Scavi archeologici di Pompei

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Citazioni sugli Scavi archeologici di Pompei e sull'antica città di Pompei.

  • All'archeologo, all'artista, al frettoloso touriste questo spettacolo non cessa, sì, di offrire, ogni volta che n'è interrogato, la svariata quantità e qualità de' suoi particolari, materia di studio e conoscenza dell'antico, materia di raro allettamento estetico, d'insospettata e immensa sorpresa. Ma, quasi antevedendo tali future esplorazioni e le mille e mille insaziate interrogazioni onde sarebbero stati oggetto quelle mura superstiti, questi incliti edifici, queste case stesse di cui si continua a frugare ogni giorno la più riposta intimità, l'ospite filosofico di tanti gaudenti e spensierati suoi commensali non ha voluto forse lasciare scritta sulla parete del suo triclinio, come un freddo monito, la frase secca e definitiva che or io leggo con un sussulto, da che mi pare che risponda alla segreta, peripatetica domanda che mi sono rivolta poco fa? Fugge il tempo, e non merita fede. Perisce ogni cosa, e tante volte neppur ne rimane il ricordo. Il futuro è un mistero. E tu non confondere la tua esistenza con cercare di conoscerlo... (Salvatore Di Giacomo)
  • [Via dell'Abbondanza] Chi consideri questa strada pittoresca da' policromi aspetti delle sue due pareti – quasi ininterrottamente istoriate, disseminate di figure grandi e di figurette assai gentilmente e argutamente dipinte, di indicazioni e chiarimenti ai passanti, di additazioni di candidati a pubblici offici, di salaci motti popolareschi perfino – la potrà, se mai, paragonare a una di quelle folte viuzze giapponesi ove tutto è luce e colore; ove, di su le botteghe infronzolite, pendono le più immaginose leggende illustrate; ove panneggiamenti e arazzetti e banderuole e fanali multicolori allungano festosamente la lor bizzarra infilata fino al punto in cui pare che, nel lontano, la via si restringa e si concluda.
    Immaginate, rivestendo con la vostra riarchitettazione opportuna tutto quel che ora è presso che spogliato e ripopolando questa via, così frequentata una volta, delle figure umane che vi passavano, immaginate, dunque, quel traffico, quel viavai, quel continuato riempirsi e svuotarsi di questa principale arteria della felice Colonia Venerea, e la coglierete nel suo ritmo più pulsante e sonoro. (Salvatore Di Giacomo)
  • Con la sua piccolezza e angustia di spazio, Pompei è una sorpresa per qualunque visitatore: strade strette ma diritte e fiancheggiate da marciapiedi, cassette senza finestre, stanze riceventi luce dai cortili e dai loggiati attraverso le porte che vi si aprono; gli stessi pubblici edifici, la panchina presso la porta della città, il tempio e una villa nelle vicinanze, simili più a modellini e a case di bambola che a vere case. Ma tutto, stanze, corridoi, loggiati, è dipinto nei più vivaci colori: le pareti sono monocrome e hanno al centro una pittura eseguita alla perfezione, oggi però quasi sempre asportata; agli angoli e alle estremità, lievi e leggiadri arabeschi, da cui si svolgono graziose figure di bimbi e di ninfe, mentre in altri punti degli animali domestici sbucano da grandi viluppi di fiori. (Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia)
  • Era gente prima di tutto vivace, amica del buon vivere, erotica, amante di spettacoli e feste, largamente superstiziosa. Bilanciata tra la naturale, ovvia mercantilità di ogni popolazione rivierasca e una certa romantica malinconia suggerita dalla vicinanza dell'orrida e meravigliosa altura vesuviana, si lasciava andare ai sospiri d'amore e di tristezza che abbiamo detto: gli stessi che i napoletani dovevano tradurre in musica e canzoni. In quest'equilibrio quasi perfetto del carattere si insinuava il dilettoso inclinare a ciò che i napoletani odierni chiamano lo «sfottò». I pompeiani adoravano l'aggettivo «azzeccòso», il verso satirico, l'ironia, la battuta. Il maneggio della lingua, la secchezza pungente di alcune epigrafi graffite, appaiono talune volte miracolosi a chi, non napoletano, non sappia come nel popolo odierno queste naturali virtù poetiche e artistiche sono vive e splendide e comprovabili ad ogni quadrivio. (Giovanni Artieri)
  • Le citazioni dotte sono molto frequenti sui muri di Pompei. Perché? Può sorprendere, ma la cosa è spiegabile con il fatto che non c’erano blocchetti di carta e “quaderni” a portata di mano, e i materiali su cui poter scrivere o scarabocchiare erano comunque rari e costosi. Quindi per lasciare un messaggio alle posterità, si usavano i muri. (Alberto Angela)
