Sbatti il mostro in prima pagina

film del 1972 diretto da Marco Bellocchio

Sbatti il mostro in prima pagina

Immagine Sbatti il mostro - Volontè.png.
Titolo originale

Sbatti il mostro in prima pagina

Lingua originale italiano
Paese Italia, Francia
Anno 1972
Genere drammatico, giallo, politico, thriller
Regia Marco Bellocchio
Soggetto Sergio Donati
Sceneggiatura Sergio Donati, Goffredo Fofi
Produttore Ugo Tucci
Interpreti e personaggi
Note

Sbatti il mostro in prima pagina, film italiano del 1972, regia di Marco Bellocchio.

Incipit modifica

Gli italiani che non hanno rinunciato all'appellativo di uomini si uniscano al di sopra delle fazioni, al di sopra dei partiti, al di sopra delle divisioni interessate e volute, al di sopra dell'ormai superato, in disuso e troppo a lungo sfruttato fascismo e antifascismo, si uniscano per dire sì alla libertà dell'ordine. Questa dimostrazione, questa manifestazione vuole dimostrare che è possibile battere il comunismo, che è possibile battere i nemici dell'Italia, e insieme lo faremo. Viva l'Italia! (Ignazio La Russa) [Milano, manifestazione della "Maggioranza silenziosa"]

Frasi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Se le mamme italiane vogliono piangere, noi le facciamo piangere. (Bizanti)
  • "Sono una bambina di otto anni. Ho pianto tanto per Maria Grazia e caro Giornale pubblica il mio male scritto che tutti i bambini e tutte le mamme voglino che il colpevole sia trovato, che è un criminale e ci vuole la legge della morte" Dice "morte". Tutto maiuscolo. "Se trovate chi è stato, datelo a noi bambini e alle mamme della scuola, che gli faremo noi quello che merita". Beata innocenza. (Bizanti) [leggendo una lettera arrivata in redazione]
  • Tieni in secondo piano la pena di morte, che poi è un'arma a doppio taglio. Oggi reclamano la pena di morte, domani manifestano per la sua abolizione. Gli italiani hanno buon cuore. (Bizanti)
  • La violenza si batte con la democrazia. (Un manifesto) [appeso in redazione]
  • Un caso si può montare. Anche se l'assassino, "il Mostro", non dovesse essere perfetto. (Bizanti)
  • E Mario, sempre dietro alla classe operaia? Quando glielo farai capire che droga per droga è meglio l'hashish della lotta di classe? (Mendicante #2) [a Rita Zigai]
  • Ciascuno deve stare al suo posto: la polizia a reprimere, la magistratura a condannare, la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi, e tutti in fondo stanno facendo il loro dovere. Sono gli operai che non stanno al gioco. Non lavorano abbastanza, se ne fregano. Vogliono sempre soldi. Non riusciamo a rialzare la produzione, questo è il vero guaio. Che cosa vuole che conti di fronte a tutto questo l'innocenza o la colpevolezza di un qualsiasi Mario Boni? (Montelli) [a Bizanti]

