva tutto quel che occorre per incantare. Era forte, di una bellezza quasi imbarazzante, fedele, leale, discreto, modesto, spiritoso, sollecito, beneducato ed era, nel complesso, un compagno alquanto seducente e accattivante. Piaceva a tutti, ma soprattutto a Zeus. Quando la fitta agenda di quest'ultimo lo consentiva, i due andavano a camminare insieme in campagna, parlando di tutto e di niente: della sorte, dell'amicizia, della famiglia, della guerra e del destino, nonché di tante frivolezze senza senso, come si fa tra amici. (p. 125)
  • Oh, Prometeo, tu non hai idea di quanto sia noioso essere il dio di un mondo perfetto. (Zeus, p. 127)
  • [Sull'umanità] Puoi essergli amico quanto vuoi, Prometeo, e non dubito che anche Atena e tutti gli altri dei lo saranno. Però c'è una cosa che non dovranno avere. Mai. Ed è il fuoco. [...] Col fuoco potrebbero ribellarsi a noi. Col fuoco potrebbero credersi nostri pari. Lo sento, e lo so. Non bisogna mai dar loro il fuoco. Così ho parlato. (Zeus, pp. 135-136)
  • Sì, i suoi umani erano felici; ma per Prometeo, in una vita così sicura e priva di complicazioni proprio non c'era sugo. Per avicinarsi alla condizione di beatitudine che le sue creature meritavano, al genere umano occorreva qualcosa di più. Occorreva il fuoco. Fiamme vere, brucianti, feroci, balenanti che consentissero di fondere e sciogliere, grigliare e tostare, bollire e arrostire, foggiare e forgiare; inoltre avevano bisogno di un fuoco interiore, creativo, divino, che permettesse loro di pensare, di immaginare, di osare, di agire. (p. 138)
  • [Su Prometeo] Per quanto avesse sempre voluto bene a Zeus, sentiva di volere ancor più bene al genere umano. L'esaltazione e la determinazione erano più forti del timore dell'ira divina. Odiava l'idea di far arrabbiare il suo amico, ma, alle strette, non aveva scelta. (p. 139)
  • Prometeo, principale creatore dell'uomo, nonché nostro amico e difensore, per noi è stato maestro, ha rubato e si è sacrificato. Ognuno di noi ha in sé un po' del fuoco di Prometeo, senza il quale non saremmo umani. È giusto compatirlo e ammirarlo, ma lui, a differenza di altri dei invidiosi ed egoisti, non ci chiederebbe mai di venerarlo, di lodarlo e di adorarlo. (p. 159)
  1. Citato in Il reverendo ugandese: «Lo stupro di un bambino è più naturale dell’omosessualità», Lezpop.it, 28 febbraio 2014
  2. a b c Citato in sovracoperta de L'ippopotamo, 1995.
  3. a b (EN) Dall'intervista di Rob Carnevale, BBC.co.uk, 17 marzo 2006.
  4. Citato in In Irlanda non ci sarà più il reato di blasfemia, Il post.it, 28 ottobre 2018.

Bibliografia

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  • Stephen Fry, L'ippopotamo (The Hippopotamus), traduzione di Paolo Canton, Baldini e Castoldi, Milano, 1995.
  • Stephen Fry, Mythos, traduzione di Guido Calza, Adriano Salani editore, Milano, 2018, ISBN 978-88-9381-730-1.

Filmografia

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