  • Ma come invece d'andare in città m'hai portato a Pompei, tutte ruderi! (Totò e Peppino divisi a Berlino)
  • Niente è singolare come questa reliquia, vecchia di diciassette secoli. La sorte sembra averla sepolta per dare alle generazioni future un'idea completa delle abitudini romane. La ventesima parte di Pompei appena è riportata alla luce. Si passeggia nell'anfiteatro, nel foro, nella basilica, in due teatri, uno per la tragedia, l'altro per la commedia, in quattro templi, fra i sepolcri; si percorrono tre strade sul loro antico selciato, si entra in più di cento negozi e case, alle cui porte si trova scritto il nome del proprietario, e tutti questi luoghi sono nello stesso stato in cui erano il giorno in cui furono inghiottiti. Gli altari dei templi e le tombe sono nuove come in una laboratorio di scultura; la città è spaziosa abbastanza per aver contenuto da trenta a quarantamila abitanti; i templi, il foro ed i teatri sono belli come potevano esserlo in una capitale romana e come dovrebbero esserlo in quelle della Cristianità. Siamo tutti uomini di assai cattivo gusto nel 1819. (Klemens von Metternich)
  • Più frugavo tra quelle pietre, e meglio mi accorgevo che la città non è morta del tutto. Coloro che per primi sollevarono la sua nera coltre di cenere e di lapilli, trovarono che il suo corpo era in una sospetta immobilità: ma nello scuotere la cenere da una parete, si accorsero che un lembo della sua pelle era corso da un'aria di sangue. A poco a poco, pitture e graffiti rinvenivano alla luce e sembrava che quei gentili colori, il corpo sepolto riprendesse a respirare. E qualche parola cominciò a schiudersi dalle pareti e sulle facciate, appena la cenere le liberava, come mutolo che per miracolo ritorni a parlare.
    Gli antichi abitanti non l'hanno dimenticata: le nere figure che si agitano per queste vie, e sorvegliano gli accessi, debbono tener testa al loro ritorno. Giorno e notte, essi debbono lottare con gli spiriti che tentano forzare il rigore della loro custodia
    Torneranno per riprendersi quest'aria di vita, questo fievole calore che hanno lasciato su tutte le cose, e sottrarlo alla nostra ignorante curiosità. (Nino Savarese)
  • Pompei da sempre ci aiuta a sistemare le cose nella memoria. Sono tornata a visitarla subito dopo il lockdown, e percorrendola ho compreso che la Storia è sempre più grande di noi. Anche quando pensi che tutto stia finendo o che sia sparito, comprendi che qualcosa resta a testimoniare la vita. Pompei è questo. Non è solo uno straordinario sito archeologico: ti lascia esterrefatta perché respiri la vita di chi era come noi. (Valeria Parrella)
  • Pompei è uguale ad ogni altra città. La stessa antica umanità. Che si sia vivi o morti non fa differenza. Pompei è un sermone incoraggiante. Amo più Pompei che Parigi. (Herman Melville)
  • Pompei, miracolosamente conservata dalla sua morte fulminea, superò ogni nostra immaginazione: finalmente camminavamo tra rovine in cui riconoscevamo non soltanto dei templi, dei palazzi, degli edifici pubblici, ma case, ville, casolari, botteghe, taverne, mercati, tutta una città formicolante e rumorosa, come la Napoli d'oggi. Le strade lastricate con grossi selci, che fuggivano verso il cielo tra mura sbriciolate, mi riempivano gli occhi; pure, la nostra immaginazione le popolava di ombre; presa tra questi fantasmi e l'opaca realtà, sentii meglio che in alcun altro luogo al mondo il mistero dell'assenza. (Simone de Beauvoir)
  • Salve o grande e sventurata figlia di Roma. La poesia delle tue rovine è unica al mondo. (Cesare Malpica)
  • Se in una bella mattinata, prima che arrivi la schiera dei visitatori, camminiamo tra i vicoli della resuscitata Pompei, il nostro sguardo, oltre le mura dove le lucertole prendono il sole, torna sempre a cadere sulla cima tetra che si staglia nel cielo. Le abbiamo qui entrambe: la storia della Terra e quella del mondo, dentro la stessa cornice, nello stesso quadro. Come il teschio per il monaco nella sua cella, così per noi quell'altura bruciata nella campagna feconda è un monito che ricorda non solo il destino delle città e dei popoli, bensì, in assoluto, il divenire e il trapassare. (Ernst Jünger)
  • – Trent'anni di scavo! – Credevo parlasse di Pompei, ma invece si trattava della sua vita. (Giovanni Comisso)
Pompei

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