Dialoghi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Bizanti: Tu sai quante copie tira Il Giornale, è vero?
    Roveda: Cinquecentomila.
    Bizanti: Tutta l'opinione che conta nel paese. Sì, gente che magari legge anche altri giornali, di altro colore, ma che alla fin fine si rivolge a noi, al Giornale, per sentire dalla sua voce una parola pacata e definitiva. E questa voce, Roveda, dev'essere sempre la stessa, dalla prima riga dell'editoriale all'ultimo annuncio economico.
    Roveda: Sì, sono d'accordo.
    Bizanti: Chi è il nostro lettore? È un uomo tranquillo, onesto, amante dell'ordine, che lavora, produce, crea reddito. Ma è anche un uomo stanco, Roveda, scoglionato. I suoi figli, invece di andare a scuola, fanno la guerriglia per le strade di Milano. I suoi operai sono sempre più prepotenti, il Governo non c'è, il Paese è nel caos. Apre Il Giornale per trovare una parola serena, equilibrata, e che cosa ci trova? Il tuo pezzo, Roveda. Ho copiato parola per parola il tuo occhiello e il tuo titolo: "Disperato gesto di un disoccupato. Si brucia vivo padre di cinque figli". Ora, io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all'informazione, ma mi pare evidente che la parola "disperato" è gonfia di valori polemici. Se poi me lo unisci alla parola "disoccupato", "disperato disoccupato", beh, allora ci troviamo di fronte a una vera e propria provocazione.
    Roveda: Ma...
    Bizanti: Compiuta la quale, tu prendi questo pover'uomo di lettore e gli sbatti in faccia cinque orfani e un cadavere carbonizzato. No, dico, cosa vogliamo farne di questo pover'uomo di lettore, un nevrotico? Gli ha forse dato fuoco lui? Vogliamo vedere di rifare insieme questo titolo? Può capitare a tutti di sbagliare, no? Scrivi:"Drammatico suicidio". "Drammatico suicidio", due parole. "Di..." Cos'è, un calabrese, il poveretto?
    Roveda: Sì...
    Bizanti: Ecco, "...di un immigrato". "Immigrato", una parola sola, che contiene implicitamente il "disoccupato" e il "padre di cinque figli", ma dà anche un'informazione in più.
    Roveda: Certo...
    Bizanti: Il succo della notizia, la sintesi: il lettore apre Il Giornale, guarda, se gli va legge se non gli va tira via, ma senza la sensazione che gli vogliamo rompere i coglioni. Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo. Comunque il pezzo è eccellente. Sì, magari c'è qualche parolina in più, qualche aggettivo da limare, per esempio quel "licenziato".
    Roveda:"Rimasto senza lavoro"...?
    Bizanti:"Rimasto senza lavoro", bravo. Dacci dentro Roveda, che la stoffa c'è. Adesso lo ricopi, e lo porti direttamente in composizione. Vai.
  • Rita Zigai: Lei però... comunque lavora per un giornale di merda.
    Bizanti: Guardi, io solo una cosa non voglio diventare: un po' rivoluzionario e un po' fesso come certi patetici colleghi. Quindi meglio scrivere su un giornale di merda, ma consapevolmente piuttosto che pretendere di salvare l'anima sputando nel piatto in cui si mangia. Oggigiorno, secondo me, non ci si può permettere di essere romantici neppure a vent'anni. Il loro idealismo io non lo capisco. La loro libertà non mi affascina. Forse la scuola è diversa: meno compromessi, la possibilità di comunicare direttamente coi giovani, di offrirgli l'esperienza che abbiamo fatto nella vita.
  • Mendicante #1 [chiedendo l'elemosina]: Senti, mi dai cento lire?
    Bizanti: Si danno o non si danno?
    Rita Zigai: Togliti da torno.
    Bizanti: Cosa ci fai con cento lire?
    Mendicante #1: Mi servono per mangiare.
    Bizanti: Prima di tutto questa non è l'ora dei pasti e poi non ti basterebbero.
    Mendicante #1: E allora dammene mille.
    Bizanti: E no, caro, te li guadagni come faccio io.
  • Bizanti: Il caso Martini è un sintomo, è una spia della situazione. Non si è mai chiesto perché Il Giornale riceve tante lettere? Perché per la gente comune questo assassinio è un simbolo dello sfacelo del Paese e la gente ha paura.
    Roveda: Ma questa realtà bisogna spiegarla, raccontarla obiettivamente. Invece lei la distorce, se ne frega di passare sulla pelle e sulla testa della gente e di un caso qualsiasi ne fa un sintomo, come dice lei.
    Bizanti: D'accordo, io, Il Giornale, provochiamo. La realtà non la raccontiamo obiettivamente. Ma quale obiettività, Roveda? Si è mai chiesto chi è Mario Boni? È uno sbandato che rifiuta le regole della convivenza sociale, si droga e assalta Il Giornale, aggredisce gli operai che non vogliono scioperare, sequestra i dirigenti, rovescia le macchine e gli dà fuoco. È uno che odia anche lei, Roveda, con i suoi buoni sentimenti e i suoi innocui idealismi. Lei vede il giornalista come un osservatore imparziale. Ebbene io le dico che questi osservatori imparziali mi fanno pena. Bisogna essere protagonisti, non osservatori. Siamo in guerra! La lotta di classe la facciamo anche noi! Non l'hanno inventata Marx e Lenin.
  • Moglie di Bizanti [guardando la tv]: Eh, già, non è mica un caso che Mario Boni di giorno faceva il rivoluzionario e di notte faceva il porco e l'assassino.
    Bizanti: Lo sai che sei peggio di quei fessi che leggono Il Giornale come se fosse il Vangelo? È possibile che tu debba restare, nonostante tutto - nonostante le tue amicizie, i tuoi soldi, il fatto che sei mia moglie - che tu debba restare con la mentalità della moglie di uno statale? Il fatto è che non solo sei cretina tu, ma mi rincretinisci anche il figlio! Ma lo vuoi capire che dalla moglie del repsonsabile di uno dei più qualificati giornali italiani si pretenderebbe una mentalità un pochino più evoluta di quella del suo lettore medio? Quando comincerai a capire il mondo? A capire la differenza tra quello che si pensa e quello che si dice? Sei una cretina! Sei una cretina! Sei una cretina! E io in questa casa mi sento solo e trovo più soddisfazione a parlare con i muri che con te!
  • Commensale: "Antifascismo e anticomunismo" sarà ancora la carta vincente.
    Montelli: C'è il pericolo che la formula sia diventata logora. Nessuno crede più che se i comunisti vinceranno vedremo i cavalli dei cosacchi abbeverarsi alle fontane di San Pietro. Io ho paura di questa mancanza di fantasia.
    Bizanti: Göbbels diceva nei suoi diari che le masse sono molto più primitive di quanto possiamo immaginare. La propaganda quindi dev'essere essenzialmente semplice, basata sulla tecnica della ripetizione, tecnica peraltro modernissima, mandata avanti dalle grandi agenzie pubblicitarie americane. Unique selling proposition – unica proposta di vendita.

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