Stadio Filadelfia

ex impianto sportivo di Torino, inaugurato nel 1926 e poi chiuso nel 1994

Citazioni sullo stadio Filadelfia, in origine Campo Torino.

Stadio Filadelfia (1929)

Citazioni

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  • Cosa sia non lo so, ma solo chi è passato al Filadelfia sa cosa vuol dire essere granata![1] (Dino Baggio)
  • Il fascino, direi la scuola del Filadelfia, era che i campi d'allenamento erano tutti lì, e anche gli spogliatoi, i più vicini al campo per la prima squadra e poi via via, più defilati, quelli delle giovanili. E io ricordo bene con quanta trepidazione camminavo davanti allo spogliatoio dei titolari nella speranza che uscisse qualcuno a chiedermi chi ero, da dove venivo, in che ruolo giocavo. [...]. Quando poi qualcuno di loro si fermava a guardare le nostre partitelle, ti sentivi di spaccare il mondo. (Paolo Pulici)
  • Il Filadelfia è stato il primo vero luogo dell'identità di una squadra di calcio italiana. Talmente forte come messaggio che è continuato dopo la fine fisica dell'impianto [...]. Ricordo i tifosi anziani che negli anni '90 andavano ogni mattina a vedere il Torino allenarsi: è stata l'identità. (Matteo Marani)
  • Il Filadelfia era l'olimpo del calcio a Torino; era un qualcosa che andava oltre, un luogo sacro coperto da magia e ricordi gloriosi; un'eredità molto importante per tutti noi. Ogni giocatore che l'ha calcato lo porta con fierezza nel cuore come qualcosa di speciale. (Vittorio Caporale)
  • Questo piccolo scrigno di ricordi, questo monumento granata che purtroppo sta cadendo a pezzi [...]. Il Filadelfia è la storia che abbiamo alle spalle, uno spirito che resta oltre il mutare dei dirigenti, oltre il passare delle epoche e delle persone. (Renato Zaccarelli)

  Citazioni in ordine temporale.

  • Via Filadelfia, Torino. Memorabili quegli anni, e quella giungla d'asfalto. Anni Settanta. Lo stadio Comunale e, attraversata la strada, il campo Combi, dove si allenava la Juventus. Quattrocento metri più in là, la tana del Toro. Cemento armato, cemento amato. Luoghi della memoria. Quando Juventus e Toro erano i re.
  • Il Combi era un respiro, il Filadelfia un palpito: là si allenavano soltanto, qui aveva tenuto bottega Valentino Mazzola. Non ho dimenticato la sala riservata alla interviste. Vado a memoria: un tavolo lungo e largo e, tutto intorno, quadri e trofei aggrediti dalla polvere e dalla nostalgia. C'erano tribune cadenti, ogni pietra raccontava un episodio e ogni episodio, nel passaparola dei testimoni, si dilatava a impresa. Al Combi si parlava in scudetto, al Filadelfia in dialetto.
  • Il Filadelfia è stata una grande palestra di vita e di emozioni, un'agorà senza pulpiti, in cui il giovane cronista e il tifoso anziano si mischiavano per scambiarsi facile scienza e complicata memoria. [...] Rammento, dei miei pomeriggi al Filadelfia, i cieli foschi e gli sfondi grigi: sembrava di essere in un pezzo di Londra, dentro uno di quegli stadi che, come il vecchio Highbury, sembravano usciti dalla penna di Charles Dickens, così densi di passato e così gonfi di malinconia. [...] Le gradinate non si limitavano a decorare il paesaggio: lo illustravano più e meglio di qualsiasi guida. Lo facevano immaginare.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Un testimone del calcio che fu, dell'Italia che fu. Il monumento alla Torino del dopoguerra, orgogliosa, piena di slanci e di vita, laboratorio e motore della ricostruzione. [...] Il Filadelfia venne inaugurato nel 1926 e ospitò un Torino bellissimo, quello di Libonatti, Baloncieri e Rossetti, un trio d'attacco di straordinaria bravura tecnica. Ma nella storia resterà indissolubilmente legato al Grande Torino di cui fu il tempio. [...] La grandezza di quel Torino, la sua leggenda, la sua invincibilità erano strettamente legate al Filadelfia. Lì si esaltava il «tremendismo granata», come Arpino battezzò quelle sfuriate agonistiche di cui il Toro era capace e che non ho più rivisto in nessuna squadra.
  • Le tribune incombevano sul campo, il pubblico sentiva l'ansito dei giocatori, lo scrocchiare delle ossa nei tackles, il rimbombo del pallone. Il tifo era ossessionante, potente, ritmato come usa in Inghilterra. Il bisillabo To-ro To-ro ti martellava le orecchie fino a stordirti: inesauribile, monotono, rabbioso. Per aumentarne l'effetto la gente batteva i piedi sul pavimento di legno: si levava dallo stadio una sorta di tuono, un tam-tam gigantesco. C'era un che di feroce in quell'accompagnamento; pochissimi i posti per i tifosi ospiti. Chi entrava in campo da avversario doveva avere un cuore ben temprato.
  • Per i tifosi, il Filadelfia era un immenso altare pagano.
  • Forse bisognerebbe restaurare il Filadelfia, farne un museo, farne qualcosa di utile per i giovani, uno spazio dove vivere e ricordare. Ma è morto anche lui il 4 maggio del '49, quando la magia che aveva dentro scomparve con i suoi protagonisti.
  1. Al momento del passaggio alla Juventus Gianni Agnelli gli chiese cosa fosse il "quarto d'ora granata" visto che Dino aveva giocato nel Torino.

Voci correlate

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